lunedì 10 febbraio 2020

Brianza: storia, toponomastica, sviluppi religiosi, economici e sociali

Il nome del territorio denominato Brianza, interamente compreso in Lombardia, deriva probabilmente dal termine celtico brig (colle, altura). Secondo altre fonti, il nome dovrebbe essere fatto risalire a Brianteo, generale al seguito delle truppe di Belloveso, principe della Gallia, che nel VII secolo a.C. avrebbe occupato il territorio dell'Insubria, in Italia settentrionale, fondando l’antica Mediolanum (l'odierna Milano). Da menzionare inoltre i Briganti, una tribù celtica della Britannia che abitava tra i fiumi Tyne e Humber e che potrebbe avere avuto origini comuni con tribù di Briganti Celti delle Alpi, con stazionamenti prealpini. Suggestivo è il possibile rafforzarsi del termine dovuto al brigantaggio, quello dei bravi di manzoniana memoria, che in Brianza avrebbero trovato rifugio tra boschi e colline (dove vi erano i malcanton, ove i viandanti potevano incontrare dei briganti che li affrontavano dicendo o la bursa o la vita).
Comunque sia l’origine del nome Brianza più accreditata è quella che deriva da brig, bricch, alture.  E’ divertente menzionare anche i termini brik'kone', briccone, che indicano persona senza scrupoli ma anche persona simpaticamente astuta, persona scaltra, chiusa, ma anche scherzosa.
Un'altra ipotesi, secondo ricercatori di storia della popolazione, si ricollega a studi sulle popolazioni, sulle loro migrazioni e soprattutto sui relativi nomi di origine etnica. I Briganzi (in latino Brigantii), appunto dalla radice celtica brig, il cui nome è interpretabile col termine di montanari o di persone provenienti da alture, abitavano in particolare la città celtica di Brigantion, poi romanizzata e denominata Brigantium (l’attuale Bregenz, in Austria). Questi, spinti dalle invasioni barbariche, con la caduta dell'Impero romano migrarono in Lombardia e si sarebbero portati nella zone di Como-Varese-Milano-Monza-Lecco, fermandosi nella attuale Brianza, allora Brigantia/Briantia.
Successivi trasferimenti, al di fuori della Brianza, di singoli o di nuclei familiari hanno comportato anche una certa diffusione del cognome derivato Brianzoli e di quello Brianza, o talora di varianti per lo più a causa di errori di trascrizione nei documenti. Esistono in Italia anche il rarissimo cognome Brianta ed i cognomi Brianti e Brianzi. Da rammentare poi come esistano diversi toponimi, riferiti a centri abitati, che derivano da brig.

Vediamo alcuni diffusi suffissi di nomi di città e paesi briantei:
ate: suffisso di origine celtica;
ano: suffisso la cui origine è la desinenza aggettivale latina -anus, -a, -um; serviva per formare i nomi delle proprietà dai nomi personali (proprietà di...);
asco: suffisso di origine simile ad -ano; è il suffisso la cui origine è la desinenza aggettivale latina aticus (possedimento di ...);
ago: suffisso di origine celtica-romanizzata (acos→ pagus);
engo: suffisso di origine germanico-longobarda esprimente comunque un rapporto di appartenenza;
nomi che terminano in 'sone' oppure in 'one' derivano da Son che in celtico può significare bastone, palo, palizzata, recinto, fortificazione;
usco: suffisso secondo alcuni studiosi serberebbe il ricordo di un primitivo insediamento di popolazioni liguri; secondo altri studiosi il suffisso troverebbe origine da componenti celtiche-rurali;
fare: erano famiglie longobarde quasi sempre imparentate tra loro, resta tutt'oggi il ricordo nei nomi di alcune località, come Fara d'Adda.
Luoghi popolati che terminano in ame, iame, ioma, aglia, eglia/o derivano o dal latino "alia" indicante ‘da altra parte’ o sono memoria di antiche invasioni germaniche-slave, dove jame significava grotte-posti per soffermarsi.

