PORTONI A VERDERIO
di
Marco Bartesaghi
Le corti nei nuclei storici e le cascine distribuite sul
territorio hanno costituito, fino al secondo dopoguerra e se si escludono le
ville padronali, la totalità delle abitazioni di Verderio, allora diviso nei
due comuni, Inferiore e Superiore (V.I, V.S).
L'accesso
principale a questi edifici dalla strada contigua era un portone, il più delle
volte costituito da un androne, profondo quanto l'ampiezza del fabbricato, con
solaio in legno. Dove l'apertura era praticata in un muro di cinta e non doveva
oltrepassare il fabbricato d'abitazione, l'androne non c'era e si accedeva
direttamente al cortile.
La corte cd "di Spirit" (V.S) di portoni ne aveva due,
poiché si affacciava su due vie, Fontanile e Angolare. |
Curt di Spirit,
entrata da via Fontanile |
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Curt di Spirit,
entrata da via Angolare |
I portoni erano di grandi dimensioni, perché dovevano permettere
l'accesso dei carri trainati da animali, spesso avevano gli spigoli protetti da
paracarri (1) e in origine erano quasi sempre dotati di
infissi, che permettevano la chiusura notturna.
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In italiano, con la parola
"porta" si indica sia l' "apertura praticata in una
parete o in una recinzione per crearvi un passaggio" sia
il "serramento che si applica all'apertura per aprirla o chiuderla
a piacere" (2). Lo stesso vale per "portone",
che di "porta" non è che un accrescitivo. D'ora in avanti, in questo
articolo, la parola portone sarà usata sempre nel secondo significato, quello
di serramento o infisso.
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I portoni
di Verderio ancora in opera sono tutti in legno; sono composti da due grandi
ante che si adattano quasi sempre alla forma ad arco dell'apertura; in una
delle due ante è ritagliata una porta, per permettere l'accesso solo pedonale
quando il portone è chiuso. Per impedire l'entrata a ospiti non desiderati, il
lato interno dei portoni era dotato di vari sistemi per serrare fra loro le due
ante e per fissarle al muro superiore e al pavimento, in modo da rendere
difficile lo sfondamento. Venivano usati chiavistelli in metallo o sbarre di
legno. Anche le porte pedonali erano dotate di sistemi di chiusura: serrature,
che permettevano l'apertura con chiave anche dall'esterno, o chiavistelli che,
invece, lasciavano fuori i ritardatari.
Porte e
portoni potevano essere muniti di maniglie per facilitare l'apertura e la
chiusura.
Altro elemento importante è la
coppia cardine e bandella, che permette il movimento dei battenti, sia dei
portoni che delle porte: il cardine è un perno che rimane fermo; la bandella è
un anello che entra nel cardine e permette all'anta di aprirsi e chiudersi.
Cardine e bandella
fra portone e muro
Recentemente su alcuni portoni
sono state installate elettroserrature ed altri congegni automatici: purtroppo
non sempre si è tenuto conto del valore del manufatto su cui si stava
intervenendo e l'aggiunta risulta un po' stonata.
In compagnia di Maurizio Besana,
falegname, abbiamo cercato sul territorio comunale i portoni superstiti. Non ne
abbiamo trovati a Verderio ex Inferiore, né in via dei Tre Re, la strada
principale del borgo, né in via Roma (già via Larga). In via dei Tre Re non
abbiamo trovato neanche i cardini sugli stipiti. In via Roma qualche cardine è
rimasto, ad esempio sull'arco che dà accesso al Vicolo Chiuso. Qualcuno però mi
ha assicurato che molti portoni c'erano, anche se non sono rimaste tracce.
Nel territorio di Verderio ex
Superiore, molti portoni esistono tuttora, alcuni sono usati regolarmente,
altri saltuariamente; uno, quello della "curt Növa", in via
sant'Ambrogio, c'è ancora ma, per motivi di sicurezza non è più utilizzato.
Alcuni vecchi portoni sono stati recentemente sostituiti da nuovi, sempre in
legno, che ho tralasciato di inserire in questa rassegna.
Per i nomi delle corti mi sono
attenuto a quelli indicati da Giulio Oggioni nel suo libro "VERDERIO.
La vita contadina, le corti e le cascine".
CURT DI CUSTÒNT (via Campestre)
Vista esterna e interna:
CURT DI SCRÒCH (via Campestre)
Vista esterna e interna:
CURT DI BARBÎSS e DI PENAGIA (via Angolare)
CORTE DI PIAZZA ROMA*
Vista esterna e interna:
CURT DI FREDICH (via Fontanile)
Vista esterna e interna:
CURT NÖVA (via Sant'Ambrogio)*
CASA COLONICA ANNESSA ALLA CASA PARROCCHIALE DI VERDERIO EX
SUPERIORE
Quando all'inizio del secolo scorso fu costruita la chiesa
parrocchiale dei santi Giuseppe e Floriano, fu costruita anche la vicina casa
parrocchiale con annessa una casa colonica, dove abitavano alcuni dei contadini
che lavoravano i terreni del beneficio parrocchiale.
Alla casa colonica si accedeva attraverso il portone che si vede
nella fotografia. non è di questo portone che qui si vuole parlare, poco
interessante perché probabilmente più volte rimaneggiato, ma di quello sul
retro dell'edificio, che si apre, oggi verso l'oratorio, un tempo verso i
terreni da coltivare.
Vista esterna e interna
NOTE
(1) Ai paracarri è dedicato un post di questo blog: https://bartesaghiverderiostoria.blogspot.com/search?q=paracarri
(2) Vocabolario della lingua italiana - Zingarelli ed.1983
Marco
Bartesaghi
Nota integrativa a cura del Blog Storia e storie di donne e uomini: per questioni di spazio, rispetto all’articolo originale contenuto nel Blog di Marco Bartesaghi http://bartesaghiverderiostoria.blogspot.com/search/label/edifici%20rurali non sono state pubblicate alcune fotografie che ritraevano particolari e dettagli di alcuni portoni (BC).