Sesto post sulle leggende
che riguardano personaggi e fatti avvenuti, molti e molti anni fa, nel vecchio
ghetto ebraico di Praga.
A
Praga, nei primi decenni del XIII secolo, abitava un ebreo di modeste condizioni
economiche che di giorno, per sopravvivere, comprava vestiti usati, mentre di
notte, anziché dormire, studiava la
Legge alla luce di una candela. Il suo nome era Pinchas. Nonostante
l’impegno e la determinazione impiegate, non riusciva a guadagnare più di
quanto fosse necessario per mantenere una dignitosa sopravvivenza. Sarebbe
morto di fame insieme alla moglie e al figlio se un nobile, di buona famiglia e
di buon cuore, non avesse provveduto al mantenimento di quell’uomo pio e
onesto. Una volta la settimana il conte chiedeva all’uomo un rendiconto delle
entrate settimanali e se queste non erano sufficienti a santificare il Sabbat e
le altre feste, come richiesto dalle leggi ebraiche, metteva mano al
portafoglio per integrare le risorse.
Il
povero Pinchas giudicava il conte alla pari di un angelo inviato da Dio.
Ogniqualvolta il conte gli donava qualcosa, lui alzava lo sguardo al cielo e
diceva: “Dio, Tu non abbandoni i tuoi figli, Tu mi hai aiutato ancora una
volta!” E quando il nobiluomo gli chiedeva come avesse trascorso i giorni di
festa, lui rispondeva: “Dio mi ha aiutato”. Questo comportamento infastidì il
conte, il quale pensò che l’ebreo fosse un ingrato perchè, anziché ringraziare
lui per gli aiuti in danaro, lodava Dio. “Voglio proprio vedere, disse tra sé, se Dio lo aiuterà quando io mi tirerò indietro e gli rifiuterò il consueto
dono prima della prossima festa di Pessack.”(1)
Da
diversi anni, ormai, Pinchas riceveva il denaro necessario dal conte per
provvedere all’acquisto del cibo per festeggiare la festa solenne. Ma questa
volta, invece, il conte disse al povero ebreo che avrebbe dovuto procurarsi il
Mazzoth(2) da solo e che, sicuramente, il
suo Dio lo avrebbe aiutato a trovare i soldi. Un’ombra di tristezza attraversò
il volto di Pinchas, ma, avendo fiducia nel Dio dei suoi Padri aggiunse: “Non
possiamo farci niente, Dio accorrerà in mio aiuto.”
Praga, emblema della comunità ebraica praghese |
Quando
la sera stessa arrivò a casa, la moglie e i figli gli andarono incontro
chiedendo quanti soldi avesse ricevuto dal conte e se avesse portato i vestiti
nuovi per i bambini. “Non ho ricevuto nulla” rispose l’uomo gettando il sacco
vuoto in un angolo e andando a sedersi sulla vecchia poltrona. La moglie lo
rimproverò e i figli cominciarono a piangere. Pinchas cominciò a preoccuparsi
seriamente. Si ritirò nel suo piccolo studio ed aprì un grosso volume, cercando
di interpretare un passo complicato del Talmud(3).
Mentre si stava accarezzando la lunga barba, improvvisamente si spalancò la
finestra; una figura spaventosa entrò nella stanza e cadde ai piedi di Pinchas,
il quale cercò riparo portando il grosso libro davanti a sé. In quel momento
cominciarono a sentirsi risate a più voci che fecero ritenere all’ebreo che la
stanza fosse satura di Masikim, spiriti malvagi, venuti a tormentarlo. Quando
Pinchas si riprese dallo spavento, vide, sul pavimento di fronte a sé, una scimmia
morta. Ciò non fece che accrescere la sua angoscia perché l’ebreo considerava
questi animali come mezzi esseri umani, i quali venivano mantenuti e curati con
amore dai loro padroni, normalmente persone ricche, per renderli disciplinati e
santi. Quella scimmia, ai suoi occhi aveva il valore di un proselite(4) cristiano.
