lunedì 3 aprile 2017

Museo Etnografico dell'Alta Brianza - Località Camporeso di Galbiate

Si segnalano i cinque appuntamenti della rassegna Voci, gesti, culture, giunta alla 14ª edizione:

Domenica 9 aprile 2017 ore 15
Due conversazioni sulla lingua del Manzoni e sull'erosione del brianzolo

Domenica 14 maggio ore 15
Con piacevole e onesta ricreazione. L'oratorio in Brianza: tra storia e etnografia

Domenica 18 giugno ore 15
Inaugurazione della mostra sul gioco

Domenica 24 settembre ore 15
Diventare grandi: giovani antropologi alla prova

Domenica 15 ottobre ore 15
Metodo. Parola di antropologo

Museo Etnografico dell'Alta Brianza, località Camporeso di Galbiate (Lecco), tel. 0341.542266. Per contatti, orari di apertura e info visita il sito www.parcobarro.it 
 

domenica 2 aprile 2017

Don Enrico Colnaghi, il “Curatino” di Cassago Brianza

Durante le ricerche volte a comporre l’albero genealogico della mia famiglia, oltre alla consultazione degli archivi comunali e parrocchiali, in Rete ho scoperto il sito dell’Associazione Storico – Culturale S. Agostino, con sede a Cassago Brianza (LC). In una pagina del sito dell’Associazione, nata per valorizzare e salvaguardare il patrimonio storico ed artistico del paese, legato ad Agostino da una secolare tradizione, il signor Mario Colnago ha proposto la ricostruzione della vita dello zio, don Enrico, intrecciata con la storia di Cassago e della sua gente. La lunghezza del saggio mi ha obbligato, a malincuore, ad estrapolare una sintesi, composta prevalentemente dalle parti più legate alla storia ed alla figura del parroco, alle sue radici famigliari ed al suo magistero religioso.
Per accedere alla versione integrale del saggio storico, cliccare sul seguente collegamento:
(b.c.)

Mio zio don Enrico Colnaghi
di Mario Colnago
(Sintesi)

La famiglia dei Colnago nel XIX secolo era composta da una quarantina di persone: tipica e tradizionale famiglia patriarcale. In questa tribù, il 5 dicembre 1865, nel paese di Cambiago (MI), veniva alla luce Enrico. Il piccolo Enrico cresce quindi in questa grande famiglia che, pur essendo proprietaria allora di 150 pertiche di terreno, case e osterie, aveva però come pilastri educativi il lavoro, il sacrificio, l'economia, la sobrietà uniti a un profondo e sentito senso religioso della vita. Da questo ceppo infatti sboccherà, non solo il sacerdozio del nostro Enrico ma anche quello dei primi cugini, Gerardo Brambilla che sarà missionario del PIME in Cina per più di 30 anni, diventando mandarino e avvocato del foro cinese e Mario Modelli, missionario per 10 anni in India, poi, laureatosi alla Cattolica in lettere, professore del Liceo del Pontificio Istituto Missioni Estere di Milano. La vocazione sacerdotale si manifestò ben presto nel piccolo Enrico per cui, dopo le elementari, entrò nel Seminario di Monza, gestito dai Padri Barnabiti.

