EL PIOEUF
di Roberto Sala
La Storia attraverso personaggi, luoghi ed eventi, nonchè storie di donne e uomini, non sempre potenti e famosi, spesso semplici e umili persone che, grazie al loro lascito di memorie e testimonianze quotidiane, ci consentono di conoscere meglio il loro tempo ed approfondire il nostro passato. Blog senza fini di lucro, che tratta argomenti storici, culturali e di costume.
EL PIOEUF
di Roberto Sala
Giancarlo Puecher: un partigiano “giusto”, fucilato a Erba da un plotone di fascisti
«…
L'amavo troppo la mia Patria, non la tradite, e voi tutti giovani d'Italia
seguite la mia via e avrete compenso della vostra lotta ardua nel ricostruire
una nuova unità nazionale. Perdono a coloro che mi giustiziano perché non sanno
quello che fanno e non pensano che l'uccidersi tra fratelli non produrrà mai la
concordia... I martiri convalidano la fede in una vera idea. Ho sempre creduto
in Dio e perciò accetto la sua volontà.»
Beniamino Colnaghi
In ricordo di Pier Paolo Pasolini
(L'intellettuale venne barbaramente ucciso al Lido di Ostia il 2 novembre 1975; dopo quasi cinquant'anni, mandanti ed esecutori materiali non sono stati individuati)
La poesia che segue è stata scritta dal poeta nel 1962 ed è parte della prima edizione della raccolta Poesia in forma di Rosa, pubblicata nel 1964.
Supplica a mia madre
È difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.
Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.
E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame
d’amore, dell’amore di corpi senza anima.
Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:
ho passato l’infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.
Era l’unico modo per sentire la vita,
l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.
Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…
Ritorno al cimitero militare di Milovice (Repubblica Ceca)
Il castello di Dux in Boemia ed i misteri sulla morte di Giacomo Casanova
Giacomo Casanova, nato a Venezia nel 1725, quindi cittadino
della Repubblica di Venezia, secondo gli storici finì i suoi giorni come bibliotecario nel castello del conte di Valdštejn, a Dux, oggi Duchcov, nel nord-ovest della Repubblica Ceca, ad una ventina di minuti in auto dal confine tedesco e ad un
centinaio di chilometri da Praga. Qui, il
4 giugno del 1798, secondo alcune
fonti, sarebbe morto senza gli onori che avrebbe meritato.
Ma non
tutti sono d’accordo nel confermare questa data; difatti la data della morte ha
diviso autorevoli personalità di quel tempo. Alcune fonti erano convinte che l’illustre
Veneziano morì dunque in Boemia nel 1798, altre,
altrettanto autorevoli, assicurarono che egli terminò i suoi giorni a Vienna
nel 1803. Le due date sono arrivate a noi dalla trasmissione di testimonianze scritte
e dalla consultazione del registro di morte nonché dalla lettura di biografie
universali e di enciclopedie delle arti e della letteratura. Storici, studiosi
e letterati contro altrettanti storici, studiosi e letterati. Chi di questi ha
ragione? Nessuno lo sa, ed io penso che la verità non si verrà mai a sapere.
Come pure è un mistero il luogo
della sepoltura del Casanova e dove si trovi oggi la sua tomba, o quantomeno dove
possano essere rinvenute le sua ossa.
Secondo una tradizione
boema, più vicina ai tempi nostri e forse ad uso dei turisti, la tomba di
Giacomo Casanova sarebbe stata composta, in un primo momento, nel parco del
castello di Dux, dove il Conte avrebbe fatto erigere “un monumento pieno di
gusto” in memoria del suo bibliotecario. Il sepolcro sarebbe stato, in seguito,
traslato altrove. Forse nel vecchio cimitero del villaggio, poi purtroppo distrutto
(dietro la cappella di Santa Barbara, da dove proverrebbe il “registro dei
morti”) negli anni Trenta del secolo scorso e trasformato in un parco pubblico.
Anche la targa che ricorda la sepoltura di Casanova fu posta in tempi a noi più
recenti.
E che fine ha fatto, se c’è mai stato, il testamento di Casanova? Possibile che l’anziano avventuriero, così meticoloso ad annotare, a compilare documenti su documenti, lettere su lettere, non abbia lasciato niente di scritto in merito alle sue ultime volontà? Troppi misteri circondano gli ultimi anni di vita di Casanova.
Facciamo adesso un passo indietro di qualche anno nella vita del nostro connazionale e riannodiamo la storia ed il racconto.
Le ossa del romantico, seduttore, scrittore e avventuriero veneziano riposano ancora lì sotto? Un bel mistero.
Le foto pubblicate in questo articolo sono state scattate da me durante la mia visita a Duchcov, nell’agosto di quest’anno.
Beniamino Colnaghi
Bibliografia
Silvio
Calzolari, Casanova. Vita, Amori, Misteri di un libertino veneziano, Luni editrice, Milano, 2018.
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Giacomo_Casanova
Quarant'anni senza Enrico
Un Paese che il giorno dei funerali scende in piazza compatto e commosso per
dire addio non a Berlinguer, ma ad Enrico. Il presidente della Repubblica,
Sandro Pertini, fa trasportare la sua salma sull’aereo presidenziale
dichiarando: “Lo porto via come un amico fraterno, come un figlio, come un
compagno di lotta”. Al funerale, a Roma il 13 giugno, partecipa oltre un
milione di persone. Il corteo con la bara sfila dalla sede del Pci, in
via delle Botteghe Oscure, a Piazza San Giovanni. Un lamento collettivo risuona
in continuazione: “Enrico, Enrico”.
“Chiuso in una cassa di legno chiaro, coperta dal drappo rosso e dal tricolore, Berlinguer è tornato a casa, in questa dolce sera romana, accolto dai suoi compagni che lo applaudono come per abbracciarlo e, a squarciagola, scandiscono il suo nome”, scriverà la Repubblica. “Se asciughiamo una lacrima - dirà Giancarlo Pajetta - è per veder chiaro. Ricordate le sue ultime parole: lavorate. Compagno Berlinguer, sappiamo come vuoi essere ricordato, ce lo hai gridato a Padova, con un ultimo sforzo”.