Il
primo festival di Re Nudo si tenne a Lecco nel 1971
Il nome Re Nudo deriva dalla favola di Hans
Christian Andersen, in cui si racconta di un re che compare svestito davanti al
suo popolo a causa di un sarto burlone. Nessuno ha il coraggio di parlare, finché
un bambino quando lo vede passare ingenuamente esclama: «ma il re è nudo!».
Negli intenti della redazione, composta da giovani poco più
che ventenni, la rivista ha la stessa funzione di quel bambino. Denunciare gli episodi più assurdi e
macroscopici di cui però nessuno per paura o per conformismo, ha il coraggio di
parlare. Il budget a disposizione è di 100 mila lire.
Re
Nudo è la rivista più
longeva dell’underground italiano e rappresenta una delle più note e
significative espressioni della controcultura e della controinformazione, dagli anni successivi alla
contestazione sessantottina fino all’esplosione del Settantasette. Nasce a
Milano su iniziativa di Andrea Valcarenghi, Guido Vivi e Michele Straniero;
Valcarenghi, ex membro del gruppo Onda verde, sarà direttore e principale
responsabile della linea editoriale della rivista per tutta la sua durata. Il
n. 0 del novembre del 1970 viene pubblicato come supplemento al numero 19 di Lotta Continua e presenta in copertina
il disegno di un ragazzo hippie sovrapposto, come detto, al testo della
favola Gli abiti nuovi dell’imperatore di Andersen,
conosciuta come la favola del “Re nudo”. Il direttore responsabile ai sensi di
legge è Marco Pannella, che tuttavia non ricopre incarichi effettivi
all’interno della redazione; dal n. 6 del 1971 Re Nudo ha un proprio direttore responsabile, Marina Valcarenghi,
sorella di Andrea.
La rivista Re Nudo n. 17 e, sotto, l'antologia dal 1970 al 2000
Il primo numero è stampato in offset, in un formato
inconsueto e poco pratico, la tiratura di 10 mila copie, la foliazione di 16
pagine e il prezzo di copertina è fissato a 200 lire.
Legato nell’immaginario collettivo a grandi
eventi come quello di Woodstock negli Stati Uniti o dell’isola di Wight in Gran
Bretagna, il fenomeno dei pop festival si sviluppa in Italia a cavallo tra gli
anni Sessanta e Settanta e trova nei festival organizzati dalla rivista Re Nudo, otto in totale svoltisi durante
gli anni Settanta, una delle manifestazioni più significative e durature. Il
raduno musicale nasce dalla necessità delle realtà di controcultura e dei
movimenti giovanili di creare eventi aggregativi che si facciano espressione di
un senso di identità collettivo e della massima libertà creativa, prefigurando,
in un luogo e in un tempo circoscritti, l’avvento di una società segnata da un
profondo cambiamento nei costumi. Alle origini di questi festival risiede
dunque una diversa idea di collettività, basata sulla solidarietà e sulla
trasgressione dalle norme borghesi; questi elementi vengono tuttavia assorbiti
rapidamente dal sistema economico che trasforma il pop festival in una proficua
occasione di guadagno, annullando le istanze sociali e politiche, più o meno
esplicite, in esso contenute. Consapevole del processo di mercificazione che
minaccia a livello internazionale lo “spirito” dei raduni, la redazione di Re Nudo assume inizialmente come
priorità nell’organizzazione dei festival quella di mantenere l’autonomia
rispetto al mercato, gestendo e producendo in proprio l’evento.
La prima edizione è in programma nel weekend tra il 25 al 26 settembre,
la sede scelta è Ballabio, piccolo comune appena sopra Lecco, direzione
Valsassina. L’idea di metter su una festa di musica libera a Lecco nasce da
alcuni giovani del posto, durante una festa tra amici, che si svolge nel
giardino di una villa privata. Subito parte il passaparola, qualche telefonata,
conoscenze, contatti con Andrea e Marina Valcarenghi a Milano. Un po’ sognando,
un po’ divertendosi, con molta approssimazione, questi giovani danno vita alla “Woodstock
italiana”, il primo raduno rock, primo dei grandi riti del movimento giovanile degli
anni Sessanta/Settanta.
Lì a Ballabio c’era il prato di Montalbano, regolarmente concesso dal
proprietario, una sorta di oasi, una conca in mezzo al bosco a forma di
anfiteatro ricoperta di erba, dalle alture del quale si vede il lago, luogo che
si può raggiungere a piedi dal centro abitato di Lecco in una mezz’oretta, tra
boschi e prati. Si allestisce un palco fatto da tubi innocenti e tavole di
legno, senza nessuna separazione tra i musicisti e il pubblico e un bar/punto
ristoro, dove tutto costa 100 lire, prezzo politico: panini, birra, vino, salamelle,
caffè, gelati. La “Lecco bene”, nei giorni precedenti l’evento, assisteva, un
pochino allarmata, a inedite file di giovani con in spalla uno zaino, che si
incamminavano su verso i boschi. Malgrado la logistica, la scomodità per
raggiungere l’area e le previsioni meteo non proprio incoraggianti arrivano
circa 12mila persone, che si accampano con tende e sacchi a pelo, tanti senza
neppure quello. Nonostante i disagi per un’organizzazione non preparata ad
accogliere questi numeri, Re Nudo ha la prova che
anche l’Italia è matura per i raduni pop e già si decide che l’appuntamento
andrà riproposto l’anno seguente.
Sul palco si alternarono band e
musicisti rigorosamente non commerciali, tra i quali Alberto Camerini e Claudio
Rocchi. Un successo straordinario.
Nel festival di Ballabio, come
anche in quelli che si erano succeduti, sono passati tanti volti del Re Nudo di
allora, diventati poi musicisti e compositori perché, nel suo piccolo, “Montalbano”
ha raccolto talenti che hanno attivato altri talenti, lasciando un solco
profondo nello sviluppo della formazione culturale di chi lo visse.
Nessuno si è mai spiegato perché quell’esplosione
giovanile accadde proprio a Lecco, che, città piccola e industriale, allora era
una noia rispetta a Milano e ad altre città più vivaci. Qualcuno ha parlato di
ragazzi, gli organizzatori, che non si spaventarono di scuotere e svegliare una
cittadina provinciale. Sostennero che quell’arcipelago giovanile che si unì su
quel pratone era già il nuovo orizzonte del cambiamento sociale in atto dopo il
Sessantotto. Forse fu solo un momento, che però divenne magicamente l’occasione
di musica, fratellanza, emozione e giostra collettiva in cui riconoscersi, col
piacere di stare insieme senza dividersi e accapigliarsi.
Qualcosa che oggi pare
semplicemente perduto.
Beniamino Colnaghi
Sitografia
Re Nudo: https://renudo.org/
Lecco cannel: https://www.leccochannel.it/2021/01/26/re-nudo-lecco-quando/
Le culture del
dissenso: https://www.culturedeldissenso.com/pop-festival-re-nudo/
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