sabato 5 maggio 2012

La Prussia Orientale

È il mese di gennaio del 1945 nella regione della Prussia Orientale, un mese glaciale in cui tremende tempeste di neve si alternano a giornate calme, col cielo color grigio ardesia e la neve, bianchissima, che offusca la vista. Lungo una strada circondata da cumuli di neve e ghiaccio avanza una carovana. Sono civili prussiani che hanno fatto salti di gioia quando i carri armati di Hitler hanno invaso la Polonia nel 1939, rendendoli di nuovo cittadini tedeschi. Ora sono in fuga verso ovest. In fuga dai russi, che hanno occupato già buona parte della regione e inseguono a colpi di artiglieria i profughi. La carovana si arresta davanti alla Vistola. Il fiume è ricoperto da uno spesso strato di ghiaccio e brilla come una pista di pattinaggio. Le granate squassano il terreno e, a ogni esplosione, i cavalli si imbizzarriscono e i bambini, affamati e congelati, strillano. Anna Emmerich ha diciotto anni e i capelli dorati come le pannocchie. È la giovane figlia di un'influente famiglia tedesca con una bella casa e una vasta tenuta nei pressi di Thorn, nella quale probabilmente già bivaccano i russi. Suo fratello maggiore è a combattere da qualche parte nel sud, nei dintorni di Budapest, il secondo è stato spinto a unirsi al Volkssturm e il terzo ha appena smesso i calzoni corti.
Quella appena accennata è una brevissima recensione di un intenso romanzo che ho letto recentemente, “L’inverno più lungo” di Chris Bohjalian. Basato su una storia vera tratta da un diario, “L’inverno più lungo” narra di un’epica fuga dalla Prussia orientale devastata dalla guerra. Descrivendo con maestria la forza e l’emozione dell’amore insieme al terrore e alla crudeltà della guerra, Chris Bohjalian ha intessuto un ricca storia capace di dare volto a una delle grandi tragedie del ventesimo secolo.
 
Cenni storici
La Nazione nota come Prussia nacque sullo Stato fondato e governato fin dal Medioevo dall'Ordine dei Cavalieri Teutonici. Nel corso di secolari lotte contro la Polonia e la Lituania, i Cavalieri dovettero secolarizzare il loro Stato e cederne la zona occidentale alla Polonia nel 1466. Quanto restava ad Est divenne la storica Prussia Orientale (Ostpreussen). L'ultimo Gran Maestro dell'Ordine, Alberto di Brandeburgo, divenne il primo sovrano del Ducato di Prussia nel 1525. Egli fu anche il fondatore dell'Università Albertina dove nel XVIII secolo insegnò il filosofo Immanuel Kant, il più illustre dei figli di Königsberg. La storia assegna al Duca Federico Guglielmo di Hohenzollern - Brandeburgo detto «il Grande Elettore» (1620-1688) il ruolo di colui che pose le basi materiali, militari e politiche del futuro Regno di Prussia.


Una vecchia cartolina della Prussia Orientale

Nel XVIII secolo il Regno poté progressivamente espandersi sotto la guida di grandi condottieri militari, che furono anche grandi sovrani. La Prussia si diede ordinamenti civili e militari che eccellevano fra le nazioni dell'epoca. Le ricche città di Königsberg e Danzica divennero centri politici commerciali e artistici di rinomanza europea. All'inizio del XIX secolo le guerre napoleoniche travolsero anche la Prussia sul cui territorio ebbero luogo le battaglie di Eylau e Friedland che costrinsero il re Federico Guglielmo III e lo Zar Alessandro I alla pace di Tilsit nel 1807.


Ma le guerre napoleoniche si estinsero con le battaglie di Lipsia (1813) e Waterloo (1815). Da allora l'espansione della Prussia divenne inarrestabile. Sotto la guida del Cancelliere Bismarck combatte vittoriose guerre contro la Danimarca, contro l'Austria e infine contro la Francia (1870). Il Re di Prussia, Guglielmo I, venne proclamato nella reggia di Versailles Imperatore di Germania il 18 Gennaio 1871.

La Prussia Orientale, di colore rosso, all'interno dell'Impero Tedesco nel 1871

Lo storico nome di «Ostpreussen» diverrà il simbolo dell'unità della Germania e del nazionalismo tedesco. Nel corso della I Guerra Mondiale il maresciallo Hindenburg inflisse ai russi quella devastante sconfitta nella zona dei laghi Masuri che contribuirà alla capitolazione russa nel 1917.


