mercoledì 20 giugno 2018

Il cimitero di guerra di Sorgenti (Monte Piana) in Val di Landro

La prima guerra mondiale fu il risultato di un lungo periodo di tensioni tra le principali potenze europee. La Germania, in particolare, voleva imporsi come paese guida del continente, contrastata dall'Inghilterra e dalla Francia, desiderosa quest’ultima di una rivincita dopo la sconfitta del 1870. L'impero austro-ungarico e quello russo vedevano invece minacciata la loro integrità dalle richieste di indipendenza dei diversi popoli sottomessi.
Il conflitto scoppiò dopo l'assassinio di Francesco Ferdinando, erede al trono d'Austria, avvenuto a Sarajevo il 28 giugno 1914. L'Austria ne ritenne responsabile la Serbia, dichiarandole guerra. Il meccanismo delle alleanze fece entrare nel conflitto Gran Bretagna, Francia e Russia da un lato, e dall'altro Germania e Austria. L'Italia si mantenne per il momento neutrale. L'esercito tedesco cercò di cogliere di sorpresa la Francia con un rapido attacco sul fronte occidentale. Invaso il Belgio neutrale, i Tedeschi penetrarono nel territorio nemico ma furono sconfitti nella battaglia della Marna. La guerra di movimento divenne così guerra di posizione, combattuta nelle trincee. Intanto sul fronte orientale l'esercito tedesco occupò la Polonia.
Nel maggio del 1915 anche l'Italia, inizialmente alleata con la Germania e l’Austria-Ungheria, entrò in guerra a fianco di Francia, Inghilterra e Russia, dopo lunghi e accesi contrasti interni tra i partiti politici. I favorevoli all’intervento erano convinti che la guerra fosse necessaria per completare l'indipendenza nazionale con la conquista di Trento e Trieste e di altri territori. La guerra proseguì con esiti sempre più drammatici e sanguinosi. Tra le battaglie combattute sul fronte tirolese, quella sulla linea Tre Cime di Lavaredo, Monte Piana e Monte Cristallo fu una lunga e sanguinosa serie di terribili scontri in montagna, avvenuti principalmente sulla sommità del monte Piana, facente parte del massiccio delle Dolomiti di Sesto, dove, tra il 1915 e il 1917, si consumarono alcuni dei più violenti scontri tra soldati italiani e austro-ungarici, che per ben due anni lottarono sulla sommità pianeggiante di questo monte. Fu uno dei teatri più sanguinosi e statici di tutta la guerra, e nonostante la netta superiorità di uomini e armamenti del Regio Esercito, i comandi italiani non furono mai in grado di conquistare le postazioni dominanti sul monte, occupate dagli austriaci. Ma i caduti duranti questi scontri furono alcune migliaia, non solo a causa dei combattimenti, ma anche a seguito di epidemie, malattie, slavine, gelo.
Il monte Piana avvolto dalle nuvole
 
Le Tre Cime di Lavaredo viste dal lago di Misurina
 
Sotto la Croda dell’Acqua, in località oggi chiamata Sorgenti, a circa 9 km da Dobbiaco, venne sistemato il centro di medicazione austriaco. Dalle trincee i feriti si conducevano nelle strutture predisposte alla medicazione e cura e divisi in casi lievi, gravi e “senza speranza”. I medici operavano solo i casi più urgenti mentre il compito principale dei sanitari era preparare i militari al trasporto negli ospedali. Nelle baracche del campo di Croda dell’Acqua si potevano accogliere fino a 2.000 soldati. Chi moriva nell’infermeria veniva seppellito nelle immediate vicinanze del posto di soccorso centrale austriaco, senza che venisse fatta alcuna distinzione tra le varie nazionalità. Così nel 1915 nacque il cimitero di guerra di Sorgenti.





