Quando lo scorso anno ho
visitato Telč, Repubblica Ceca, città di confine tra Boemia e Moravia, sono
rimasto sì piacevolmente impressionato dalla bellezza del posto, circondato da
tre specchi d’acqua, un luogo ricco di storia e di arte, ma ho anche avuto la
strana sensazione di aver visto qualcosa di incompiuto, un progetto non finito.
Non sono un architetto né un esperto d’arte, ma la prospettiva di quella
bellissima piazza a forma di triangolo irregolare mi ha lasciato un po’ perplesso.
Forse noi italiani, abituati a visitare le nostre città medievali e
rinascimentali, disegnate dai migliori architetti e progettisti dell’epoca,
abbiamo l’aspettativa di trovarci di fronte a piazze come ce ne sono a Roma e
Firenze, oppure nei borghi toscani, umbri e marchigiani, dove la piazza
solitamente si chiude con una chiesa, con il palazzo municipale o un edificio
monumentale. La piazza del Mercato di Telč, che allinea con rigore, come
fossero in parata, decine di case decorate e affrescate in stile rinascimentale
e barocco ed incorpora una fontana e la colonna della Vergine, sembra non
chiudersi mai. In realtà, percorrendo la piazza in tutta la sua lunghezza verso
la “non chiusura”, verso il vertice più stretto del triangolo, ci si accorge
che proprio lì si inserisce lo spigolo poco armonioso del castello di Telč, zámek, in ceco, sede della potente
dinastia dei Witkowitz, nobili e signori di quelle terre.
Sulla destra lo spigolo del castello in una foto degli anni Sessanta
Nata nel XIII secolo come piccolo
insediamento agricolo, Telč divenne ben presto luogo centrale per il commercio
verso il Centro Europa. Mentre già nel 1200 venne costruita la chiesa di Santo Spirito,
con il campanile romanico, nel 1370 era dotata di imponenti mura e nel giro di
qualche decennio il castello venne rafforzato da due grandi torri poligonali.
Ecco che allora forse mi spiego il perché di quella apparente incompiutezza
della figura geometrica della piazza, che, nella mente del padrone della città,
tanto incompiuta non doveva essere, se al vertice del triangolo ci si è messo
lui e il suo castello. Un disegno e un cammino ben precisi, secondo i quali il
viandante, percorrendo la piazza, era obbligato a dirigersi verso il castello,
affiancato dalla presenza dell’altro potere, quello della Chiesa, rappresentato
dalla parrocchiale di San Giacomo, del XV secolo. Sul lato opposto, il lato più
corto del triangolo isoscele, sorge, in posizione piuttosto defilata, la chiesa
romanica di Santo Spirito.
Nel 1530, il
superbo padrone della città, come spesso avviene, venne messo a dura prova da
un nemico insidioso e sempre pronto a colpire: il destino. Un tremendo incendio
danneggiò in maniera irreversibile gran parte della città. Ma il signore di
Telč non si scoraggiò e approfittò della disgrazia per rendere la sua città
ancora più bella e gloriosa. Incaricò i suoi architetti e capomastri di
ricostruire la città in conformità allo spirito rinascimentale diffuso nel
resto d’Europa. Dopo di lui regnò su quelle terre Zachariáš
Rožmberk, uomo colto e viaggiatore erudito, che nel corso di un soggiorno in
Italia ebbe modo di ammirare le dimore degli aristocratici più raffinati e dei
potenti signori del nostro Paese. Fu lui che decise di trasformare il castello
di Telč in una
ricca dimora in stile rinascimentale, degna di competere con il palazzo di
Andrea Doria di Genova, che incontrò in una delle sue numerose trasferte in
Italia. Zachariáš, attraverso i suoi viaggi fuori Boemia, cominciò
ad intuire quali sarebbero stati i futuri sviluppi della politica
internazionale e capì che il cattolicesimo avrebbe ripreso il sopravvento sul
regionalismo ceco e sullo stile gotico locale, più affine allo spirito del
protestantesimo e, di conseguenza, lo stile rinascimentale sarebbe risultato di
gran lunga più gradito ai potenti d’Europa. Coerente con le sue lungimiranti
intuizioni, prevedendo la virata verso il cattolicesimo degli Asburgo, affidò i
lavori di restauro del suo castello all’architetto ticinese Baldassare
Maggi, uno dei più importanti architetti in Boemia e Moravia, che a suo tempo
appartenevano all’Impero austro-ungarico. Il regno di Boemia, con capitale
Praga, veniva praticamente governato da Vienna, dove già numerosi architetti e
artisti ticinesi e lombardi erano attivi. Maggi venne menzionato per la prima
volta quando, con lʼarchitetto Antonio Rizzi, del quale più tardi divenne il
successore, progettò il castello a Český Krumlov. Il committente, come per Telč,
fu la nobile famiglia Rožmberk, che nel XVI secolo possedeva vaste
proprietà terriere e numerose fortezze e castelli e molto contribuì allo
sviluppo della Boemia.
Dal
1553 per più di 20 anni continuarono incessanti i lavori nella piazza. Ai
nuclei gotici delle case sopravvissute all’incendio se ne allinearono altri,
richiamando il gusto rinascimentale italiano oppure anticipando tracce del
barocco. Gli architetti incaricati non si limitarono ad allineare alcune decine
di abitazioni affacciate sulla piazza, con le loro arcate, i loro frontoni, le
finestre, le lesene, le decorazioni a graffito, ma sfruttarono anche il
sottosuolo, costruendo profonde cantine che crearono una complessa
ramificazione sotterranea.
Quando ho percorso in
lungo e in largo per due volte la piazza, sono stato costretto a indugiare continuamente,
a guardare in alto, in basso, a soffermarmi sugli stemmi araldici e delle arti
e professioni, sui portici, sui colori delle facciate.
Nel 1589 Zachariáš morì,
e con lui ebbe fine la grande stagione di questo splendido luogo. Dal 1620, dopo
la battaglia della Montagna Bianca, che rappresentò lo scontro decisivo della
fase boema della Guerra dei Trent’anni, in cui il regionalismo protestante fu
sconfitto, con la conseguente fuga degli artisti e intellettuali protestanti, nella
piazza di Telč non si costruì più nulla, tranne il Collegio dei Gesuiti, che si
affiancò al castello ed alla chiesa di San Giacomo. Passarono cento anni prima
che, sull’onda del radicamento del cattolicesimo in Boemia e Moravia, venne
eretta la colonna dedicata alla Vergine Maria, che introdusse una seconda
prospettiva, dopo quella che convergeva sul castello, sede del potere
temporale, la quale, con spirito provocatorio ed in segno di sfida, svettava in
mezzo alla piazza.
Beniamino
Colnaghi
Nel blog sono presenti altri
articoli che narrano aspetti significativi della storia della Boemia:
http://colnaghistoriaestorie.blogspot.it/2013/09/il-complesso-storico-monumentale-di_4.htmlhttp://colnaghistoriaestorie.blogspot.it/2012/06/boemia-jan-hus-e-il-movimentohussita.html
http://colnaghistoriaestorie.blogspot.it/2012/02/alessandro-catalano-laboemia-e-la.html
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