A Milano e nelle terre circostanti come la Brianza, dopo il periodo preistorico e protostorico pre cultura celtica, vi fu la cultura della popolazione celtica che durò finché Roma non sottomise definitivamente l’Insubria, con la susseguente completa romanizzazione anche delle terre brianzole. Dopo molti secoli, nel 313 d.C., Costantino si accordò con Licinio per consentire, con l'Editto di Milano, la pratica del culto cristiano. Nel periodo del vescovo Ambrogio e dell'imperatore Teodosio I, Milano, insieme alle terre circostanti, divenne centro molto influente della Chiesa d'Occidente. In queste terre Sant'Agostino fu convertito al cristianesimo nel 386 e ricevette il battesimo l'anno seguente. Infatti, Agostino d'Ippona parla di Cassiciaco come del luogo dove abitò nel tempo in cui si preparava al proprio battesimo. Cassiciaco sembra si possa identificare con Cassago Brianza (Lecco). ‘Settimane Agostiniane’ vengono oggi organizzate presso la Chiesa SS. Giacomo Maggiore Apostolo e Brigida Vergine d’Irlanda, proprio in Cassago Brianza. Rispetto al cattolicesimo, in queste terre vi fu fra l’altro anche l’influsso del cattolicesimo irlandese. L’originalità del monachesimo celtico si manifestava attraverso molte caratteristiche fra cui il rimarcare la cosiddetta peregrinatio pro Domino per mare, ovvero la partenza in nave e l'arrivo in una terra dove sarebbe sorto un nuovo monastero. Per quanto concerne il ricordo dell’antica impronta Benedettina, da menzionare l’ex monastero di Brugora a Besana in Brianza. Riguardo ai Francescani, suggestiva è la storia del Convento di Oreno (frazione di Vimercate). Movimenti religiosi degli Umiliati, dei Patarini e dei Catari si svilupparono per poi morire in diversi paesi della Brianza durante il Medioevo.
Negli ultimi anni dell'Impero romano vi furono numerose scorrerie barbariche nel territorio, fino al prevalere dei Longobardi. Dopo l'epoca Longobarda si arrivò alla annessione ad opera dei Franchi. Nell'XI secolo Milano e le terre circostanti come la Brianza acquistarono una crescente importanza ed indipendenza dal Sacro Romano Impero. Milano distrutta nell'aprile del 1162 da Federico I, detto il Barbarossa, rinacque dopo la vittoria della Lega Lombarda nella battaglia di Legnano del 29 maggio 1176.  
Federico Barbarossa trovò una alleata nella città di Monza. Federico permise a Monza anche il diritto, solitamente concesso solo alle città di "sede regia", di riscuotere tasse doganali. Nel periodo delle lotte contro Milano e le altre città della Lega, Monza (la residenza-capitale estiva del regno d’Italia all’epoca di Teodolinda e Agilulfo) era soprattutto un centro amministrativo. Questo periodo della storia monzese dura fino al 1185 quando il Barbarossa conclude la pace di Costanza con i rappresentanti dei Comuni appartenenti alla Lega Lombarda.
Anche Como (con altri comuni comaschi) fu alleata del Barbarossa. Nel 1159 il Comune lariano ospitò lo stesso Barbarossa con la consorte Beatrice di Borgogna che erano di passaggio. In quegli anni Como partecipò alla distruzione di Milano (nel 1162) e dell'Isola Comacina filomilanese. In data 23 ottobre 1178, Federico Barbarossa donò alla comunità di Como, quale premio alla sua  fedeltà, alcuni possedimenti. Qualche anno più tardi, Lecco sostenne il nipote del Barbarossa, l'imperatore Federico II, nella disputa fra papato ed impero, che fece riesplodere la divisione fra guelfi e ghibellini.
Sul finire del XIII secolo la Brianza subì le conseguenze delle lotte per il possesso di Milano tra le famiglie dei Della Torre e dei Visconti che si conclusero con il predominio di quest’ultima famiglia.
L’epoca del Ducato di Milano iniziò con i Visconti. Dopo l'episodica 'Aurea Repubblica Ambrosiana’ vi furono poi il Ducato degli Sforza, il Ducato francese, il periodo ‘spagnolo’ e la presenza asburgica austriaca. A seguito della campagna di Napoleone Bonaparte nell'Italia settentrionale, nel 1797 il Ducato fu ceduto dagli Asburgo alla Repubblica francese. Dopo la caduta di Napoleone e lo svolgimento del Congresso di Vienna, con la restaurazione, si costituì il Regno Lombardo-Veneto, dipendente dall’Impero Austriaco.
La guerra franco-piemontese contro l'impero austriaco del 1859 vide confrontarsi l'esercito franco-piemontese e quello dell'Impero austriaco. Con la sua conclusione, la Lombardia, tranne Mantova, fu ceduta al Regno di Sardegna, ponendo le basi per la costituzione del Regno d'Italia del 1861.