Don Enrico con alcuni famigliari in una foto del 1940

Come don Enrico, il "Curatino", cambiò nome
É un fatto questo che mai è stato ben chiarito neanche quando noi suoi nipoti gli chiedevamo il perché, il come e il quando questo fatto potesse essere avvenuto. Il tutto deve essere accaduto semplicemente e superficialmente quasi senza accorgersene.
Prima di tutto è più facile scrivere, chiamare, dire Colnaghi invece di Colnago, in secondo luogo, e questo deve essere il fatto più determinante, è che quando Enrico era in Seminario c'era Canonico del Duomo di Monza un certo Don Colnaghi, che poi divenne prevosto di Lissone, col quale c'era un certo grado di parentela. Ciò, si vede, facilitò lo scambio dei cognomi per cui, finiti gli studi teologici, il chierico Colnago Enrico fu ordinato sacerdote il 22 marzo 1890, a 25 anni dal Beato Card. Ferrari col nome di ENRICO COLNAGHI! E tale rimase fino alla sua morte.
Il novello sacerdote celebrò la Prima S. Messa a Cambiago che lo festeggiò per una settimana; dopo di che raggiunse subito il paese cui era stato assegnato come coadiutore: MUGGIO' un bel paesetto di 5/6 mila abitanti, vicino a Monza. Qui esplicò la sua attività pastorale precipuamente nell'oratorio, da lui costruito col concorso del nobile Conte Agostino Casati. A quei tempi l'oratorio era esclusivamente maschile. Il novello coadiutore, se pur esile, aveva una bella voce tenorile e sapeva anche schiacciare quattro note sull'Armonium, per cui gli fu facile istituire un efficiente Schola Cantorum. Diede quindi vita a un bel complesso di attività che andava dallo sport, all'istruzione religiosa, allo spettacolo sopra tutto teatrale. Grande novità fu che Don Enrico, agli spettacoli teatrali tenuti in Oratorio, permise di presenziare anche le donne: queste sedute a sinistra, gli uomini rigorosamente a destra!!
A Muggiò, pieve di Desio, rimase 18 anni dal maggio1890 al 3 maggio 1908.

Parroco a Cassago Brianza
Il 6 settembre 1907 Don Carlo Biffi, dopo otto anni e due mesi di parrocchialità a Cassago, ottenne, per concorso, la Parrocchia di Macherio: nel giorno 8 aprile 1908 veniva munito di "Regio placet" il provvedimento ecclesiastico, ossia la Bolla Arcivescovile del 27 gennaio 1908 con la quale l'Ordinario Diocesano di Milano, Sua Eminenza il Cardinale Arcivescovo Andrea Carlo Ferrari nominava il sacerdote COLNAGHI Don ENRICO al beneficio parrocchiale di Cassago vacante dal 6 dicembre 1907 giorno in cui Don Biffi fece la sua rinuncia.
L'ingresso a Cassago avvenne il 3 maggio 1908 e fu solennizzato con due giorni di festa nonostante il neo-eletto avesse pregato, tramite la Fabbriceria e il Sindaco, che la popolazione non facesse niente. E invece la popolazione rispose con entusiasmo addobbando tutte le corti del paese con architettoniche porte, le vie con festoni, e ghirlande e le finestre con fastosi tessuti. Alle feste presenziarono pure più di 500 persone, uomini e giovani di Muggiò. E questo avvenne sotto la guida del vecchio Coadiutore Don Baldassare Como. É giusto qui spendere una parola su questo Coadiutore perché per Cassago, fu quasi un Istituzione. Nato a Montevecchia nel 1844, ordinato Sacerdote nel 1871 fu coadiutore a Barzanò per 10 mesi poi passò a Cassago dove rimase ininterrottamente per 40 anni reggendo per ben tre volte successioni di vari Parroci: mai sfiorò la sua mente di concorrere e divenire un bel giorno, lui stesso, parroco di Cassago! Morì il 26 novembre 1913, quasi settantenne lasciando nella gente un ricordo indelebile del suo operato sacerdotale svolto con sincerità umiltà e vera santità. Il nuovo Parroco Don Colnaghi rimase senza coadiutore fino al luglio 1914 quando, con Messa grande, il 25 luglio 1914, solennizzò l'entrata del novello Sacerdote e Coadiutore Don Carlo Frigerio, nativo di Mariano Comense.

