La signora Mary Scott era un'attrice di teatro. I giornali inizialmente
esagerarono definendola famosa, anche se poi dovettero rettificare riconoscendo
che proprio così famosa non era. Che la donna fosse nata probabilmente nel
Nevada nel mese di luglio del 1872 lo si seppe dal giornale "Country
Recorder" che annunciava la nascita di Mary Scott, figlia di A. J. Scott.
Si era sposata giovane con l'avvocato Neville Castle di San Francisco, ma ben
presto i due si erano separati. Lei si era trasferita a New York facendo vita
da artista. Nel 1909 avrebbe tormentato un altro avvocato per farsi sposare e
mantenere. All'inizio del 1910 ottenne il divorzio e conobbe Porter Charlton.
Mary Scott |
Porter Charlton era nato il 21 settembre 1888 a Omaha, in
Nebraska. Promettente funzionario di una banca newyorkese. Come detto, nel
febbraio del 1910 conobbe Mary Scott e il 12 marzo di quell'anno i due si
sposarono falsificando entrambe le date di nascita per fare apparire minore la
differenza di età: lui si aggiunse qualche anno per arrivare a 25 e lei se ne
tolse un po' scendendo a 27. In realtà Charlton non aveva nemmeno 22 anni, Mary
Scott 38, ben sedici anni più del marito.
Konstantin Ispolatov, conosciuto in loco come Costantino il russo, nacque il 5 ottobre
1859 a San Pietroburgo e fu un funzionario delle poste russe. Si dimise, dalle
poste, nel 1905 per dissensi politici. Si trasferì sul lago di Como a godersi
la beata pensione, portando con sé quasi 500 libri scritti in molte lingue.
Imparò ben presto anche l’italiano.
Come noto, il lago di Como, riconosciuto come uno tra i laghi
più belli al mondo, ha attratto ospiti provenienti da ogni dove, soprattutto
aristocratici, artisti, uomini di cultura. Non è dato sapere quali furono i
motivi che spinsero l’Ispolatov a stabilirsi sulle rive del Lario ma, per
quanto riguarda il fatto specifico, ciò è assolutamente privo di rilevanza.
Nella vicenda figurano altri personaggi minori e alcuni testimoni
oculari: il sindaco di Torno, una piccola località sulla riva interna del ramo
del lago; Adolfo Rossignoli, il barcaiolo che portò gli sposini a Moltrasio;
Carlo Zaccheo, direttore del Metropol Suisse di Como; Giuseppe Bassi,
farmacista di Cernobbio, che indirizzò Charlton e Scott alla villetta di
Moltrasio; la titolare della pensione Rigatti di Genova, dove i due
alloggiarono prima di arrivare sul Lario.
La pensione Rigatti di Genova all'epoca dei fatti |
Porter Charlton e Mary Scott erano sposati da poco più di un
mese quando il 14 aprile 1910 si imbarcarono sul piroscafo Duca d'Aosta a New York. Il 28 aprile la nave arrivò a Genova. Il
29 i due alloggiarono alla pensione Rigatti di Genova. Da Genova si mossero
alla volta del lago di Como. Nel capoluogo alloggiarono al Metropol Suisse.
Attraverso un giro di mediatori arrivarono alla villetta Legnazzi di Moltrasio,
dove condussero una vita appartata. Molte persone del luogo, data la differenza
di età tra i due, pensarono di aver di fronte una coppia non sposata, due
amanti in cerca di intimità. Durante il loro soggiorno conobbero Konstantin
Ispolatov, il russo in pensione, che fece loro da interprete.
Il 9 giugno 1910 una barca con a bordo alcuni pescatori scendeva
da Carate Urio verso Moltrasio. Nei pressi del vecchio molo del paese la rete
da pesca restò impigliata in qualcosa di pesante adagiato sul fondo. L’oggetto
venne faticosamente trascinato a riva. Una volta all’asciutto i pescatori si
accorsero che avevano “pescato” un baule, chiuso a chiave. Che fare? La
curiosità si impadronì dei presenti, tanto da indurli a chiamare un fabbro per
aprirlo. Ben preso la curiosità si trasformò in orrore perché il baule
conteneva il cadavere di una donna. Fu immediatamente chiamato il sindaco di
Moltrasio, il quale fece intervenire i carabinieri e la magistratura di Como.