Nel 1898, pressoché 40 anni dopo, la situazione economica era gravissima. Si ricorda che in quegli anni emigrarono circa 519.000 lombardi. A Milano, nel 1898, a seguito dell'aumento del costo della farina e del pane, gravati dall'esosa tassa sul macinato, la popolazione affamata insorse e assaltò i forni del pane. L'insurrezione durò vari giorni e fu repressa nel sangue con i fucili e i cannoni al comando del generale Fiorenzo Bava-Beccaris, che poi per questa azione fu insignito con la Croce di grand'ufficiale dell'ordine militare di Savoia. Nella feroce repressione militare alcuni calcolano che vi furono più di cento persone uccise e centinaia di feriti. Tra le vittime, su di cui si sparò a mitraglia, vi furono anche le persone in fila per ricevere la minestra dai frati. Moti con le conseguenti repressioni vi furono anche in Brianza. Vi fu una caccia a persone in condizioni di vita miserevoli, innocue ma definite, in senso dispregiativo, briganti. Gaetano Bresci, secondo la filosofia di un certo anarchismo militante non pacifista, intese vendicare l'eccidio, perciò decise di uccidere re Umberto I d'Italia, in quanto responsabile in capo di questi tragici avvenimenti. L'attentato di Bresci, che risultò fatale per il Re, avvenne a Monza il 29 luglio 1900. Tutti gli amici più stretti e i parenti dell’anarchico vennero arrestati. Il giornale socialista L'Avanti, divenuto capro espiatorio nonostante non fosse affatto vicino agli anarchici, subì un'aggressione, in seguito alla quale vennero arrestati alcuni lavoratori del giornale. Molti anarchici (o ritenuti tali), vennero arrestati in tutta Italia e considerati colpevoli di apologia di regicidio.
In questo clima, il Listone, noto anche come Lista Nazionale, fu un'alleanza politica ideata e presieduta da Benito Mussolini, già al potere dopo la Marcia su Roma, che si presentò nelle elezioni politiche dell'aprile 1924. In dette elezioni il Listone, che su scala nazionale ebbe una media non inferiore al 60% dei votanti, in Brianza ottenne solo il 18,7 %. In alcuni comuni brianzoli la percentuale dei voti ottenuti fu addirittura poco superiore al 13%. Il fascismo non perdonò questo territorio, tanto che si instaurò un clima di terrore e vi furono  ritorsioni che colpirono molti circoli cattolico-popolari e circoli socialisti e comunisti.
Con l’avvento della democrazia post fascista, dopo il 1946, il territorio della Brianza rimase frazionato per molti anni nelle province di Como e di Milano. Nel 1992 venne ulteriormente diviso con la neo-istituita provincia di Lecco; dal 2004, a causa dell’enorme sviluppo urbanistico e demografico del territorio, la Brianza fu ulteriormente frazionata fra le province di Como, Lecco, Milano e la nuova provincia di Monza e della Brianza.

