mercoledì 10 giugno 2015

Leggende dal ghetto di Praga: il Vicolo Pinchas

Sesto post sulle leggende che riguardano personaggi e fatti avvenuti, molti e molti anni fa, nel vecchio ghetto ebraico di Praga.

A Praga, nei primi decenni del XIII secolo, abitava un ebreo di modeste condizioni economiche che di giorno, per sopravvivere, comprava vestiti usati, mentre di notte, anziché dormire, studiava la Legge alla luce di una candela. Il suo nome era Pinchas. Nonostante l’impegno e la determinazione impiegate, non riusciva a guadagnare più di quanto fosse necessario per mantenere una dignitosa sopravvivenza. Sarebbe morto di fame insieme alla moglie e al figlio se un nobile, di buona famiglia e di buon cuore, non avesse provveduto al mantenimento di quell’uomo pio e onesto. Una volta la settimana il conte chiedeva all’uomo un rendiconto delle entrate settimanali e se queste non erano sufficienti a santificare il Sabbat e le altre feste, come richiesto dalle leggi ebraiche, metteva mano al portafoglio per integrare le risorse.
Il povero Pinchas giudicava il conte alla pari di un angelo inviato da Dio. Ogniqualvolta il conte gli donava qualcosa, lui alzava lo sguardo al cielo e diceva: “Dio, Tu non abbandoni i tuoi figli, Tu mi hai aiutato ancora una volta!” E quando il nobiluomo gli chiedeva come avesse trascorso i giorni di festa, lui rispondeva: “Dio mi ha aiutato”. Questo comportamento infastidì il conte, il quale pensò che l’ebreo fosse un ingrato perchè, anziché ringraziare lui per gli aiuti in danaro, lodava Dio. “Voglio proprio vedere, disse tra sé, se Dio lo aiuterà quando io mi tirerò indietro e gli rifiuterò il consueto dono prima della prossima festa di Pessack.”(1)   
Da diversi anni, ormai, Pinchas riceveva il denaro necessario dal conte per provvedere all’acquisto del cibo per festeggiare la festa solenne. Ma questa volta, invece, il conte disse al povero ebreo che avrebbe dovuto procurarsi il Mazzoth(2) da solo e che, sicuramente, il suo Dio lo avrebbe aiutato a trovare i soldi. Un’ombra di tristezza attraversò il volto di Pinchas, ma, avendo fiducia nel Dio dei suoi Padri aggiunse: “Non possiamo farci niente, Dio accorrerà in mio aiuto.”


Praga, emblema della comunità ebraica praghese
Quando la sera stessa arrivò a casa, la moglie e i figli gli andarono incontro chiedendo quanti soldi avesse ricevuto dal conte e se avesse portato i vestiti nuovi per i bambini. “Non ho ricevuto nulla” rispose l’uomo gettando il sacco vuoto in un angolo e andando a sedersi sulla vecchia poltrona. La moglie lo rimproverò e i figli cominciarono a piangere. Pinchas cominciò a preoccuparsi seriamente. Si ritirò nel suo piccolo studio ed aprì un grosso volume, cercando di interpretare un passo complicato del Talmud(3). Mentre si stava accarezzando la lunga barba, improvvisamente si spalancò la finestra; una figura spaventosa entrò nella stanza e cadde ai piedi di Pinchas, il quale cercò riparo portando il grosso libro davanti a sé. In quel momento cominciarono a sentirsi risate a più voci che fecero ritenere all’ebreo che la stanza fosse satura di Masikim, spiriti malvagi, venuti a tormentarlo. Quando Pinchas si riprese dallo spavento, vide, sul pavimento di fronte a sé, una scimmia morta. Ciò non fece che accrescere la sua angoscia perché l’ebreo considerava questi animali come mezzi esseri umani, i quali venivano mantenuti e curati con amore dai loro padroni, normalmente persone ricche, per renderli disciplinati e santi. Quella scimmia, ai suoi occhi aveva il valore di un proselite(4) cristiano.
 
