Sant'Albino, oggi, è un quartiere
della città di Monza, situato nella periferia est del capoluogo brianzolo.
Quando, nel giugno del
2015, stavo scrivendo l’articolo sui carrettieri ed i cavallanti brianzoli (https://colnaghistoriaestorie.blogspot.com/2015/06/carrettieri-e-cavallanti-brianza.html)
ebbi la conferma da parte di Felice Colnaghi, che ribadiva quanto mi disse
mio padre molti anni prima, circa la presenza di una osteria/trattoria a Sant’Albino,
gestita da Augusta Pozzoni, detta Gustina, una parente di mia nonna paterna. Oltre a cucinare i migliori piatti
della tradizione lombarda, tra i quali la trippa, Busecca, la Cassoeula ed
il risotto con l’ossobuco, Gustina riservava
ogni giorno nella sua trattoria dei posti a pranzo per i cavallanti che
provenivano da Verderio e dai paesi limitrofi.
Poi sopraggiunse l’impetuoso
e disordinato sviluppo urbanistico degli anni susseguenti al Boom economico, ed anche
oltre, che soffocò e distrusse ogni cosa, comprese le originali e centenarie tradizioni
dei piccoli borghi brianzoli. Nemmeno Sant’Albino si salvò dall’oblio.
Sono rimaste poche
tracce del suo antico passato, tra le quali si vuole qui ricordarne un paio,
due memorie chiamate Isola e Pirolina.
Monumento ai Caduti posto sul muro del piazzale della chiesa di Sant'Albino
Col referendum del 1866, S. Damiano scelse di aggregarsi al comune di
Brugherio che si stava formando in quegli anni. Risalgono a questo periodo
l'inizio di costruzioni di case a S. Albino di Sotto. Alcune delle prime case
che compaiono riguardano una casa interna della corte dei Caiani, l'altra la
palazzina che si può vedere ancora oggi di fronte alla chiesa parrocchiale.
Esisteva ed esiste tuttora anche un caseggiato che rimaneva isolato rispetto
al centro abitato di Cascina dé Bastoni: attualmente la conosciamo come curt
di Bagiot. Fu proprio questo isolamento il motivo per il quale questo sito
venne chiamato "l'Isola", nome rafforzato anche dal puntuale
allagamento che si verificava nella zona tutte le volte che pioveva (la gente
lo chiamò anche "Lambròn").
Riguardo alla
casa che oggi troviamo in via S.Albino al civico 59, vi sono notizie
risalenti al 1907 che attestano che in essa si trovava la Trattoria Piemontese.
Forse esisteva già alla fine dell'Ottocento e sorse per ospitare gli operai
che in quegli anni stavano lavorando alla costruzione del canale Villoresi
(1868-1886).
Quando i coniugi Ernesto Piazza e Giuseppa Capra l'acquistarono, la
trasformarono in osteria, che chiamarono "dell'Isola". Ancora oggi
sul muro è possibile leggere le due insegne, per la prima compare solo il
finale di piemontese, mentre osteria dell'Isola è visibile nella sua
completezza.
L'osteria chiuderà nel 1938 ed al suo posto aprirà un negozio di alimentari
con salumeria, che resterà in funzione fino alla metà degli anni ‘60. A
partire dal 1936, in via S. Albino, ai civici 51 e 53, si sta costruendo una casa
su due piani, dove nel 1938 riaprirà una nuova osteria, chiamata anch’essa osteria
dell'Isola. Anche in quest’ultimo caso è possibile leggere la scritta "Osteria
dell'Isola". Ai piani superiori si trovava l'appartamento dei
proprietari, sigg. Cesare Montrasio e Maria Rotella.
L'osteria
disponeva di un campo per il gioco delle bocce e di un’area per il ballo. In
questo locale si tennero diversi pranzi in occasione di matrimoni e feste religiose
e civili.
Il locale venne
chiuso probabilmente durante o subito dopo la seconda guerra, poiché i
proprietari comprarono un terreno per costruire un capannone, ove iniziò nel
1947 un’attività per la lavorazione degli stracci. Dell'originale casa isolata
non riamane che il ricordo; nell’ultimo secolo costruzioni di ogni tipo hanno
occupato ogni spazio, ma il luogo ha mantenuto il nome originario de
"l'Isola".
A nord-ovest della "cascina dé Bastoni" esistevano due strade
vicinali dette "del Casotto", di cui oggi non rimangono che
pochissime tracce. Della via "del Casotto", fino agli anni Sessanta
esisteva ancora una parte che terminava contro il muro di cinta del cimitero
di Monza . La soppressione di questa strada, difatti, avvenne nella prima metà del 1900 per far
posto al nuovo cimitero cittadino e, nello stesso periodo, venne anche
demolita la cascina Casotto, che dava il nome alla strada. Il tracciato che
oggi incontriamo in fondo a via Alberto da Giussano, che viene spesso
percorso da chi si reca al cimitero, è una piccolissima parte della vecchia
strada (ora definitivamente chiusa con la costruzione del centro natatorio).
Nelle mappe catastali degli anni '30 troviamo una cascina segnalata come "Bramati"
ubicata sulla strada vicina a cascina Bastoni. Questa cascina dovrebbe essere
stata costruita, anche se non sono stati reperiti documenti che accertino
questa cosa, tra la fine del 1800 e l'inizio del 1900. Dalle mappe catastali
dell'archivio Teresiano del 1721, in questa zona non compaiono ancora
fabbricati. Pochi la conoscono col nome di cascina Bramati e per la
maggioranza dei sant'albinesi questa è la cascina della Pirolina. Per
arrivare all'identificazione del significato di tale soprannome i locali
hanno cercato tra atti di compravendita un cognome od un nome che potesse
giustificarlo. Ma nessuna famiglia Pirola, Pirovano o Piro è mai apparsa come
proprietaria. Si è pensato a qualche parola dialettale, ormai dimenticata o a
qualche lavoro svolto in quella cascina. Purtroppo, non si è trovato nulla. Nel
corso del tempo è arrivato a noi il nome popolare, mentre se ne è perso il
significato originario. Questa cascina è sempre stata ai bordi della cascina
Bastoni. Negli anni Cinquanta era ancora in mezzo ai prati e vi era un
sentiero per raggiungerla. Con la costruzione negli anni '60 della palazzina
in via Alberto da Giussano al civico n. 2, per conto di "Ina Casa",
comincia uno sviluppo lento ma inesorabile di questa zona.
Ora la cascina Pirolina è stata quasi soffocata dal palazzo detto "Veliero".
Il ricordo di chi è nato qui è che in questa parte di S.Albino i ragazzini si
incontravano a gruppi, come succedeva allora, per costruire capanne tra le robinie
e giocare a caneta (cerbottana) o
ai giochi “poveri” di quel tempo. Anche questi giochi sono scomparsi,
sopravvivono solo nella memoria di chi ha vissuto quei momenti storici, come
l'origine del nome della cascina Pirolina.
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