Dopo l’annessione dell’Alto Adige all’Italia, l’esercito italiano si assunse il compito di raggruppare i numerosi piccoli cimiteri disseminati sulle linee di guerra in pochi cimiteri centrali. Il trasferimento dei corpi avvenne tra il 1926 e il 1938. Nel cimitero di Sorgenti confluirono i corpi dei caduti seppelliti nei cimiteri nei dintorni. Mentre i caduti tedeschi e austriaci, di “etnia e madrelingua tedesca”, vennero trasportati in altri cimiteri presenti in patria, a Sorgenti arrivarono le salme dei caduti delle altre nazionalità, compresi “gli altri austriaci”, ossia quelli appartenuti a tutte le altre regioni dell’Impero austro-ungarico, ormai dissolto. Furono 1.259 i soldati che trovarono l’eterno riposo in questo cimitero, tra i quali, secondo la lista compilata all’epoca, moltissimi italiani residenti nelle località appartenute all’Impero e 268 russi, 147 serbi, 145 polacchi, 121 ungheresi, 45 romeni, 7 sloveni.
Il cimitero di guerra Sorgenti, esteso su un’area di 3.174 mq, oggi monumento nazionale, è in parte eretto su terreno del “Commissariato Generale Onoranze Caduti in Guerra” di Roma ed in parte su un terreno privato.   
 
Beniamino Colnaghi

Note
Le fotografie sono state scattate il 13 giugno 2018

sabato 16 giugno 2018

                  Museo Etnografico dell’Alta Brianza
                               Località Camporeso di Galbiate (Lecco) 
 
           Da domenica 17 giugno 2018 si potrà visitare la mostra
 
Così, su due piedi
Calzolai, ciabattini, zoccolai
in Brianza e nel Lecchese
 
 
a cura di Serena Meroni e Massimo Pirovano
Info: MEAB tel. 0341.240193 Parco Monte Barro tel. 0341.542266 
Cerca il MEAB su Facebook

mercoledì 6 giugno 2018

Dove si trovano Bessarabia, Gagauzia, Transnistria? In Europa!
Nascita e storia di tre regioni europee 

Nel corso dello studio e della ricerca di dati e informazioni propedeutiche alla stesura del pezzo intitolato “Le terre orientali dell’Impero austro-ungarico”(1) mi sono imbattuto in alcune regioni confinanti con i territori orientali governati dagli Asburgo, ma appartenute storicamente, seppur in maniera non continuativa e lineare, al Regno di Romania, all’Impero russo ed a quello ottomano.
Le tre regioni di cui intendo oggi tracciare la storia erano anch’esse, come la maggior parte di quelle appartenute al dominio austro-ungarico, un crogiolo di popoli e etnie, un punto d’incontro di stirpi e di fedi religiose. Essendo terre di confine di grandi imperi erano certamente ritenute secondarie, meno importanti, e poco note rispetto al centro del potere ma, nella loro struttura erano presenti secoli di storia e di cultura ed una composizione sociale complessa.
 
I territori in colore rosa appartenuti all'Impero Romano

Nel cuore della Moldavia, abitata anticamente dai Daci, diventata poi provincia Romana e, in tempi molto più recenti, accorpata prima all'Unione Sovietica e dopo il crollo di quest’ultima diventata Repubblica Moldava, c’è una regione autonoma del tutto indipendente, con una sua lingua, un suo parlamento, la sua banca e le sue tradizioni. È la Gagauzia, che, oggi, guarda con occhio più benevolo alla Russia, piuttosto che all’Europa. Qui le carte geografiche e i confini sono labili. Il passato non aiuta a capire. Questo è un angolo dei Balcani, vicino al Delta del Danubio, da sempre crocevia di razze, lingue e religioni diverse, dove topografie di imperi e paesaggi si sono sovrapposte in continuazione, cancellando anche il ricordo di regioni che una volta erano qui: Galizia, Rutenia, Bucovina, Podolia, Valacchia, Bessarabia. E dove anche i nomi delle città e dei luoghi sono in più lingue. Come il capoluogo della Gagauzia, Comrat, che ha una sua versione in gagauzo, rumeno, russo, ucraino, bulgaro. Ma i gagauzi, a maggioranza ortodossa, pare abbiano le idee molto chiare sul loro destino se nell’ultimo censimento più del 70% degli oltre 160mila abitanti si è dichiarato tale.
 
