Abbazia di Sant’Egidio in Fontanella del Monte (Bg)
Cenni di storia
Il 13 gennaio 1080 prese
avvio, per iniziativa di Alberto da Prezzate, l’antico priorato di Sant’Egidio sul Monte Canto. Esso nacque dalla pietas
di un potente convertito al monachesimo, e del suo consortium familiare (nell’atto di fondazione sono citati i nomi di
Giovanni, Isengarde e Teiperga, la cui tomba si trova nel chiostro). Ordinati
dalla regola benedettina di Cluny, qui i monaci vissero fino all’aprile 1473,
quando papa Sisto IV tolse la comunità monastica da Fontanella. L’8 ottobre
1575 il priorato venne annesso, insieme al priorato di Pontida, ai beni della
basilica di San Marco a Venezia dall’arcivescovo di Milano Carlo Borromeo.
Intorno al 1630 la chiesa
di Sant’Egidio tornò alla Diocesi bergamasca. Il 27 maggio 1699 venne eretta la
parrocchia di Fontanella e le furono assegnati un parroco e un chierico. Fino
al 1986 questo territorio era chiamato Fontanella
del Monte e, quindi, la sua parrocchia prese il nome di S. Egidio di Fontanella del Monte.
Negli anni che vanno dal
1964 al 1992 è stato ospitato, presso le strutture dell’abbazia, il servita
David Maria Turoldo, insigne teologo, filosofo, scrittore e poeta friulano, membro dell'ordine dei Servi di Maria. Proprio
nel 1992, il 6 febbraio, padre Turoldo muore in una clinica di Milano, e, per
sua espressa volontà il corpo viene tumulato nel piccolo cimitero di Fontanella.
Turoldo, dal 2016, riposa accanto ad un
altro grande uomo di Chiesa, il cardinale Loris Capovilla, per oltre un decennio, dal 15 marzo 1953 al 3 giugno 1963, segretario particolare
di Angelo Giuseppe Roncalli, prima quando questi, appena
diventato cardinale, viene nominato nuovo patriarca di Venezia, poi, dal 28 ottobre 1958, quando Roncalli diventa papa Giovanni XXIII;
incarico che terrà fino al momento della morte
del pontefice.
A Sant’Egidio il papa,
nativo di Sotto il Monte, un piccolo paese di contadini ai piedi di Fontanella,
saliva ogni anno a rifocillare lo spirito nelle pietre che, egli diceva,
pregano per noi.
Dal 1998 il complesso è
divenuto Cappellania Vescovile, guidata da un proprio rettore, che ha il compito di garantire il silenzio a chi è in
ricerca, sia attraverso l’incontro personale e di gruppo, sia con celebrazioni
liturgiche che esprimano la preghiera della Chiesa nella sobrietà, che diventa
essa stessa solennità.
Sant’Alberto, il fondatore
Alberto, nato a Prezzate,
piccola località poco distante da Fontanella del Monte, del quale sono incerte
le date di nascita e di morte, fu un personaggio molto importante del suo
tempo, con capacità economiche rilevanti, come testimoniato dal fatto che abbia
fondato l’abbazia di San Giacomo di Pontida, pochi anni prima del priorato di
Sant’Egidio, entrambe sui due declivi del Monte Canto.
Ebbe pure un potere
politico importante, tanto da accompagnare in diversi placiti gli imperatori
Enrico III ed Enrico IV, testimoniando così una certa vicinanza e familiarità
verso l’imperatore.
Il nobile Alberto, che
indosserà l’abito monacale e sarà canonizzato, fu uno dei maggiori propugnatori
e diffusori del riformismo cluniacense in Lombardia. Si adoperò per lo sviluppo
delle abbazie, riuscendo ad ampliarle e renderle economicamente e politicamente
importanti, coinvolgendo in quest’opera molti esponenti dell’aristocrazia
militare di Bergamo.
Il monastero di S. Egidio
stesso rientrò in quella rete europea di priorati sviluppatasi da Cluny ed
attorno a Cluny, venendo a fare parte di un Ordine la cui benemerenza maggiore
fu l’avere promosso la riforma della Chiesa, ma la cui potenza fu molto presto
causa della propria decadenza.
