sabato 4 febbraio 2023

L’antica chiesa de Roncho

di Giuseppe Ildefonso Motta

L’importanza storica e le antiche origini sono testimoniate dalla sua stessa dedicazione ad Ambrogio, vescovo. Dopo molti decenni di abbandono, grazie ai lavori di restauro, è stata riportata al suo uso.

Gli edifici storici sono, in un certo senso, organismi viventi che nel corso dei secoli si sviluppano e mutano per effetto di continui interventi. E’ spesso difficile riconoscere le primitive forme in costruzioni che si sono via via trasformate, seguendo i dettami estetici e funzionali delle successive architetture. La ricerca delle fonti storiche, l’analisi archetipica, le tracce emerse dal restauro e dagli scavi archeologici, ne consentono una possibile lettura. Lo scavo archeologico effettuato nel 2011 nell’ambito dell’intervento di restauro conservativo dell’antica chiesa di Sant’Ambrogio ‘ad nemus’ in Ronco, ha consentito di fare luce sull’evoluzione delle sequenze costruttive e di rinvenire interessanti reperti, confermando quanto emerso dall’indagine documentale. Dopo decenni di abbandono, grazie ai lavori di restauro, è stato possibile salvaguardare e recuperare un’importante testimonianza del passato, restituendola ad un uso e ad un ruolo di valenza storica e culturale. Entrare in questo antico edificio, è un po’ come ritrovare il cordone ombelicale che lega Ronco alla sua storia.



La chiesina si trova nel Comune di Ronco Briantino (MB)

L’importanza storica e le antiche origini della chiesa sono testimoniate dalla sua stessa dedicazione al vescovo Ambrogio, che appare suggerire radici paleocristiane; il Dozio la definisce ‘edificata fino in antico’ (1). Una cronaca a firma del parroco Bonfanti datata 13 aprile 1659 così descrive la collocazione territoriale della chiesa e accenna alla prospettiva storica delle origini: “… questa mia chiesa è posta al piede del Monte Brianteo e fu inclusa nel suo privilegio. Terra unita eccetto due cassine non molto discoste una detta de Fumagalli e l’altra detta Casa dell’Amore… chiesa antichissima alla deposizione di S. Ambrogio distante dalla terra un tiro d’archibugio ed è successa in luogo di un’altra antichissima a foggia d’arcella la quale si chiamava De Humiliati e possedeva cento pertiche di terra avidata” (2).
La cronaca trova alcune conferme nelle antiche vicende riportate dai più eminenti trattisti di storia Umiliata, come l’erudito gesuita Gerolamo Tiraboschi e il conte Giorgio Giulini, che citano un documento di controversa datazione - 5 gennaio 1037 – relativo all’acquisto di 113 pertiche di terra avidata, avvenuto da parte dei Frati Umiliati nel luogo di Ronco Diocesi di Milano (3). 
Alla fine del XIII secolo, il Liber Notitiae Sanctorum Mediolani di Goffredo da Bussero non comprende la chiesa di Ronco nell’elenco delle settantacinque chiese della Pieve di Vimercate.
Giova però ricordare che dall’opera del da Bussero, sono escluse le chiese dedicate al vescovo Ambrogio, perché ritenute destinate ad una trattazione a parte. Il 25 gennaio 1312 si registra un atto di Investitura semplice fatta dal Reverendo Cresimbene de’ Birizago designato Presbitero della Chiesa di Sant’Ambrogio nel loco di Roncho, in ragione del diritto di ‘…decimare che tiene la detta Chiesa sopra le terre e possessioni delli detti Frati Umigliati di Brera site nel suo territorio per anni nove, pagando ogni anno al detto Prete Cresimbene lire cinque serziole’ (4).
Sul finire del Trecento troviamo l’elenco nominativo delle Cappelle della pieve di Vimercate nel codice Notitiae Cleri Mediolanensis de anno 1398,  dove sono annotate le parrocchie e le cappelle della diocesi di Milano con un certo reddito; tra esse vi si trova la Cappella de Roncho (5)
Solo a partire dal XVI secolo compaiono le prime descrizioni d’archivio relative all’architettura della chiesa. Nel 1566 viene annotata l’esistenza, oltre che dell’altare maggiore, anche di un altare laterale dedicato a ‘Maria Santissima’ e nello stesso anno si introduce il divieto a seppellire i morti sotto il pavimento della chiesa.
Nel 1570 sono riportate le dimensioni della chiesa ad una solo navata, lunga 20 braccia (circa 12 metri) e larga 10 braccia (circa 6 m), alla sacrestia, a settentrione, è annessa la casa parrocchiale di quattro locali. Nell’anno seguente 1571 viene edificato il battistero in un angolo vicino alla porta dalla parte dell’aquiline (nord). Nel 1581 per la prima volta viene citata la presenza di un piccolo campanile di forma quadrata dalla parte del vangelo, a sinistra dell’altare maggiore, sul lato opposto rispetto all’ubicazione attuale.
Nel 1634 la chiesa è descritta ad unica navata con tre archi, viene edificato un altro altare dedicato alla B.V. Maria e vengono dipinte le figure dei quattro evangelisti. La descrizione forse più completa della chiesa viene resa nel 1756, in occasione della visita del Cardinale G. Pozzobonelli. Entrando, di fronte: Cappella Maggiore a forma tonda e a volta con immagini di S. Ambrogio, Desiderio e Adriano, le cui reliquie sono conservate a Ronco dal 1622. Entrando a destra: Cappella a forma quadrata con immagine dipinta e molto antica  della Madonna col Bambino. 
L’affresco del ‘500 è attribuibile alla scuola di Bernardino Luini. Cappella di S. Antonio Abate e S. Pietro Martire anch’essa quadrata: immagini dipinte dei due santi e della Vergine. Entrando a sinistra: Cappella del battistero, rotonda, con dipinto del battesimo di Gesù (6). 
Nel 1724 viene autorizzata la costruzione del nuovo campanile, nell’attuale posizione. 
Nel 1837 si dà avvio a radicali interventi di demolizione ed ampliamento della chiesa di Sant’Ambrogio, attuandone la completa riconfigurazione nei canoni stilistici del trionfante gusto Neoclassico, sulla base del progetto redatto dall’arch. Andrea Pizzala (1798 – 1862). I lavori vengono completati il 18 agosto 1839 con l’edificazione della chiesa attuale che presenta una pianta longitudinale articolata in tre navate mediante due file di pilastri ed archivolti.  