La Gagauzia e la Transnistria, regioni della Moldova
 
I gagauzi cominciarono a popolare questa regione a partire dal 1812, provenendo dalla Bulgaria orientale. Nello stesso periodo e nella medesima area s'insediò una numerosa comunità di bulgari.
Dal punto di vista storico-culturale non vi è nulla di particolare e rilevante da citare nelle città della Gagauzia, se si eccettua una cattedrale ortodossa a Comrat che risale al 1820. Dopo la recente secessione della Crimea e del Donbass dall’Ucraina alla Russia, i gagauzi hanno cominciato a spostarsi stagionalmente verso questi nuovi territori “russificati” in cerca di fortuna. Attualmente il legame con Mosca costituisce uno dei fondamenti dell’identità di questa regione autonoma nel sud della Moldavia. Il popolo gagauzo è cresciuto con l’idea dell’Unione Sovietica come patria e conserva un miglior ricordo dei russi, piuttosto che dei rumeni e dei bulgari.
Fino all’autunno del 1989, l’anno degli sconvolgimenti in Europa orientale e in Unione Sovietica, nessuno aveva sentito parlare di Gagauzia. Tre giorni dopo la caduta del Muro di Berlino venne proclamata la nascita della Repubblica socialista sovietica autonoma di Gagauzia. Nessuno se ne accorse, probabilmente nemmeno i moldavi, a cui quella regione apparteneva. Nel mese di agosto del 1990 i gagauzi rivendicarono il diritto all’autonomia, pur con la volontà di rimanere nell’Urss. Il mese dopo nella vicina Transnistria fecero lo stesso, anche se poi tutto si impantanò. Un anno più tardi la Moldavia diventò indipendente e l’Urss cessò di esistere. Nel 1994 la Moldavia riconobbe lo statuto speciale della regione.

Tiraspol, "capitale" della Transnistria. La statua di Lenin svetta davanti al parlamento
 
La Transnistria, come si può notare sulla mappa, è un sottilissimo lembo di terra a est del fiume Dnestr, tra Moldavia e Ucraina. Uno stato indipendente de facto dal 1991 perché non è riconosciuto dalla comunità internazionale. I suoi abitanti la chiamano "Repubblica Moldava di Pridnestrovie" e sono fermamente convinti che sia un paese "vero", con tanto di confini, di un presidente, con elezioni politiche, un esercito, la polizia ed un servizio di intelligence, che si chiama ancora Kgb. La lingua ufficiale è il russo. E anche la moneta della Moldavia, il leu, non serve a nulla: qui si paga con il rublo della Transnistria. Al massimo con il rublo di Mosca.
Storicamente nel XV secolo l'area finì sotto il controllo dell'Impero ottomano. A quel tempo, la popolazione era scarsa, di etnia mista moldavo-rumena e ucraina, con presenza di nomadi tartari. Alla fine del XVIII secolo ci fu la colonizzazione della regione da parte dell'Impero russo, con lo scopo di difendere i propri confini di sud-ovest. La conseguenza fu una consistente immigrazione di ucraini, russi e tedeschi. Nel 1918 il Direttorato di Ucraina proclamò la sua sovranità sulla parte sinistra del fiume Nistro. A quel tempo la popolazione era molto variegata, con prevalenza moldavo-rumena.
La regione divenne poi l'Oblast' autonomo di Moldavia nell'ambito della Rss (Repubblica Socialista Sovietica) di Ucraina. L'entità fu trasformata in Repubblica Autonoma Moldava con capitale Balta, nel 1924. La maggioranza della popolazione era di madrelingua rumena e nelle scuole s'insegnava perciò la lingua rumena usando l'alfabeto cirillico. La Repubblica Socialista Sovietica di Moldavia fu istituita da una decisione del Soviet Supremo dell'Urss il 2 agosto 1940. Era formata da due parti: una buona parte della Bessarabia, sottratta alla Romania il 18 giugno a seguito del patto Molotov-Ribbentrop e la parte occidentale della preesistente Repubblica Autonoma Moldava, mentre la parte orientale, con la precedente capitale Balta, era annessa alla Rss di Ucraina.
Nel 1941 le truppe rumene, all'inizio dell'Operazione Barbarossa, ripresero la Bessarabia ma continuarono l'avanzata oltre il confine storico lungo il corso del Nistro. La Romania annesse poi ad interim l'intera regione tra il Nistro e il fiume Bug meridionale, dove era presente una consistente minoranza romena, includendo la città portuale di Odessa, che in seguito entrò a far parte dell'Ucraina. L'Unione Sovietica riguadagnò l'area nel 1944 quando l'Armata Rossa penetrò nel territorio facendo indietreggiare le Potenze dell'Asse. 
La Rss Moldava fu oggetto di una politica di sistematica russificazione, ancor più dura di quella del periodo zarista. Il cirillico divenne la scrittura ufficiale della lingua moldava nella repubblica, mentre il russo era la lingua di comunicazione interetnica.
La maggior parte delle industrie che furono create nella Rss Moldava, allo scopo di attirare immigrati dal resto dell'Urss, era concentrata nella Transnistria, mentre la parte della Moldavia a ovest del Nistro manteneva un'economia prevalentemente agricola.
La Transnistria si staccò dalla madrepatria già al crollo dell'Urss, nel 1990, quando l'allora Repubblica sovietica di Moldavia dichiarò la sua indipendenza. Seguirono una guerra civile e un cessate il fuoco che "congelò" il conflitto per 25 anni, senza mai giungere a un vero e proprio trattato di pace. La Transnistria gode quindi di un'indipendenza di fatto, e i suoi confini sono pattugliati da circa 1.200 peacekeeper russi. In effetti, molti transnistriani, pur manifestando patriottismo per il loro piccolo paese, restano legati a Mosca, tanto che nel 2014 il governo ha chiesto l'annessione alla Russia. I rapporti con la Russia sono intensi sia sul piano politico sia militare. La recente crisi ucraina e la volontà dell’Ucraina occidentale di spostarsi nella sfera d’influenza di Bruxelles preoccupa Mosca anche riguardo alla possibile condizione della Transnistria, che si troverebbe in quel caso schiacciata tra due repubbliche europee.
Orgogliosi e convinti delle loro radici russe, i transnistriani sono ormai abituati a vivere in una terra di confine, in una zona franca e deregolamentata che favorisce lo sviluppo di diverse attività locali e incrementa il loro misero reddito.
 
