Praga la magica, tra leggende e stregonerie
Praga dai cento volti, patrimonio
Unesco. Una città da visitare con gli occhi incantati. Parliamo della magia
delle leggende, che nella capitale ceca si inseguono di via in via, di
monumento in monumento, addirittura di casa in casa. Esploriamo dunque la Città Vecchia , in
lingua ceca Staré Město, seguendo alcuni dei tanti racconti che si
snodano tra rotonde romaniche e cattedrali gotiche, tra palazzi rinascimentali
e sinagoghe, tra monasteri barocchi e monumenti cubisti e liberty. Storie che
hanno attraversato i secoli per arrivare misteriosamente a noi.
Cominciamo dall'ingresso nella
città vecchia: il ponte Carlo IV (link http://colnaghistoriaestorie.blogspot.com/2017/06/il-ponte-carlo-di-praga-ovvero-il-ponte.html)
in ceco Karlův most, meta
di migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo, puntellato di banchi di
ritrattisti e di artigiani, location amata dagli artisti di strada. Secondo la
leggenda, la prima pietra del ponte fu posta in un momento deciso dagli astronomi
di corte che, con misteriosi calcoli, riuscirono ad individuare una particolare
combinazione di numeri. Iniziò così la costruzione il 9 luglio del 1357, alle
ore 5 e 31. Il re Carlo IV scelse l'architetto tedesco Petr Parler, lo stesso al
quale aveva affidato la progettazione della cattedrale di San Vito. La leggenda
narra che Parler decise di aggiungere alla malta del vino e delle uova ma che,
in tutta Praga, non ve ne erano a sufficienza. Così, per ordine del re, furono
trasportate, su centinaia di carri, da ogni angolo della Boemia. Accadde però
che dal paese di Velvary, invece di portare uova fresche portarono uova sode
(con l'intento che non si rompessero durante il tragitto). E che dal paese di
Unhost arrivarono anche ricotta e formaggi. Cosi il ponte Carlo fu costruito
non solo con la pietra ma anche con uova sode di Velvary, vino, formaggi e
ricotta di Unhost.
Il ponte Carlo, nel XVII secolo,
fu abbellito su entrambi i lati con statue barocche. Quelle che si vedono oggi
sono delle copie, mentre gli originali sono conservati nel Lapidarium. Tra
queste statue la più famosa rappresenta il sacerdote Giovanni Nepomuceno (link www.colnaghistoriaestorie.blogspot.it/2013/09/il-complesso-storico-monumentale-di_4.html),
poi diventato santo, che fu gettato dal ponte durante il regno di Venceslao
IV. Diventata lucida a furia di esser toccata, la statua ricorda un'altra
leggenda: nel punto da cui fu gettato Nepomuceno l'intera arcata crollò e per
tanti anni nessuno riuscì a ripararla in quanto ogni volta che veniva
ricostruita, crollava nella notte successiva. Accadde dunque che un
costruttore, per riuscire nell'impresa, fece un patto con il diavolo, in cambio
della prima anima che sarebbe passata sul ponte. L'arcata fu costruita e
resistette ma l'uomo cercò di inventarsi qualcosa per non far cadere nessuna
anima nelle mani del diavolo: nascose un gallo nella torre del ponte della Città
Vecchia, con l'intento di liberarlo prima dell'inaugurazione. In questo modo,
il gallo sarebbe stato il primo a passare sul ponte. Ma il diavolo, furbo, con
un inganno fece in modo che la prima a passare fosse proprio l'amata moglie del
costruttore. La notte seguente la donna morì, con il figlio che portava in
grembo. La leggenda racconta che da allora l'anima del bambino volteggia sopra
il ponte e che, ogni tanto, i pedoni sentano i suoi starnuti. Secondo un'altra
versione, l'anima sarebbe stata liberata da un turista che, sentendo lo
starnuto, pur non vedendo nessuno, disse "salute".
Praga, il fiume Moldava e i suoi ponti. Il Ponte Carlo è il secondo
Subito dopo il ponte,
all'incrocio tra via Karlova e via Seminářská, c'è la casa del pozzo d'oro.