Il cadavere della donna, ancora senza identità, venne ricomposto nella camera
mortuaria del cimitero.
Villa Legnazzi di Moltrasio |
Il mistero, tuttavia, durò poco. La mattina seguente un paio di
abitanti del paese informarono gli inquirenti che il corpo apparteneva ad una
turista americana, tale Mary Scott, che fino a qualche giorno prima aveva
soggiornato a Moltrasio, in una villetta di proprietà della famiglia Legnazzi.
L’autopsia chiarì che la causa della morte era da addebitare ad alcuni colpi
alla testa dati con un pesante oggetto di legno, anch’esso rinvenuto nel baule.
Un vero scandalo, per la piccola comunità lariana. Una storia torbida.
Già il giorno dopo i giornali, non solo locali, riferirono gli
eventi, dando spazio a ipotesi smentite dai fatti e ricamando sui particolari
più macabri della vicenda.
A poco a poco i magistrati di Como cominciarono a mettere
insieme i pezzi del mosaico. Iniziarono ad interrogare le persone che avevano
conosciuto la coppia e tutti coloro che a vario titolo ebbero rapporti con la
Scott e suo marito. Qualcuno suggerì agli inquirenti di sentire l’Ispolatov.
Già, il russo. Personaggio ambiguo, con tutti quei libri… Fino ad allora si era
dimostrato un brav’uomo. Ma chi può essere davvero sicuro, con gente che arriva
da così lontano?
E poi, dove era finito il marito? Le supposizioni ed i
pettegolezzi ricominciarono a diffondersi prepotentemente. Accertata l’identità
della vittima, gli inquirenti si trovarono di fronte un altro enigma: che sia
stato ucciso anche lui… trattasi di omicidio-suicidio… è stato lui con l’aiuto
del russo? Le domande durarono fino al 23 giugno, quando Porter Charlton
giunse col piroscafo Prinzess Irene
negli Stati Uniti. Fu fermato dalla polizia americana e immediatamente confessò
di essere l’unico responsabile della morte della moglie.
Fine della suspense.
Nel frattempo, però, l’omicida continuò ad essere trattenuto in
stato di detenzione nelle prigioni americane, ma l’estradizione, riconosciuta
da accordi tra i due stati, tardava a venire. Il padre del giovane, funzionario
di alto grado dell’amministrazione americana, si oppose tenacemente, ricorrendo
anche alla Corte Suprema. Vani furono però i suoi tentativi. Alla fine la Corte
concesse l’estradizione in Italia.
Porter giunse nel nostro paese verso la fine del 1913, ma la
vicenda giudiziaria si allungò ulteriormente, perché gli avvocati della difesa
giocarono la carta dell’infermità mentale.
Nel 1915 il processo condannò Porter Charlton per l’omicidio
della moglie a una pena piuttosto lieve, perché tenne conto di una parziale
infermità mentale, che gli consentì di adeguare la condanna al periodo di
carcerazione preventiva già scontato. In questo modo il Charlton venne
dichiarato colpevole ma quasi contestualmente scarcerato. Ciò gli consentì di
ritornare negli Stati Uniti d’America.
Moltrasio, come si presenta la zona oggi |
Sulla vicenda sono stati girati un filmato documentario di una
ventina di minuti, con il titolo Il delitto di Moltrasio, un altro un
poco più lungo e un film, La maschera e il volto, oggi tutti introvabili.
È stato anche scritto un romanzo, In fondo al lago di Martina Vergani
(1987), basato soprattutto sugli articoli del "Corriere della Sera". Gli
atti delle indagini e del processo sono conservati in un grosso faldone del Tribunale
di Como, oggi custodito presso l'Archivio di Stato di Como.
Beniamino Colnaghi
Fonti bibliografiche e sitografiche
Bibliotopia.org:
http://bibliotopia.forumfree.it/?t=46239137 Fabio Cani, Turismo sul lago con delitto. L’omicidio di Moltrasio cento anni dopo.
Comune di Moltrasio, Il Ponte: http://www.comune.moltrasio.co.it/export/sites/moltrasio/news-eventi/Il-Ponte/Il_Ponte_nx1_2010.PDF
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