Agosto 1848: Giuseppe Garibaldi è in Brianza, a Verderio,
Merate e Imbersago
L’intento di questo breve scritto è quello di
raccontare il passaggio di Garibaldi, accompagnato da alcuni suoi fedelissimi,
sul territorio di alcuni Comuni della Brianza Comasca, oggi Lecchese, nell’obiettivo
di cacciare l’invasore austro-ungarico e ricomporre sotto un’unica bandiera il
suolo italiano.
Nei primi mesi del 1848 Garibaldi
era in Uruguay. Il 5 aprile, in compagnia di una sessantina di suoi uomini, si
imbarcò sul brigantino Speranza per far ritorno in Italia. Giunti in Spagna, e
saputo di ciò che stava avvenendo in Italia, fecero rotta su Nizza, città
natale di Garibaldi, dove arrivarono il 23 giugno. Dopo 14 anni ritrovò la
moglie Anita ed i figli e riabbracciò la madre. Trascorsi pochi giorni in
compagnia dei familiari, la sua volontà fu quella di dirigersi a Milano, ma
Mazzini e Medici, repubblicani, cercarono di dissuaderlo, perché là
combattevano, dalla parte dei milanesi, i monarchici del re Carlo Alberto. Garibaldi
ribatté che lui era tornato dall’America per combattere i nemici dell’Italia.
Il 4 luglio 1848 si recò a Roverbella a colloquio con re Carlo Alberto, ma
subito notò la diffidenza del Savoia nel trovarsi al cospetto di questi uomini
che indossavano la camicia rossa.
Chiuso il negativo incontro con
il re sardo, Garibaldi puntò su Milano, dove arrivò il 20 luglio. Gabrio
Casati, capo del governo provvisorio, accolse bene i garibaldini e al generale
conferì il grado di colonnello. Ma l’aria che si respirava non faceva presagire
niente di buono, gli austriaci si apprestavano a ritornare a Milano.
Garibaldi con i suoi venne
inviato a Bergamo in cerca di rinforzi, ma quasi subito richiamato dovette
fermarsi a Monza, dove trovò un clima decisamente caotico, che impiegò due o
tre giorni per ripristinare il pur minimo ordine. Da Monza, secondo i piani
prestabiliti, partirono attraverso la campagna verso Bernareggio e Usmate. Il
pranzo del 2 agosto venne consumato a Bernareggio, a palazzo Landriani. Nel
primo pomeriggio Garibaldi ripartì alla volta di Verderio Superiore, tre chilometri più a
nord, dove incontrò la famiglia del conte Confalonieri, il quale invitò i
prestigiosi ospiti a cena.
Verderio, sullo sfondo villa Gnecchi Ruscone, costruita ove nel 1848 sorgeva villa Confalonieri
Il giorno seguente, come
previsto, Garibaldi incontrò Mazzini a Merate. Il generale, nel suo libro “Memorie”,
a pagina 144, scrisse testualmente: “Mi comparì il Mazzini, sotto la sua
bandiera, attorniato da un folto gruppo dei suoi intellettuali”.
I nostri due eroi del
Risorgimento furono ospiti dei principi Belgioioso, sino al pomeriggio
inoltrato del 4 agosto 1848. A tale proposito è da ricordare che la principessa
Cristina fu una delle principali ispiratrici e finanziatrici del giornale
mazziniano “Giovine Italia”.
Durante il suo breve soggiorno a
Merate, Garibaldi scrisse un breve comunicato rivolto ai suoi seguaci:
ALLA LEGIONE ITALIANA (1)
Ordine del giorno
Merate, 4 agosto 1848
Legionari, il cannone tuona – Il
punto in cui siamo è pericoloso, come in posizione di essere tagliati fuori, e
poi il giorno di domani ci promette un campo di battaglia degno di voi.
Adunque vi chiedo ancora una
notte di sacrificio – Procediamo la marcia.
Viva l’indipendenza italiana!
G. Garibaldi
Terminati gli estenuanti discorsi
previsionali, Garibaldi, Mazzini e il loro seguito marciarono su Imbersago,
dove il generale, nella serata del 4 agosto, tenne dal balcone del palazzo
Albini, affacciato sulla piazza del piccolo borgo, l’immancabile discorso.
Merate, l'interno di villa Belgioioso
Sotto, Imbersago, targa ricordo dell'evento e la palazzina dalla quale Garibaldi parlò alla folla
Il giorno dopo, all’alba,
incolonnati arrivarono a Brivio, sulle rive del fiume Adda, risalirono verso
Calco e presero la via per Como. E qui la visita di Garibaldi in Brianza
terminava.
A Como i due grandi uomini del
nostro Risorgimento di divisero, Mazzini proseguì verso nord, per Lugano, Garibaldi piegò verso il lago Maggiore
e, giunto ad Arona, s’imbarcò sui mezzi messi a disposizione
dell’amministrazione locale e puntò su Luino, dove sapeva che avrebbe
incrociato gli austriaci.
Quella brianzola fu solo una
breve tappa di un percorso che, tredici anni dopo, ci condusse alla nascita dello Stato unitario italiano (seppur ancora parziale
e incompleto) proclamato il 17 marzo 1861.
Beniamino Colnaghi
(1) Giuseppe Garibaldi, Scritti politici e militari, Ricordi e pensieri inediti, raccolti su
autografi, stampe e manoscritti da Domenico Ciampoli, Roma, Enrico Voghera editore,
pag. 20
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