La Parrocchia: ambito geografico e storico
Il novello parroco, soprannominato subito "Il Curatino" per la sua esile e quasi eterea figura (e noi spesso lo citeremo con questo appellativo) nel 1908 si trovò sbalzato dal bel paesetto di Muggiò nel centro dell'incantevole Brianza.
Certo, si può affermare adesso, che l'aria, l'acqua, l'ambiente naturalistico era sicuramente più puro, più pulito, più vivo. Ora abbiamo un benessere economico impensabile a quei tempi raggiunto sì col lavoro e col sacrificio ma a scapito però della qualità della vita nelle sue importanti componenti: onestà, laboriosità, solidarietà. Ma non divaghiamo: la porzione di Diocesi affidata nel 1908 al parroco Don Enrico Colnaghi, ha un'area di circa 3 Kmq. Confina coi Comuni di Bulciago, Cremella, Barzanò, Monticello, Besana, Renate, Veduggio, Nibionno. La parrocchia è dedicata ai Santi Giacomo Apostolo e Brigida vergine e comprendeva due Comuni: Cassago e Oriano. Nel 1928 il Comune di Oriano viene soppresso e quindi diventa una frazione del comune di Cassago. Complessivamente questo nucleo comunale era composto dalle seguenti cascine: Belvedere, Gambajone, Cascina Nuova, Campi asciutti, Cascina Rossa, Costajola, Costa, Cascina Cà, Rosello, Tremoncino, Cascina S. Salvatore, Ronco, Cascinetta, Bempensata, Isoletta, Zizzanorre, Cascina Mestre. Le coltivazioni di quei tempi erano fondamentalmente due: frumento e granoturco completati da raccolti, così detti minori, quali l'avena; i legumi, patate, canape, lino, ecc.
Il lavoro è prettamente agricolo e i contadini sono a colonia o affittuari: pochi sono i proprietari. Ma solo il lavoro della terra pur col maiale e qualche mucca in stalla, non sarebbe sufficiente a sfamare la popolazione se non ci fossero le industrie. E queste in Brianza, già da allora esistevano per l'intraprendenza a la capacità manageriale di alcune famiglie della zona. Così le donne trovano lavoro nelle filande dislocate a Renate, Garbagnate Monastero, Besana, mentre gli uomini nelle tessiture in paese (Corti Giovanni, Corti Ambrogio, Fumagalli Antonio, Cattaneo Luigi) o nei paesi vicini (Renate, Costamasnaga, ecc.). Diffusi poi erano i telai nelle singole case: c'era quindi in Brianza all'inizio del XX secolo una situazione economica abbastanza tranquilla, definibile, come dicevano i vecchi parroci, quasi di "sana povertà." Non c'era da scialacquare, ma insomma… si viveva… tranne qualche vizio che fa scrivere sul Cronico al parroco Don Biffi nel 1903: "Se non ci fosse il vino qui non ci sarebbe la miseria". Esagerato! Sì, però è vero: qualche peccato di eccesso nel bere i nostri vecchi lo facevano. Ricordo infatti che anche il "Curatino", nelle sue prediche bacchettava spesso questo vizio assieme al lavoro in campagna fatto di domenica.
Che tempi quelli! Appena preso possesso della parrocchia il 2 luglio 1909 riceve da Mons. Nasoni, Avvocato della Curia Milanese, la prima "rogna" da risolvere. Un membro della nobile famiglia Reina aveva citato in Tribunale la Curia di Milano per turbato possesso sotto l'accusa di essersi appropriata della chiesa di Oriano ma anche di svariate perdite di terreno.
Il novello parroco, fatte le debite ricerche, esaminate le diverse informazioni, trasmise alla Curia una chiara relazione su quei fatti così lontani da Lui, tale che servì come base per la risoluzione del caso. Infatti l'avv. Della Curia sottopose al richiedente Don Emilio dei Conti Reina, Reggio Conservatore dei Monumenti Nazionali, la seguente proposta: la Curia è disposta a pagare la somma di lire 8.000 uguale dietro la prova giuridica che egli era di fatto il proprietario della Chiesa di Oriano e delle supposte pertiche di terreno formanti il beneficio di Oriano.
"Ma" così conclude il parroco sul Cronico "finora il suddetto Signore non si è fatto più vivo...!"

