Tre
anni prima che nascesse il Novecento, la nobile Giuseppina Gnecchi Ruscone
Turati decise di finanziare la progettazione e la costruzione della nuova
chiesa parrocchiale di Verderio Superiore, che venne dedicata ai santi Giuseppe
e Floriano.
Il
4 settembre 1898, l’allora parroco, don Luigi Galbiati, benedisse la prima
pietra “che fu murata nelle fondazioni del pilastro della cupola nell’angolo di
levante, con una pergamena in un tubo di vetro e alcune monete e medaglie con
le effigi del Re Umberto I e del Papa Leone XIII”.(1)
La
chiesa, in stile rinascimentale lombardo, venne costruita “… a tre navate,
intersecate dalla navata traversa, chiusa agli estremi da absidi poligonali,
mentre la navata mediana termina con un’abside maggiore, destinata ad
accogliere l’organo e il Coro”.(1)
La
nuova parrocchiale venne terminata nel 1902 e consacrata dal cardinale Ferrari il
26 ottobre dello stesso anno.
Per
dare ancora più prestigio e importanza all’altare maggiore, la famiglia Gnecchi
dotò la chiesa di un grandioso polittico, eseguito nel 1499 dal pittore
Giovanni Canavesio di Pinerolo. Difatti, nel cartiglio situato ai piedi della
Madonna e sovrapposto alla base del trono è chiaramente leggibile la firma in
latino del pittore: Presbit Jones
Canavesi pinxit.
La
grande pala d’altare, realizzata a tempera e raffigurante in posizione centrale
la Madonna con il Bambino assisa in trono, è composta da ben trentuno
scomparti. Ai lati della Madonna figurano quattro santi coronati da baldacchini
in legno dorato: san Dalmazio e Giovanni Battista a sinistra, l’Arcangelo
Michele e san Pietro a destra.
Nella
parte superiore, sopra i quattro santi, il Canavesio ha posto i Dottori della
Chiesa: sant’Ambrogio, sant’Agostino, san Gerolamo e san Gregorio.
Nelle
cuspidi, alla sommità dell’opera, sono contenute in dimensione minore le figure
di quattro sante: santa Marta, santa Caterina, sant’Agata e santa Lucia. Fra le
due coppie di sante, sopra il pannello della Vergine, è posta la Deposizione di
Cristo dalla croce, un tema ricorrente nelle opere del Canavesio. Tutto questo
insieme di scomparti è contornato da piccoli quadri raffiguranti scene della
vita della Vergine e figure di profeti e santi, tra i quali Isaia, David, san
Martino, san Sebastiano, santo Stefano, san Domenico e altri.
Secondo
la dottoressa Elisabetta Parente, che ha redatto il testo
del volumetto di cui alla nota 2, l’imponente cornice che inquadra gli
scomparti “… non è integralmente originale e appare in diversi punti rifatta, ma
il disegno d’insieme dell’opera si inserisce perfettamente nella corrente della
pittura devozionale ligure del Quattrocento… ”(2). I
personaggi che popolano la pala “… si stagliano su un fondo di oro zecchino
che, se tende a ridurre ogni effetto volumetrico, permette ai colori di
risaltare enormemente nella loro pienezza. I quattro santi a figura intera
poggiano su un piano leggermente inclinato che fa pensare ad una sorta di
palcoscenico costruito”.
L’uso
dell’oro sullo sfondo è tipico della persistente tradizione gotica mentre il
gusto per la ricchezza dei tessuti, delle stoffe e dei mantelli riccamente
lavorati sono congeniali alla pittura del Canavesio, che si esprime sia negli
affreschi sia nei polittici.
Nella
pala della chiesa di Verderio, inoltre, il pittore di Pinerolo sperimenta una
nuova concezione dei volumi e dello spazio, carente nelle pale precedentemente
realizzate per altre chiese.
Come
già detto, il centro della scena è occupato dalle tavole della Madonna con il
Bambino e dalla Crocifissione. Il Cristo sta per essere deposto dalla croce ed
il suo corpo pende verso la Madonna, che tende le braccia al figlio, sorretta
da Maria di Cleofe, mentre la Maddalena è inginocchiata ai piedi della croce. A
destra, leggermente arretrati, si notano San Giovanni e Giuseppe d’Arimatea,
che con una mano indica il Cristo.
Nella
Deposizione del Cristo sulla pala di Verderio le figure, rispetto ad altri
dipinti del Canavesio, hanno acquistato una salda dimensione corporea perché
qui il disegno è più articolato e permette di intuire le forme ed il volume dei
corpi. Inoltre, tra le figure ed il paesaggio si è stabilito un rapporto
dinamico.
Il
nuovo interesse che Giovanni Canavesio dimostra nei confronti del paesaggio ci
conforta circa i rapporti tra la pittura ligure e quella corrente lombarda che
nel Quattrocento vide molti suoi esponenti attivi nei principali centri della
Liguria.
Beniamino Colnaghi
Note
e bibliografia
1.Verderio. La storia attraverso le immagini e
i personaggi, a cura della Biblioteca Intercomunale, novembre 1985,
pagg.42-43.2.Verderio. La pala dell’altare. Opera di Giovanni Canavesio – 20 marzo 1499, su iniziativa e ideazione della Biblioteca Intercomunale di Verderio, A. Scotti Editore s.r.l., febbraio 1999
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