Praga, sinagoga Pinkas
“Adesso arriveranno”, disse, “per cancellare dalla faccia della terra me e i miei fratelli; diranno infatti che l’ho uccisa io. Signore del Cielo, abbi pietà di me, pover’uomo che sono”. La moglie, dopo aver assistito all’ultima parte della scena, disse: “Sì, questo è un trucco da parte di qualcuno per mandarci in rovina, dobbiamo subito portare fuori dalla nostra casa il cadavere di questo animale.” Dopo essersi consultati, marito e moglie decisero di bruciare la scimmia. Venne acceso un grande fuoco nel camino e, mentre i coniugi, preso il mezzo uomo e mezzo animale per le zampe, lo stavano trasportando in cucina, si udì il tintinnio di una moneta che rotolava sul pavimento. Tutti e due lasciarono il cadavere per scoprire da dove provenisse quel suono. Grande fu la loro gioia quando in un angolo videro scintillare un ducato! Afferrarono con rinnovato coraggio la scimmia morta per continuare a trascinarla verso il camino. Ed ecco una nuova sorpresa. Una serie di monete uscì dalla bocca dell’animale. Pinchas rivolse gli occhi verso l’alto e disse con tono devoto: “Sono stato giovane e ora sono vecchio e mai ho visto un uomo devoto essere abbandonato, né i suoi figli cercare il pane.” Afferrò un grande coltello e cominciò ad aprire la pancia all’animale. Cercò avidamente la fonte dalla quale proveniva il denaro. Scoprì ben presto che lo stomaco della scimmia era pieno di monete . Pinchas le estrasse e quando non ne rimasero più, tagliò l’animale e bruciò le sue parti sul fuoco del camino. Le monete d’oro vennero lavate da sua moglie e raccolte in una borsa, il pavimento venne ripulito del sangue e tutto venne rimesso in ordine.

Praga, l'arca della sinagoga Pinkas

Un passo del Talmud dice che”ciò che spendete per onorare i giorni di festa verrà ripagato dal Signore in abbondanza!” Vennero acquistati vestiti nuovi per i bambini, biancheria candida, copricapo ricamati d’oro e altre cose utili a celebrare le feste religiose: buon vino, carni grasse, dolci. Nella casa in cui fino al giorno prima regnava la miseria più opprimente, ora dominavano il benessere e la felicità.
Dal giorno in cui i figli di Israele lasciarono l’Egitto, la sera di Pessach non era mai stata festeggiata con un animo così gioioso e sereno come quell’anno in casa di Pinchas. Il lampadario a otto punte sopra il tavolo e i candelabri con i paralumi rotondi e levigati disposti lungo le pareti diffondevano una luce chiara nella stanza calda e pulita. I componenti della famiglia erano vestiti come la festa richiedeva: il padre era avvolto in una veste funebre; la moglie indossava un lungo abito bianco ricco di pieghe e sul capo portava una cuffia dorata provvista di pizzi inamidati e larghi nastri di seta; i bambini erano molto eleganti con i loro vestiti nuovi. Sul tavolo era posta una grande ciotola di stagno contenente tre pani azzimi avvolti in un telo e su questi pani c’erano ragano, crescione, uova al tegamino, carne arrostita e un recipiente di acqua salata. Il recipiente venne quindi sollevato mentre venivano pronunciati i versetti “questo è il pane della miseria che i nostri Padri hanno mangiato nella terra di Mizrajim(5), chi è affamato entri pure e mangi con noi.” In quello stesso momento si udì un carro passare sulla strada e, subito dopo, bussare alla finestra.
 