Secondo un'altra leggenda, una domestica, incuriosita dal bagliore che
proveniva dal pozzo, si sporse troppo e vi cadde dentro. Quando lo svuotarono
per recuperare il corpo, si scoprì che nel pozzo c'era un tesoro. Ma non ci fu
pace per i proprietari: ogni notte lo spirito della domestica annegata si
aggirava per la casa piangendo. Altri due spiriti abitavano nella casa -
un cavaliere e la sua dama - ma nessuno conosceva la loro storia e dunque
nessuno riusciva a liberarli. Finché un pasticciere vi andò ad abitare.
Sperimentando nuovi dolci, fece le forme della dama e del cavaliere, ma di notte
trovava i dolci decapitati. Decise quindi di dormire in cucina per capire come
fosse possibile. Ed ecco apparire il cavaliere e la sua dama. Volevano che il
pasticcere ritraesse il loro volti con la pasta da dolci. C'era poco tempo:
alle prime luci dell'alba le loro teste sarebbero dovute ritornare nella Vltava
(Moldava), dove le aveva gettate il loro assassino. I due sfortunati erano
infatti stati decapitati: raccontarono che quella casa una volta era una
locanda e che durante un loro soggiorno furono uccisi dal proprietario
intenzionato ad impossessarsi delle loro ricchezze. Il pasticcere andò quindi
in cantina a cercare i corpi dei due amanti e li seppellì al cimitero,
liberando le loro anime. Come ricompensa, il cavaliere e la sua dama fecero
trovare al pasticciere il tesoro della casa.
Sempre in via Karlova, la leggenda racconta che si aggiri il fantasma di un
vecchio strozzino che abitava in quella strada. Un giorno la casa del suo
vicino andò a fuoco ma invece di offrire aiuto, lo strozzino pensò solo a
salvare le sue monete. Si dice che il suo spirito ricompaia a mezzanotte. Solo
qualche pietoso passante che lo aiuterà a portare il suo pesante sacco da via
Karlova fino alla piazza della città vecchia potrà liberarlo.
Nel convento di Sant'Agnese, oggi diventato galleria, una ragazza fu rinchiusa,
per punizione, dal suo ricco padre: si era innamorata di un giovane popolano. I
due giovani si diedero appuntamento per una fuga ma il padre di lei li scoprì
ed uccise entrambi, maledicendo la ragazza. Tanti anni dopo, il convento fu
abbandonato dalle suore. Secoli dopo accadde che una fanciulla, innamorata di
un giovane ma osteggiata dal padre di lui, decise di suicidarsi proprio vicino
al giardino del convento. La leggenda narra che, mentre la giovane stava per
bere il veleno che aveva preparato, una figura grigia le strappò il bicchiere
di mano e lo gettò via. La giovane continuò a vivere, ma senza riuscire ad
accumulare i soldi chiesti dal padre del suo amato per acconsentire alle nozze.
La figura grigia ritornò da lei e le donò un sacchetto con le monete
necessarie: era lo spirito della monaca uccisa dal padre. Sempre il convento è
al centro di un'altra leggenda: le suore accolsero una anziana nobildonna
rimasta sola. Per ricompensarle, prima di morire, la donna lasciò loro una
pozione segreta, capace di guarire tutte le malattie: l'acqua della rondine.
Quando le suore furono costrette a lasciare il convento, rimasero solo alcune
bottigliette a casa di una vedova. Un giorno, un giovane polacco prese in affitto
una stanza a casa della vedova: voleva scoprire il segreto della pozione.
Tentativo dopo tentativo, morì in seguito ad un'esplosione. E cosi si perse con
lui il segreto della medicina magica.
In via Plàtnérska c'è invece una
casa dove una fanciulla fu uccisa per gelosia dal suo uomo. Lei lo maledì
trasformandolo in un pezzo di ferro. Solo la pietà di una vergine, una notte
ogni cento anni, può liberarlo. Dopo vari secoli, una signora andò ad abitare
nella casa insieme alla sua bella figlia. Il cavaliere le apparve di notte
raccontandole la sua storia. Le diede appuntamento all'indomani: se la ragazza
avesse mantenuto il segreto dell'incontro, finalmente sarebbe stato liberato.
Invece la giovane, spaventata, raccontò tutto a sua madre. L'anziana decise quindi
di presentarsi all'appuntamento al posto della figlia. E cosi il cavaliere
perse per altri cento anni la possibilità di essere liberato. La sua immagine e
quella della sua dama sono ritratte all'angolo tra la piazza Mariànské
nàmésti e la via Plàtnérskà.