Don Enrico con i ragazzi dell'Azione Cattolica

Visite pastorali
La prima visita pastorale che Cassago registra nel suo Archivio è del 1571. Il 20 agosto la celebrò il Card. Borromeo (il futuro S. Carlo). Non ci sono altre notizie fino al 1639 quando, l'11 maggio "cum magno gentium concursu" entrò a Cassago per la canonica visita pastorale e per la somministrazione della S. Cresima il Card. Monti. Si passa poi all'anno 1850 quando la visita pastorale fu fatta il 21 agosto da Mons. Arcivescovo Bartolomeo Carlo conte Romilli.
In tempi più vicini a noi le visite pastorali si fanno più regolari e più dettagliate.
Quella del 12 maggio 1896, parroco Don Fulvio Oriani, è la prima che Cassago riceve dal Card. Andrea Ferrari. Fu una visita a pieno campo: altari, paramenti, vasi sacri, reliquie, suppellettili, documenti amministrativi e altro, tutto fu esaminato con minuzia quasi con pignoleria. Tralasciò Oriano ma volle recarsi ai Morti di S. Salvatore (Tremoncino) "con passo così spedito che, a sentire la popolazione, i preti non potevano stare alla pari". Il decreto della visita arrivò in parrocchia il 25 luglio 1896 con osservazioni sulle riparazioni e migliorie da farsi alla chiesa parrocchiale, a S. Salvatore e anche alla chiesetta di Oriano.
La seconda visita del Card. Ferrari, parroco Don Carlo Biffi, è del 19 agosto 1905. Anche fatta con la solerzia e dinamicità che caratterizzano le sue visite. A parte il solito decreto che segue ogni visita con le debite osservazioni e raccomandazioni, è bello qui riportare quello che l'Arcivescovo disse direttamente ai parroci in entrambe le due visite: "… si canta troppo acceleratamente in certe funzioni" (nella Messa cantata e nella benedizione col S.S. Sacramento) e contemporaneamente "ho rilevato molti spropositi che dal popolo si dicono nel canto dei Salmi, degli Inni e delle Litanie della Madonna ecc. ecc…".
Sotto la guida di Don Enrico Colnaghi, il 23 aprile 1912, Cassago ha la terza visita pastorale del Card. Ferrari. I punti più salienti di questa visita sono i seguenti:
- più di 300 cresimati tra maschi e femmine;
- la raccomandazione al popolo di Cassago, nel saluto di partenza, di allungare la chiesa perché quella attuale è insufficiente ai bisogni del paese. Diciotto anni dopo il "Curatino" soddisferà in pieno questo vivo desiderio del proprio Arcivescovo.
Dalle date di queste visite si rileva come il Card. Ferrari visitava tutta la diocesi di Milano nel giro di sei anni. E se infatti il Cardinale, come un orologio, dopo sei anni il 23 aprile 1918 è per la quarta volta a Cassago. Visita, come al solito molto accurata e soddisfacente. Lo dice il Cardinale stesso alla popolazione nel momento del suo saluto che chiude con la raccomandazione insistente di provvedere all'ampliamento della Chiesa. Dopo quest'anno, per il "Curatino" questa raccomandazione diventerà il suo chiodo fisso, attorno al quale lavorerà per ben 12 anni fino a quando nel 1930 non diventerà realtà. Questa visita è l'ultima del Card. Ferrari che muore a Milano nel 1921; a lui subentra il Card. Tosi che regge la Diocesi fino al 1929. Gli succede il Card. Ildefonso Schuster che compie la sua prima visita pastorale a Cassago il 24-25 luglio 1933. Ci si può immaginare la gioia che espresse, in quell'occasione, il popolo di Cassago dopo ben 15 anni di … astinenza!
E nel frattempo quanti cambiamenti avvennero in Italia! Caduto il Governo Fascista dopo alterne vicenda si impianta un Governo Fascista che, nel volger di pochi anni, diventa il "Regime Fascista".
Comunque la visita del 1933 fu brillante e durò ben due giorni. In complesso il "Curatino" nel suo quarantennio di parroco ebbe in totale 5 visite pastorali: 2 col Card. Ferrari e 3 col Card. Schuster (attualmente entrambi elevati all'onore degli altari col titolo di beati).

