mercoledì 15 maggio 2019

Il piccolo borgo di Nesso, sul lago di Como, visitato da Leonardo da Vinci

Apparentemente, al viaggiatore distratto e frettoloso, intento a percorrere la Strada Regia, da Como verso Bellagio, il piccolo comune di Nesso potrebbe apparire per nulla attrattivo e poco significante dal punto di vista turistico e storico. Eppure… Eppure non è così, se persino uno dei più grandi geni della storia dell’umanità, Leonardo da Vinci, vi soggiornò, non solo per ammirare, ma, come egli stesso scrisse sui Codici, per compiere studi sui movimenti dell’acqua al fine di progettare opere idrauliche di notevole importanza e utilità.
 
Il ramo del lago di Como; Nesso è adagiato sulla destra della foto
 
Leonardo cominciò ad appassionarsi all’idraulica dal 1482 al 1500, durante il suo soggiorno a Milano, alla corte di Ludovico il Moro, città che già allora era ricca di navigli, dove progettò di collegare il Naviglio Martesana ai navigli interni, attraverso delle chiuse che avrebbero permesso anche di attraversare la città in barca. Un altro dei suoi progetti, affidatogli dal Moro, riguardò il collegamento via acqua tra Como e Milano, ed è probabilmente per questo motivo che Leonardo si recò a Como, e poi a Nesso. Leonardo, che aveva già progettato un sistema di dighe finalizzato a risolvere il problema della differenza di altezza, rendendo il territorio navigabile, non si lasciò sfuggire la possibilità di buttare giù alcuni schizzi, che sono oggi conservati all'interno del Museo dei Navigli. Da quel momento i Navigli furono caratterizzati da un continuo sviluppo, dato dalla costruzione di nuovi canali e dighe.
Nel suo Codice Atlantico racchiude diverse testimonianze della permanenza nel territorio Comasco, come cita il Foglio 388, che tratta del grandioso progetto idraulico di un canale, da Milano al lago di Como, sfruttando l'Adda e superando la stretta dei Tre Corni di Brivio, con un tratto artificiale. Si trovano inoltre studi per centrali idrauliche che molto assomigliano a quelle disseminate lungo l'Adda, imbarcazioni a pale, ruote idrauliche, disegni dei laghi di Annone e Oggiono e progetti per macchine tessili, la cui memoria si ritrova nei setifici che si affacciano sul Lago e sull’Adda, come ad Abbadia Lariana e Garlate.
Per quanto riguarda nello specifico il rapporto tra il Genio e Nesso, vi è da dire che Leonardo scrisse alcune note sulla presenza nel borgo lariano dell’orrido, formato dal fiume nei pressi della Fonte Pliniana che cade “con grande empito per una grandissima fessura di monte”. Il fiume citato è senza dubbio alcuno quello formato dalla confluenza dei due torrenti provenienti dalle valli del Tuf e di Nosé, che dà vita alla cascata di Nesso, poco prima che si getti nel lago di Como. La cascata può essere ammirata dal ponte della Civera, che ne è diventato oggi il simbolo. L’orrido, la cascata e l’antico ponticello sono diventati per il piccolo paese luoghi fondamentali per lo sviluppo di diversi ambiti come il manifatturiero, i mulini, i filatoi, i crateri e gli oleifici e, più recentemente, e non da ultimo, il turismo. Lo spettacolo dell’orrido e della cascata è visibile già dalla strada, ma per goderne appieno la bellezza bisogna scendere verso il lago, percorrendo una ripida gradinata che si snoda in mezzo al vecchio borgo di Nesso, fino ad arrivare sul ponte della Civera.
 
Il ponticello della Civera visto dalla strada provinciale e, sotto, la scalinata che conduce al lago 
 

 
 




L'orrido e la cascata
 
Nel Codice Atlantico vi è scritta una frase che Anna Maria Brizio (Leonardo da Vinci, Scritti scelti, Torino, Utet, 1952) così riporta: “Sopra Como 8 miglia è la Primiana, la quale cresce e decresce ogni 6 ore; e il suo crescere fa acqua per due mulini e n’avanza, e il suo calare fa asciugare le fonti. Più su 2 miglia è Nesso, terra dove cade uno fiume con grande empito, per una grandissima fessura di monte”.
L’interesse di Leonardo per questa zona del lago è testimoniato anche da una nota sul Codice Leicester (f. II, verso): “Come in molti lochi si trova vene d’acqua che sei ore crescano e sei ore calano, e io per me n’ho veduta una in sul lago di Como, detta fonte Priniana, la qual fa il predetto crescere e diminuire in modo che quando versa macina più mulini e quando manca cali sì, ch’egli è come guardare l’acqua ‘n un profondo pozzo”.
Il Codice Leicester, comprendente 36 fogli, risale agli anni 1506-1510, quelli del secondo periodo milanese, e farebbe quindi presupporre una seconda visita di Leonardo sul lago di Como. A meno che possa trattarsi di ricordi o appunti relativi alla prima.

Beniamino Colnaghi

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