lunedì 20 febbraio 2012

Il  poligono militare di Milovice (Repubblica Ceca) diventato campo di prigionia

Milovice, anticamente Milowitz, che nel XV/XVI secolo era il capoluogo di una Contea con un annesso maniero, divenne, fin dalla campagna di Napoleone contro la Russia nel 1800, luogo di deportazione dei prigionieri di guerra. A partire dal 1948, il nome Milovice (provincia di Nymburk, Repubblica Ceca) è stato associato alle forze del Patto di Varsavia, che qui vi avevano collocato il proprio comando occidentale, nonché una base logistica di notevole importanza e praticamente inaccessibile. Milovice era tuttavia noto a moltissime famiglie italiane, russe e serbe poiché lì vi finirono, a partire dal 1914, molti dei prigionieri del fronte austriaco durante la Prima guerra mondiale.

Cippo dedicato ai soldati italiani sepolti a Milovice

Originariamente l’area adiacente al villaggio di Milovice, chiamata in origine Starý Benátky, non era destinata a campo di prigionia, ma alle esercitazioni di tiro dell’artiglieria. La raccolta ed il concentramento di prigionieri non fu effettuato quindi, come spesso all’epoca, in aree create appositamente, ma in questo caso furono sfruttati gli spazi e le infrastrutture del preesistente poligono militare austro-ungarico.

Agli inizi del XX secolo l’unico poligono di grandi dimensioni della monarchia asburgica si trovava in territorio ungherese, ad Hajmaskér. Tale poligono era destinato alle esercitazioni di tiro di artiglieria, ma non era sufficiente a tutte le esigenze militari a causa sia dell’accrescersi di intensità delle esercitazioni e sia per la notevole distanza di tale località dai singoli comandi d’armata austro-ungarici. Le esercitazioni leggere erano di solito effettuate in territori molto limitati situati in prossimità delle singole caserme cosicché l’erario austro-ungarico era costretto a prendere in affitto, sia da privati sia dalle amministrazioni locali, terreni da destinare temporaneamente alle esercitazioni con tiro a fuoco della fanteria. Nel 1903 cominciarono le trattative per allestire a Milovice un nuovo poligono, ovvero furono contattati dall’erario militare i vari proprietari di terreni e di immobili della zona. Nel 1904 furono quindi conclusi i contratti di acquisto e gli abitanti di un intero villaggio, Mladá, furono trasferiti altrove. Gran parte dei terreni appartenevano in origine alla famiglia Thun-Hohenstein, già però fortemente indebitata con la Länderbank austriaca, che quindi provvide ad incassare la maggior parte dei proventi dell’erario militare. A fine anno l’estensione del poligono raggiunse i 35 km², destinati comunque ad accrescere nel corso degli anni.
Le prime strutture furono immediatamente allestite subito dopo l’acquisto nel 1904 e furono collocate su un lieve pendio. Il primo quartiere era composto di 43 edifici ad un piano in mattoni destinati in massima parte all’alloggiamento delle truppe. Quattro edifici furono divisi in appartamenti destinati ai militari di carriera. Fu anche costruito un ospedale e, ad una certa distanza, un padiglione di isolamento. Non mancavano inoltre stalle per cavalli, officine di vario tipo ed un edificio per i bagni termali. Nel poligono non ci fu mai una guarnigione fissa e gli edifici erano occupati in maniera temporanea dalle truppe che si esercitavano al tiro a fuoco. Il complesso poteva ospitare 2 reggimenti di fanteria ed un battaglione di cacciatori, ovvero all’incirca 3400 uomini.
La costruzione del I campo di Milovice fu realizzata in tempi brevissimi, con la supervisione degli ufficiali dello stato maggiore austro-ungarico, comandati dal cav. Von Czibulka, ex comandante dell’VIII corpo d’armata di Praga. Il comando della base si sistemò nel villaggio di Lipník, ai confini del poligono e distante 9 km da Milovice.


E’ inoltre necessario aggiungere che Milovice, fino a quel momento villaggio di nessuna importanza, con la nascita del poligono subì una profonda trasformazione. Dopo il 1904 qui vi sorsero (così come in alcuni altri villaggi vicini) una chiesa, una casa parrocchiale e la posta. Si sviluppò inoltre il commercio e sorsero svariate botteghe artigiane e luoghi di ristoro. Ne approfittarono in particolare gli agricoltori, che, oltre a fornire di generi alimentari l’esercito, affittavano cavalli e locali durante i periodi di affollamento di truppe, ovvero dalla primavera all’autunno.

