giovedì 8 dicembre 2022

 Il Blog Storia e storie di donne e uomini 

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Verderio (ex Superiore), via Sant'Ambrogio, in una foto degli anni Trenta del Novecento


sabato 3 dicembre 2022

I monumenti ai Caduti della Grande guerra in Brianza

Alla conclusione della lunga e interminabile Prima guerra mondiale, ogni paese, città e provincia italiana, contava a decine, centinaia e migliaia le giovani vittime. Seicentomila vite erano state spezzate da una follia che aveva attraversato l’Europa; un’intera generazione era stata mutilata per sempre. La morte non aveva fatto discriminazioni e anche le località più remote e lontane dai campi di battaglia, avevano versato la loro parte di sangue. In Brianza ogni comune ebbe la sua parte di soldati morti; furono decine di migliaia in tutta la regione briantea, centinaia i grandi mutilati agli arti. La guerra aveva annullato le distanze, le lingue, le abitudini, il sapere tradizionale. Nel turbinio degli spostamenti verso il fronte, aveva rimescolato e infranto il destino di milioni di individui.
Una ventata di immane cordoglio attraversò l’intera nazione. Fu in questo clima che nei mesi successivi la fine del conflitto, in ogni parte d’Italia sorsero comitati per la commemorazione dei Caduti sui campi di battaglia del Veneto, del Trentino e del Carso. Si ha testimonianza, attraverso documenti depositati negli archivi di molti comuni brianzoli, che i sindaci convocarono riunioni già a partire dai primi mesi del 1919 per organizzare celebrazioni volte ad onorare i giovani morti sui campi di battaglia, “perpetuandone i loro nomi ed i loro gesti”. Parole inevitabilmente contrassegnate da retorica patriottica, frequenti in quei mesi successivi al conflitto. Basti semplicemente leggere le parole e le dediche incise sui monumenti ai Caduti.
Ovunque le manifestazioni di cordoglio culminarono con la realizzazione di un monumento a ricordo o, quando le finanze locali non lo permisero, di una lapide, che in qualche modo solennizzasse il grande sacrificio compiuto. I monumenti e le statue commemorative furono collocate nei punti nevralgici dei centri abitati o nelle vicinanze delle chiese parrocchiali, in modo che la loro costante presenza immortalasse la memoria dei giovani soldati.
In gran parte dei comuni della Brianza si formarono dei Comitati di cittadini che, in sintonia con le Amministrazioni comunali, raccolsero idee e offerte in danaro che servirono poi alla costruzione delle opere previste. In alcuni casi, come avvenne a Verderio Superiore (sui monumenti dei due Verderio, chiuderò questo articolo), e certamente anche altrove, i monumenti a ricordo dei Caduti di guerra vennero finanziati e realizzati dalle famiglie aristocratiche e borghesi locali, proprietarie della quasi totalità degli immobili e delle terre insistenti in quei comuni.

Con i proventi raccolti fra la cittadinanza, il Comitato canturino per le onoranze ai caduti in guerra (Cantù ndr) affidò l’incarico per la realizzazione di un monumento in bronzo allo scultore milanese Ernesto Bazzaro, autore anche della statua commemorativa di Mariano Comense, nonché di numerosi monumenti  funebri nel Cimitero Monumentale di Milano. Pur fra qualche inevitabile polemica, originata dalle nudità del milite, il monumento venne solennemente collocato in largo Cavallotti, l’attuale largo Adua, il 10 luglio 1921, alla presenza di tutte le autorità cittadine e di molte delegazioni dei comuni circostanti. L’anno successivo sarebbe stato inaugurato il monumento di Mariano e nel 1923 quello di Figino Serenza, opera dello scultore milanese Michele Vedani. Il monumento di Cucciago venne invece affidato a Enrico Pancera, affermato scultore di Caravaggio (Bg), futuro autore del gruppo scultoreo dedicato ai Caduti di Monza.

Il monumento di Cantù in una foto d'epoca
  
Mariano Comense

 


Il monumento di Figino Serenza

Anche gli scultori Carlo e Luigi Rigola furono impegnati nello studio e nella realizzazione di alcuni monumenti commemorativi. All’inizio del 1919, a pochi mesi dalla fine della guerra, venne loro commissionata la realizzazione di una statua per il monumento ai Caduti di Rovellasca, nel Basso Comasco e, poco più tardi, di quella di Zogno, nel Bergamasco. Le due sculture idealizzano l’azione eroica di un giovane soldato nell’atto di contrapporsi al nemico. Mentre però la scultura di Zogno ancor oggi mantiene intatto il valore retorico del suo messaggio, quella di Rovellasca venne sacrificata dal regime fascista all’inizio del secondo conflitto mondiale, per ricavarne quel bronzo necessario alla costruzione di cannoni per un’altra tragica epopea italiana.
Della scultura di Rovellasca rimangono soltanto alcune fotografie, che ritraggono il bozzetto in creta e la statua dopo la fusione. Per i fratelli Rigola l'eroe è un soldato comune che sul campo di battaglia compie il suo dovere, un uomo con le tensioni e i timori che la solennità del momento imprime al suo viso, scavandolo sino a mutargli i connotati.