Infine, la piazza della Città Vecchia,
la Staroměstské náměstí, la più antica ed
importante della Praga storica. Ventisette croci bianche ricordano la
decapitazione dei nobili che si opponevano al regno. Accadde il 21 giugno 1621.
Le loro teste furono messe in cesti ed esposte per avvertimento. Secondo la
leggenda, nella mezzanotte del 21 giugno i 27 spiriti ritornano nella piazza
per vedere il funzionamento dell'orologio. Se va, vuol dire prosperità per il
Paese.
Praga, Piazza Vecchia
Ed è proprio con una leggenda sul
mitico orologio astronomico della Città Vecchia che si può concludere questo
giro, seguendo le tappe scandite dalle leggende. L'orologio, capolavoro della
scienza e dell'arte gotica fu costruito nel 1410 dal maestro d'orologeria Mikuláš
z Kadaň e da Jan Šindel, quest'ultimo professore di matematica ed astronomia
dell'Università Carlo di Praga. Nel 1552 il meccanismo fu riparato da Jan
Taborský, il quale scrisse un rapporto nel quale menzionava il mastro
orologiaio Hanuš z Růže come realizzatore dell'orologio. Per alcuni secoli
questa fu la versione ufficiale, poi rivelatasi falsa da studi seguenti.
Si trova sulla facciata del
Municipio ed è formato da un quadrante astronomico a forma di astrolabio
(strumento medioevale per la determinazione delle posizioni delle stelle) che
ha, sullo sfondo, la Terra
fissa nel cielo. Attorno ad essa si muovono quattro meccanismi: un anello
zodiacale, un anello esterno rotante, una lancetta con il simbolo del Sole e
una con il simbolo della Luna.
Durante la giornata l'orologio sposta il simbolo del Sole nella zona blu
(giorno), nella zona nera (notte) o in quelle rosse (fasi di alba e tramonto).
A sinistra si leggono le scritte latine Aurora
(aurora) e Ortus (alba), a destra Occasus (tramonto) e Crepusculum (crepuscolo). I numeri
romani dorati indicano l'ora di Praga mentre le linee curve dorate dividono il
quadrante blu in dodici parti numerate che segnano le ore planetarie che
variano a seconda delle stagioni. Un anello mobile indica i dodici simboli dello
zodiaco e la posizione del sole sull'eclittica. L'orologio è fiancheggiato da
quattro figure: la morte (lo scheletro), la lussuria (il turco), la vanità (il
personaggio con lo specchio) e l'avarizia (il viandante con la borsa). Allo
scoccare di ogni ora lo scheletro suona una campana tirando la fune con
la mano destra e capovolge la clessidra che ha nella sinistra, mentre il turco
gira la testa in direzione della morte; a questo punto dalle due finestrelle
esce il corteo con i dodici apostoli che, a coppie di due a due, si inchinano
alla folla.
Prima esce San Paolo, con in mano
un libro e una spada, poi Tommaso, con una lancia, Giuda che porta un libro,
Simone con una sega e Bartolomeo con un libro. Dalla seconda finestra, escono
Pietro con una chiave, Matteo con un'ascia, Giovanni con un serpente, Andrea e
Filippo con una croce e Giacomo con una mazza. Rientrato il corteo, il gallo
che si trova sopra le finestre dell'orologio canta l'ora suonata.
Secondo appunto la leggenda, dopo aver realizzato l'orologio di Praga, molte
commissioni arrivarono al maestro Hanuš. Temendo che potesse progettare un
orologio ancora più bello per qualche altra città, facendo cosi perdere
un prezioso simbolo di Praga, alcuni consiglieri ordirono un piano
terribile: invece di premiarlo, lo accecarono con un ferro rovente, in modo che
non potesse progettare più nulla. Quando riuscì a riprendersi, il maestro si
fece portare all'orologio: non potendo più vedere la sua meravigliosa
creazione, desiderava almeno toccarla. Solo lui sapeva come funzionava. Avendo
scoperto la motivazione dell'orribile atto che lo aveva reso cieco, Hanuš
danneggiò l'orologio. Per tanti anni nessuno fu in grado di ripararlo. Il suo
silenzio ricordò a tutta la città l'ingratitudine di cui fu vittima il
povero maestro... ma i più maliziosi pensano sia una storia per giustificare i
ripetuti periodi di non funzionamento.
Beniamino Colnaghi
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