La Bessarabia

Nell’Ucraina meridionale, tra i grandi fiumi Prut a occidente, Dnestr a est e il delta del Danubio a sud, esiste una regione dal nome quasi esotico: Bessarabia, l’antico termine con il quale si definiva gran parte dell’attuale Moldavia, ma che oggi indica quasi esclusivamente il Budjak, o Bessarabia storica, una regione che appartiene all’Ucraina.
Nel corso degli ultimi secoli, così come lo è oggi, la Bessarabia è stata una terra di confine tra popoli e proprio per questo fattore è stata un crogiolo di lingue e culture. Si trova al confine tra Moldavia e Romania e vicina alla Transnistria ed alle sue basi militari russe.
All’inizio del medioevo subì le invasioni o venne attraversata da decine di diversi popoli barbari che in quei secoli migravano verso occidente (gli ultimi ad arrivare furono gli slavi). Nel corso dei secoli, la Bessarabia fu dominata da vari principati slavi ortodossi o di lingua rumena. Con l’ascesa dell’Impero ottomano divenne prima un suo stato vassallo e poi parte del territorio imperiale. Più avanti ancora, divenne una delle terre di conflitto privilegiate tra l’Impero ottomano e la Russia degli zar. Questo succedersi di migrazioni, invasioni e dominazioni ha reso la Bessarabia un insieme di etnie, lingue e popoli molto diversi. Oggi circa metà dei suoi 570mila abitanti sono ucraini, il resto sono russi, moldavi, rumeni, bulgari, albanesi e gaugasi, un popolo di lingua turca e religione musulmana. Altri popoli, come tedeschi e mongoli, vivevano nella regione, ma sono stati cacciati nel corso di periodiche pulizie etniche. Nella Bessarabia di oggi quasi tutti gli abitanti parlano anche russo.

Oggi la Russia esercita la sua influenza di grande potenza in tre aree all’interno o vicino all’Ucraina: la Crimea, l’Ucraina orientale e, come abbiamo appena letto, la Transnistria. Almeno da quanto si legge sui giornali pare che la Russia sia molto interessata ad unire questi tre territori, tutti attualmente separati gli uni dagli altri. Lo snodo chiave, il territorio che potrebbe fare da cerniera a queste tre aree, è proprio la Bessarabia.  

Beniamino Colnaghi

Note
1)Le terre orientali dell'Impero austro-ungarico: http://colnaghistoriaestorie.blogspot.com/2015/07/le-terre-orientali-dellimperoaustro.html

Storia e formazione degli Stati dell'Europa orientale:
http://colnaghistoriaestorie.blogspot.com/2015/02/leuropa-orientale-radici-storia-e.html