La visita a Cassago del cardinale Schuster nel 1944

Ampliamento della chiesa
Questo fu il problema fondamentale che si fissò nella mente del novello parroco di Cassago, non appena ne prese possesso nel 1908. La necessità di costruire una nuova chiesa o di ampliare quella esistente era evidente ma l'ostacolo, quasi insormontabile era la mancanza assoluta di mezzi finanziari e così continua nel chronicon: "Il sottoscritto, ciò nonostante, non ne dimise mai il pensiero e dopo aver raccolto a poco a poco, nel corso di circa dodici anni (1917-1929) e d'aver saldato il conto delle nuove campane, la somma di quasi centomila lire lanciò al popolo l'idea da lui vagheggiata ...".
Raccolti gli uomini (sì, perché 70 anni fa le donne valevano ancora poco o niente) in chiesa, nel mattino di una domenica, si prospettò loro il progetto di una nuova chiesa o l'ampliamento della vecchia. Dopo una calma e ragionata discussione, riflettente specialmente la raccolta dei mezzi finanziari, si decise l'ampliamento della Chiesa vecchia. L'allungamento della chiesa fu di circa 20 metri e i lavori iniziarono il 3 settembre 1929 e continuarono ininterrottamente per un anno intero. Tutto il ceppo necessario per la muratura fu estratto da una cava, sita in luogo e di proprietà del Parroco, trasportato e depositato in piazza della chiesa lungo i margini del muro di cinta del parco dei Duchi visconti, dai contadini coi loro carri in un via vai continuo fatto però solo di sabato. Questa volontaria prestazione fece risparmiare la bella sommetta di quasi 14.000 lire! L'allungamento portò, all'incirca, il raddoppio della vecchia chiesa che passo dagli originali 13 metri a quasi 30 metri. Il 30 agosto 1930 la chiesa era officiabile quindi la si benedisse e si festeggiò per 3 giorni: 30-31 agosto (sabato e domenica) e lunedì 10 settembre.
Nel primo giorno si celebrò il 40° dì sacerdozio del "Curatino" (1890-1930) con Messa solenne in canto e al pomeriggio con l'amministrazione della S. Cresima da parte di Mons. Mauri, Vescovo Ausiliare di sua Eminenza il card. Schuster Arcivescovo di Milano.
Il secondo giorno, domenica 31 fu una giornata esplosiva per Cassago. Siamo nel 1930 ossia nell'anno in cui ricorre il XV centenario della morte del grande Dottore della chiesa S. Agostino e i Cassaghesi lo ricordano con una favolosa manifestazione. Nel terzo giorno ancora S. Messa solenne cantata da Don Giuseppe Croci, prevosto di S. Gioachino in Milano con discorso sul Santo tenuto da Don Costante Tresoldi, prevosto di Affori, nonché cugino del "Curatino". Così ampliata la chiesa era sì utilizzabile ma necessitava ancora di lavori da farsi per la sua perfetta e completa funzionalità. In poche parole...occorrevano ancora soldi.
Come è stato detto il sogno del "Curatino" era di ampliare la chiesa e già fin dal 1918 aveva iniziato ad accantonare i risparmi per far fronte a questa "immane" spesa. Nel 1929 ha in cassa quasi centomila lire e con l'inizio dei lavori si pone anche un piano di finanziamento così congegnato: sottoscrizione fra i proprietari, benestanti, industriali ecc., concorso operai 0,50% sul loro guadagno, raccolta e vendita di uova, ossa, stracci, rottami di ferro ecc.
Riguardo alla raccolta "ossi" è ricordata la frase, diventata poi celebre che il caro parroco indirizzò, la prima volta, ai suoi parrocchiani "... con oggi iniziamo la raccolta delle vostre ossa, del rottame ecc. e raccomando siate generosi !!"
La spesa dell'ampliamento fu di L. 270.000,00. All'Impresa, al 30/8/1930 era già stato dato 1.224.00= C'era un avanzo debitore di L. 46.000. A questo bisognerà aggiungere però la spesa per risistemare l'organo e il nuovo pavimento. Due spese che sono improrogabili e pertanto è necessario ancora continuare con le suddette offerte.