Il corridoio di Danzica, 1923 - 1939

La pace di Versailles (iniqua sia per la Germania sia per l'Italia sebbene per motivi diversi) impose le utopie del Presidente americano Wilson, fra cui la costituzione del cosiddetto «corridoio polacco» che stravolse etnicamente e politicamente l'intera regione, perché separò territorialmente la Prussia Orientale dal Reich. Fece inoltre dell'area di Danzica, abitata da 300.000 cittadini tedeschi, una cosiddetta «Città Libera», separata anch'essa dal resto del Reich. Come è noto, la decisione polacca nel 1939 a non concedere le vie di comunicazione fra i due tronconi del Reich richieste dalla Germania, unita all'accanimento con il quale Roosevelt cercava di provocare il «casus belli» sfruttando il patto di assistenza militare fra Francia, Inghilterra e Polonia, ed infine l'ostentata neutralità italiana, nonostante il Patto d'Acciaio firmato da pochi mesi, indussero l'Inghilterra e la Francia a dichiarare guerra alla Germania per «proteggere l'integrità territoriale della Polonia».

Nei mesi finali della II Guerra la regione in questione fu attraversata da feroci e sanguinarie battaglie, di offensive sovietiche e alleate e controffensive tedesche. La gloriosa storia della Prussia diverrà fatale per questa tormentata terra, perché Stalin la identificherà con lo spirito stesso della Germania e del nazionalismo tedesco. Volle Königsberg distrutta e ne deportò la quasi totalità della popolazione.
 
Il dopoguerra
L'inverno '45-'46 fu rigidissimo ed il freddo si aggiunse alla fame, alle malattie e alle deportazioni. Nel 1946 Königsberg prese il nome di Kaliningrad, dal nome Stalin, Kalinin, secondo presidente dell'Unione Sovietica. La città fu ripopolata con russi che, volenti o nolenti, vi furono trasferiti dalle più remote frontiere dell'Unione Sovietica, mentre la popolazione tedesca veniva sistematicamente lasciata ai margini. Il risultato è oggi evidente: non c'è più un singolo volksdeutscher (tedesco etnico) in tutta la «exclave» di Kaliningrad. L'avvicinarsi dell'Armata Rossa aveva già causato l'esodo della popolazione dalle abitazioni, dai campi, dai villaggi che avevano costituito per secoli la sua patria. Le altre mutilazioni imposte dagli Alleati alla Germania alla fine della guerra con la perdita della Slesia, dell'Alsazia e dei Sudeti, unitamente a quella della Prussia Orientale, generarono un flusso di profughi ammontante a quattordici milioni di tedeschi, dei cui destini nessuno nel dopoguerra volle più occuparsi.
 
Il futuro dell'exclave di Kaliningrad
Dopo la caduta dell'Unione Sovietica è rinato l'interesse di storici e studiosi per il passato teutonico prussiano e germanico della splendida Königsberg. Dopo mezzo secolo di silenzi rivive nelle giovani generazioni il desiderio della riscoperta del proprio passato. 

Come è sempre avvenuto dopo ogni guerra, gli stati vincitori si sono spartiti e annessi parte dei territori dei perdenti. Nel 1945 si trattò soltanto della annessione di territori ex-nemici all'Unione Sovietica, ma poiché anche la Lituania era allora parte integrante dell'Urss vi era la piena continuità territoriale fra il territorio di Kaliningrad ed il resto dell'Urss.
Non vi erano quindi problemi di comunicazione. Tre eventi hanno in seguito influenzato la situazione politica e commerciale di questa strana «exclave» che confina a Nord con la Lituania, a Est e a Sud con la Polonia: l'indipendenza della Lituania nel 1991, l'ingresso della Polonia nella Nato e l’inclusione sia della Lituania sia della Polonia nell'Unione Europea. Non esiste più la continuità territoriale con l'attuale Russia, anche se la Russia ne ha mantenuto la sovranità.

È difficile tuttavia immaginare che il territorio di Kaliningrad rimanga indefinitamente nella situazione in cui si trova oggi. Negli ultimi anni sono state formulate diverse ipotesi sul possibile futuro dell’exclave russa. Quella forse più praticabile potrebbe prevedere la costituzione di una quarta Repubblica Baltica, in analogia con le repubbliche ex-sovietiche Lituania, Lettonia, Estonia divenute indipendenti. Questa ipotesi costituisce la massima aspirazione della popolazione locale che si sente ormai distaccata ed orfana. Ciò significherebbe però la rinuncia da parte della Russia alla sovranità sulla propaggine più occidentale del suo territorio, con l'importante base navale di Pillau e si tratta pertanto di un'ipotesi utopistica, almeno per le attuali generazioni.

Beniamino Colnaghi

Fonti
Chris Bohjalian, L’inverno più lungo, Neri Pozza, 2009.
Vari siti web che si occupano di storia.

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