Scendendo un po’ più a sud, nella Brianza lecchese, che oggi confina con la provincia di Monza e Brianza, sul medio corso del fiume Adda troviamo alcuni comuni che hanno forti tradizioni democratiche e popolari (http://colnaghistoriaestorie.blogspot.com/2015/05/il-medio-corso-del-fiume-adda-da-lecco.html)
Paderno d’Adda, ad esempio, sul cui territorio è presente il ponte San Michele, un monumento simbolo dell'archeologia industriale italiana, costruito tra il 1887 ed il 1889 per farvi transitare uno dei pochi collegamenti ferroviari tra le due rive del fiume Adda. Il monumento ai caduti si trova proprio di fianco al ponte San Michele, sulla sponda lecchese dell'Adda.
Affidata la progettazione all’architetto Aldo Gnecchi Ruscone, venne richiesta l’eliminazione delle alte e fitte robinie per armonizzare la nuova struttura con l’ambiente circostante. Rimossa l’alta siepe il 12 settembre 1967, gli alpini avvertirono il fascino e l’emozione provocati dall’incantevole scenario di questo tratto di fiume e diedero inizio ad un accurato e diligente lavoro di bonifica della scarpata.
Si stabilì di inserire nel monumento le pietre provenienti dai campi di battaglia sui quali più generoso era stato il sacrificio dei soldati della montagna, dei Dispersi e dei Deportati, mentre il rintocco delle campane ricorderà la gloriosa sorte dei Caduti di ogni nazione. Per richiedere le pietre vennero  indirizzate missive ai diversi capi di Stato, rimettendosi alla collaborazione del capitano Ponzoni, dotto in argomenti storici ed abile comunicativo.
La realizzazione del monumento-campanile consegnò al paese un’opera pregevole: i tralicci di sostegno delle tre campane, a base triangolare, poggiano su un basamento nel quale sono incastonate le pietre. Pannelli in ferro forgiato, disegnati dallo stesso Nastasio, raccontano con particolare efficacia alcuni eventi bellici dei quali furono protagonisti gli alpini.
Su un triangolo inclinato è posizionato un relitto di artiglieria che ha accompagnato i reparti del Corpo Italiano di Liberazione e dei Gruppi di Combattimento, donato dal Presidente degli Stati Uniti d’America, Lyndon Johnson.
L’inaugurazione del monumento avvenne il 26 ottobre 1969 ed è resa imponente dalla presenza di rappresentanze del Governo italiano e di quello americano, di autorità, dei Gruppi Alpini di entrambe le sponde dell’Adda, nonché del Gruppo di Asiago per la consegna di una pietra dell'Ortigara. La Fanfara e un picchetto in armi del 4° Alpini aprirono un corteo molto partecipato.


 Sopra, l'inaugurazione del monumento di Paderno d'Adda


A Verderio Superiore, per volontà della famiglia Gnecchi Ruscone, sul sagrato della chiesa parrocchiale venne eretto il monumento a ricordo dei soldati verderiesi, morti durante la Grande Guerra. L’inaugurazione si tenne in occasione della sagra paesana, esattamente il 18 settembre 1921. Sulla porta della chiesa venne affisso un grande cartello con la scritta: “Ai nostri cari valorosi che sacrificarono la vita per la grandezza della Patria nella Guerra micidiale 1915-1918. Riconoscenza e suffragio di eterno premio”.
Per l’occasione arrivò da Milano un illustre verderiese, monsignor Benvenuto Sala, canonico della basilica di Sant’Ambrogio, grande letterato e rettore della Biblioteca Ambrosiana della città. Al termine della messa, la processione delle autorità e dei cittadini, accompagnata dal suono della banda di Colnago, si diresse verso il monumento, davanti al quale, il sindaco, Rino Gnecchi Ruscone, lesse il discorso commemorativo, imperniato sul sacrificio dei giovani caduti e carico di sentimenti di riconoscenza, che fu apprezzato dalla popolazione e fu di conforto per le vedove e per i parenti dei militi morti in quella terribile guerra.
Monsignor Sala benedì il monumento, venne letta una poesia da una giovane del posto, la banda suonò dapprima la marcia funebre e poi altre melodie per le vie del paese. La sera del giorno seguente la festa proseguì, sempre con la presenza della banda e con i fuochi d’artificio.
Il 27 marzo 1969, ai combattenti ancora in vita di Verderio Superiore, che avessero fatto domanda scritta e che ebbero prestato servizio militare per almeno sei mesi nelle forze armate italiane durante la guerra 1914-18 o durante le guerre precedenti, venne conferita l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine di Vittorio Veneto.