Nella giurisdizione ecclesiastica della Chiesa cattolica, pressoché tutti i comuni del territorio della Brianza fanno parte dell'arcidiocesi di Milano. Questa arcidiocesi segue il rito ambrosiano. Tuttavia, molti comuni appartenenti alle quattro provincie brianzole seguono il rito romano.
La Brianza situata nella provincia di Lecco fa parte dell'arcidiocesi di Milano e segue il rito ambrosiano; la parrocchia di Civate è di rito romano pur appartenendo all'arcidiocesi di Milano. Nella Brianza situata nella Provincia di Como i comuni del decanato di Cantù e Mariano Comense e dei decanati di Asso-Canzo, fanno parte dell'arcidiocesi di Milano e seguono il rito ambrosiano, mentre i comuni afferenti ad altri decanati appartengono alla diocesi di Como e seguono il rito romano; la parrocchia di Montorfano era fino al 1981 nell'arcidiocesi di Milano e di rito ambrosiano; Capiago Intimiano: Intimiano è di rito ambrosiano e fa parte dell'Arcidiocesi di Milano mentre Capiago è di rito romano e appartiene alla diocesi di Como. Nella provincia di Monza e della Brianza, i comuni della Brianza ex milanese sono di rito ambrosiano, mentre i comuni del Monzese: Monza, Brugherio e Villasanta, in considerazione di peculiarità storiche, seguono invece il rito romano. Nella provincia di Monza e della Brianza anche Cornate d'Adda, Busnago e Roncello, sono di rito romano. I comuni brianzoli rimasti nella provincia di Milano, fanno parte dell'arcidiocesi di Milano e sono di rito ambrosiano tranne quelli del decanato di Trezzo (Grezzago, Pozzo d'Adda, Trezzano Rosa, Trezzo sull'Adda e Vaprio d'Adda) che pur facendo parte dell'arcidiocesi di Milano, seguono il rito romano.
 
Dopo il periodo preistorico e protostorico pre-celti, il periodo dei celti, la romanizzazione, e, successivamente, le numerose invasioni barbariche, fino al prevalere dei Longobardi e quindi dei Franchi, con le relative fusioni di popolazioni e culture, il patrimonio delle tradizioni della Brianza si è formato nelle antiche tradizioni contadine ed artigiane del ‘periodo delle Pievi’, dopo il primo millennio. Le pievi videro poi anch'esse un succedersi di dominazioni in parte lombarde e in prevalenza di stranieri, che come in precedenza comportarono fusioni di popolazioni e culture, ben incardinate ed amalgamate dalle pievi. Alla fine del periodo, la Brianza vide i maggiori cambiamenti nel secondo millennio dopo nascita della Repubblica Italiana e poi con l'avvento del terzo millennio. Di seguito si tratta per l'appunto di questo continuum di contesti. Le tradizioni della Brianza derivano dunque da un'antica cultura intimamente legata al suo territorio ed alla sua storia. Il termine nominale contemporaneo di Brianza ha origine secondo la tradizione all’incirca dopo l'anno Mille. Il documento scritto in cui compare, con tutta probabilità per la prima volta il nome ‘Brianza’ è datato 16 agosto 1107. Si tratta di un lascito attraverso il quale la vedova del milanese Azzone Grassi dona i suoi possedimenti che aveva, «in loco et fundo seu monte qui dicitur Brianza», per la fondazione del monastero cluniacense di San Nicolao, presso Villa Vergano. Ma il toponimo non sarebbe stato ad indicare solo un monte: già nella iniziale suddivisione in parrocchie e poi in pievi, dei primi vescovi di Milano, (il capoluogo della Lombardia e sede vescovile dell'attuale arcidiocesi di Milano che ha fra le diocesi suffraganee anche quella di Como), si potevano definire sotto il nome di Briantia, quantomeno i villaggi ‘Briantini’, che si affacciavano sulla valle di Rovagnate e Perego (attualmente fusi nel nuovo Comune di La Valletta Brianza, in provincia di Lecco).
All'inizio del XV secolo, il nome di Brianza si conferma come area regionale. Lo si evince dal patto fatto dai procuratori omnia communia Montis Briantie contrate Martescane al duca Filippo Maria Visconti. Con ‘’….. contrate Martescane …..’‘ si fa riferimento a suddivisioni territoriali di cui viene talora trascurata l'importanza rispetto alla storia e alle tradizioni della Brianza. Queste suddivisioni territoriali erano essenzialmente connesse alle pievi e queste ultime alle autorità del clero e alle autorità civili, autorità fra di loro nel tempo anche in conflitto. Se il termine Pieve indicava infatti una circoscrizione ecclesiastica inferiore alla diocesi, in seguito assunse anche funzioni civili. Le pievi hanno determinato le basi forse più intense delle tradizioni della Brianza e  furono a lungo importanti, intrecciandosi intimamente con molte vicende storiche. Nel XII secolo, in età comunale, ad esempio, le pievi che sottostavano a precise autorità, si divisero in filo-milanesi e in favorevoli a Federico Barbarossa. La Brianza afferiva prevalentemente a pievi milanesi del contado della Martesana e solo alcuni comuni appartenevano a pievi limitrofe o a pievi del contado di Como dell'omonima diocesi. Al capoluogo delle pievi facevano riferimento i villaggi circonvicini, da cui in definitiva trassero origine gran parte degli attuali comuni. Queste strutture (intese sia come enti dipendenti dal clero sia come enti dipendenti da autorità civili) perdurarono fino a tutto il XVIII secolo, e fino ad allora ebbero un'importanza decisiva anche nel divenire storico-linguistico della Brianza, con influenze che durano tuttora.
Da quanto fin qui esposto risulta forse opportuno enunciare i nomi di dette pievi. Quelle milanesi erano le pievi di Agliate, di Brivio, di Desio, di Galliano, di Garlate, di Mariano, di Missaglia, di Oggiono, di Pontirolo, di Seveso, di Vallassina e di Incino, di Vimercate; le altre entità amministrative milanesi assimilate alle pievi e concernenti la Brianza erano: Squadra di Nibionno, Squadra dei Mauri, Corte di Casale detta in origine Squadra di Canzo. Altri comuni della Brianza, come complessivamente intesa, erano limitrofi a dette Pievi, oppure appartenenti al territorio del contado di Como. In definitiva furono profonde le trasformazioni, comunque interpretabili, del tessuto sociale brianteo ed indotte dal ‘sistema’ delle pievi con le autorità che le dirigevano. Il ‘sistema’ iniziato ecclesiasticamente in epoca medievale, dal XII secolo assunse anche funzioni civili, si modifica parzialmente nel XVII e nel XVIII secolo e si esaurisce nel XVIII secolo, quando vi fu verso di esso il momento di maggior rottura.