Le sequenze costruttive 

Lo scavo archeologico è stato condotto sotto la sorveglianza della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia dal 22 febbraio al 24 ottobre 2011 (7). 
I dati emersi dall’analisi stratigrafica degli scavi hanno confermato quanto documentato dalle fonti storiche. Si è individuata una successione di cinque fasi cronologiche sull’evoluzione della costruzione nel corso dei secoli, che abbiamo rappresentato negli schemi planimetrici posti a seguire, redatti sulla base delle risultanze archeologiche. 

Fase I – La cappella altomedievale

All’interno del sedime attualmente occupato dalla chiesa ottocentesca, si è rinvenuta la presenza di strutture antropiche molto più antiche, riferibili ad un edificio primitivo orientato in senso nord-sud (colore blu nel rilievo stratigrafico).


Le strutture sono conservate solo a livello di fondazione e, in assenza di materiali datanti, è stato possibile solo definire una cronologia di tipo relativo. Le strutture di fase I, potrebbero coincidere con un primitivo edificio religioso di epoca paleocristiana altomedievale, di forma rettangolare, lungo 8,20 m per una larghezza visibile limitata a 1,40 m. Il muro di fondo in fianco meridionale presenta un andamento a emiciclo ed è interpretabile come parte di un arco absidale. Lo spazio sembra evocare la chiesa ‘a foggia d’arcella’, ovvero di piccola arca, citata nella cronaca del 1659. 

Fase II – La prima trasformazione medievale (XIV-XV secolo)

Le strutture di fase I vengono parzialmente demolite per far posto ad un edificio religioso più ampio, di forma rettangolare (11,90 x 6,20 m) ad aula unica con orientamento E-O ruotato di 90° rispetto al precedente, con facciata ad ovest ed abside ad emiciclo verso oriente (colore rosso nel rilievo stratigrafico).


Si conserva la parte absidale meridionale che viene inglobata nel nuovo edificio come cappella laterale dedicata, secondo le fonti storiche, alla Beata Vergine. Le misure dell’aula coincidono con quelle riportate nel documento d’archivio del 1570 che riferisce che la chiesa era lunga 20 braccia (12 m circa) e larga 10 (6 m circa). 

Fase III – La trasformazione quattrocentesca (XV secolo)

Più articolato appare lo sviluppo planimetrico delle strutture appartenenti alla Fase III databile al XV secolo, che vede un ampliamento verso il lato orientale con demolizione della precedente abside per far posto ad un più ampio presbiterio di forma quadrangolare, con massicci contrafforti angolari (colore azzurro nel rilievo stratigrafico).


