Dopo un
lunghissimo e tormentato cammino verso il voto, carico di tensioni e
diffidenze, in Italia le donne votarono per la prima volta nel marzo 1946. Erano
elezioni amministrative che inaugurarono una nuova stagione della politica e
dei diritti nel nostro Paese. Due mesi dopo, il 2 giugno, le donne
parteciparono in massa al referendum che avrebbe permesso al
popolo italiano di decidere quale assetto dare al Paese: monarchico o
repubblicano. Contestualmente si votò per eleggere i membri dell’Assemblea
Costituente, cui sarà affidato il compito di redigere la nuova Carta
costituzionale.
1946. La coda davanti ad un seggio di Roma
Alla vigilia
di queste prime elezioni libere dal 1924, in cui anche le donne vennero
chiamate ad esprimere il proprio parere, nessuna forza politica poté ignorare
quale enorme importanza avrebbe assunto l’elettorato femminile, che costituiva
circa il 53% del totale dei votanti. De Gasperi, Togliatti e Nenni erano sostanzialmente
concordi sull’estensione del suffragio, ma dovettero scontrarsi con la
diffidenza che il provvedimento suscitò, per motivi diversi, all’interno dei
loro partiti. Nel Pci i dubbi circa i risultati delle urne erano legati al
timore che le donne si lasciassero troppo influenzare dai parroci e dalla
Chiesa. Le perplessità democristiane erano invece legate alla possibilità che,
con la nuova partecipazione alla vita politica, le donne si allontanassero
progressivamente dai valori tradizionali, incrinando così l’unità e la serenità
della famiglia. In più casi venne addirittura rinfacciato alle donne italiane
di essere arrivate al diritto di voto senza aver fatto granché per ottenerlo,
di non aver avuto un movimento suffragista veramente combattivo e consapevole,
come ad esempio quello inglese, e molti ribadirono che le donne erano
assolutamente impreparate a compiere il loro dovere elettorale.
Malgrado
fosse ancora molto il lavoro da fare per migliorare le condizioni economiche, civili
e sociali delle donne in Italia, il corso della storia non si fermò.
Rimane tuttavia, ancora oggi, il fatto che sostanzialmente la piena parità uomo-donna non è stata raggiunta e non sono ancora sopravvenute le giuste condizioni per far sì che le donne possano inserirsi ai vertici della vita sociale, economica e politica del nostro Paese.
Rimane tuttavia, ancora oggi, il fatto che sostanzialmente la piena parità uomo-donna non è stata raggiunta e non sono ancora sopravvenute le giuste condizioni per far sì che le donne possano inserirsi ai vertici della vita sociale, economica e politica del nostro Paese.
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