martedì 22 maggio 2018

Pittura devozionale e segni del sacro in Brianza

Nel blog Storia e storie di donne e uomini sono contenuti articoli, tracce e testimonianze circa la profonda devozione verso il sacro e i simboli religiosi delle genti brianzole. Per riprendere un concetto già espresso in altri post, la profonda e secolare tradizione per il culto mariano e la vita dei santi ai quali i contadini erano più legati ha portato alla costruzione e alla dedicazione di numerosissimi santuari, cappelle ed edicole sacre. La nascita di nuovi santuari e di edifici di culto alla Vergine, ad esempio, venne favorita dalla riforma tridentina ed in particolar modo da san Carlo Borromeo. Tali edifici ebbero una maggiore diffusione nelle campagne brianzole, ove la tendenza alla conservazione di un proprio sistema sacro di riferimento si è protratto sino all’età contemporanea.

In un mondo quasi fermo e stanziale, come era quello rurale, le festività religiose e quelle del santo patrono o dei pellegrinaggi ai santuari erano fra le poche occasioni per uscire dalle ristrettezze della vita e uscire dal piccolo ambito del villaggio. Spesso il pellegrinaggio veniva svolto per chiedere una grazia particolare a Maria, per sé e per i propri cari, a causa di una malattia, un incidente o solo per evitare una sciagura o un’epidemia. Il ringraziamento si traduceva allora in un dono votivo offerto alla Madonna, un ex voto che significava secondo la promessa fatta. Fra le varie forme di doni votivi donati alla Vergine, il primo posto spettava al dipinto su tavola o su tela, che illustrava l’azione che aveva determinato la grazia. In alcuni santuari brianzoli il loro numero è notevole, come nel caso del santuario della Beata Vergine del Soccorso a Ossuccio, ove sono conservati 159 quadri, o nel santuario del Santissimo Crocifisso a Como, al cui interno sono custoditi 377 dipinti votivi, o, ancora, nel santuario della Madonna del Bosco a Imbersago(1), certamente il più noto e frequentato tra i templi mariani briantei, nel quale sono conservate 112 opere dipinte. Anche nel santuario di Santa Maria Nascente di Sabbioncello di Merate una grande parete è affrescata da numerosi ex voto popolari(2).
 
Una panoramica e suggestiva fotografia del santuario di Ossuccio e un ex voto

Una parte non piccola del patrimonio votivo dei santuari è andato perduto, disperso o danneggiato a causa di anni di abbandono, durante i quali non è stato riconosciuto il loro valore storico, artistico e di fede. Oltre ai santuari sopraccitati ve ne sono altri nella Brianza lecchese e comasca che contengono dipinti e affreschi ex voto di buona fattura, tra i quali il santuario della Beata Vergine della Neve di Cucciago e la Madonna di Rogoredo ad Alzate Brianza.
Una parte consistente degli ex voto giunti fino a noi sono riconducibili al XIX secolo, ma un numero certamente non trascurabile appartiene ai secoli precedenti. Soltanto nel santuario comasco del Crocifisso 25 tavolette appartengono al Seicento, come pure in quello di Sabbioncello di Merate e a Ossuccio, nel santuario della Madonna del Soccorso, dove sono conservati ben 74 quadri votivi del Seicento e 36 del Settecento.



