Ritorno al cimitero militare di Milovice (Repubblica Ceca)
La Storia attraverso personaggi, luoghi ed eventi, nonchè storie di donne e uomini, non sempre potenti e famosi, spesso semplici e umili persone che, grazie al loro lascito di memorie e testimonianze quotidiane, ci consentono di conoscere meglio il loro tempo ed approfondire il nostro passato. Blog senza fini di lucro, che tratta argomenti storici, culturali e di costume.
Ritorno al cimitero militare di Milovice (Repubblica Ceca)
Il castello di Dux in Boemia ed i misteri sulla morte di Giacomo Casanova
Giacomo Casanova, nato a Venezia nel 1725, quindi cittadino
della Repubblica di Venezia, secondo gli storici finì i suoi giorni come bibliotecario nel castello del conte di Valdštejn, a Dux, oggi Duchcov, nel nord-ovest della Repubblica Ceca, ad una ventina di minuti in auto dal confine tedesco e ad un
centinaio di chilometri da Praga. Qui, il
4 giugno del 1798, secondo alcune
fonti, sarebbe morto senza gli onori che avrebbe meritato.
Ma non
tutti sono d’accordo nel confermare questa data; difatti la data della morte ha
diviso autorevoli personalità di quel tempo. Alcune fonti erano convinte che l’illustre
Veneziano morì dunque in Boemia nel 1798, altre,
altrettanto autorevoli, assicurarono che egli terminò i suoi giorni a Vienna
nel 1803. Le due date sono arrivate a noi dalla trasmissione di testimonianze scritte
e dalla consultazione del registro di morte nonché dalla lettura di biografie
universali e di enciclopedie delle arti e della letteratura. Storici, studiosi
e letterati contro altrettanti storici, studiosi e letterati. Chi di questi ha
ragione? Nessuno lo sa, ed io penso che la verità non si verrà mai a sapere.
Come pure è un mistero il luogo
della sepoltura del Casanova e dove si trovi oggi la sua tomba, o quantomeno dove
possano essere rinvenute le sua ossa.
Secondo una tradizione
boema, più vicina ai tempi nostri e forse ad uso dei turisti, la tomba di
Giacomo Casanova sarebbe stata composta, in un primo momento, nel parco del
castello di Dux, dove il Conte avrebbe fatto erigere “un monumento pieno di
gusto” in memoria del suo bibliotecario. Il sepolcro sarebbe stato, in seguito,
traslato altrove. Forse nel vecchio cimitero del villaggio, poi purtroppo distrutto
(dietro la cappella di Santa Barbara, da dove proverrebbe il “registro dei
morti”) negli anni Trenta del secolo scorso e trasformato in un parco pubblico.
Anche la targa che ricorda la sepoltura di Casanova fu posta in tempi a noi più
recenti.
E che fine ha fatto, se c’è mai stato, il testamento di Casanova? Possibile che l’anziano avventuriero, così meticoloso ad annotare, a compilare documenti su documenti, lettere su lettere, non abbia lasciato niente di scritto in merito alle sue ultime volontà? Troppi misteri circondano gli ultimi anni di vita di Casanova.
Facciamo adesso un passo indietro di qualche anno nella vita del nostro connazionale e riannodiamo la storia ed il racconto.
Le ossa del romantico, seduttore, scrittore e avventuriero veneziano riposano ancora lì sotto? Un bel mistero.
Le foto pubblicate in questo articolo sono state scattate da me durante la mia visita a Duchcov, nell’agosto di quest’anno.
Beniamino Colnaghi
Bibliografia
Silvio
Calzolari, Casanova. Vita, Amori, Misteri di un libertino veneziano, Luni editrice, Milano, 2018.
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Giacomo_Casanova
Quarant'anni senza Enrico
Un Paese che il giorno dei funerali scende in piazza compatto e commosso per
dire addio non a Berlinguer, ma ad Enrico. Il presidente della Repubblica,
Sandro Pertini, fa trasportare la sua salma sull’aereo presidenziale
dichiarando: “Lo porto via come un amico fraterno, come un figlio, come un
compagno di lotta”. Al funerale, a Roma il 13 giugno, partecipa oltre un
milione di persone. Il corteo con la bara sfila dalla sede del Pci, in
via delle Botteghe Oscure, a Piazza San Giovanni. Un lamento collettivo risuona
in continuazione: “Enrico, Enrico”.
“Chiuso in una cassa di legno chiaro, coperta dal drappo rosso e dal tricolore, Berlinguer è tornato a casa, in questa dolce sera romana, accolto dai suoi compagni che lo applaudono come per abbracciarlo e, a squarciagola, scandiscono il suo nome”, scriverà la Repubblica. “Se asciughiamo una lacrima - dirà Giancarlo Pajetta - è per veder chiaro. Ricordate le sue ultime parole: lavorate. Compagno Berlinguer, sappiamo come vuoi essere ricordato, ce lo hai gridato a Padova, con un ultimo sforzo”.
Il celebre discorso di Pericle sulla Democrazia
Pericle, politico e militare
ateniese, si rivolge ai suoi concittadini sul tema della democrazia. Un
discorso tenuto nel 431 a.C., in commemorazione dei caduti del primo anno della
guerra del Peloponneso.
E' stato
osservato da alcuni studiosi che si tratta, evidentemente, da parte di Pericle,
di una idealizzazione estrema del concetto di democrazia,
lontana dall'applicazione reale della politica concreta. Di grande interesse e attualità,
tuttavia, l'invito di Pericle alla moralizzazione
della politica stessa, per cui «un cittadino ateniese non trascura
i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma
soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni
private».
Decisamente attuali sono anche due
riflessioni finale di Pericle, quando dice, parlando di Atene, che in quel momento storico
esercita un'egemonia incontrastata nel mondo greco e non solo: “Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo
consideriamo innocuo, ma inutile” e poi
che “la nostra
città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero”.
Qui ad
Atene noi facciamo così.
Qui il
nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per
questo viene chiamato democrazia.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Le leggi
qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma
noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza. Quando un cittadino si
distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato
a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà
non costituisce un impedimento.
Qui ad Atene noi facciamo così.
La
libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo
sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al
nostro prossimo piace vivere a modo suo. Noi siamo liberi, liberi di vivere
proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi
pericolo. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando
attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici
affari per risolvere le sue questioni private.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Ci è
stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di
rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che
ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte
che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e
di ciò che è buon senso.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Un uomo
che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché
in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene
siamo in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via
della democrazia. Noi crediamo che la felicità
sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.
Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese
cresce sviluppando in sé una felice versalità, la fiducia in se stesso, la
prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per
questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno
straniero.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Beniamino Colnaghi
Note e bibliografia
Pier Paolo Pasolini, Scritti corsari, Garzanti Editore s.p.a, 1975
Barth David Schwartz, Pasolini Requiem, La nave di Teseo, Milano, 2020
Enrico Berlinguer, Un’altra idea del mondo, Antologia 1969-1984, a cura di Paolo Ciofi e Guido Liguori, Editori Riuniti university press, Roma, 2014
24 marzo 1944 - Roma, Fosse Ardeatine
I nazisti massacrarono 335 italiani; fu la più grande strage avvenuta in una grande città dell'Europa occidentale durante la Seconda guerra mondiale