venerdì 10 gennaio 2025

PORTONI  A VERDERIO

di Marco Bartesaghi

Le corti nei nuclei storici e le cascine distribuite sul territorio hanno costituito, fino al secondo dopoguerra e se si escludono le ville padronali, la totalità delle abitazioni di Verderio, allora diviso nei due comuni, Inferiore e Superiore (V.I, V.S).

L'accesso principale a questi edifici dalla strada contigua era un portone, il più delle volte costituito da un androne, profondo quanto l'ampiezza del fabbricato, con solaio in legno. Dove l'apertura era praticata in un muro di cinta e non doveva oltrepassare il fabbricato d'abitazione, l'androne non c'era e si accedeva direttamente al cortile.



L'androne della corte detta dei Fredich (V.S,)

 

La corte cd "di Spirit" (V.S) di portoni ne aveva due, poiché si affacciava su due vie, Fontanile e Angolare.

Curt di Spirit, entrata da via Fontanile



Curt di Spirit, entrata da via Angolare


I portoni erano di grandi dimensioni, perché dovevano permettere l'accesso dei carri trainati  da animali, spesso avevano gli spigoli protetti da paracarri (1) e in origine erano quasi sempre dotati di infissi, che permettevano la chiusura notturna.

***

In italiano, con la parola "porta" si indica sia l' "apertura praticata in una parete o in una recinzione  per crearvi un passaggio" sia il "serramento che si applica all'apertura per aprirla o chiuderla a piacere" (2). Lo stesso vale per "portone", che di "porta" non è che un accrescitivo. D'ora in avanti, in questo articolo, la parola portone sarà usata sempre nel secondo significato, quello di serramento o infisso.

***

I portoni di Verderio ancora in opera sono tutti in legno; sono composti da due grandi ante che si adattano quasi sempre alla forma ad arco dell'apertura; in una delle due ante è ritagliata una porta, per permettere l'accesso solo pedonale quando il portone è chiuso. Per impedire l'entrata a ospiti non desiderati, il lato interno dei portoni era dotato di vari sistemi per serrare fra loro le due ante e per fissarle al muro superiore e al pavimento, in modo da rendere difficile lo sfondamento. Venivano usati chiavistelli in metallo o sbarre di legno. Anche le porte pedonali erano dotate di sistemi di chiusura: serrature, che permettevano l'apertura con chiave anche dall'esterno, o chiavistelli che, invece, lasciavano fuori i ritardatari.

Porte e portoni potevano essere muniti di maniglie per facilitare l'apertura e la chiusura.

 

 


Il portone di cascina Airolda è rettangolare e lascia aperta la parte superiore arcuata.

 



 

 

Altro elemento importante è la coppia cardine e bandella, che permette il movimento dei battenti, sia dei portoni che delle porte: il cardine è un perno che rimane fermo; la bandella è un anello che entra nel cardine e permette all'anta di aprirsi e chiudersi.


Cardine e bandella fra portone e muro

Recentemente su alcuni portoni sono state installate elettroserrature ed altri congegni automatici: purtroppo non sempre si è tenuto conto del valore del manufatto su cui si stava intervenendo e l'aggiunta risulta un po' stonata.

 


In compagnia di Maurizio Besana, falegname, abbiamo cercato sul territorio comunale i portoni superstiti. Non ne abbiamo trovati a Verderio ex Inferiore, né in via dei Tre Re, la strada principale del borgo, né in via Roma (già via Larga). In via dei Tre Re non abbiamo trovato neanche i cardini sugli stipiti. In via Roma qualche cardine è rimasto, ad esempio sull'arco che dà accesso al Vicolo Chiuso. Qualcuno però mi ha assicurato che molti portoni c'erano, anche se non sono rimaste tracce.

Nel territorio di Verderio ex Superiore, molti portoni esistono tuttora, alcuni sono usati regolarmente, altri saltuariamente; uno, quello della "curt Növa", in via sant'Ambrogio, c'è ancora ma, per motivi di sicurezza non è più utilizzato. Alcuni vecchi portoni sono stati recentemente sostituiti da nuovi, sempre in legno, che ho tralasciato di inserire in questa rassegna.

Per i nomi delle corti mi sono attenuto a quelli indicati da Giulio Oggioni nel suo libro "VERDERIO. La vita contadina, le corti e le cascine".

CURT DI CUSTÒNT (via Campestre)

Vista esterna e interna:


 

 


CURT DI SCRÒCH (via Campestre)

Vista esterna e interna:

 


 


 

CURT DI BARBÎSS e DI PENAGIA (via Angolare)



 



CORTE DI PIAZZA ROMA*

Vista esterna e interna:



 *Giulio Oggioni, nel suo libro a cui sto facendo riferimento per i nomi delle corti, a questa corte non assegna alcun nome. Ho sempre pensato che fosse questa la curt di Bali, ma probabilmente sbagliavo.

 

CURT DI FREDICH (via Fontanile)

 





CASA PIROVANO (via Sant'Ambrogio)

Vista esterna e interna:


 

 

 

 

 CURT NÖVA (via Sant'Ambrogio)*

 


 

CASA COLONICA ANNESSA  ALLA CASA PARROCCHIALE DI VERDERIO EX SUPERIORE

Quando all'inizio del secolo scorso fu costruita la chiesa parrocchiale dei santi Giuseppe e Floriano, fu costruita anche la vicina casa parrocchiale con annessa una casa colonica, dove abitavano alcuni dei contadini che lavoravano i terreni del beneficio parrocchiale.


In primo piano la casa parrocchiale; a sinistra la casa colonica con il portone d'accesso


Alla casa colonica si accedeva attraverso il portone che si vede nella fotografia. non è di questo portone che qui si vuole parlare, poco interessante perché probabilmente più volte rimaneggiato, ma di quello sul retro dell'edificio, che si apre, oggi verso l'oratorio, un tempo verso i terreni da coltivare.

Vista esterna e interna

  



 

NOTE

(1) Ai paracarri è dedicato un post di questo blog: https://bartesaghiverderiostoria.blogspot.com/search?q=paracarri

(2) Vocabolario della lingua italiana - Zingarelli ed.1983

Marco Bartesaghi

Nota integrativa a cura del Blog Storia e storie di donne e uomini: per questioni di spazio, rispetto all’articolo originale contenuto nel Blog di Marco Bartesaghi  http://bartesaghiverderiostoria.blogspot.com/search/label/edifici%20rurali non sono state pubblicate alcune fotografie che ritraevano particolari e dettagli di alcuni portoni (BC). 


Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.