Nel XIX secolo la Brianza si caratterizzava per una economia che si fondava sull’artigianato e soprattutto su una fiorente agricoltura, oltremodo redditizia per le grandi quanto poche famiglie di possidenti. Oltre allo sviluppo dell'agricoltura, che mostrava sistemi avanzati e tecniche colturali intensive, nell'Ottocento iniziò anche il processo di industrializzazione della Brianza. Dopo la seconda metà del secondo millennio, (più precisamente nella seconda metà del XX secolo), si è trasformata in una delle zone più industrializzate d'Italia. Peculiari del periodo, dopo la nascita della Repubblica Italiana, erano le molte piccole e medie imprese, talora a carattere artigianale/familiare, e l'intensa immigrazione interna italiana stimolata dalle numerose opportunità di lavoro disponibili. Con "Briantitudine" (Brigantia, Briantia, Briansa / Brianza; -itudine) si intende un sentimento di riconoscimento di caratteristiche proprie ed identitarie della Brianza e della sua gente. La Briantitudine contiene in sé un apparente paradosso. Considerando, infatti, i flussi immigratori, la loro entità e le loro componenti (tutte le identità regionali della Repubblica Italiana), la fusione con gli autoctoni, il melting pot e la densità abitativa, si può affermare che un'identità prettamente locale di un'area regionale della Repubblica Italiana, rappresenti anche la complessità dell'identità italiana. Da rilevare come con l'inizio del terzo millennio è aumentata la presenza di cittadini dell'Europa comunitaria e di persone di provenienza extracomunitaria ed è iniziata altresì anche un'iniziale fusione con gli stessi. Il brianzolo, sia pure con le parlate leggermente diversificate da paese a paese ed anche da quartiere a quartiere, è ancora usato e/o compreso in Brianza, specie dalle persone più anziane.

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