Praga, sinagoga Pinkas |
“Adesso
arriveranno”, disse, “per cancellare dalla faccia della terra me e i miei
fratelli; diranno infatti che l’ho uccisa io. Signore del Cielo, abbi pietà di
me, pover’uomo che sono”. La moglie, dopo aver assistito all’ultima parte della
scena, disse: “Sì, questo è un trucco da parte di qualcuno per mandarci in
rovina, dobbiamo subito portare fuori dalla nostra casa il cadavere di questo
animale.” Dopo essersi consultati, marito e moglie decisero di bruciare la
scimmia. Venne acceso un grande fuoco nel camino e, mentre i coniugi, preso il
mezzo uomo e mezzo animale per le zampe, lo stavano trasportando in cucina, si
udì il tintinnio di una moneta che rotolava sul pavimento. Tutti e due
lasciarono il cadavere per scoprire da dove provenisse quel suono. Grande fu la
loro gioia quando in un angolo videro scintillare un ducato! Afferrarono con
rinnovato coraggio la scimmia morta per continuare a trascinarla verso il
camino. Ed ecco una nuova sorpresa. Una serie di monete uscì dalla bocca
dell’animale. Pinchas rivolse gli occhi verso l’alto e disse con tono devoto:
“Sono stato giovane e ora sono vecchio e mai ho visto un uomo devoto essere
abbandonato, né i suoi figli cercare il pane.” Afferrò un grande coltello e
cominciò ad aprire la pancia all’animale. Cercò avidamente la fonte dalla quale
proveniva il denaro. Scoprì ben presto che lo stomaco della scimmia era pieno
di monete . Pinchas le estrasse e quando non ne rimasero più, tagliò l’animale
e bruciò le sue parti sul fuoco del camino. Le monete d’oro vennero lavate da
sua moglie e raccolte in una borsa, il pavimento venne ripulito del sangue e
tutto venne rimesso in ordine.
Praga, l'arca della sinagoga Pinkas |
Un
passo del Talmud dice che”ciò che spendete per onorare i giorni di festa verrà
ripagato dal Signore in abbondanza!” Vennero acquistati vestiti nuovi per i
bambini, biancheria candida, copricapo ricamati d’oro e altre cose utili a
celebrare le feste religiose: buon vino, carni grasse, dolci. Nella casa in cui
fino al giorno prima regnava la miseria più opprimente, ora dominavano il
benessere e la felicità.
Dal
giorno in cui i figli di Israele lasciarono l’Egitto, la sera di Pessach non era
mai stata festeggiata con un animo così gioioso e sereno come quell’anno in
casa di Pinchas. Il lampadario a otto punte sopra il tavolo e i candelabri con
i paralumi rotondi e levigati disposti lungo le pareti diffondevano una luce
chiara nella stanza calda e pulita. I componenti della famiglia erano vestiti
come la festa richiedeva: il padre era avvolto in una veste funebre; la moglie
indossava un lungo abito bianco ricco di pieghe e sul capo portava una cuffia
dorata provvista di pizzi inamidati e larghi nastri di seta; i bambini erano
molto eleganti con i loro vestiti nuovi. Sul tavolo era posta una grande
ciotola di stagno contenente tre pani azzimi avvolti in un telo e su questi
pani c’erano ragano, crescione, uova al tegamino, carne arrostita e un recipiente
di acqua salata. Il recipiente venne quindi sollevato mentre venivano
pronunciati i versetti “questo è il pane della miseria che i nostri Padri hanno
mangiato nella terra di Mizrajim(5), chi è
affamato entri pure e mangi con noi.” In quello stesso momento si udì un carro
passare sulla strada e, subito dopo, bussare alla finestra.
