Lo sfruttamento delle acque del fiume Ticino
Il signor Pietro Marchisio ha scritto un terzo articolo per questo blog. Dopo aver raccontato, nel marzo 2013, come avveniva il trasporto del marmo di Candoglia usato per la costruzione del Duomo di Milano ed averci parlato, il 2 ottobre 2013, del sistema dei navigli attorno al capoluogo lombardo, ora scrive in merito all’uso ed allo sfruttamento delle acque del Ticino.(b.c.)
Il
Ticino offre ancor oggi un esempio unico e cospicuo di sfruttamento delle acque
superficiali a scopi plurimi. Un sistema di canalizzazioni molto complesso (schema
1) fu iniziato dai monaci nel Medioevo, soprattutto per usi irrigui e
sviluppato in seguito, ai tempi del Barbarossa, per la realizzazione del Naviglio Grande nel 1179.
Nella seconda metà
del 1400 venne anche usato per dare acqua alle prime risaie lombarde. Le opere
furono sviluppate e perfezionate dai Visconti e dagli Sforza, anche grazie al
genio di Leonardo da Vinci. L’uso plurimo delle acque in un territorio
superiore ai 400.000
ettari, compreso
tra le provincie di Milano, Pavia, Novara, Vercelli e Varese era rivolto
principalmente alla navigazione (Naviglio Grande), al fine di un
efficiente e comodo trasporto di merci e
materiali vari verso Milano. In un secondo tempo l’uso servì per scopi irrigui,
quali la coltivazione del riso. Col passare del tempo e col progresso l’uso
delle acque è servito per scopi di forza motrice (Rogge Molinare), per azionare
mulini e, con la scoperta dell’elettricità, per scopi più tecnologici, quali il
funzionamento di macchine idrauliche e termoelettriche atte a produrre energia
elettrica.
Nella
fattispecie, la necessità di sfruttare le acque del Ticino a valle del Lago
Maggiore ha reso necessario regolamentarne il prelievo, controllandolo in modo
di non depauperare a monte il livello del lago. Già nel 1863 l’ingegner Eugenio
Villoresi progettò un canale irriguo, realizzato tra il 1880 e il1884, che ora
porta il suo nome, che preleva l’acqua in località Panperduto (foto 2) di Somma
Lombardo e scorrendo per 86 Km
alimenta 120 bocche di derivazione per confluire poi nel fiume Adda a
Groppello. Questo canale ha una portata limite di 70 mc al secondo, diramandosi
in diversi rami secondari e terziari che alimentano una rete irrigua di 1.400 Km.
Dallo
stesso bacino del Panperduto verrà in seguito derivato un altro canale (Canale
Industriale) che permetterà, dal 1901, lo sfruttamento delle acque per la
produzione di energia elettrica nella Centrale di Vizzola Ticino, alla quale si
sono aggiunte nel secolo scorso altre centrali: Tornavento, Turbigo superiore
ed inferiore e Turbino Termoelettrica.
Nel
secolo scorso si rese necessaria una migliore e più raffinata regolazione
dell’intero bacino imbrifero del lago Maggiore a monte, in virtù dello
sfruttamento delle acque del Ticino a valle, in uscita dal Lago: nel 1943 venne
inaugurata la Traversa
della Miorina (foto 3), un’opera che permette il passaggio controllato delle
acque dal lago Maggiore al fiume Ticino, rispettando anche gli accordi
internazionali intercorsi con la Confederazione Elvetica
per la regolazione del livello del lago in territorio elvetico.
Questa
traversa è composta da 120 porte metalliche regolabili manualmente con uno
speciale carro ponte, distribuite sul Ticino per una larghezza di 200 m in località Miorina a
Golasecca, 3 Km
a sud di Sesto Calende.
Nel 1955 venne poi inaugurato lo sbarramento di Porto Torre in comune di Somma Lombardo, costruito al fine di permettere un prelievo (Canale Regina Elena) di acqua necessaria ad integrare, in Regione Piemonte, il Canale Cavour, rendendo possibile contemporaneamente la produzione di energia elettrica. In sponda piemontese i maggiori prelievi sono: il Canale Regina Elena, la Roggia Molinara di Oleggio, il Naviglio Langosco e il Naviglio Sforzesco. In sponda lombarda i prelievi riguardano il Canale Villoresi ed il Canale Industriale che, a partire da Turbigo, rialimenta il Naviglio Grande verso Milano, originariamente alimentato dal fiume a Tornavento.
L’importanza
degli sbarramenti realizzati sul Ticino è tale da permettere lo sfruttamento
delle acque superficiali per circa l’80% della portata del fiume, la cui
massima è stimata in circa 1.150 mc/sec in ottobre e la minima in circa 60
mc/sec in febbraio, misurate all’idrometro di Sesto Calende.
Praticamente,
dal Ticino vengono giornalmente prelevati circa 22 milioni di mc di acqua che si
riducono a 13 milioni in inverno. Occorre anche aggiungere che la portata del
Ticino verso il fiume Po, a valle dei prelievi suddetti dopo lo sbarramento del
Panperduto, viene integrata da acque di risorgiva alimentate dal sottosuolo.
Pietro Marchisio
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