 
Il santuario del Santissimo Crocifisso di Como e tre quadretti ex voto
 
Oltre alla pittura votiva, va segnalata anche la grande diffusione della pittura devozionale nelle cascine e nelle case dei contadini(3). Pittori itineranti, talvolta gli stessi che dipingevano nei santuari, raffiguravano sulle pareti del porticato della dimora rurale, sopra le porte d’ingresso delle case ed anche negli stretti vicoli del borgo le immagini dei santi protettori del luogo e degli animali. Tra i più diffusi qui in Brianza vi erano san Giobbe, sant’Antonio Abate, san Sebastiano, san Rocco o il Crocifisso e la Vergine.
I dipinti votivi e devozionali, oggi, che abbiamo tecniche e sensibilità maggiori rispetto al passato, ci permettono di capire e documentare, non solo le modalità di rappresentazione utilizzate nella realizzazione dei dipinti, ma anche, in modo analitico e con dovizia di particolari, le circostanze e la scena dell’avvenimento. L’apporto che questi dipinti possono dare alla conoscenza del paesaggio e dell’ambiente rurale è assolutamente rilevante e degno dell’attenzione che negli ultimi decenni si è riservata loro. In una delle più note e preziose tavolette di Imbersago, ad esempio, il frescante, raffigurando la rovinosa caduta di una donna, si sofferma anche sugli interni della sua abitazione, adattata in quel momento all’allevamento dei bachi da seta(4). Possiamo in questo modo conoscere la disposizione del castello dei bachi, l’ordinamento dei graticci e la localizzazione del camino.
Oppure anche il quadro presso Alzate Brianza, raffigurante un uomo risparmiato da un fulmine, ci illustra le caratteristiche ambientali, le condizioni atmosferiche e l’esatta dinamica dell’accaduto.
 
Le foto che seguono ritraggono la cappella del miracolo e alcuni quadretti ex voto presso il santuario della Madonna del Bosco di Imbersago
 

 
 


 

 
 
Per mezzo di un ex voto del 1847 presso il santuario di Cucciago veniamo invece a sapere informazioni circa la costruzione della galleria ferroviaria che attraversa il colle fra Minoprio e Cucciago, sulla cui sommità, il 15 luglio del 1847, avvenne un incidente.  
Per valutare quindi gli ex voto si possono usare più punti di osservazione, quali quello storico, quello antropologico, quello relativo alla documentazione di fede, come attestazione di pietà popolare, come possibilità di esprimere con mezzi poveri un ringraziamento. L’ex voto e gli affreschi devozionali sono innanzitutto dipinti realizzati da pittori su un determinato supporto, attraverso una tecnica che gli è consona e secondo canoni a lui noti. In base a un’indagine condotta da Natale Perego, dei 122 dipinti conservati nel santuario di Imbersago, quasi la metà sono stati realizzati su carta, oltre un terzo su tela e il residuo su tavola. 
Nel corso del Novecento, presso il santuario della Madonna dei Miracoli di Cantù si è affermata l’usanza di far dono di un merletto in pizzo evocativo dell’immagine della Vergine. Oggi sono decine e decine i merletti incorniciati collocati accanto alla sacra immagine di Maria, sull’altare maggiore del santuario.
Come è sempre stato in numerosi templi mariani, ove la tradizione ha imposto forme di ringraziamento diverse dalle tavolette dipinte o dagli affreschi murali, dopo la metà del secolo scorso il dono votivo cominciò a contemplare cuori argentati, ricami con scritto Grazia Ricevuta, merletti o ex voto fotografici.
Con l’inoltrarsi del Novecento e lo sviluppo dei veicoli a motore mutarono anche le circostanze oggetto del dono votivo, come a Imbersago e al santuario della Madonna di Rogoredo, divennero preminenti gli ex voto offerti dai sopravvissuti a incidenti stradali.
Tuttavia, malgrado gli sforzi compiuti negli ultimi decenni, la salvaguardia e la valorizzazione di questo importante patrimonio conservato nei santuari briantei è ancora una questione in parte irrisolta, che necessita di essere affrontata con più determinazione e, soprattutto, con più competenze e risorse.

Beniamino Colnaghi

Note
4. Il baco da seta: http://colnaghistoriaestorie.blogspot.it/2015/03/canti-riti-e-superstizioni-attorno.html

Per saperne di più sugli argomenti trattati:
Natale Perego, Miracoli dipinti, Cattaneo Editore, Oggiono, 1993.
Carlo Pirovano, Ambienti metaforici e pittura popolare in Lombardia…, Electa, Milano, 1984, pag.38.
Tiziano Casartelli, Il Santuario di Cucciago, Cattaneo, Oggiono, 1982.

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