Oratorio
L'altro punto fisso della vita pastorale del "Curatino" fu l'Oratorio, ossia l'assistenza alla gioventù sia maschile che femminile per la loro formazione spirituale, intellettuale e fisica. Questa necessità si acuì quando il regime fascista soppresse nel 1927-28 tutte quelle associazione che non erano fasciste: sparirono quindi tutte le associazioni scoutistiche sia cattoliche che laiche. Si salvò solo l'Azione Cattolica che Pio XI difese a spada tratta, rinunciando a tante altre proposte da parte del Governo Fascista, pur di tenerla viva e operante. Quindi l'Azione cattolica che già prosperava nelle città, piano, piano, si diffuse anche nelle campagne e a Cassago, nel 1927, sotto la direzione del Parroco, si fondò la Sezione dell'A. C. con la partecipazione d'una ventina dci giovanotti. Questi costituirono pure il primo gruppo oratoriano che, senza stabili e terreni, operò e si sviluppò frequentando la casa parrocchiale. "Nella mente mia è ancora ben vivo il ricordo di quegli anni quando io e i miei fratelli, nipoti del "Curatino" venivamo da Milano a Cassago, d'estate a fare vacanza. Questi giovani, ben organizzati tra di loro avevano una stanzetta nel cortile della Canonica adibita a Sede e biblioteca. Lì, di sera, si trovavano, discutevano, decidevano: poi tutti si recavano nel salottino del Parroco per discutere le conclusioni e per recitare il Santo Rosario.
Con l'arrivo del nuovo Coadiutore, Don Luigi Cazzaniga, nel 1935, i giovani passarono sotto la sua guida: quello che però ancora mancava era avere a disposizione un luogo appositamente per loro. Questo desiderio era sentito e vivo sia nel Parroco che nel Coadiutore e, mentre il parroco, nel pieno della sua autorità stava trattando l'acquisto di un terreno retrostante l'Asilo, il coadiutore, sotto la sua piena responsabilità, acquistò un vecchio fabbricato ex-filanda, per 15.000 lire. il "Curatino", davanti a questo fatto poco ortodosso, compiuto dal suo Coadiutore, interrompe le trattative in corso per l'acquisto del terreno vicino all'Asilo e si premura, invece, di comperare due appezzamenti di terreno confinanti con l'edificio acquistato da Don Luigi in modo di aver un edificio ad uso oratorio e un terreno ad uso campo sportivo. L'intenzione del parroco era però di comperare il terreno per costruirvi un oratorio nuovo con quelle caratteristiche precipue per una funzionalità; adatte ai ragazzi e ai giovani. L'intromissione di Don Luigi che, non riuscendo a saldare il suo debito dovette poi cedere l'immobile alla parrocchia, impedì la costruzione nuova e obbligò i futuri parroci a lavorare attorno e sempre, ad ogni modo, a quel vecchio edificio.
"Nel 1956 con la venuta del nuovo Coadiutore Don Piero Pini che resterà a Cassago fino al 1948, le attività parrocchiali presero un nuovo impulso e, seguendo i tempi, si ebbero nuovi aspetti di vita organizzativa. Brutto o bello che sia, comunque, adesso un oratorio c'è e i vicini terreni, appena acquistati sono già diventati ottimi campi da calcio. C'è solo un inconveniente: non sono recintati. Allora partendo dal fabbricato si fa un cancello, poi lungo tutta la via N. Sauro, si erige un muro di cinta a blocchetti (che si vedono ancora oggi), mentre lungo la via Piave prosegue con una folta siepe di lauro in seguito sostituita dai successori con una cinta in muratura.
Il lavoro fu eseguito dal muratore Crisi detto "el Bundi" e sostò L. 400,00