Museo di Praga: manto della Torah del 1761
 
Pallido e timoroso, Pinchas si alzò dal divano e andò a vedere chi fosse. “Apri, Pinchas! Sono venuto a festeggiare con te e la tua famiglia il Pessach!” In un primo momento tutti pensarono che l’ospite altri non fosse che il profeta Elia, che in quel momento andava a fare visita a tutti i devoti. Velocemente l’ebreo tolse il chiavistello ed aprì la porta, dalla quale entrò, però, il conte, il benefattore della famiglia. “Vedo che sei diventato improvvisamente ricco” disse il conte mentre si guardava intorno stupefatto. “Sì, Dio onnipotente mi ha aiutato e ora sono un uomo ricco.” “Non mi vuoi raccontare - disse il benefattore – in che modo le tue condizioni economiche sono cambiate così radicalmente?” Pinchas cominciò a raccontare al conte la storia della scimmia e delle monete d’oro. “Cosa, una scimmia morta? Sta a vedere che alla fine è la mia; è morta tre giorni fa ed io per non vederla l’ho fatta subito portar via dai miei servi. Ma questo cosa centra con la tua fortuna?”.
L’ebreo prese la borsa contenente le monete d’oro e la porse al conte, al quale aggiunse: “Questo oro era nella pancia della scimmia e se l’animale era di vostra proprietà, lo è anche l’oro.” Il conte si rivolse allora al suo servitore, che era rimasto a debita distanza, chiedendo se sapesse qualcosa in merito al fatto. “Perdonate signore. Il domestico voleva fare uno scherzo al povero Pinchas gettando l’animale nella sua stanza, molti servitori ne erano al corrente.” “Ora capisco! - disse il conte – Probabilmente quel pazzo animale ha mangiato l’oro che avevo lasciato sulla mia scrivania. Mi deve aver visto marcare con i denti le monete d’oro e avrà pensato che l’oro si potesse mangiare.” “Caro Pinchas, il Dio dei tuoi padri ti ha regalato questo tesoro ed ora esso è tuo. Quest’anno ti ho negato il consueto dono per la festa del Pessach ma ora riconosco che la tua fiducia in Dio è giustificata. Vorrei trascorrere con voi questa serata.”
Il conte rimase in quella casa finché Pinchas non ebbe concluso il Seder(6) pronunciando la strofa: “Un giorno Dio distruggerà l’Angelo della Morte!”  

Museo di Praga: l'arrivo dell'Angelo della Morte

Pinchas con il denaro del conte accumulò in pochi anni un grande patrimonio. La sua rettitudine e la sua saggezza lo resero degno di stima fra la sua gente, che lo nominò rappresentante della comunità ebraica. La sua casa divenne luogo di incontro dei rabbini e delle persone più colte e sagge. Ogni giorno i più bisognosi mangiavano alla sua tavola. Fece costruire molte case per i più poveri nel vicolo dove abitava e fece erigere a proprie spese una bellissima sinagoga, che ancora oggi porta il suo nome. La strada in cui sorge viene ancora oggi chiamata “Vicolo Pinchas”.      
                                               
Beniamino Colnaghi

Note
(1) Pessach significa “Passaggio”: festa in ricordo della liberazione dei figli di Israele dall’Egitto. “Il Signore passerà… allora il Signore passerà oltre la porta (degli Ebrei) e non permetterà allo sterminatore di entrare nella vostra casa per colpire.” (Esodo, 12, 23).
(2) Mazzoth o Mazzes: pane azzimo per la festa del Pessach, simbolo in ricordo dell’uscita dall’Egitto, che avvenne in tale fretta che il pane poté essere preparato solo così.
(3) Talmud significa insegnamento, studio, discussione ed è uno dei testi sacri dell’Ebraismo.
(4) Proselite, dal greco “il sopraggiunto”, colui che passa da un partito o da una religione ad un’altra.
(5) Mizrajim, dall’ebraico misrach, "oriente", sono gli ebrei orientali provenienti dai paesi del mondo arabo, tra cui l’Egitto.
(6) Seder, brano tratto dal Talmud o dalla Bibbia. E’ anche il nome della sera di Pessach, durante la quale viene letta la Haggadà o Aggadah, cioè il libro che narra della liberazione degli Ebrei dalla schiavitù.

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