Il
15 febbraio 2003 fu una giornata molto fredda. Il cielo era limpido e terso ma
la temperatura segnava punte quasi polari. Era sabato. L’urna, contenente le spoglie
mortali dell’artigliere alpino Andrea Colombo, esumate dal cimitero militare
italiano di Griscino, Ucraina, aveva portato con sé il freddo gelido e pungente,
tipico degli inverni di quell’area geografica.
Andrea
era finalmente tornato a casa, tra la sua gente, dopo oltre sessanta anni.
Andrea Colombo
L’urna
era giunta a Verderio Superiore accompagnata da alcuni famigliari, dai
rappresentanti della sezione locale degli alpini e dell’Unirr, l’Unione
Nazionale Italiana Reduci di Russia. Ad accoglierla, oltre alle autorità
civili, militari e religiose, c’era il fratello Lino, di 92 anni, i nipoti, le
associazioni e tanti cittadini verderiesi.
Dopo
una breve ma sentita e commovente cerimonia, l’urna è stata deposta nella sala civica
comunale, per l’occasione addobbata con paramenti civili e religiosi, con una
grande bandiera tricolore che copriva un’intera parete, da una corona d’alloro
e dal labaro della sezione degli alpini di Lecco. Durante la stessa giornata
moltissimi cittadini verderiesi e rappresentanti degli alpini delle varie
sezioni della zona hanno fatto visita alle spoglie di Andrea.
Il
capitano maggiore Andrea Colombo, di Giuseppe, nacque l’8 agosto 1916 alla
cascina Alba, oggi tristemente disabitata e in stato di forte degrado. Il
giovane Andrea visse in paese fino all’età di 20 anni, fino a quando, nel 1936,
fu chiamato a svolgere il servizio di leva. Chi lo conobbe lo ricorda come un
ragazzotto robusto, di statura media ma forte come un toro, dal carattere buono
e cordiale, sempre pronto e disponibile a dare una mano a chi ne avesse bisogno.
Dal
foglio matricolare del Regio Esercito Italiano si rileva che Andrea fu chiamato
alle armi il 10 maggio 1938. Una giovinezza sfortunata, la sua. Come quella di
numerosi suoi coetanei, tormentata da chiamate alle armi, congedi provvisori e richiami,
raggiunta dal turbine di una guerra che, prima di togliere la vita a molti
giovani, tolse loro certezza nel futuro. Partì per la guerra di Russia il 26
luglio 1942 con il 2° Reggimento artiglieria alpina.
Nel 1940 il 2° Reggimento partecipò alla campagna sul fronte
occidentale; venne poi inviato in Albania, alle dipendenze della Divisione
Alpina Cuneense, e successivamente in Grecia e Jogoslavia. Il 26 luglio 1942
iniziarono le partenze dei convogli ferroviari destinati a trasportare la
Divisione Cuneense sul fronte russo; in totale si conteranno 52 convogli per un
viaggio della durata di 13 giorni.
Il 2° Reggimento venne impiegato per essere dislocato nel Caucaso ma
fu invece rischierato sulle rive del fiume Don. Combatté nelle battaglie cruente
di Novo Kalitwa, Rossosch, Annowka, Popowka e Novo Postojalowka. In Patria rientrarono
soltanto 3 ufficiali, 10 sottufficiali e 195 tra graduati e alpini. Per il suo
eroico sacrificio di vite, al Reggimento fu assegnata la medaglia d'oro al
valor militare[1].
Appena
arrivato al fronte russo, fu colto da forti dolori addominali. Fu ricoverato
all’ospedale da campo italiano 827 di Losowaia e lì morì di peritonite all’età
di 26 anni, il 31 agosto 1942. Venne sepolto nel cimitero di Griscino, un
piccolo paese appena dentro l’Ucraina.
Il
16 settembre arrivò in municipio un telegramma delle autorità militari che
annunciava la morte di Andrea, il quinto soldato di Verderio Superiore morto in
guerra.
Due
giorni dopo l’arrivo del telegramma, il 18 settembre, anche la madre
dell’alpino morì. Gravemente malata e da tempo ricoverata in ospedale non fu
messa al corrente della sorte del figlio.
Il
ritorno delle spoglie mortali di Andrea a Verderio Superiore ha fatto rivivere
ai più anziani ed a chi lo ha conosciuto tanti ricordi di gioventù, fatti e
avvenimenti vissuti nei primi trent’anni del Novecento, quando il paese contava
poco più di 1.200 abitanti ed era un piccolo borgo di contadini, formato da donne
e uomini poveri ma dignitosi, spesso affamati e denutriti ma tesi,
caparbiamente, a battersi contro soprusi e ingiustizie, contro la dittatura fascista e
la negazione dei diritti e della libertà.
Tutta
Verderio si è stretta intorno alle spoglie di Andrea. È stato un paese intero, quindi, che ha voluto
custodire intatta la sua memoria per guardare con sicurezza e fiducia al suo
futuro, che oggi si basa sulla speranza di una vita civile e sociale costruita
sulla scelta consapevole dei valori della democrazia, della convivenza
pacifica, della tolleranza, della libertà e della pace.
L’Amministrazione
comunale di Verderio ex Superiore, con quella cerimonia, ha inteso lasciare un
segno tangibile a ricordo dei numerosi suoi figli morti sui vari fronti di
guerra ed a cui va il rispetto ed il ricordo di tutti. Le pagine di eroismo dei
nostri concittadini, anche di quelli che hanno partecipato alla Resistenza ed
alla lotta al nazifascismo, sono supremi valori ai quali si unisce idealmente
l’opera di quanti, oggi, lavorano per l’affermazione nel mondo della
democrazia, della pace, della solidarietà, dell’impegno per la convivenza
pacifica dei popoli.
Domenica
16 febbraio 2003 si è svolta la cerimonia con la solennità e l’ufficialità
dovute.
Le
celebrazioni sono iniziate con le note del “Silenzio” a cui hanno fatto seguito
i discorsi dell’avvocato Edoardo Vertua, in rappresentanza degli alpini, della
signora Zappa, presidente dell’Unirr e del sindaco di Verderio ex Superiore. Si
è quindi formato il corteo verso la chiesa parrocchiale, nella quale monsignor
Merisi ha officiato la funzione religiosa. L’urna, successivamente accompagnata
verso il cimitero locale da un lungo corteo e dalle note della banda degli
alpini, è stata accolta con gli onori tra due ali di bandiere e labari
abbassati e dalle note del Silenzio fuori ordinanza, scandito dal suono della tromba.
Il
capitano maggiore artigliere alpino Andrea Colombo, esumato nel cimitero
ucraino di Griscino, riposa ora, a perpetua memoria, all’ombra dei cipressi
centenari che ornano il cimitero di Verderio ex Superiore. Finalmente riposa in
pace nella sua terra, poco lontano dalla cascina ove, giovane e forte, partì
per combattere una guerra terribile che non gli diede scampo.
Beniamino
Colnaghi
Note
e bibliografia
Giulio
Oggioni, Verderio, 1940-1945 Ricordi, immagini e testimonianze nel diario di
cinque anni di guerra, A. Scotti Editore, Cornate d’Adda, 2008,
p.33.
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