sabato 21 settembre 2013

La Madonna di La Salette a Verderio Superiore e Caglio

Comune di La Salette-Fallavaux. Diocesi di Grenoble. Alpi francesi. Nel primo pomeriggio del 19 settembre 1846, due pastorelli, Melania Calvat e Massimino Giraud, stanno pascolando alcune mucche sugli alpeggi del monte Planeau, a circa 1800 metri di altitudine, quando scorgono un globo di luce. In quello splendore quasi accecante vedono una donna seduta con i gomiti sulle ginocchia e il volto nascosto tra le mani. La Signora li chiama a sé e, in lacrime, affida loro il suo messaggio, prima in lingua francese e poi in dialetto provenzale per farsi capire meglio, dato che i due ragazzini sono analfabeti.
 
Statua della Madonna con i due veggenti sul monte Planeau, ove avvenne l'apparizione (Fonte Giulio Oggioni).
 
Monsignor Filiberto de Brouillard, vescovo di Grenoble, cinque anni più tardi dichiarò l’apparizione “indubitabile e certa” ed approvò, di conseguenza, il testo del messaggio, affermando che ai due pastorelli fu affidato dalla Madonna un “segreto” ciascuno. I documenti sui quali vennero trascritti i testi dei racconti e i due “segreti” furono consegnati a Roma a papa Pio IX. Attualmente sono conservati negli archivi della Congregazione della Fede.

La Madonna apparsa a La Salette venne definita la “Madonna dei contadini” perché apparve vestita da contadina, perché scelse due ragazzini umili intenti a sorvegliare due mandrie di mucche e perché comunicò gran parte del messaggio nel dialetto del luogo. Da quanto sopraesposto si può comprendere perché in alcune località d’Italia la Madonna di La Salette sia stata invocata come la “Madonna dei contadini”, ossia Colei che si interessava della vita e dei problemi di chi viveva e lavorava la terra.
Il culto mariano si esprimeva attraverso la raffigurazione della Madonna che recava sul capo la corona formata da spighe di grano intrecciate e la realizzazione di statue, cappelle o edicole all’interno delle cascine o lungo i viottoli dei piccoli nuclei storici di campagna.

Per questi motivi, e probabilmente per altri che non conosciamo, venne dedicata alla Madonna di La Salette una cascina a Verderio Superiore, Brianza lecchese, e un’edicola sacra a Caglio, alta Valassina, provincia di Como.
 
La cascina La Salette di Verderio Superiore nei primi anni Ottanta (Fonte Giulio Oggioni)
 
Verderio Superiore. Inverno 1856. “…il conte Luigi Confalonieri Strattmann assegnò a quattro famiglie contadine di Verderio Superiore (Aldeghi, Colombo, Frigerio e Oggioni) una nuova cascina costruita il località Sernovella…”. “Il mese di gennaio, secondo la tradizione, segnò anche l’arrivo in cascina di una statua in legno raffigurante la Madonna e due pastorelli, Melania e Massimino, i protagonisti dell’apparizione avvenuta a La Salette…”. “Il conte si era recato personalmente in Francia per sentire dalla viva voce dei due veggenti il racconto dell’apparizione. Al suo ritorno aveva fatto scolpire la statua e, una volta terminata, aveva voluto che fosse collocata in una nicchia al centro della cascina”. “In onore della Madonna, della quale era devotissimo, il conte chiamò la nuova cascina ”La Salette”.1
 
La statua della Madonna con i due veggenti posizionata nella cappella centrale della cascina (Fonte Giulio Oggioni).

Più in generale non deve destare meraviglia che alla Vergine siano dedicate non solo moltissime chiese e numerosi santuari, ma anche cappelle, patronati, grotte, santelle e strutture religiose perché la venerazione della Madre di Dio è fondamentale nella religiosità popolare del mondo cristiano. Sollecitate dalla riforma tridentina e favorite da san Carlo Borromeo, le dedicazioni di edifici di culto alla Vergine hanno avuto maggiore diffusione nelle campagne, ove la tendenza alla conservazione di un sistema sacro di riferimento si è protratta sino all’età contemporanea. I brianzoli sono sempre stati attenti alla miracolistica mariana, anche a quella avvenuta fuori loco. In Brianza, infatti, vennero dedicate chiese parrocchiali anche alla Madonna di Lourdes e alla Madonna di Fatima. E non è certamente da sminuire il fatto che la religiosità popolare briantea abbia dedicato, non una chiesa, ma una cascina contadina, seppur tra le più belle di Lombardia, alla Madonna di La Salette, proprio per rimarcare i tratti fondanti e originali di questa terra.

