lunedì 6 ottobre 2014

Leggende dal ghetto di Praga: il Vicolo Belele

Quinto post sulle leggende che riguardano personaggi e fatti avvenuti, molti e molti anni fa, nel vecchio ghetto ebraico di Praga.

Durante il periodo in cui a Praga governò Rodolfo II (1583 – 1610 circa), scoppiò una terribile epidemia fra gli ebrei della città, la quale fece vittime soltanto fra i bambini.
L’Angelo della Morte infieriva impietoso nelle case di Israele. Centinaia di cadaveri venivano portati ogni giorno al Bethchajim, l’antico cimitero ebraico di Praga e, molto spesso, rimanevano lì molte ore prima di poter essere sepolti. A causa di ciò ed anche per colpa delle esalazioni venefiche emanate dai cadaveri, la peste si diffuse ancor più rapidamente. 

L'arrivo dell'Angelo della Morte (Praga, museo del ghetto)
Lo strazio e la disperazione avvolsero la comunità ebraica e dal momento che l’epidemia si era manifestata esclusivamente nel quartiere ebraico, venne interpretata come una punizione scagliatasi sull’intera comunità. La maggior parte degli ebrei pensò che la causa potesse essere dovuta a qualche crimine commesso da elementi della comunità. Vennero intonate preghiere speciali, furono organizzate giornate di digiuno per espiare il peccato e implorare il Cielo di allontanare l’epidemia. Purtroppo, l’epidemia continuò a mietere vittime. I becchini continuavano a lavorare e seppellire senza sosta. Un ulteriore tentativo consistette nel radunare tutti i rabbini e le persone erudite di Praga per consultarsi sui rimedi da porre affinché si potesse fermare la furia dell’Angelo della Morte.

I rabbini indagarono dapprima su quale fosse la causa dell’epidemia, su quale fosse il crimine per il quale era stata inflitta alla comunità una posizione così severa. Nessuno, purtroppo, riuscì a trovare la vera ragione. Nella notte seguente, Rabbi Löw, che aveva preso parte alla riunione dei rabbini, cominciò a pensare profondamente alle cause ed alla possibile via d’uscita. Dopo alcune ore, stanco e sconsolato, andò a letto. Sognò che il profeta Elia veniva da lui e lo conduceva al Bethchajim, dove i cadaveri dei bambini uscivano dalle loro tombe. Quando il rabbino si svegliò, sudato e tremante, meditò a lungo sul sogno. Gli sembrò, da subito, un messaggio di Dio per aiutarlo a scoprire la vera causa della peste. Fece chiamare uno dei suoi allievi più preparati, al quale disse: “Senti, il Signore nostro Dio ci ha coperti di miseria e infelicità perché abbiamo peccato gravemente. Per scoprire di quale crimine ci siamo macchiati, ti chiedo di andare a mezzanotte nel cimitero e, quando vedrai i bambini uscire dalle loro tombe vestiti con le vesti bianche, strappa ad uno di loro il Tachrichim, la veste funebre, e portamelo.

La tomba di Rabbi Löw nel vecchio cimitero ebraico di Praga (1609)
Il ragazzo fece come gli era stato ordinato. Verso mezzanotte si recò al cimitero e attese con ansia, mista di paura, che i bambini uscissero dalle tombe. Quando l’orologio del municipio ebraico batté la mezzanotte, da sotto le pietre tombali cominciarono a venir fuori molti bambini piccoli vestiti di bianco, ondeggiando sopra le tombe e dando vita ad una bizzarra danza di spiriti. Un tremendo brivido si impossessò dell’allievo del rabbino il quale, con la poca forza rimastale, strappò ad un bambino la veste funebre e si affrettò a guadagnare il cancello d’uscita.


Arrivò a casa di Rabbi Löw senza fiato, raccontò ciò che vide e diede al rabbino la veste funebre strappata al bambino. 
Nel frattempo, al primo rintocco dopo mezzanotte, nel cimitero tutti i bambini cominciavano a scivolare nelle loro tombe. Tranne uno, il quale, accortosi che gli mancava la veste, si diresse a casa del rabbino. Si fermò davanti alla finestra illuminata e, implorando, tese le braccia nell’atto di riavere il suo vestitino, senza il quale non avrebbe potuto rientrare nella sua tomba. “Rabbi, restituiscimi il mio Tachrichim!” “Se vuoi riavere il tuo Tachrichim devi dirmi qual è la causa di questa epidemia.” Il bambino, dopo aver smesso di piangere e implorare, svelò il motivo per il quale la peste colpì così duramente la comunità ebraica praghese: in un vicolo non lontano dalla casa del Rabbi vivevano due coppie di sposi che conducevano una vita immorale, per questo l’epidemia era stata scagliata sulla comunità e non si sarebbe arrestata fino a quando le due coppie non fossero state punite. “E ora che io ti ho svelato la causa della peste, restituiscimi il mio Tachrichim.” Rabbi Löw mandò a chiamare le due coppie e inflisse loro una severa punizione perché avevano portato tanta morte, infelicità e miseria alla comunità ebraica. L’epidemia ebbe così fine.

Il vicolo nel quale abitavano le due coppie di peccatori ricevette dal popolo il nome di Vicolo Belele, composto dai nomi delle due donne vissute nella lussuria: Bella e Ella.
                                                                        
Beniamino Colnaghi

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