martedì 22 aprile 2014

La storia del lavoro nell’archivio della CGIL di Sesto San Giovanni

L’Archivio del Lavoro, dopo oltre trent’anni di attività, conserva documenti, libri,  fotografie,  manifesti,  contratti di lavoro, riviste, giornali di fabbrica, medaglie, tessere, bandiere, interviste, filmati.

L’Archivio storico - Biblioteca della Camera del Lavoro di Milano nacque nel 1976 con lo scopo di avviare, preservando e ordinando le carte del movimento operaio, lo studio della società civile milanese del secondo dopoguerra. Partendo dai documenti della Camera del Lavoro si è sedimentata un’attività di recupero e di ricerca che ha progressivamente superato i propri limiti territoriali e disciplinari, con l’intento di dare un contributo alla costituzione di un archivio economico lombardo. Il progetto prese avvio nel 1974 a seguito del ritrovamento dell’Archivio della Camera del Lavoro di Milano nelle ampie cantine del palazzo di corso di Porta Vittoria 43. Il palazzo, custode di tale tesoro, fu esso stesso testimone di un pezzo di storia. Inaugurato da Mussolini nel 1933, divenne per dodici anni la sede dei sindacati fascisti provinciali fino alla Liberazione, quando venne occupato dai sindacalisti e antifascisti che ne fecero la sede dalla rinata Camera del Lavoro di Milano. Nel 1997 l’Archivio si trasformò in associazione Archivio del Lavoro, con lo scopo di indagare il tema del lavoro in tutti i suoi aspetti, conservandone la memoria. L’Archivio del Lavoro è oggi un’associazione senza scopo di lucro, che collabora, come istituzione aperta e autonoma, con enti pubblici e privati, per costituire quel fronte di studi che ha come finalità l’indagine economica e storica del movimento dei lavoratori e dell’impresa.

Uno sciopero a Milano nel 1965

L’Archivio contiene quasi 70 anni di memoria delle lotte sindacali e delle manifestazioni dei lavoratori per il lavoro. Un’epoca raccontata attraverso documenti e fotografie conservati nel tempo dalle diverse associazioni di categoria affiliate alla Camera del Lavoro milanese. Ci sono i pensionati dello Spi ed i metalmeccanici della Fiom, i bancari Fisac e gli elettrici Fnle, i chimici Filctem ed i trasportatori Filt. Ma sono ancora molti i documenti e le fotografie che devono essere catalogati e archiviati. In una delle sale, appoggiate su alcuni tavoli, ci sono pile di fotografie in bianco e nero che aspettano di essere catalogate. I soggetti sono tra i più disparati: dalle mondine immortalate durante un’assemblea sindacale per discutere il contratto del latte agli operai durante uno sciopero alla Innocenti.

Uno sciopero nel 1969

Scartabellando nei grossi faldoni si trovano pezzi della nostra storia, raccontati nei documenti e nei fascicoli da donne e uomini che hanno scritto memorabili pagine di storia del lavoro, come Odoardo Fontanella, partigiano e organizzatore del comitato di solidarietà democratica a favore dei detenuti per reati sindacali e politici o come Silvestre Loconsolo, fotografo della Camera del Lavoro milanese, che ha scattato migliaia di fotografie dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta, ora raccolte in un fondo a lui dedicato. C’è anche una raccolta di oltre 400 interviste e chiacchierate fatte dall’ex tuta blu della Falck Giuseppe Granelli, detto Granel. Ma ci sono anche circa 17mila libri, oltre a numerosi giornali, bollettini e video.

Il Ministero dei Beni Culturali ha riconosciuto l’archivio come luogo di interesse storico, patrimonio diventato punto di riferimento per studiosi e ricercatori, la cui conservazione ha l’obiettivo di promuovere la cultura del lavoro per la ricerca storica e per l’organizzazione sindacale. Il materiale che viene prodotto oggi dai responsabili dell’archivio è quasi tutto su formato elettronico; l’obiettivo è catalogarlo attraverso software specifici. Ma senza dimenticare o trascurare la carta, perché se non si conosce il passato, si hanno meno strumenti per programmare il futuro.

Beniamino Colnaghi
 
Note
Il sito ufficiale dell’Archivio è il seguente: www.archiviolavoro.it/
L’Archivio si trova invia Breda 56 a Sesto San Giovanni

martedì 15 aprile 2014

 
Verderio
 
Le due chiese parrocchiali di Verderio (Lecco).  

sabato 12 aprile 2014

Lo sfruttamento delle acque del fiume Ticino

Il signor Pietro Marchisio ha scritto un terzo articolo per questo blog. Dopo aver raccontato, nel marzo 2013, come avveniva il trasporto del marmo di Candoglia usato per la costruzione del Duomo di Milano ed averci parlato, il 2 ottobre 2013, del sistema dei navigli attorno al capoluogo lombardo, ora scrive in merito all’uso ed allo sfruttamento delle acque del Ticino.(b.c.)