Associazioni
Il periodo sacerdotale di Don Enrico Colnaghi, si sa, si svolge tutto nei primi 50 anni del '900 (1908-1948). In un’epoca ancora, almeno in Brianza, di pretta civiltà contadina. Ci sono gli opifici, le filande, c'è il progresso ma a Cassago l'economia è legata quasi tutta alla terra. Per questo la vita segue il naturale corso del tempo. Il frumento, il granoturco, le patate, gli ortaggi, la frutta tutti son legati al fenomeno meteorologico. Se, a suo tempo, c'è pioggia, neve, vento, allora "Deo gratis" quell'anno uomini e bestie mangiano; se invece qualche anno va di traverso (siccità, grandinate ecc.) allora è grama. Ecco perché il contadino ha due visualità: una verso terra quando lavora e coltiva, una verso il cielo per invocare, sperare che tutto vada per il meglio. Ecco anche perché nel contadino più vivo e sentito è il senso religioso della vita. Con questo stato d'animo il legame tra pastore (parroco) e gregge (fedeli) era molto più stretto, più condiviso, tanto vero che durante le S. Missioni, i nostri parroci riuscivano perfino ad individuare, proprio nominalmente, quei pochi che, pur liberi di fare quello che volevano, non partecipavano. In questa atmosfera era più facile conservare quello che c'era e istituire quello che non c'era. I ragazzi costituivano il gruppo dei "Luigini" mentre le ragazze costituivano il gruppo delle "Figlie di Maria". Queste Associazioni adesso non ci sono più. C'è ancora la Confraternita del S.mo Sacramento, solo che nelle due manifestazioni adesso non indossa più il camice bianco, la mantellina rossa e la grossa medaglia con lo stampo dell'ostensorio. Questa Confraternita, fino al 1950, con l'obolo annuale garantiva all'iscritto, alla sua morte, la bara e la presenza di cinque sacerdoti al suo funerale. Il minimo comunque era di due sacerdoti; chi invece poteva pagare poteva averne anche più di sei. Ci furono allora dei funerali di qualche nostro industriale in cui i preti invitati furono anche più di venti.
E noi all'inizio del terzo millennio con il miracoloso progresso di questi ultimi cinquant'anni (computer, fax, internet: web, ecc.) ne abbiamo uno solo proprio per non essere sepolti come... cani! L'anno 1928 è per la storia d'Italia un anno fondamentale. In quell'anno il Fascismo abolì tutte le associazioni cattoliche e non, per mantenere in piedi solo le sue: Figli della lupa, Balilla, Avanguardisti, Milizia volontaria per la sicurezza Nazionale divenendo così uno stato totalitario. Papa Ratti, Pio XI, tenendo fieramente testa al Fascismo salvò dall'abrogazione generale l'Azione Cattolica. Questa funzionava già nelle città e nei grossi paesi, in quelli piccoli dipendeva dai parroci. Il "Curatino", quasi prevedendo quello che poi avvenne nel 1928, fondò, un anno prima, una sezione dell'A. C. che dipenderà dalla Sezione di Monza. Nei nostri Archivi c'è infatti un Registro delle Assemblee tenute dall'A.C. in occasione della visita del Delegato di Monza, un certo sig. Stella.
La Sede era un localino in fondo al cortile della canonica tra il portico e la scala che scendeva in cantina. In questo locale sorse anche la prima biblioteca del paese. I libri non erano tanti, sempre questi o ne di finanza, però erano cercati e letti dai giovani associati9 siamo nel 1928 e ai quei tempi non era facile farsi, dopo la V elementare, un po' di cultura. Eppure sono questi giovani che formeranno poi i quadri per organizzare l'Oratorio sotto la guida dei vari coadiutori, specialmente di Don Piero Pini la cui attività e intraprendenza diedero la possibilità, alla fine della guerra (1945) di presentare giovani, uomini e donne capaci di adattarsi e muoversi nel nuovo contesto sociale che, piano piano si stava delineando. Prima della sua morte, del "Curatino", i suoi giovani sono dentro in tutti i movimenti cattolici: Gioventù Femminile, G.I.A.C., U.O.I., U.D.A.C. e nel campo del lavoro, nelle A.C.L.I. che, attualmente, dopo svariati sbandamenti, pare sia ritornata ai principia fondamentali del suo inizio: Associazione Cristiana Lavoratori Italiani. Furono anche pronti a muovere i primi passi nel campo politico e in quello amministrativo. pur a digiuno di tutte quelle conoscenze che costituiscono una struttura democratica, a Cassago, la gioventù d'allora, sotto la saggia guida di ottimi parroci, ricchi di fede e di buon senso, seppero formarsi, nel clima di una serena parrocchialità, ai quei principi fondamentali quali il sacrificio, l'abnegazione, l'altruismo, la laboriosità, il rispetto reciproco che stanno alla base di un vero e ordinato vivere civile.