La foto sopra ritrae l'inaugurazione di Verderio Superiore del 1921
Le due foto qui sotto riprendono due momenti della manifestazione avvenuta nel 1969, alla presenza dell'allora sindaco A. Villa, del parroco don Brazzelli e di alcuni Cavalieri dell'Ordine di Vittorio Veneto
 


 

A Verderio Inferiore, il monumento, che ancora oggi campeggia nella centrale piazza Annoni, a pochi metri dalla parrocchiale, venne inaugurato il 4 novembre 1961. L’iniziativa per la sua costruzione partì dall’allora sindaco Zoia, che nel mese di marzo dello stesso anno coinvolse tutte le famiglie verderiesi affinché esprimessero il loro parere circa il progetto predisposto dall’Amministrazione comunale. Ottenuto il parere favorevole, il sindaco aprì una sottoscrizione popolare tra tutti i residenti di Verderio Inferiore, che frutto oltre due milioni di lire. Venne formato un comitato di venti capifamiglia, denominato “Pro costruendo monumento ai Caduti in guerra” e si assegnò l’incarico allo scultore meratese Giuseppe Mozzanica. Il suggestivo monumento fu pronto per l’inaugurazione, avvenuta, come detto, il 4 novembre 1961. 
Per l’occasione, tutto il paese fu tappezzato da bandiere tricolori e la giornata iniziò in un clima di grande entusiasmo e commozione. Indimenticabile fu la gioia dei verderiesi per aver compiuto il proprio dovere di riconoscenza e gratitudine verso coloro che con il dono della propria vita servirono la Patria.





All’inaugurazione venne invitato il ministro Lorenzo Spallino, che tenne un apprezzato e sentito intervento. Dopo il discorso del sindaco e la benedizione del parroco, don Angelo Ricco, si formò un lungo e partecipato corteo per le vie del paese brianzolo, con in testa i bambini ed i ragazzi delle scuole, quindi le associazioni locali, i coscritti, gli ex combattenti e, infine, la popolazione.
Una manifestazione che i residenti ricordarono per molti anni.

Con il passare del tempo e la graduale realizzazione di monumenti e lapidi dedicate ai Caduti, l'emozione suscitata dalla carneficina dei campi di battaglia si affievolì. Con il pretesto di perseverare nel tempo il ricordo dei giovani eroi, la dittatura fascista trovò il modo di appropriarsi della loro memoria per rinsaldare nella popolazione i valori legati al senso di appartenenza alla patria. Nell'inverno del 1923 il Ministero della Pubblica Istruzione invitava le scuole a promuovere la formazione di parchi o viali della rimembranza, dedicati ai Caduti della Grande guerra. Ad ognuno dei soldati deceduti sarebbe dovuto corrispondere un albero con accanto una targhetta in ferro che avrebbe ricordato ogni Caduto. Gran parte dei comuni italiani aderirono all'iniziativa e vennero individuate aree ove piantumare gli alberi. Non furono rari i casi in cui il viale della rimembranza  trovasse la propria collocazione in prossimità della chiesa parrocchiale, come avvenne a Verderio Superiore, a Lurago d'Erba e in altri comuni, o che conducesse al cimitero, come a Verderio Inferiore, a Carate Brianza e a Cucciago...
Il monumento di commemorazione non era soltanto un atto di devozione verso i morti, ma era anche un'opera simbolica destinata ai vivi, alla consolazione delle madri e delle vedove, innanzitutto.
Negli anni del dopoguerra, in ogni località briantea, insieme ai monumenti ai caduti e ai viali della rimembranza fecero la loro comparsa nuove denominazioni di strade e piazze. I toponimi tradizionali vennero sovente sostituiti dai nomi delle località legate alle grandi battaglie del Carso, dell'Isonzo, del Piave, del Monte Grappa, a Vittorio Veneto. Molte vie vennero inoltre intitolate agli eroi, veri o presunti, che si distinsero in azioni memorabili, a lungo fonte di esaltazione per la retorica nazionalista dell'Italia fascista. 
L'impeto con cui nel primo dopoguerra si intese realizzare i monumenti ai Caduti determinò scelte urbanistiche affrettate, che più tardi si rivelarono sbagliate e inadeguate, che in alcuni casi avrebbero richiesto la rimessa in discussione delle risoluzioni adottate. Nella maggior parte dei casi le statue ed i monumenti erano stati collocati al centro del paese e delle allora piccole città brianzole, che però, la loro localizzazione non aveva previsto la vorticosa crescita dei traffici commerciali e lo sviluppo della rete viabilistica.
A Cantù, ad esempio, già nel 1931, a seguito di polemiche da parte del clero locale, che chiedeva di coprire le nudità del fante e alcune richieste di spostamento, il monumento venne rimosso e collocato in prossimità del viale della Rimembranza, ove si trova tutt'ora, così com'era, senza essere rivestita.  
Per i canturini, il monumento sarebbe confidenzialmente rimasto ul biutun.

Beniamino Colnaghi     

Bibliografia
Tiziano Casartelli, Pietà e Memoria, I monumenti ai caduti della Grande guerra
Giulio Oggioni, Verderio 1915-1918 Tre anni della nostra storia durante la Prima guerra mondiale, 2012