Veniamo ora a Caglio. Seminascosto fra le vecchie case dell’antichissimo borgo storico, una parte del quale è di origine medievale, c’è un affresco votivo raffigurante la Madonna di La Salette e i due pastorelli. La piccola edicola sacra è stata realizzata sul muro di un tortuoso e stretto vicolo, posta sulla sinistra di un vecchio portoncino in legno che conduce all’interno di una corte chiusa, ristrutturata con sapienza e nel rispetto delle tradizioni locali.

 
L'edicola votiva di Caglio
 
Le informazioni circa la committenza e la datazione del dipinto mi erano del tutto sconosciute. Poche righe lette su un testo che tratta storia e cultura brianzola non sono certo sufficienti a stendere un articolo che abbia la necessaria profondità e soprattutto possa fornire, a chi legge, utili e interessanti notizie. Si è reso pertanto necessario compiere una breve trasferta in alta Valassina al fine di scattare qualche fotografia e sperare nella buona sorte. La fortuna mi è stata buona amica. Ho chiesto alla prima persona incrociata, un signore di mezza età, originario del posto, il quale non solo mi ha accompagnato fin sotto l‘edicola votiva ma ha anche bussato al portoncino chiedendo al proprietario dell’edificio di uscire.
Il dipinto era seminascosto da un vitigno di uva “americana” che, partendo dall’interno della corte, diramava rami e tralci per alcune decine di metri, fin oltre l’alto muro di recinzione. La vite, mi ha riferito il proprietario, è probabilmente coeva del dipinto, al quale ha garantito energia e protezione.

 

 



Non si conosce il nome del frescante. Le immagini sacre dipinte sui muri dei vecchi vicoli e sotto i portici della cascine venivano spesso realizzate da pittori girovaghi. Si sa invece chi fu il committente ed è noto l’anno in cui fu realizzato l’affresco. Sulle spalle interne dell’edicola, come mostrano le due fotografie sottostanti, sono riportati il nome del proprietario dell’immobile, Bianconi Luigi, probabile committente del dipinto, e l’anno dell’avvenuta realizzazione, il 1892. Quasi cinquant’anni dopo l’apparizione.

 

 

 
L’immobile appartenne ai Bianconi, originari di Caglio, per alcune generazioni fintanto che non venne venduto all’attuale proprietario.
Il pittore di Caglio sarà stato messo ben al corrente della descrizione del fatto miracoloso data dai protagonisti: la Madonna è vestita come le donne dell’antico borgo, ma la cuffia, l’orlo dello scialle e i piedi sono ornati da ghirlande di rose. Alle sue spalle sono ben visibili le cime delle montagne che circondano il monte Planeau. La stessa cura e attenzione ai particolari fu dedicata dal conte Confalonieri e da coloro che realizzarono la statua lignea della Madonna di Verderio Superiore.

 

Tra i due eventi trascorsero quasi quarant’anni. Possono trovare fondamento eventuali analogie tra la costruzione di una cascina e la realizzazione di un dipinto, entrambi dedicati alla Madonna di La Salette? Nulla lo fa pensare. Non esistono dati certi né tantomeno indizi, anche se ciò non sia da escludere a priori. Il fatto che i due borghi appartenessero alla stessa provincia e fossero distanti tra loro solo 50 kilometri non autorizza a pensare che tra i due eventi possano essere esistite analogie o collegamenti di qualsivoglia natura.

Rimaniamo invece al dato certo. Dai nostri saggi antenati abbiamo ereditato testimonianze che, soprattutto negli ultimi secoli, sono diventate pietre miliari della Brianza antica: le cascine contadine sparse nelle campagne, tra linee regolari dei campi ed ampie distese di prati e filari di gelsi, e la devozione e la fede diffusa della sua gente.

