sabato 10 novembre 2018

11 novembre, san Martino
Il pagamento degli affitti e gli sfratti dei contadini

Nato in Pannonia (un’antica regione dell’attuale Ungheria) intorno al 316 d.C., Martino seguì le orme paterne intraprendendo la carriera militare, arruolandosi giovanissimo nell’esercito romano delle Gallie. Nei pressi di Amiens compì il suo gesto più clamoroso, destinato a fissarsi nei secoli: incrociato un povero mendicante, Martino, già attratto dal cristianesimo, tagliò il suo mantello e ne donò la metà al povero. La notte stessa sognò Gesù che veniva a restituirglielo. E poiché al risveglio lo ritrovò integro, il miracolo rafforzò la fede del giovane, che si fece battezzare ed iniziò a percorrere la Gallia per evangelizzarne le popolazioni. Gli abitanti di Tours lo elessero vescovo, edificati dal fatto che egli prediligesse i servi ed i contadini, dei cui bisogni spirituali il clero poco si curava. Morì nel 397 diventando subito uno dei pochi e primi non martiri venerati come santi. 


"El San Martìn di poveritt", Milano, 1920
 

Fino a pochi decenni fa, nel giorno di san Martino, l'11 novembre,  e comunque prima del 1950, anno in cui venne varata la vera e propria riforma agraria, scadevano i contratti di locazione delle  terre e delle abitazioni dei coloni. Ciò avveniva principalmente nelle regioni del nord e della Pianura Padana, con punte nel Mezzogiorno. I contadini erano obbligati a pagare gli affitti, ma, per svariati motivi (economici, politici, morali...) ciò non li garantiva in pieno contro il rischio di essere cacciati dai poderi e dalle cascine dei grandi proprietari terrieri. In quella data, quindi, si verificava un grande spostamento di famiglie, in quei tempi anche molto numerose, che collocate le proprie povere cose su un carro trainato dai buoi o dai cavalli si apprestavano ad andare a servire altri proprietari, accontentandosi, molto spesso, come compenso per il lavoro, di cibo per sfamare la famiglia. Subito dopo gli spostamenti di san Martino il lavoro dei campi rallentava, anche se proseguivano le attività con gli animali nelle stalle e altri lavori che permettevano ai contadini di mantenere la famiglia. Perché la vita dei lavoratori della terra era in sintonia con la natura, che ogni anno compie il suo ciclo.  

San Martino è radicato anche nella tradizione brianzola, non solo per la torchiatura dell’uva e neanche in qualità di protettore dei legionari, dei mercanti e dei cavalieri, ma soprattutto, come abbiamo visto poco sopra, per il pagamento dell’affitto al padrone. Chi non fosse stato in grado di pagarlo, veniva immediatamente cacciato dai poderi e dalle abitazioni. Ciò provocava ulteriore miseria nelle famiglie dei coloni e dei contadini, disperazione per la perdita del lavoro e della casa e tensioni crescenti tra i lavoratori della terra ed i proprietari terrieri. Questi ultimi, anche a causa del crescente consenso delle idee socialiste nel mondo agricolo, iniziarono ad assoldare squadre di fascisti che reprimessero le proteste e ristabilissero l’ordine.
 
 
 
 
Emblematica di ciò che avvenne in quegli anni è una scena del film Novecento, di Bernardo Bertolucci, una delle più drammatiche e significative di quel clima, che si rifà al giorno di san Martino, giorno in cui scadevano i contratti d’affitto. Il lavoro nei campi era finito, il raccolto era stato completato, silos e cantine erano a posto, fino alla primavera non c’era più bisogno di lavoranti. Il padrone dunque decideva chi poteva restare e chi doveva andarsene; e per molte famiglie iniziava la miseria. Dovevano caricare tutto quello che avevano su un carro e andarsene da un’altra parte. Non era problema del padrone. Una barbarie disumana, ma ciò è durato per secoli.
Nel film la scena è ancora più drammatica: un contadino sfrattato, Oreste, si ribella allo sfratto e fronteggia una squadra di militari a cavallo chiamati dai padroni. Si mette a urlare e ad imprecare, e, sostenuto da Olmo (Gérard Depardieu) e Anita (Stefania Sandrelli), vengono chiamati a raccolta gli altri contadini che stanno traslocando, percorrendo gli argini del fiume Po, i quali, scesi dai carri, si muniscono di bastoni e forconi per combattere contro i soldati. Ma, inaspettate, davanti a loro, le donne contadine, guidate da una fiera e battagliera Anita, si sdraiano sull’alzaia e fermano i soldati a cavallo, che preferiscono indietreggiare e ritirarsi, piuttosto che compiere una carneficina.

Novecento, grande film, grande regista, cinema d'autore.
 
Beniamino Colnaghi

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