Museo di Praga: manto della Torah del 1761 |
Pallido
e timoroso, Pinchas si alzò dal divano e andò a vedere chi fosse. “Apri,
Pinchas! Sono venuto a festeggiare con te e la tua famiglia il Pessach!” In un
primo momento tutti pensarono che l’ospite altri non fosse che il profeta Elia,
che in quel momento andava a fare visita a tutti i devoti. Velocemente l’ebreo
tolse il chiavistello ed aprì la porta, dalla quale entrò, però, il conte, il
benefattore della famiglia. “Vedo che sei diventato improvvisamente ricco”
disse il conte mentre si guardava intorno stupefatto. “Sì, Dio onnipotente mi
ha aiutato e ora sono un uomo ricco.” “Non mi vuoi raccontare - disse il
benefattore – in che modo le tue condizioni economiche sono cambiate così
radicalmente?” Pinchas cominciò a raccontare al conte la storia della scimmia e
delle monete d’oro. “Cosa, una scimmia morta? Sta a vedere che alla fine è la
mia; è morta tre giorni fa ed io per non vederla l’ho fatta subito portar via
dai miei servi. Ma questo cosa centra con la tua fortuna?”.
L’ebreo
prese la borsa contenente le monete d’oro e la porse al conte, al quale
aggiunse: “Questo oro era nella pancia della scimmia e se l’animale era di
vostra proprietà, lo è anche l’oro.” Il conte si rivolse allora al suo
servitore, che era rimasto a debita distanza, chiedendo se sapesse qualcosa in
merito al fatto. “Perdonate signore. Il domestico voleva fare uno scherzo al
povero Pinchas gettando l’animale nella sua stanza, molti servitori ne erano al
corrente.” “Ora capisco! - disse il conte – Probabilmente quel pazzo animale ha
mangiato l’oro che avevo lasciato sulla mia scrivania. Mi deve aver visto
marcare con i denti le monete d’oro e avrà pensato che l’oro si potesse
mangiare.” “Caro Pinchas, il Dio dei tuoi padri ti ha regalato questo tesoro ed
ora esso è tuo. Quest’anno ti ho negato il consueto dono per la festa del
Pessach ma ora riconosco che la tua fiducia in Dio è giustificata. Vorrei
trascorrere con voi questa serata.”
Il
conte rimase in quella casa finché Pinchas non ebbe concluso il Seder(6) pronunciando la strofa: “Un giorno Dio
distruggerà l’Angelo della Morte!” Museo di Praga: l'arrivo dell'Angelo della Morte |
Pinchas
con il denaro del conte accumulò in pochi anni un grande patrimonio. La sua
rettitudine e la sua saggezza lo resero degno di stima fra la sua gente, che lo
nominò rappresentante della comunità ebraica. La sua casa divenne luogo di
incontro dei rabbini e delle persone più colte e sagge. Ogni giorno i più
bisognosi mangiavano alla sua tavola. Fece costruire molte case per i più
poveri nel vicolo dove abitava e fece erigere a proprie spese una bellissima
sinagoga, che ancora oggi porta il suo nome. La strada in cui sorge viene
ancora oggi chiamata “Vicolo Pinchas”.
Beniamino Colnaghi
Note
(1) Pessach significa “Passaggio”: festa in
ricordo della liberazione dei figli di Israele dall’Egitto. “Il Signore passerà…
allora il Signore passerà oltre la porta (degli Ebrei) e non permetterà allo
sterminatore di entrare nella vostra casa per colpire.” (Esodo, 12, 23).
(2) Mazzoth o Mazzes: pane azzimo per la festa
del Pessach, simbolo in ricordo dell’uscita dall’Egitto, che avvenne in tale
fretta che il pane poté essere preparato solo così.
(3) Talmud significa insegnamento, studio,
discussione ed è uno dei testi
sacri dell’Ebraismo.(4) Proselite, dal greco “il sopraggiunto”, colui che passa da un partito o da una religione ad un’altra.
(5) Mizrajim, dall’ebraico misrach, "oriente", sono gli ebrei orientali provenienti dai paesi del mondo arabo, tra cui l’Egitto.
(6) Seder, brano tratto dal Talmud o dalla
Bibbia. E’ anche il nome della sera di Pessach, durante la quale viene letta la Haggadà o Aggadah, cioè il libro che narra della
liberazione degli Ebrei dalla schiavitù.
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