Apparentemente,
al viaggiatore distratto e frettoloso, intento a percorrere la Strada Regia, da
Como verso Bellagio, il piccolo comune di Nesso potrebbe apparire per nulla
attrattivo e poco significante dal punto di vista turistico e storico. Eppure…
Eppure non è così, se persino uno dei più grandi geni della storia
dell’umanità, Leonardo da Vinci, vi soggiornò, non solo per ammirare, ma, come
egli stesso scrisse sui Codici, per compiere studi sui movimenti dell’acqua al
fine di progettare opere idrauliche di notevole importanza e utilità.
Il ramo del lago di Como; Nesso è adagiato sulla destra della foto
Leonardo
cominciò ad appassionarsi all’idraulica dal 1482 al 1500, durante il suo
soggiorno a Milano, alla corte di Ludovico il Moro, città che già allora era
ricca di navigli, dove progettò di collegare il Naviglio Martesana ai navigli
interni, attraverso delle chiuse che avrebbero permesso anche di attraversare
la città in barca. Un altro dei suoi progetti, affidatogli dal Moro, riguardò
il collegamento via acqua tra Como e Milano, ed è probabilmente per questo
motivo che Leonardo si recò a Como, e poi a Nesso. Leonardo, che aveva già progettato un sistema di dighe finalizzato a
risolvere il problema della differenza di altezza, rendendo il territorio
navigabile, non si lasciò sfuggire la possibilità di buttare giù alcuni
schizzi, che sono oggi conservati all'interno del Museo dei Navigli. Da quel
momento i Navigli furono caratterizzati da un continuo sviluppo, dato dalla
costruzione di nuovi canali e dighe.
Nel suo Codice Atlantico racchiude
diverse testimonianze della permanenza nel territorio Comasco, come cita il
Foglio 388, che tratta del grandioso progetto idraulico di un canale, da Milano
al lago di Como, sfruttando l'Adda e superando la stretta dei Tre Corni di
Brivio, con un tratto artificiale. Si trovano inoltre studi per centrali
idrauliche che molto assomigliano a quelle disseminate lungo l'Adda,
imbarcazioni a pale, ruote idrauliche, disegni dei laghi di Annone e Oggiono e
progetti per macchine tessili, la cui memoria si ritrova nei setifici che si
affacciano sul Lago e sull’Adda, come ad Abbadia Lariana e Garlate.
Per quanto riguarda nello specifico il
rapporto tra il Genio e Nesso, vi è da dire che Leonardo scrisse alcune note
sulla presenza nel borgo lariano dell’orrido, formato dal fiume nei pressi
della Fonte Pliniana che cade “con grande empito per una grandissima fessura di
monte”. Il fiume citato è senza dubbio alcuno quello formato dalla confluenza
dei due torrenti provenienti dalle valli del Tuf e di Nosé, che dà vita alla
cascata di Nesso, poco prima che si getti nel lago di Como. La cascata può
essere ammirata dal ponte della Civera, che ne è diventato oggi il simbolo.
L’orrido, la cascata e l’antico ponticello sono diventati per il piccolo paese
luoghi fondamentali per lo sviluppo di diversi ambiti come il manifatturiero, i
mulini, i filatoi, i crateri e gli oleifici e, più recentemente, e non da
ultimo, il turismo. Lo spettacolo dell’orrido e della cascata è visibile già
dalla strada, ma per goderne appieno la bellezza bisogna scendere verso il
lago, percorrendo una ripida gradinata che si snoda in mezzo al vecchio borgo
di Nesso, fino ad arrivare sul ponte della Civera.
L'orrido e la cascata
Nel Codice
Atlantico vi è scritta una frase che Anna Maria Brizio (Leonardo da Vinci, Scritti scelti, Torino, Utet, 1952) così
riporta: “Sopra Como 8 miglia è la Primiana, la quale cresce e decresce ogni 6
ore; e il suo crescere fa acqua per due mulini e n’avanza, e il suo calare fa
asciugare le fonti. Più su 2 miglia è Nesso, terra dove cade uno fiume con
grande empito, per una grandissima fessura di monte”.
L’interesse di Leonardo per questa zona del lago è
testimoniato anche da una nota sul Codice
Leicester (f. II, verso): “Come in molti lochi si trova vene d’acqua che
sei ore crescano e sei ore calano, e io per me n’ho veduta una in sul lago di
Como, detta fonte
Priniana, la qual fa il predetto crescere e diminuire in modo che quando versa macina
più mulini e quando manca cali sì, ch’egli è come guardare l’acqua ‘n un
profondo pozzo”.
Il Codice
Leicester, comprendente 36 fogli, risale agli anni 1506-1510,
quelli del secondo periodo milanese, e farebbe quindi presupporre una seconda
visita di Leonardo sul lago di Como. A meno che possa trattarsi di ricordi o
appunti relativi alla prima.
Beniamino Colnaghi
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