Nella
maggior parte dei casi, la scelta di scrivere e pubblicare su questo blog
storie di personaggi o racconti di fatti ed eventi avviene quando c’è una
traccia, una fotografia, una testimonianza scritta o orale. Per la stesura di
questo post, volto a narrare la storia del santuario di Sabbioncello, sono
partito invece dal luogo ove sorge e dalla “fama”, che dal punto di vista
storico e religioso ha sempre avuto nella Brianza meratese e lecchese.
L’intento
che mi ha condotto in cima al piccolo colle, sul quale sono adagiati il
santuario ed il convento, è stato quello di scattare alcune fotografie agli
edifici ed alle strutture che compongono il complesso religioso. E fin qui
nulla di straordinario se non fosse che, durante questa fase, non avessi incrociato
un frate appartenente all’Ordine Francescano, proprietario degli immobili, il
quale, con cortesia si è offerto di accompagnarmi in un’interessante visita
guidata del convento e della chiesa.
Da Sabbioncello si vede il colle ove sorge il santuario di Montevecchia
Sabbioncello
pare derivi da Sabatius sacellum o
più semplicemente dalla sabbia che componeva la struttura del terreno. Le prime
notizie risalgono al 1026 e ci raccontano dell’esistenza di un castello o di
una fortificazione preesistente sull’area dell’attuale piazzetta della chiesa e
del convento. Tale struttura era di proprietà della famiglia Torriani e venne
distrutta intorno agli anni 1270-1275, insieme al castello di Merate. Nel XV
secolo Sabbioncello divenne sede comunale, annoverando, nel suo territorio,
alcune frazioni, tra cui Pagnano, Vizzago, Pianezzo e Cicognola.
In
quel periodo a Sabbioncello esisteva soltanto una piccola chiesa in pessime
condizioni, denominata Santa Maria in Sabbioncello. Presso alcuni piccoli
locali adiacenti la chiesetta stazionò, per un certo periodo di tempo, il
romito Claudio, che riuscì ad aggregare altri eremiti e formare un Sodalizio
religioso, al quale venne concesso di costruire una chiesa più grande, in stile
lombardo, con archi a sesto acuto fino al presbiterio e con facciata rivolta
verso Montevecchia. L’altare maggiore era situato nell’area dell’attuale
ingresso.
Nello
stesso periodo i monaci benedettini dell’Abbazia di San Dionigi di Milano,
proprietari dell’immobile, concessero la facoltà di costruire un campanile, una
casetta e un piccolo chiostro a ridosso della chiesa per accogliere i
pellegrini e i poveri. Nei primi trent’anni del 1500 venne anche affrescata una
parete della chiesa con numerosi ex voto popolari.
Il chiostro "piccolo", quello più vecchio dei due esistenti a Sabbioncello
Nel
1540 il parroco di San Giorgio in Vizzago, non potendo garantire una valida
funzionalità della chiesa di Sabbioncello, chiamò i frati Francescani Amadeiti
del convento della Pace di Milano e papa Paolo III dichiarò Santa Maria di
Sabbioncello “separata per sempre dalla parrocchia di San Giorgio in Vizzago”.
I
Francescani Amadeiti iniziarono da subito a costruire la sacrestia, il cenacolo
o refettorio e la cucina, oltre altre strutture di servizio.
Nel
1588, i maestri murari Battista e Domenico Chiesotto costruirono l’attuale
presbiterio, il coro a quadrivolta sull’antica entrata della chiesa e, nel
centro di questo, il sepolcro dei religiosi ritornato alla luce nel 1984,
durante la paziente opera di restauro durata quasi due anni. Inoltre eressero
l’attuale facciata della chiesa rivolta a oriente. Un anno dopo vennero
affrescate le vele del coro con le figure dei quattro Evangelisti che
s’accompagnano ai quattro padri della Chiesa Latina: Ambrogio, Agostino,
Gerolamo e Gregorio. In quegli anni sono ritornate alla luce le meridiane del
chiostro grande, affrescate intorno al 1700 da padre Giambattista Fè da
Gentilino, esperto in arte gnomonica.
Nel
1648 venne eseguito lo scavo di una grande cisterna capace di contenere 17.000
brente d’acqua.
Il nuovo ingresso della chiesa
Nel
1810 Napoleone Bonaparte soppresse il convento, insieme a molti altri, ma i
Frati Minori vi ritornarono alcuni anni dopo la caduta dell’imperatore francese
per allontanarsi di nuovo a causa della Soppressione Italica del 1866. Nel 1898
Sabbioncello divenne convento della rinata Provincia lombarda dei Frati Minori.
Nel 1954 venne costruita una nuova ala che attualmente ospita la biblioteca e
dove hanno sede diverse attività pastorali e culturali. Nel maggio del 1967,
lungo la strada che sale al convento, vennero inaugurate le stazioni della Via
Crucis in cotto, opera di padre Nazareno Panzeri. Negli anni Ottanta e Novanta
del Novecento si sono svolti diversi lavori di ristrutturazione e restauro di
parte della struttura e delle cappelle laterali della chiesa e del chiostro.
Le stazioni della Via Crucis e la targa che ne ricorda la costruzione
Sulla
chiesa è utile spendere qualche parola in più.