Il Ticino offre ancor oggi un esempio unico e cospicuo di sfruttamento delle acque superficiali a scopi plurimi. Un sistema di canalizzazioni molto complesso (schema 1) fu iniziato dai monaci nel Medioevo, soprattutto per usi irrigui e sviluppato in seguito, ai tempi del Barbarossa, per la realizzazione del  Naviglio Grande nel 1179. 


Nella seconda metà del 1400 venne anche usato per dare acqua alle prime risaie lombarde. Le opere furono sviluppate e perfezionate dai Visconti e dagli Sforza, anche grazie al genio di Leonardo da Vinci. L’uso plurimo delle acque in un territorio superiore ai 400.000 ettari,  compreso tra le provincie di Milano, Pavia, Novara, Vercelli e Varese era rivolto principalmente alla navigazione (Naviglio Grande), al fine di un efficiente  e comodo trasporto di merci e materiali vari verso Milano. In un secondo tempo l’uso servì per scopi irrigui, quali la coltivazione del riso. Col passare del tempo e col progresso l’uso delle acque è servito per scopi di forza motrice (Rogge Molinare), per azionare mulini e, con la scoperta dell’elettricità, per scopi più tecnologici, quali il funzionamento di macchine idrauliche e termoelettriche atte a produrre energia elettrica.
Nella fattispecie, la necessità di sfruttare le acque del Ticino a valle del Lago Maggiore ha reso necessario regolamentarne il prelievo, controllandolo in modo di non depauperare a monte il livello del lago. Già nel 1863 l’ingegner Eugenio Villoresi progettò un canale irriguo, realizzato tra il 1880 e il1884, che ora porta il suo nome, che preleva l’acqua in località Panperduto (foto 2) di Somma Lombardo e scorrendo per 86 Km alimenta 120 bocche di derivazione per confluire poi nel fiume Adda a Groppello. Questo canale ha una portata limite di 70 mc al secondo, diramandosi in diversi rami secondari e terziari che alimentano una rete irrigua di 1.400 Km.


Dallo stesso bacino del Panperduto verrà in seguito derivato un altro canale (Canale Industriale) che permetterà, dal 1901, lo sfruttamento delle acque per la produzione di energia elettrica nella Centrale di Vizzola Ticino, alla quale si sono aggiunte nel secolo scorso altre centrali: Tornavento, Turbigo superiore ed inferiore e Turbino Termoelettrica.
Nel secolo scorso si rese necessaria una migliore e più raffinata regolazione dell’intero bacino imbrifero del lago Maggiore a monte, in virtù dello sfruttamento delle acque del Ticino a valle, in uscita dal Lago: nel 1943 venne inaugurata la Traversa della Miorina (foto 3), un’opera che permette il passaggio controllato delle acque dal lago Maggiore al fiume Ticino, rispettando anche gli accordi internazionali intercorsi con la Confederazione Elvetica per la regolazione del livello del lago in territorio elvetico.
Questa traversa è composta da 120 porte metalliche regolabili manualmente con uno speciale carro ponte, distribuite sul Ticino per una larghezza di 200 m in località Miorina a Golasecca, 3 Km a sud di Sesto Calende.



Nel 1955 venne poi inaugurato lo sbarramento di Porto Torre in comune di Somma Lombardo, costruito al fine di permettere un prelievo (Canale Regina Elena) di acqua necessaria ad integrare, in Regione Piemonte, il Canale Cavour, rendendo possibile contemporaneamente la produzione di energia elettrica. In sponda piemontese i maggiori prelievi sono: il Canale Regina Elena, la Roggia Molinara di Oleggio, il Naviglio Langosco e il Naviglio Sforzesco. In sponda lombarda i prelievi riguardano il Canale Villoresi ed il Canale Industriale che, a partire da Turbigo, rialimenta il Naviglio Grande verso Milano, originariamente alimentato dal fiume a Tornavento.

L’importanza degli sbarramenti realizzati sul Ticino è tale da permettere lo sfruttamento delle acque superficiali per circa l’80% della portata del fiume, la cui massima è stimata in circa 1.150 mc/sec in ottobre e la minima in circa 60 mc/sec in febbraio, misurate all’idrometro di Sesto Calende.
Praticamente, dal Ticino vengono giornalmente prelevati circa 22 milioni di mc di acqua che si riducono a 13 milioni in inverno. Occorre anche aggiungere che la portata del Ticino verso il fiume Po, a valle dei prelievi suddetti dopo lo sbarramento del Panperduto, viene integrata da acque di risorgiva alimentate dal sottosuolo.

Pietro Marchisio