In questa fase la chiesa assume l’aspetto tipico degli edifici religiosi quattrocenteschi di area rurale, caratterizzata da un’aula a navata unica a forma rettangolare, ritmata da pilastri ed archivolti (menzionati nei documenti storici) posti a reggere una copertura a struttura lignea a doppia falda. Il presbiterio quadrangolare decorato da affreschi e coperto da volta in muratura a botte o a crociera. 

Fase IV – Gli ampliamenti della chiesa medievale (XVI-XVII secolo)     

Nella fase IV l’edificio medievale si amplia assumendo la configurazione che ancora conservava all’atto della sua demolizione ottocentesca. Verso nord veniva ampliata la casa parrocchiale mentre verso sud si erige la nuova cappella di Sant’Antonio Abate e la nuova sacrestia, andando in entrambi i casi ad occupare in parte la presedente area cimiteriale che cingeva la chiesa.


Dinnanzi al portale d’ingresso veniva costruito un protiro retto da due colonne in pietra. Infine, nel 1724, si erge il nuovo campanile con torre a pianta quadra incorporata nella costruzione laterale sud monofastigiata. 

Fase V – La chiesa neoclassica ottocentesca (XIX secolo)

Nella prima metà dell’Ottocento, anche l’antica chiesa de Roncho non sfugge alla grande trasformazione indotta dalla combinazione tra lo sforzo riformatore nell’ambito dell’architettura di culto e il significativo incremento demografico che, tra le sue conseguenze, portò alla necessità di ampliamenti o trasformazioni delle chiese parrocchiali, adeguandole al nuovo gusto che andava affermando una articolata riflessione sulla pianta degli stessi edifici sacri. L’ultima fase è, quindi, rappresentata dalla demolizione della chiesa ad aula unica di epoca medievale, risparmiando solo il campanile settecentesco e la porzione di parete sud dell’altare dedicato alla Beata Vergine con l’affresco cinquecentesco.


L’architettura della  nuova chiesa viene organizzata con impianto longitudinale a tre navate  con settore presbiterale rialzato rispetto all’aula mediante gradinata e abside ad emiciclo, lungo il fianco sud del presbiterio viene edificata una nuova sacrestia. 

Il restauro conservativo 

Il restauro conservativo dell’edificio è stato condotto per lotti successivi d’intervento, fino al completo recupero funzionale, sottraendo l’immobile da uno stato di serio degrado che metteva a grave rischio la salvaguardia futura del Bene. L’intervento ha restituito la completa lettura del testo ottocentesco attraverso un restauro conservativo filologico dell’apparato decorativo neoclassico della chiesa. 


Il programma di valorizzazione culturale mira ora ad un ulteriore obiettivo: l’allestimento di un Antiquarium quale spazio espositivo e di racconto destinato ad ospitare i reperti rinvenuti nel corso degli scavi archeologici. Il progetto si inquadra nella propensione al museo diffuso che permette di esporre e vedere i reperti in relazione con il loro luogo di rinvenimento e consentirne così la piena valorizzazione, promuovendone e diffondendone la conoscenza anche attraverso una rete locale affinché il patrimonio culturale sia un privilegio alla portata di tutti. Il programma prevede anche il restauro conservativo dell’ottocentesco “Organo Tornaghi”, costruito in cassa lignea in cantoria e posto sopra il portale d’ingresso della chiesa. 
Il progetto ha già ricevuto l’approvazione delle competenti Soprintendenze e rientra tra quelli finanziabili all’interno del “Progetto Bellezz@-Recuperiamo i luoghi dimenticati”. Si è ora in attesa della conferma del finanziamento da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Sarà così possibile offrire un’opportunità di diretta comprensione dell’evoluzione di una parte costitutiva del nostro patrimonio storico locale. 

Note 

Articolo apparso sul periodico la curt degli Amici della Storia della Brianza, N. 14 – settembre 2021



[1] Dozio G., Notizie di Vimercate, Milano 1853, p.86

[2] Parroco Bonfanti, Registro Archivio Parrocchiale, 13 aprile 1659

[3] Giulini G. Memorie storiche di Milano e campagna, Milano 1760; Tiraboschi G. Vetera Humiliatorum  Monumenta III, p.236.

[4] ASM Milano, AD doc.

[5] Magistretti M. in Archivio Storico Lombardo, 1900

[6] Anno 1756, volume XXXIII, A.C.M. parroco C. A. Redaelli

[7] Relazione di intervento sorveglianza archeologica Dr. S. Pruneri – Direzione Dr.ssa Anna Maria Fedeli. 

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