martedì 22 novembre 2022

Isola e Pirolina, due storiche località di Sant’Albino (MB)

Sant'Albino, oggi, è un quartiere della città di Monza, situato nella periferia est del capoluogo brianzolo.

Quando, nel giugno del 2015, stavo scrivendo l’articolo sui carrettieri ed i cavallanti brianzoli (https://colnaghistoriaestorie.blogspot.com/2015/06/carrettieri-e-cavallanti-brianza.html) ebbi la conferma da parte di Felice Colnaghi, che ribadiva quanto mi disse mio padre molti anni prima, circa la presenza di una osteria/trattoria a Sant’Albino, gestita da Augusta Pozzoni, detta Gustina, una parente di mia nonna paterna. Oltre a cucinare i migliori piatti della tradizione lombarda, tra i quali la trippa, Busecca, la Cassoeula ed il risotto con l’ossobuco, Gustina riservava ogni giorno nella sua trattoria dei posti a pranzo per i cavallanti che provenivano da Verderio e dai paesi limitrofi.

Poi sopraggiunse l’impetuoso e disordinato sviluppo urbanistico degli anni susseguenti al Boom economico, ed anche oltre, che soffocò e distrusse ogni cosa, comprese le originali e centenarie tradizioni dei piccoli borghi brianzoli. Nemmeno Sant’Albino si salvò dall’oblio.

Sono rimaste poche tracce del suo antico passato, tra le quali si vuole qui ricordarne un paio, due memorie chiamate Isola e Pirolina.


Monumento ai Caduti posto sul muro del piazzale della chiesa di Sant'Albino



Col referendum del 1866, S. Damiano scelse di aggregarsi al comune di Brugherio che si stava formando in quegli anni. Risalgono a questo periodo l'inizio di costruzioni di case a S. Albino di Sotto. Alcune delle prime case che compaiono riguardano una casa interna della corte dei Caiani, l'altra la palazzina che si può vedere ancora oggi di fronte alla chiesa parrocchiale. Esisteva ed esiste tuttora anche un caseggiato che rimaneva isolato rispetto al centro abitato di Cascina dé Bastoni: attualmente la conosciamo come curt di Bagiot. Fu proprio questo isolamento il motivo per il quale questo sito venne chiamato "l'Isola", nome rafforzato anche dal puntuale allagamento che si verificava nella zona tutte le volte che pioveva (la gente lo chiamò anche "Lambròn").

Riguardo alla casa che oggi troviamo in via S.Albino al civico 59, vi sono notizie risalenti al 1907 che attestano che in essa si trovava la Trattoria Piemontese. Forse esisteva già alla fine dell'Ottocento e sorse per ospitare gli operai che in quegli anni stavano lavorando alla costruzione del canale Villoresi (1868-1886).
Quando i coniugi Ernesto Piazza e Giuseppa Capra l'acquistarono, la trasformarono in osteria, che chiamarono "dell'Isola". Ancora oggi sul muro è possibile leggere le due insegne, per la prima compare solo il finale di piemontese, mentre osteria dell'Isola è visibile nella sua completezza.
L'osteria chiuderà nel 1938 ed al suo posto aprirà un negozio di alimentari con salumeria, che resterà in funzione fino alla metà degli anni ‘60. A partire dal 1936, in via S. Albino, ai civici 51 e 53, si sta costruendo una casa su due piani, dove nel 1938 riaprirà una nuova osteria, chiamata anch’essa osteria dell'Isola. Anche in quest’ultimo caso è possibile leggere la scritta "Osteria dell'Isola". Ai piani superiori si trovava l'appartamento dei proprietari, sigg. Cesare Montrasio e Maria Rotella.

L'osteria disponeva di un campo per il gioco delle bocce e di un’area per il ballo. In questo locale si tennero diversi pranzi in occasione di matrimoni e feste religiose e civili.  

Il locale venne chiuso probabilmente durante o subito dopo la seconda guerra, poiché i proprietari comprarono un terreno per costruire un capannone, ove iniziò nel 1947 un’attività per la lavorazione degli stracci. Dell'originale casa isolata non riamane che il ricordo; nell’ultimo secolo costruzioni di ogni tipo hanno occupato ogni spazio, ma il luogo ha mantenuto il nome originario de "l'Isola".




A nord-ovest della "cascina dé Bastoni" esistevano due strade vicinali dette "del Casotto", di cui oggi non rimangono che pochissime tracce. Della via "del Casotto", fino agli anni Sessanta esisteva ancora una parte che terminava contro il muro di cinta del cimitero di Monza . La soppressione di questa strada, difatti,  avvenne nella prima metà del 1900 per far posto al nuovo cimitero cittadino e, nello stesso periodo, venne anche demolita la cascina Casotto, che dava il nome alla strada. Il tracciato che oggi incontriamo in fondo a via Alberto da Giussano, che viene spesso percorso da chi si reca al cimitero, è una piccolissima parte della vecchia strada (ora definitivamente chiusa con la costruzione del centro natatorio).
Nelle mappe catastali degli anni '30 troviamo una cascina segnalata come "Bramati" ubicata sulla strada vicina a cascina Bastoni. Questa cascina dovrebbe essere stata costruita, anche se non sono stati reperiti documenti che accertino questa cosa, tra la fine del 1800 e l'inizio del 1900. Dalle mappe catastali dell'archivio Teresiano del 1721, in questa zona non compaiono ancora fabbricati. Pochi la conoscono col nome di cascina Bramati e per la maggioranza dei sant'albinesi questa è la cascina della Pirolina. Per arrivare all'identificazione del significato di tale soprannome i locali hanno cercato tra atti di compravendita un cognome od un nome che potesse giustificarlo. Ma nessuna famiglia Pirola, Pirovano o Piro è mai apparsa come proprietaria. Si è pensato a qualche parola dialettale, ormai dimenticata o a qualche lavoro svolto in quella cascina. Purtroppo, non si è trovato nulla. Nel corso del tempo è arrivato a noi il nome popolare, mentre se ne è perso il significato originario. Questa cascina è sempre stata ai bordi della cascina Bastoni. Negli anni Cinquanta era ancora in mezzo ai prati e vi era un sentiero per raggiungerla. Con la costruzione negli anni '60 della palazzina in via Alberto da Giussano al civico n. 2, per conto di "Ina Casa", comincia uno sviluppo lento ma inesorabile di questa zona.
Ora la cascina Pirolina è stata quasi soffocata dal palazzo detto "Veliero". Il ricordo di chi è nato qui è che in questa parte di S.Albino i ragazzini si incontravano a gruppi, come succedeva allora, per costruire capanne tra le robinie e giocare a caneta (cerbottana) o ai giochi “poveri” di quel tempo. Anche questi giochi sono scomparsi, sopravvivono solo nella memoria di chi ha vissuto quei momenti storici, come l'origine del nome della cascina Pirolina.

 Beniamino Colnaghi