di Livia Colnaghi
Livia Colnaghi il 9 aprile avrebbe compiuto
97 anni. Se ne è andata qualche giorno prima. Una donna dal carattere forte e
combattivo, Livia, fiera, solidale e molto legata alle sue radici, alla sua
famiglia e al paese ove nacque, nel 1923. Le piaceva leggere, documentarsi,
approfondire i fatti, scrivere poesie, brani e racconti tratti dall’esperienza
della sua lunga vita. Ricordo con piacere ed emozione quando, a casa sua, di
fronte ad una tazza di caffè, mi raccontava, lucidamente e appassionatamente, pezzi
della storia della sua vita e delle vicissitudini della “nostra” famiglia (mio
nonno Beniamino era il fratello di suo padre Giuseppe), durante gli anni bui
del fascismo e della guerra, dei soprusi, della fatica e delle privazioni a cui
i contadini e gli operai erano costretti
per mandare avanti la famiglia.
Qualche anno fa mi diede alcuni sui scritti,
che puntualmente ho pubblicato su questo blog. “Il volontariato” è l’ultimo in mio possesso. Lo pubblico ora in
suo ricordo. (b.c.)
Il
volontariato è un settore molto importante della società, animato
dall’impegnativo lavoro dei volontari, attività che lascia poco spazio
all’improvvisazione ma che richiede preparazione, attitudine, dedizione,
pazienza e spiccate competenze comunicative.
Riconosciuto
dalla comunità e apprezzato per il ruolo che occupa, il volontario procede con
coraggio, animato da spirito di forza e di volontà. Ed è una persona vitale,
operosa, che si sente felice di lavorare per coloro che hanno bisogno di aiuto:
non vuole essere felice da solo, al contrario si sente soddisfatto nel dare
agli altri un po’ di sé stesso.
Il
volontario parla di bontà, sa essere sereno in ogni circostanza, regala un
sorriso alle creature che incontra; riconosce il valore del sorriso, sa che è
il preludio di un dolce viso, ricorda che arricchisce chi lo riceve, senza
impoverire chi lo dona, si accorge che non dura un istante e che il suo valore
è eterno, sente che dà forza e consolazione a ogni pena e impara ogni giorno
che è un rimedio naturale d’amore per chi soffre.
Rafforza
la propria vitalità con la sua opera, sostenuta e rafforzata dal senso del
vivere bene, il suo lavoro è d’esempio a sviluppare la propria capacità di
cambiamento e a impegnare risorse personali verso il cambiamento collettivo.
Fare
volontariato dovrebbe innalzarsi a valore sociale e condiviso: ad ogni età,
animato da buon cuore, si potrebbe sostenere la solitudine e l’emarginazione,
rendere disponibili le proprie risorse a chi necessita e di sostegno alle
normali attività quotidiane, come essere accompagnati negli spostamenti dalla
propria casa verso l’ospedale per poter fare le visite e gli esami.
Sentendosi
sempre pronto e disponibile nel servizio agli altri, da un aiuto per piccoli problemi
quotidiani a chi non ha le risorse per affrontarli, da forza al morale, crea
atmosfere di serenità e lo fa discretamente, senza spettacolarizzazione, ma con
grande, sorridente soddisfazione interiore.
La cosa
più bella del volontariato, oltre naturalmente al servizio offerto, è il senso
di appartenenza e di condivisione che si instaura fra i volontari di tutte le
età e classi sociali. Questi impegni creano gruppo, squadre, famiglia,
comunità.
Ad
oggi, nella Regione Lombardia, il vento ha soffiato forte lanciando voce a
persone di buon cuore, chiamandole a partecipare con impegno e sacrificio al
servizio del volontariato, fornendo soluzioni di solidarietà nella prospettiva
della democrazia sociale.
Il
mio augurio e il desiderio di questo mio scritto è di far riflettere sulle
molteplici attività di volontariato, alle quali ognuno di noi potrebbe
partecipare attivamente, portando un po’ di sé come sa fare… sarebbe bello che
ognuno di noi si muovesse per ottenere informazioni più specifiche sulle
diverse attività erogate, che conoscesse la realtà del territorio, i centri, le
associazioni e che incontrasse altri modi di vivere, difficoltà oggettive e
sofferenze soggettive, paure, coraggio, gioia, speranza e fede.
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