Dei suoi cammini tra i due
monasteri, per la cura che ebbe dei primi monaci, è rimasto un gran masso al
colmo del monte, su cui la devozione popolare legge sedute di riposo:
l’ambiente benedettino fa correre il pensiero agli incontri di Benedetto con
Scolastica, e dunque di Alberto e della sorella Teiperga, considerata madre e
cofondatrice del monastero fontanellese.
Primo priore di Pontida, Alberto “emigrò in cielo, tristezza al mondo ma gioia per gli angeli” il 2 settembre del 1095 in grande fama di santità; le sue reliquie furono ben presto meta di devozioni che ottennero numerose grazie per la sua intercessione al Dio Trinitario, Padre e Figlio e Spirito Santo.
L'interno della chiesa, il cortile e le abitazioni dell'abbazia
Sant’ Egidio,
il patrono
“Il beatissimo Egidio è il più
sollecito di tutti i santi a giungere in soccorso dei bisognosi, dei tribolati
e degli afflitti che a lui si rivolgono”. Così la Guida del pellegrino di
Campostela presentava questo antico eremita a coloro che, diretti al celebre
santuario della Galizia, giungevano lungo la via tolosana alla tappa obbligata
di St-Gilles-du-Gard. Tappa obbligata anche per Alberto, di ritorno dal
noviziato di Cluny, tanto da portare in Fontanella la devozione a questo santo. La più antica recensione della
Vita, databile appunto al X secolo, narra che Egidio, venuto in Gallia dalla
Grecia, suo paese d’origine, dopo una breve sosta in Provenza si era ritirato a
vivere vita eremitica in un luogo deserto della Linguadoca, in compagnia
soltanto di una cerva che gli forniva il suo latte. Durante una battuta di caccia l’animale si salvò perché Egidio fu colpito
al suo posto da una freccia scagliata dal re dei Goti, rimanendo ferito a una
gamba. Il sovrano donò allora all’eremita delle terre sulle quali egli costruì
un monastero, di cui divenne abate. Alla sua morte, le reliquie
vennero custodite nel monastero, dando allo stesso una vastissima fama.
Egidio veniva invocato dal popolo
contro un gran numero di malattie e fu nominato patrono delle genti di mare,
dei pastori e dei mendicanti, dei mutilati, tanto che nel XV secolo entrò nel novero dei 14 santi ausiliatori.
Architettura della chiesa
La chiesa abbaziale di
Sant’Egidio costituisce un esempio di romanico bergamasco che trova espressione
anche nel vicino tempio di San Tomé della piana di Almenno.
L’interno presenta uno schema
basilicale costituito da tre navate, separate da colonne, con copertura a
capriate e un transetto non eccedente con sopraelevazione all’incrocio. Nella
zona presbiteriale, le tre absidi sono precedute da tre campate quadrangolari
comunicanti, coperte da volte a crociera. Le pareti interne presentano resti di
affreschi del XV e del XVI secolo ancora perfettamente leggibili, anche se sono
incerti i personaggi raffigurati.
Di grande rilievo è la torre
campanaria.
La chiesa ha subito nel corso dei
secoli numerosi danneggiamenti dovuti sia all’incuria che ad attacchi specifici
da parte di milizie nei torbidi periodi medievali ed anche a causa di alcuni
restauri inappropriati, rivelatisi poi deleteri. I restauri più impegnativi
vennero effettuati nel biennio 1910-1911 e nel periodo 1959-1962. L’ultimo
restauro di rilievo risale agli anni 1998-2000,
promosso dalla diocesi bergomense, in occasione del Giubileo, restituendo la
chiesa e i corpi annessi al pregevole stato attuale.
Il cimitero
A poche decine di metri dall'abbazia si trova il piccolo cimitero, nel quale sono sepolti, tra gli altri, padre David Maria Turoldo ed il cardinale Loris Capovilla, che fu segretario particolare di papa Giovanni XXIII.
La maggior parte delle
informazioni contenute in questo articolo sono tratte da un opuscolo, edito
dalla diocesi di Bergamo, distribuito nell’abbazia.
Beniamino Colnaghi
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