Sono
molti gli elementi di interesse di natura storico-artistica contenuti nella
chiesa di Santa Maria Nascente. L’edificio è ad aula unica, con copertura
voltata a ogiva e cappelle sul lato sinistro. Il presbiterio è il risultato di
un intervento risalente alla fine del XVI secolo, quando l’orientamento della
chiesa fu invertito. Molte pareti lato sud e le lesene tra le cappelle laterali
sono decorate con pitture murali interessate da pesanti interventi moderni che
ne hanno falsato i valori pittorici. Sopra le cappelle sono state installate
delle vetrate artistiche che richiamano la devozione, mentre al di sopra della
cappella dell’Incoronata è visibile un affresco che rappresenta Maria Assunta
attorniata dagli angeli.
La cappella del Crocifisso trae il suo nome dalla
presenza di un antico crocifisso appartenuto a Federico Borromeo, cugino di san
Carlo Borromeo. Nella cappella si segnalano due affreschi eseguiti entro il
1593 da Giovan Mauro e Giovan Battista della Rovere, detti i Fiamminghini. La
cappella doveva essere completamente affrescata se è vero quanto scritto nelle Memorie spettanti alla città di Milano del Giulini, quando si
dice che i pittori dovevano dipingere “…sedici capitoli delli Misteriy del
Rosario…”. Purtroppo, della decorazione pittorica originaria restano solo
quattro riquadri, ciascuno con un santo vescovo. Sulla parete centrale della
cappella è collocato un altare con paliotto settecentesco in discreto stato
conservativo, decorato al centro con un’Immacolata
tra i fiori. Oltre alle cappelle del Crocifisso e della Vergine
dell’Incoronata, nella chiesa si possono ammirare altre due cappelle: quella di
sant’Antonio, nella quale si conserva sopra l’altare la statua lignea del santo,
oltre ad alcuni dipinti e statue in gesso di santa Chiara e santa Margherita e
la cappella di san Francesco, che vede la statua del santo al centro della
parete frontale.
Dall'alto verso il basso: cappelle del Crocifisso, di sant'Antonio e san Francesco
Come
già accennato, l’intera parete di destra è ricoperta di numerosi affreschi ex
voto risalenti ai primi trent’anni del 1500. In particolare uno, di un certo
valore, porta la data del 1515 ed è stato realizzato dal pennello di Thomas
Malagridas, come è possibile leggere sul cartiglio.
Un’altra
opera di grande interesse artistico è rappresentata dalla statua lignea della
Vergine Immacolata contenuta in un’ancona posta sopra l’altare maggiore,
scolpita nel 1741 da frate Francesco da Vanzone, che si segnala per la
maestosità dei volumi e per l’imponenza delle dorature.
L’area
del coro, infine, si segnala per le pitture murali della volta, eseguite da
Domenico Chiesotto a conclusione dell’intervento architettonico che lo vide
all’opera insieme al fratello Battista. Gli affreschi emersero sotto uno strato
di scialbo nei primi anni Ottanta del secolo scorso. Sulle vele della volta a
crociera, come già detto, sono raffigurati i Dottori della Chiesa mentre sul
sottarco che divide il coro dal presbiterio sono visibili santi francescani a
mezzo busto, alcuni dei quali appaiono di migliore qualità esecutiva rispetto
ad altri e meglio conservati.
Pregevolissimo
lavoro sono gli stalli del coro in legno di noce, rovere, castano e pioppo,
realizzati nell’ultimo decennio del Cinquecento e di cui non si conosce
l’artista che li ha costruiti.
Nei
due chiostri del convento si segnalano diverse testimonianze di varie epoche,
tra cui un’ara romana dedicata alle Matrone, rinvenuta durante alcuni scavi; un
altorilievo cinquecentesco con il monogramma di Cristo; una lapide
settecentesca; una fontana in bronzo e pietra; diversi arredi antichi di ottima
fattura.
La parete del piccolo chiostro che riporta la scritta: "Ara romana del sec. III-IV d.C. dedicata alle Dee Matrone per la guarigione di Gneo, Caio fece edificare".
Da
ultimo vale la pena segnalare due sale, quella del Crocifisso e quella del
Capitolo, che contengono opere di notevole valore artistico, tra le quali un
affresco che raffigura il Crocifisso con la Madonna, Maria Maddalena, san
Giovanni e san Francesco attribuibile ai Fiamminghini, mentre la seconda sala
viene detta anche delle sinopie per la presenza sulle pareti di sinopie
strappate e trasferite in questo locale, anch’esse raffiguranti parti di una crocifissione.
Beniamino Colnaghi
Bibliografia e note
Santuario e Convento di
Santa Maria Nascente di Sabbiocello – Merate, Fraternità di
Sabbioncello, 2015 Editrice VELAR Gorle Bg.
Wikipedia:
https://it.wikipedia.org/wiki/Convento_di_Santa_Maria_Nascente_in_SabbioncelloPro loco Merate: http://www.prolocomerate.org/conosci-merate/convento-di-sabbioncello/
Reportage fotografico di Montevecchia: http://colnaghistoriaestorie.blogspot.it/2015/03/blog-post.html
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