lunedì 20 novembre 2023

Il 25 novembre di ogni anno è la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne

Per ricordare le donne vittime di violenza di genere, che rimane una delle principali forme di violazione dei diritti umani, ad opera di uomini della famiglia o di ex mariti e compagni, proponiamo la lettura di questa poesia di Alda Merini, che ha per titolo "Il canto delle donne"

Io canto le Donne prevaricate dai bruti
la loro sana bellezza, la loro ‘non follia’
il canto di Giulia io canto riversa su un letto
la cantilena dei Salmi, delle anime ‘mangiate’
il canto di Giulia aperto portava catene pesanti
la folgore di un codice umano disapprovato da Dio.
Canto quei pugni orrendi dati sui bianchi cristalli
il livido delle cosce, pugni in età adolescente
la pudicizia del grembo nudato per bramosia.
Canto la stalla ignuda entro cui è nato il ‘delitto’
la sfera di cristallo per una bocca ‘magata’.
Canto il seno di Bianca ormai reso vizzo dall’uomo
canto le sue gambe esigue divaricate sul letto
simile a un corpo d’uomo era il suo corpo salino
ma gravido di amore come in qualsiasi donna.
Canto Vita Bello che veniva aggredita dai bruti
buttata su un letticciolo, battuta con ferri pesanti
e tempeste d’insulti, io canto la sua non stagione
di donna vissuta all’ombra di questo grande sinistro
la sua patita misura, il caldo del suo grembo schiuso
canto la sua deflorazione su un letto di psichiatria,
canto il giovane imberbe che mi voleva salvare.
Canto i pungoli rostri di quegli spettrali infermieri
dove la mano dell’uomo fatta villosa e canina
sfiorava impunita le gote di delicate fanciulle
e le velate grazie toccate da mani villane.
Canto l’assurda violenza dell’ospedale del mare
dove la psichiatria giaceva in ceppi battuti
di tribunali di sogno, di tribunali sospetti.
Canto il sinistro ordine che ci imbrigliava la lingua
e un faro di marina che non conduceva ad un porto.
Canto il letto aderente che aveva lenzuola di garza
e il simbolo-dottore perennemente offeso
e il naso camuso e violente degli infermieri bastardi.
Canto la malagrazia del vento traverso una sbarra
canto la mia dimensione di donna strappata al suo unico amore
che impazzisce su un letto di verde fogliame di ortiche
canto la soluzione del tutto traverso un’unica strada
io canto il miserere di una straziante avventura
dove la mano scudiscio cercava gli inguini dolci.
Io canto l’impudicizia di quegli uomini rotti
alla lussuria del vento che violentava le donne.
Io canto i mille coltelli sul grembo di Vita Bello
calati da oscuri tendoni alla mercé di Caino
e canto il mio dolore di esser fuggita al dolore
per la menzogna di vita
per via della poesia.

Alda Merini (Da Testamento, 1988)

mercoledì 8 novembre 2023

 Abbazia di Sant’Egidio in Fontanella del Monte (Bg)

 

Cenni di storia

 

Il 13 gennaio 1080 prese avvio, per iniziativa di Alberto da Prezzate, l’antico priorato di Sant’Egidio sul Monte Canto. Esso nacque dalla pietas di un potente convertito al monachesimo, e del suo consortium familiare (nell’atto di fondazione sono citati i nomi di Giovanni, Isengarde e Teiperga, la cui tomba si trova nel chiostro). Ordinati dalla regola benedettina di Cluny, qui i monaci vissero fino all’aprile 1473, quando papa Sisto IV tolse la comunità monastica da Fontanella. L’8 ottobre 1575 il priorato venne annesso, insieme al priorato di Pontida, ai beni della basilica di San Marco a Venezia dall’arcivescovo di Milano Carlo Borromeo.

Intorno al 1630 la chiesa di Sant’Egidio tornò alla Diocesi bergamasca. Il 27 maggio 1699 venne eretta la parrocchia di Fontanella e le furono assegnati un parroco e un chierico. Fino al 1986 questo territorio era chiamato Fontanella del Monte e, quindi, la sua parrocchia prese il nome di S. Egidio di Fontanella del Monte.

Negli anni che vanno dal 1964 al 1992 è stato ospitato, presso le strutture dell’abbazia, il servita David Maria Turoldo, insigne teologo, filosofo, scrittore e poeta friulano, membro dell'ordine dei Servi di Maria. Proprio nel 1992, il 6 febbraio, padre Turoldo muore in una clinica di Milano, e, per sua espressa volontà il corpo viene tumulato nel piccolo cimitero di Fontanella. Turoldo, dal 2016, riposa  accanto ad un altro grande uomo di Chiesa, il cardinale Loris Capovilla, per oltre un decennio, dal 15 marzo 1953 al 3 giugno 1963, segretario particolare di Angelo Giuseppe Roncalli, prima quando questi, appena diventato cardinale, viene nominato nuovo patriarca di Venezia, poi, dal 28 ottobre 1958, quando Roncalli diventa papa Giovanni XXIII; incarico che terrà fino al momento della morte del pontefice.

A Sant’Egidio il papa, nativo di Sotto il Monte, un piccolo paese di contadini ai piedi di Fontanella, saliva ogni anno a rifocillare lo spirito nelle pietre che, egli diceva, pregano per noi.

Dal 1998 il complesso è divenuto Cappellania Vescovile, guidata da un proprio rettore, che ha il compito di garantire il silenzio a chi è in ricerca, sia attraverso l’incontro personale e di gruppo, sia con celebrazioni liturgiche che esprimano la preghiera della Chiesa nella sobrietà, che diventa essa stessa solennità.