Allo scoppio della I guerra mondiale si assistette ad una serie di cambiamenti nella struttura del poligono. Sebbene continuasse l’afflusso delle truppe destinate alle esercitazioni per il tiro a fuoco, queste non furono più alloggiate nel campo poiché cominciarono ad affluire allo stesso tempo un numero imprevisto di prigionieri di guerra, all’epoca in prevalenza russi e serbi. Nei primi tre mesi di guerra i prigionieri alloggiati a Milovice ammontavano già a 5.000. Nell’autunno del 1914 l’erario austro-ungarico fu quindi costretto ad avviare la costruzione di nuove baracche per i prigionieri di guerra. Ad ovest del campo numero I, su di un lieve pendio, fu costruito il cosiddetto campo di prigionia numero II composto di 101 edifici. Questi erano in legno con pareti rivestite di carta catramata e fondamenta in mattoni. La costruzione fu affidata ai contadini della zona ed ai prigionieri russi. Le baracche erano lunghe dai 30 ai 45 metri ed erano larghe 10. In ogni baracca potevano essere alloggiati dai 200 ai 300 uomini. Nel campo c’erano inoltre cucine, vasche per l’igiene personale e per il lavaggio dei vestiti, ed altri tipi di servizi. Sono conservate ancora alcune circolari imperiali in cui veniva stabilito che il campo, nonostante la sua sobrietà, dovesse risultare pienamente funzionante.
Gli ufficiali prigionieri furono invece collocati nel campo numero uno.

Allo scoppio della guerra con l’Italia, a causa del continuo affluire di prigionieri, fu costruito il campo III. In questo campo furono costruite 46 baracche dello stesso tipo del campo II. Secondo le registrazioni del campo, al 19 giugno del 1915 erano presenti nel campo già 25.391 prigionieri di varie nazionalità. Sempre nel 1915 fu costruito il cimitero militare.
Nel secondo rendiconto annuale del 1916 si riporta che per quell’anno avevano soggiornato nel campo 46.000 prigionieri. Dall’ottobre del ’17, ovvero dopo lo sfondamento di Caporetto, la situazione nel campo di prigionia divenne complessa per le autorità del campo stesso e più che drammatica per i prigionieri. Un documento del febbraio 1918 riporta che al 27 novembre del 1917 i prigionieri erano in tutto 6.073, mentre al 10 gennaio il loro numero ufficiale era già salito a 15.363, creando non poche complicazioni alle autorità austriache che non riuscirono a sfamare in nessun modo i prigionieri, che così patirono la fame e enormi sofferenze.

CONDIZIONI DI LAVORO DEI PRIGIONIERI DI GUERRA

Una parte dei prigionieri di guerra veniva utilizzata nel campo per eseguire soprattutto lavori di costruzione o di spianamento. L’orario di lavoro sarebbe dovuto corrispondere a quello dei lavoratori civili. A causa dell’alimentazione ridotta la loro produttività veniva però considerata molto scarsa. A tal proposito una commissione ministeriale imperiale in visita nell’aprile del 1918 a Milovice nota come più prigionieri italiani svolgevano lavori che in condizioni normali avrebbero svolto molto meno persone. In panetteria, ad esempio, erano impiegati 50 prigionieri italiani che giornalmente preparavano 4000 pezzi di pane. Il loro guardiano era un fornaio di professione che alla domanda del presidente della commissione di controllo di quanti uomini gli sarebbero bastati in condizioni normali afferma in tutto 4.

L’ALIMENTAZIONE DEI PRIGIONIERI

Nelle cucine del campo erano ammessi al lavoro anche quei prigionieri di guerra che come impiego civile erano stati cuochi, fornai o macellai. Nelle circolari è spesso ricordato che la dieta deve essere sufficiente affinché non sia compromesso lo stato di salute del prigioniero di guerra.

L’ASSISTENZA MEDICA AI PRIGIONIERI DI GUERRA

L’amministrazione austro-ungarica considerava tre tipi di malati:
a)    coloro i quali erano già in cattive condizioni fisiche prima di essere fatti prigionieri;
b)    coloro che erano stati feriti poco prima di essere fatti prigionieri;
c)    coloro che si erano ammalati nel campo stesso.
Fu il terzo tipo di ammalati ad essere il più frequente.