Anniversari
Don Enrico, ordinato sacerdote nel 1890 e morto nel 1948, fu ministro di Dio per 58 anni e precisamente 18 anni a Muggiò, come coadiutore e 40 anni a Cassago come parroco. Ma il bello è leggere che Don Enrico scrive di se stesso in questa occasione: "Mezzo secolo di sacerdozio, invero, non è poco! Partito nel lontano 1890 con la sicurezza di non arrivare a festeggiare neppure il primo decennio della mia vita sacerdotale (ecco il perché del nomignolo "el curatin" perché "l'era un rubin de nient") sono invece arrivato, con l'aiuto di Dio e la protezione della S. Vergine a festeggiare il ben decimo lustro! Quante grazie, quanti doni, quanta bontà e misericordia da parte di Dio in questi lunghi e pur veloci anni di sacerdozio e quanti grattacapi, quanti sacrifici, quanto gioiose croci da parte degli uomini …"
La guerra era appena iniziata e Don Enrico, già settantacinquenne, aveva chiesto che non si facesse alcunché al di fuori d'una semplice e normale funzione religiosa. Sa le insistenze dell'amato coadiutore Don Piero Pini e della popolazione tesa anche a fare un bel regalo alla chiesa, alla fine la spuntarono. I festeggiamenti furono tenuti il 29 e 30 di settembre. Domenica 29 pontificò il "Curatino" con una solenne Messa cantata in terza, ossia con Diacono e Suddiacono. Con Don Piero si era costituita una bella "Schola cantorum" che, nell'occasione, diede una brillantissima prova con l'esecuzione della "pontificale" del maestro Perosi a 4 voci. La chiesa era parata tutta in un modo che prima s'era mai visto mentre il paese era un palpito di sandaline e di bella biancheria. La partecipazione della popolazione alle sacre funzioni fu quasi totalitaria.
A mezzogiorno, il pranzo si tenne nel salone dell'Asilo presenti tutte le Autorità religiose e civili e i confratelli parroci dei paesi vicini. Auguri e brindisi a non finire: azzeccatissime due poesie, una in italica lingua declamata dal parroco di Cremella Don Severino Colombo e l'altra in vernacolo recitata da Don Luigi Boffa, parroco di Tabiago. Nonostante fosse in corso la Seconda Guerra Mondiale i parrocchiani vollero lo stesso, nell'occasione del 50° di Messa del proprio "Curatino", regalare alla chiesa un completo paramento bianco, ricamato in oro, in terza del valore di L. 13.000,00. Davanti a così ammirevole generosità, Don Enrico si sentì in dovere di corrispondere in un modo non meno generoso. Per un servizio delle funzioni mortuarie più decorose occorreva un pagamento intero nuovo composto da pianeta, piviale, stola, manipolo e ornamenti per il Diacono e Suddiacono. Il tutto costo L. 3500,00.
Citare queste cifre adesso ci fanno sorridere, ma se solo risaliamo a sessant'anni fa, quando furono acquistate, il loro valore attuale sarebbe di svariati milioni, tanto è vero che per la loro preziosità Don Luigi Redaelli, il nostro amato parroco di adesso, li ha riservati per il nostro Museo Ecclesiale con altre cose antiche e di valore della nostra chiesa.
Il cinquantesimo di sacerdozio è passato, la guerra è in pieno corso mentre Don Enrico, quasi totalmente cieco, compie i 75 anni e sul chronicon … che si legge? … questo: "Ormai tutto è passato e già i miei occhi fissano la tomba, forse, non, troppo lontana. Ormai il mio pensiero è fisso in quel giorno in, cui davanti alla Maestà di Dio, avrò da rendere conto della mia più che cinquantenaria vita sacerdotale. Il mio unico desidero è di continuare, per quel poco di vita che il Signore vorrà ancora concedermi, ad operare del bene per la gloria di Dio, per la mia santificazione e per la salvezza del mio gregge".
Invece la voglia di spendere ancora le ultime forze per il suo popolo, la viva curiosità dì vedere come andavano a finire le cose, l'aiutarono a superare tutto il periodo della Seconda Guerra Mondiale e a vedere la posa delle fondamenta del nuovo corso storico dell'Italia: non più Monarchia, bensì Repubblica.
 
Una foto dei funerali di don Enrico Colnaghi
 
Così a 82 anni, dopo 58 anni di vita sacerdotale, il "Curatino" alle 7 di mattino, d'un bellissimo freddo giorno di febbraio del 1948, chiudeva serenamente gli occhi su questa terra per riaprirli subito ad una celestiale visione di eterna felicità.
Nota
Le fotografie pubblicate sono tratte dal sito dell'Associazione storico culturale S. Agostino di Cassago Brianza