 

La cascina La Salette oggi


La cascina La Salette di Verderio Superiore e l’affresco votivo di Caglio rappresentano due esempi positivi, due tracce della nostra cultura e della nostra storia che si è riusciti a conservare e salvare dall’oblio. Ma molti altri, troppi, sono andati definitivamente perduti.

Beniamino Colnaghi

Note e bibliografia
1. Giulio Oggioni, Padre Umberto Paiola. Verderio. La Salette. Storia di una cascina e della sua Madonna, Marna, 2005, pag.13.
Ringrazio il signor Giulio Oggioni per avermi fornito le prime tre fotografie pubblicate.

martedì 10 settembre 2013

I mille giorni di Allende


Salvador Allende (1908 - 1973) venne democraticamente eletto presidente del Cile. Era il 3 novembre 1970. Allende era a capo di una coalizione denominata Unidad Popolar. I poteri forti del Cile crearono uno stato di guerra interna, un'insurrezione senza tregua, istigata e finanziata dalla Cia. Nell'agosto 1973 le Forze armate dichiararono illegittimo il governo Allende e l'11 settembre iniziarono il golpe che rovesciò il sistema democratico cileno. Quando La Moneda, il palazzo presidenziale, venne bombardata dai caccia, Salvador Allende, prima di suicidarsi, pronunciò il suo ultimo discorso alla radio, che così concluse: "Ho la certezza che il mio sacrificio non sarà vano, perchè sarà perlomeno una lezione morale che castigherà l'infamia, la vigliaccheria ed il tradimento".
A quarant'anni dalla morte, il mese di settembre, nella memoria dei democratici di tutto il mondo, appartiene a Salvador Allende.

mercoledì 4 settembre 2013

Il complesso storico-monumentale di Zelená Hora

Su una dolce collina coperta di boschi, vicino alla città di Žďár nad Sázavou, si erge una delle più originali chiese cristiane in Repubblica Ceca, la chiesa di San Giovanni Nepomuceno.

Dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco, la chiesa presenta una pianta dalla forma non abituale di una stella a cinque punte. Questo edificio, unico nel suo genere, è considerato la perla dell’architettura barocca europea e costituisce una testimonianza interessante della fede religiosa all’inizio del XVIII secolo.



Il santo boemo, Giovanni Nepomuceno, è venerato come il martire che non ha voluto tradire il segreto confessionale. Secondo una leggenda, re Venceslao IV, a cui Giovanni si rifiutò di svelare i contenuti della confessione della regina, fece gettare il confessore dal ponte Carlo di Praga nella Moldava (1393). Quando il corpo senza vita del confessore venne a galla, nel cielo apparvero miracolosamente cinque stelle come per indicare il luogo del martirio.

La chiesa di Zelená Hora è un capolavoro di Giovanni Biagio Santini, architetto e pittore boemo, d'origine italiana, noto anche con il nome di Jan Aichel (Praga 1667-1723). Di vasta cultura alimentata da esperienze italiane e viaggi in Inghilterra e Olanda, fu l'estroso creatore del barocco goticheggiante boemo, nelle cui forme confluiscono, oltre alla tradizione nazionale, sensibili influssi del Borromini.




I motivi simbolici della stella a cinque punte e del numero cinque in generale, si rivelano sotto vari aspetti in tutto l’assestamento della chiesa e dei suoi dintorni. La chiesa è circondata da un ambito con cinque porte e cinque cappelle, al suo interno vi sono cinque altari sui quali brillano cinque stelle centrali. Tutto il complesso è costellato di misteri e simboli mistici. Gli esperti hanno fino ad ora cercato la vecchia entrata in un corridoio segreto che presumibilmente collegava la chiesetta con il monastero situato nella vicina villa di Žďár.

La chiesa di san Giovanni Nepomuceno è una delle strutture più originali d’Europa ed anche oggi continua a stupire i visitatori che arrivano da tutto il mondo.


 
 

 

Il vasto complesso gotico-barocco di Zelená Hora comprende, oltre la chiesina, un piccolo cimitero, un ex-monastero cistercense, situato a due passi dalla chiesetta di San Giovanni, un vasto castello di proprietà dell’antica famiglia aristocratica boema dei Kinsky e il più grande museo del libro al mondo.

Beniamino Colnaghi