giovedì 18 maggio 2017

La pala dell’altare della chiesa di Verderio, opera di Giovanni Canavesio

Tre anni prima che nascesse il Novecento, la nobile Giuseppina Gnecchi Ruscone Turati decise di finanziare la progettazione e la costruzione della nuova chiesa parrocchiale di Verderio Superiore, che venne dedicata ai santi Giuseppe e Floriano.
Il 4 settembre 1898, l’allora parroco, don Luigi Galbiati, benedisse la prima pietra “che fu murata nelle fondazioni del pilastro della cupola nell’angolo di levante, con una pergamena in un tubo di vetro e alcune monete e medaglie con le effigi del Re Umberto I e del Papa Leone XIII”.(1)
La chiesa, in stile rinascimentale lombardo, venne costruita “… a tre navate, intersecate dalla navata traversa, chiusa agli estremi da absidi poligonali, mentre la navata mediana termina con un’abside maggiore, destinata ad accogliere l’organo e il Coro”.(1)
La nuova parrocchiale venne terminata nel 1902 e consacrata dal cardinale Ferrari il 26 ottobre dello stesso anno.

Per dare ancora più prestigio e importanza all’altare maggiore, la famiglia Gnecchi dotò la chiesa di un grandioso polittico, eseguito nel 1499 dal pittore Giovanni Canavesio di Pinerolo. Difatti, nel cartiglio situato ai piedi della Madonna e sovrapposto alla base del trono è chiaramente leggibile la firma in latino del pittore: Presbit Jones Canavesi pinxit.
 
 
La grande pala d’altare, realizzata a tempera e raffigurante in posizione centrale la Madonna con il Bambino assisa in trono, è composta da ben trentuno scomparti. Ai lati della Madonna figurano quattro santi coronati da baldacchini in legno dorato: san Dalmazio e Giovanni Battista a sinistra, l’Arcangelo Michele e san Pietro a destra.
Nella parte superiore, sopra i quattro santi, il Canavesio ha posto i Dottori della Chiesa: sant’Ambrogio, sant’Agostino, san Gerolamo e san Gregorio.



Nelle cuspidi, alla sommità dell’opera, sono contenute in dimensione minore le figure di quattro sante: santa Marta, santa Caterina, sant’Agata e santa Lucia. Fra le due coppie di sante, sopra il pannello della Vergine, è posta la Deposizione di Cristo dalla croce, un tema ricorrente nelle opere del Canavesio. Tutto questo insieme di scomparti è contornato da piccoli quadri raffiguranti scene della vita della Vergine e figure di profeti e santi, tra i quali Isaia, David, san Martino, san Sebastiano, santo Stefano, san Domenico e altri.


Secondo la dottoressa Elisabetta Parente, che ha redatto il testo del volumetto di cui alla nota 2, l’imponente cornice che inquadra gli scomparti “… non è integralmente originale e appare in diversi punti rifatta, ma il disegno d’insieme dell’opera si inserisce perfettamente nella corrente della pittura devozionale ligure del Quattrocento… ”(2). I personaggi che popolano la pala “… si stagliano su un fondo di oro zecchino che, se tende a ridurre ogni effetto volumetrico, permette ai colori di risaltare enormemente nella loro pienezza. I quattro santi a figura intera poggiano su un piano leggermente inclinato che fa pensare ad una sorta di palcoscenico costruito”.
L’uso dell’oro sullo sfondo è tipico della persistente tradizione gotica mentre il gusto per la ricchezza dei tessuti, delle stoffe e dei mantelli riccamente lavorati sono congeniali alla pittura del Canavesio, che si esprime sia negli affreschi sia nei polittici.
Nella pala della chiesa di Verderio, inoltre, il pittore di Pinerolo sperimenta una nuova concezione dei volumi e dello spazio, carente nelle pale precedentemente realizzate per altre chiese.
Come già detto, il centro della scena è occupato dalle tavole della Madonna con il Bambino e dalla Crocifissione. Il Cristo sta per essere deposto dalla croce ed il suo corpo pende verso la Madonna, che tende le braccia al figlio, sorretta da Maria di Cleofe, mentre la Maddalena è inginocchiata ai piedi della croce. A destra, leggermente arretrati, si notano San Giovanni e Giuseppe d’Arimatea, che con una mano indica il Cristo.
Nella Deposizione del Cristo sulla pala di Verderio le figure, rispetto ad altri dipinti del Canavesio, hanno acquistato una salda dimensione corporea perché qui il disegno è più articolato e permette di intuire le forme ed il volume dei corpi. Inoltre, tra le figure ed il paesaggio si è stabilito un rapporto dinamico.
Il nuovo interesse che Giovanni Canavesio dimostra nei confronti del paesaggio ci conforta circa i rapporti tra la pittura ligure e quella corrente lombarda che nel Quattrocento vide molti suoi esponenti attivi nei principali centri della Liguria.

Beniamino Colnaghi
 
Note e bibliografia
1.Verderio. La storia attraverso le immagini e i personaggi, a cura della Biblioteca Intercomunale, novembre 1985, pagg.42-43.
2.Verderio. La pala dell’altare. Opera di Giovanni Canavesio – 20 marzo 1499, su iniziativa e ideazione della Biblioteca Intercomunale di Verderio, A. Scotti Editore s.r.l., febbraio 1999

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