 

Sant’Alberto, il fondatore

 

Alberto, nato a Prezzate, piccola località poco distante da Fontanella del Monte, del quale sono incerte le date di nascita e di morte, fu un personaggio molto importante del suo tempo, con capacità economiche rilevanti, come testimoniato dal fatto che abbia fondato l’abbazia di San Giacomo di Pontida, pochi anni prima del priorato di Sant’Egidio, entrambe sui due declivi del Monte Canto.

Ebbe pure un potere politico importante, tanto da accompagnare in diversi placiti gli imperatori Enrico III ed Enrico IV, testimoniando così una certa vicinanza e familiarità verso l’imperatore.

Il nobile Alberto, che indosserà l’abito monacale e sarà canonizzato, fu uno dei maggiori propugnatori e diffusori del riformismo cluniacense in Lombardia. Si adoperò per lo sviluppo delle abbazie, riuscendo ad ampliarle e renderle economicamente e politicamente importanti, coinvolgendo in quest’opera molti esponenti dell’aristocrazia militare di Bergamo.

Il monastero di S. Egidio stesso rientrò in quella rete europea di priorati sviluppatasi da Cluny ed attorno a Cluny, venendo a fare parte di un Ordine la cui benemerenza maggiore fu l’avere promosso la riforma della Chiesa, ma la cui potenza fu molto presto causa della propria decadenza.

Dei suoi cammini tra i due monasteri, per la cura che ebbe dei primi monaci, è rimasto un gran masso al colmo del monte, su cui la devozione popolare legge sedute di riposo: l’ambiente benedettino fa correre il pensiero agli incontri di Benedetto con Scolastica, e dunque di Alberto e della sorella Teiperga, considerata madre e cofondatrice del monastero fontanellese.

Primo priore di Pontida, Alberto “emigrò in cielo, tristezza al mondo ma gioia per gli angeli” il 2 settembre del 1095 in grande fama di santità; le sue reliquie furono ben presto meta di devozioni che ottennero numerose grazie per la sua intercessione al Dio Trinitario, Padre e Figlio e Spirito Santo.


L'interno della chiesa, il cortile e le abitazioni dell'abbazia









 

Sant’ Egidio, il patrono


“Il beatissimo Egidio è il più sollecito di tutti i santi a giungere in soccorso dei bisognosi, dei tribolati e degli afflitti che a lui si rivolgono”. Così la Guida del pellegrino di Campostela presentava questo antico eremita a coloro che, diretti al celebre santuario della Galizia, giungevano lungo la via tolosana alla tappa obbligata di St-Gilles-du-Gard. Tappa obbligata anche per Alberto, di ritorno dal noviziato di Cluny, tanto da portare in Fontanella la devozione a questo santo. La più antica recensione della Vita, databile appunto al X secolo, narra che Egidio, venuto in Gallia dalla Grecia, suo paese d’origine, dopo una breve sosta in Provenza si era ritirato a vivere vita eremitica in un luogo deserto della Linguadoca, in compagnia soltanto di una cerva che gli forniva il suo latte.  Durante una battuta di caccia  l’animale si salvò perché Egidio fu colpito al suo posto da una freccia scagliata dal re dei Goti, rimanendo ferito a una gamba. Il sovrano donò allora all’eremita delle terre sulle quali egli costruì un monastero, di cui divenne abate. Alla sua morte, le reliquie vennero custodite nel monastero, dando allo stesso una vastissima fama. 
Egidio veniva invocato dal popolo contro un gran numero di malattie e fu nominato patrono delle genti di mare, dei pastori e dei mendicanti, dei mutilati, tanto che nel XV secolo  entrò nel novero dei 14 santi ausiliatori.

Architettura della chiesa

La chiesa abbaziale di Sant’Egidio costituisce un esempio di romanico bergamasco che trova espressione anche nel vicino tempio di San Tomé della piana di Almenno.
L’interno presenta uno schema basilicale costituito da tre navate, separate da colonne, con copertura a capriate e un transetto non eccedente con sopraelevazione all’incrocio. Nella zona presbiteriale, le tre absidi sono precedute da tre campate quadrangolari comunicanti, coperte da volte a crociera. Le pareti interne presentano resti di affreschi del XV e del XVI secolo ancora perfettamente leggibili, anche se sono incerti i personaggi raffigurati.
Di grande rilievo è la torre campanaria.
La chiesa ha subito nel corso dei secoli numerosi danneggiamenti dovuti sia all’incuria che ad attacchi specifici da parte di milizie nei torbidi periodi medievali ed anche a causa di alcuni restauri inappropriati, rivelatisi poi deleteri. I restauri più impegnativi vennero effettuati nel biennio 1910-1911 e nel periodo 1959-1962. L’ultimo restauro  di rilievo risale agli anni 1998-2000, promosso dalla diocesi bergomense, in occasione del Giubileo, restituendo la chiesa e i corpi annessi al pregevole stato attuale. 

Il cimitero

A poche decine di metri dall'abbazia si trova il piccolo cimitero, nel quale sono sepolti, tra gli altri, padre David Maria Turoldo ed il cardinale Loris Capovilla, che fu segretario particolare di papa Giovanni XXIII.




 
La maggior parte delle informazioni contenute in questo articolo sono tratte da un opuscolo, edito dalla diocesi di Bergamo, distribuito nell’abbazia.

Beniamino Colnaghi