Ben presto, oltre all’ospedale, 10 baracche vennero trasformate in lazzaretto ed altre 2 quali reparti di isolamento per i casi di infezione. A Milovice venivano inoltre concentrati anche gli ammalati provenienti da altri campi della Boemia centro-occidentale. Nel 1916 l’ospedale già contava 874 ammalati permanenti. Fu quindi in fretta fornito di nuove attrezzature corrispondenti agli standard dell’epoca. Dal primo novembre 1914 fino al 31 dicembre 1915 risultavano essere stati in cura 5048 pazienti, mentre erano stati effettuati nello stesso periodo 239.676 interventi ambulanti, compresi quelli ai denti. Le diagnosi prevalenti riguardavano: polmonite, meningite, malattie dell’apparato digerente, deficit cardiaco, infarto, edema polmonare, tbc, tifo, spagnola, febbre purpurica, indebolimento generale, colera, ecc. A causa del crescente numero di ammalati, alla fine del 1916 furono assegnati all’ospedale del campo altri due medici provenienti dall’ospedale della riserva di Kolín. Furono stabilite severe misure preventive contro il diffondersi delle malattie infettive. Nel campo operavano sei disinfettori mobili, nei quali era possibile disinfettare gli indumenti. I prigionieri di guerra infetti, o sospetti di infezione, venivano separati dagli altri. Tutte queste misure risultarono però inutili e le infezioni si diffusero in maniera sempre più travolgente. Gli italiani inoltre, a differenza dei russi e dei serbi, abituati ai climi rigidi, patirono più di questi ultimi le privazioni della prigionia. La mortalità degli italiani ammontava quindi a minimo 3-5 prigionieri al giorno, con periodi in cui si arrivava ad oltre trenta casi giornalieri.
I Caduti venivano inizialmente inumati in bare e singolarmente. Successivamente, dopo i primi sessantaquattro decessi, furono sepolti in fosse comuni e senza bare. La morte del prigioniero veniva diligentemente registrata e veniva emesso un certificato di morte. In questo documento veniva riportato il nome, il cognome, il luogo di morte, il reparto di appartenenza, il grado, la data di nascita, l’indirizzo, lo stato civile, il credo religioso, la nazionalità, l’impiego, la causa di morte, il nome del medico che aveva diagnosticato la morte, il prete che aveva assistito al rito funebre.

 

L’ASSISTENZA SPIRITUALE

Nel campo operavano dieci preti che rappresentavano le diverse religioni a cui appartenevano i prigionieri. Alcuni di loro erano anche dottori in teologia.
Le celebrazioni religiose erano differenziate a seconda della liturgia. Per gli ebrei era inoltre previsto il Kocher ed il sabato festivo. I rispettivi curati assistevano a tutti i funerali dei Caduti, così come previsto anche dall’ordinamento interno del campo. Al funerale di tutti i morti italiani partecipò anche il prete cattolico di Milovice, padre Pavel Švankmaier.

LA VITA CULTURALE NEL CAMPO

La Croce Rossa internazionale poteva rifornire i prigionieri di libri e di giornali di carattere non politico. I prigionieri italiani inoltre formarono una banda militare, grazie agli strumenti donati sia dalla popolazione locale che dalla stessa amministrazione militare austro-ungarica. La banda era spesso presente ai funerali; intervenne quando fu firmata la pace tra russi ed austro-ungarici, quando furono rimpatriati i prigionieri russi e quando furono rimpatriati, alla fine dalla guerra, i primi prigionieri italiani.

IL CIMITERO
Il cimitero militare fu costruito nel 1915. La sua estensione è di 5.000 mq. Secondo alcuni documenti, il numero dei Caduti italiani ammonterebbe a circa 5.200. A questo numero si devono aggiungere i 182 italiani esumati nel maggio del 1927 dal cimitero di Broumov, e concentrati a Milovice.


Dal 1919, ogni anno, nei primi giorni di novembre, veniva reso onore ai Caduti. Tale tradizione, con tutti i suoi fasti, è stata ripresa a partire dal novembre 1991, anno in cui fu ricostruito il cimitero ove riposano le salme dei soldati italiani.

Monumento ai caduti italiani

L’inaugurazione del neo restaurato monumento ai Caduti d’Italia risale al 29 ottobre 1922. La nuova sala di esposizione, con cimeli e documenti originali sul campo di Milovice è stata inaugurata il 2 novembre 1996, mentre la strada che conduce al cimitero è stata intitolata Via Italia.

Tombe dei soldati di fede ortodossa


Beniamino Colnaghi

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