domenica 3 maggio 2015

Lo scrittore brianzolo Eugenio Corti: dalla vita idilliaca della Brianza al fronte sul Don allo scontro ideologico del dopoguerra

Solo qualche anno fa, interpellati su quale fosse il maggiore scrittore vivente, i lettori del quotidiano cattolico Avvenire risposero: Eugenio Corti (Besana Brianza, 1921 – 2014). Corti è il caso letterario che meglio fotografa il depresso stato della cultura italiana. Il suo capolavoro, Il cavallo rosso, è stato pubblicato nel 1983 dalla Ares, «perché le altre case editrici erano in mano ai comunisti», diventando in pochi anni un’opera che vanta venticinque edizioni. Tradotto in diverse lingue, Il cavallo rosso è da anni considerato, soprattutto nella laica Francia, un’opera che non teme il confronto con Guerra e Pace di Lev Tolstoj e Il Signore degli Anelli di John R. R. Tolkien. Sebbene qui in Italia non sia diventato famoso al grande pubblico, in Francia il nome di Corti è accostato a quelli di Hemingway, Mann, Camus, Kafka e Musil. Il romanzo "Il cavallo rosso" affonda e nutre le sue radici nella vita del proprio autore, perché nel 1940, il 10 giugno, l’Italia entrò in guerra e il Corti interruppe gli studi e si arruolò. Nel 1941, diventato sottotenente d'artiglieria alla scuola allievi ufficiali di Moncalieri, decise di inoltrare la richiesta di essere destinato al fronte russo, che raggiunse nel mese di giugno 1942. Dopo aver stabilito il fronte sul Don, alla fine di dicembre l'esercito italiano ricevette l'ordine di abbandonare le postazioni e di ritirarsi. Senza mezzi e senza alimenti sufficienti, i battaglioni italiani si ritrovarono decimati. Quello di Corti, costituito da oltre 17.000 soldati, ne perse 13.000. Rientrato in Italia, Corti, dopo l'8 settembre 1943, si diresse verso il sud per riunirsi all'esercito regolare italiano. Dopo la laurea in Giurisprudenza, cominciò a scrivere e pubblicare i suoi libri. Il primo fu I più non ritornano, sull'esperienza autobiografica della ritirata di Russia, con lo sfondamento del fronte italiano a opera delle divisioni sovietiche e la conseguente distruzione di gran parte dell’esercito italiano.

Eugenio Corti (fonte Associazione Storico - Culturale S. Agostino - http://www.cassiciaco.it/navigazione/news/2015/corti_monza.html)
Il forte anticomunismo di Corti, nutrito dalla sua esperienza personale nella campagna di Russia, riemerge nei suoi due successivi libri: I poveri cristi che tratta la guerra di liberazione dell'Italia, una sorta di continuazione del primo libro, e Processo e morte di Stalin, scritto tra il 1960 e il 1961, che mette in scena direttamente la destalinizzazione in corso in Unione Sovietica, da lui vista come la prova definitiva del fallimento del Marxismo.
Nel 1972 Eugenio Corti iniziò a scrivere quello che sarebbe diventato il suo capolavoro, Il cavallo rosso, un poderoso romanzo di più di mille pagine, diviso in tre sezioni, nel quale lo scrittore brianzolo, attraverso le vicende di alcuni giovani appartenenti a famiglie della Brianza più devota e manzonianamente timorata di Dio, trasporta il lettore dagli anni che precedono l’entrata in guerra dell’Italia fascista a fianco di Hitler a quelli del dopoguerra. Dentro il libro c’è il dibattito politico e lo scontro ideologico di quegli anni, la Guerra fredda, il destino dell’uomo. Il dualismo tra la vita semplice e umile dei giovani brianzoli e l’esperienza della guerra viene raccontato con dovizia di particolari e con grande pathos emotivo. Corti, attraverso i suoi personaggi, allarga lo sguardo dal fronte russo a quello balcanico, fino ai movimenti resistenziali dell’Italia del Centro-Nord, ricostruendo eventi, personaggi, fatti, ambienti, sacrifici inauditi dei suoi eroi. Eroi, così li vuole l’autore, sempre impregnati da un profondo senso del dovere e da una fede cristallina.  Per il Corti, infatti, gli uomini o scelgono la via cristiana del Bene o quella materialistica del Male. L’opera è caratterizzata da un substrato ideologico profondo nel quale l’autore decide tenacemente di schierarsi su posizioni di sincero integralismo cattolico e di pesante critica antimarxista che, alla fine, sul piano letterario, lo portano ad appesantire troppo la narrazione. Gli elementi che maggiormente interessano questa terra, la sua terra natia, consistono nelle doti descrittive del Corti circa quel clima particolare di una Brianza, oltre che “timorata di Dio”, fedele anche in guerra ai valori evangelici costruiti nella famiglia e nella frequentazione di un mondo ecclesiastico autenticamente religioso.
Dopo la pubblicazione de Il cavallo rosso Corti scrisse vari saggi in cui, da posizioni conservatrici, criticò il Concilio Vaticano II, Il fumo nel tempio, e la Democrazia Cristiana, Breve storia della Democrazia Cristiana, con particolare riguardo ai suoi errori. In altri scritti ripercorse con pessimismo la storia della civiltà occidentale dal protestantesimo al secondo dopoguerra (Le responsabilità della cultura occidentale nelle grandi stragi del nostro secolo, 1998).
Dopo aver attraversato la letteratura italiana del secondo Novecento senza porsi preoccupazioni formali, Corti avvertì la necessità di abbandonare il modello del romanzo ottocentesco, verso il quale Il cavallo rosso aveva debiti, per rinnovare la sua scrittura. Si dedicò quindi al ciclo dei "racconti per immagini", composizione in forma di sceneggiatura, con notazioni espositive e con la storia affidata principalmente ai dialoghi. Con questa tecnica Eugenio Corti ha pubblicato La terra dell'indio, L'isola del paradiso, Catone l'antico e alcune parti dell'ultimo libro Il Medioevo e altri racconti.
Il 6 marzo 2010, in occasione del Convegno "Eugenio Corti, la Brianza, il mondo: la riscoperta del modello brianzolo per la società globale del Terzo millennio", tenutosi presso l'Associazione Industriali di Monza, tramite la lettura di un Documento Programmatico, venne presentata ufficialmente la proposta di candidare Eugenio Corti al Premio Nobel per la Letteratura, per la quale si costituì un comitato. Il 31 gennaio 2011 vennero inviate agli Accademici di Svezia le oltre 8.000 firme raccolte e una lettera d’accompagnamento contenente le motivazioni della candidatura. Quell’anno, però, il Nobel venne assegnato ad uno scrittore svedese.
Eugenio Corti, scrittore, romanziere, uomo di fede, si è spento all’età di 93 anni il 4 febbraio 2014 nella sua casa di Besana Brianza.
 
Beniamino Colnaghi

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