Praga,
la capitale della Repubblica Ceca, ha avuto, ed in parte ha tuttora, una delle
più antiche comunità ebraiche in Europa, documentata già a
partire dal X secolo. Il quartiere ebraico di Praga, come forse tutti i
quartieri ebraici del mondo, non ha una storia propriamente felice: questo era il luogo dove tutti gli ebrei, per molto tempo perseguitati, si rifugiavano in edifici
tetri e vicoli stretti e angusti, cercando di resistere a una vessazione dietro l’altra.
Fu nel 1784 che le cose iniziarono a migliorare: l’imperatore Giuseppe II attuò
misure volte all’attenuazione delle persecuzioni verso la comunità ebraica, e
questi atti portarono ad adottare il suo nome per l’intero quartiere (Josefov,
appunto). Da quel momento e per tutto il secolo successivo molti ebrei osarono
uscire dal ghetto, che fu anche massicciamente ristrutturato e abbellito. Nonostante altri episodi terribili, la comunità si espanse e migliorò la
propria condizione economica e sociale, finché non arrivò Hitler e la massiccia deportazione
nei campi di sterminio.
Entrando
da Pařížská, la via delle boutique e delle grandi firme della
moda e del lusso, che collega la piazza della Città Vecchia, Staré Město,
a Josefov, si incrocia per prima la Sinagoga Vecchio-Nuova,
costruita
alla fine del XIII secolo, la più importante del quartiere ebraico di Praga. Leggermente
scostato dalla sinagoga si trova il Vecchio Municipio del quartiere ebraico, ora
sede del Consiglio delle comunità ebraiche del Paese, e, più di lato, la Sinagoga
Pinkas, nella quale le pareti interne portano segni indelebili di un’epoca tragica
per gli ebrei e l’Europa, perché su di esse, negli anni ’90, sono stati scritti
a mano migliaia e migliaia di nomi a caratteri finissimi: quelli dei circa
80.000 ebrei cechi e moravi che, vittime della Shoah, persero la vita nel
tristemente famoso campo di Terezín. Al primo piano della stessa è ospitato il Museo dei Bambini, con la mostra
“I disegni dei bambini di Terezín del 1942-44”, con la collezione di disegni
degli oltre 10.000 bambini sotto ai 15 anni che furono fatti prigionieri. Poco
più avanti si trova il Vecchio Cimitero di Josefov, Starý
Židovský Hřbitov, è il più antico cimitero ebraico d’Europa
conservatosi intatto fino ad oggi, ed è sicuramente uno dei luoghi più significativi di Praga. Franz Kafka non è sepolto qui
ma nel Nuovo Cimitero Ebraico, nel quartiere di Žižkov.
Proseguendo la passeggiata nel
quartiere vale la pena visitare anche la Sinagoga Spagnola, un altro edificio religioso di grande pregio. Costruita
nel 1868, seguendo proprio lo stile Moresco, si chiama così perché nella Scuola
Vecchia, che sorgeva proprio in questo luogo, si era rifugiata la comunità
degli ebrei cacciati dalla Spagna da Isabella di Castiglia, a partire dal 1400.
Furono proprio loro a costruire la Sinagoga Spagnola quando la comunità si fece
sempre più grande ed ebbe quindi bisogno di spazi più ampi.
Gran parte della riqualificazione in
stile rinascimentale del quartiere ebraico di Praga è dovuta a un certo Mordechai Maisel che, alla fine del
1500, finanziò la costruzione della sinagoga che oggi porta il suo nome. Anche
questa fu comunque pesantemente danneggiata durante l’incendio del 1689, per
cui subì diversi rifacimenti in tempi successivi. In questa che era stata
concepita come sua sinagoga privata, Maisel introdusse col tempo tantissimi
oggetti di culto preziosi, molti dei quali vennero trafugati dai nazisti nel
corso della Seconda guerra mondiale. Oggi, la sinagoga ospita una collezione
del museo chiamata “La storia degli Ebrei in Boemia e Moravia dal X al XVIII
secolo”.
Ebbene, passeggiando e visitando il
quartiere, non è raro, anzi, è molto diffuso, imbattersi nelle “pietre
d’inciampo”, i cubetti di pietra ricoperti di ottone lucente, poste davanti
alla porta della casa nella quale ebbe l’ultima residenza una persona deportata
nei campi di sterminio nazisti. Con la loro posa, si intende così mantenere
viva la memoria delle vittime di tutte le deportazioni e allo stesso tempo sensibilizzare
chi passa a riflettere su quanto accaduto in quel luogo e in quella data, per
non dimenticare. L’iniziativa è partita nel 1992 grazie all’artista tedesco
Gunter Demnig e, ad oggi, sono più di 70mila i cubetti posizionati in Europa.
Nessuno inciampa su
di essi. Non creano alcun disturbo
e le persone spesso ci passano sopra senza accorgersene.
e le persone spesso ci passano sopra senza accorgersene.
È il ricordo ad incespicare e sulle pietre
inciampa solo la memoria.
Così, durante un
paio di mattinate fresche e assolate, ho percorso palmo a palmo le strade e i
vicoli di Josefov, alla ricerca delle “pietre”, contribuendo così a far conoscere e
scrivere un’ulteriore pagina della storia della più grande tragedia che il Novecento abbia vissuto. Tragedia che colpì duramente anche questa meravigliosa città.
Di seguito vengono pubblicate alcune
fotografie da me scattate nei giorni 15 e 16 febbraio.
Cliccare sulle foto per ingrandirle.
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Su questo blog sono presenti parecchi articoli che trattano la presenza degli ebrei a Praga ed in Boemia, tra i quali si segnalano:
1) Gli ebrei in Boemia: https://colnaghistoriaestorie.blogspot.com/2012/11/gli-ebrei-in-boemia-praga-la-capitale.html
2) Mordechai Maisel: https://colnaghistoriaestorie.blogspot.com/2012/12/leggende-dal-ghetto-di-praga-mordechai.html
3) Rabbi Low: https://colnaghistoriaestorie.blogspot.com/2013/06/leggende-dal-ghetto-di-praga-rabbi-low.html
4) Gli ebrei nelle terre orientali dell'Impero austro-ungarico: https://colnaghistoriaestorie.blogspot.com/2015/12/gli-ebrei-nelle-terreorientali.html
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