venerdì 22 gennaio 2016

Erba, 30 settembre e 1° ottobre 1944
I tragici bombardamenti aerei sulla città

Nel mese di agosto del 1944, gli Alleati vennero a conoscenza della presenza di alcuni serbatoi di carburante tedeschi nella periferia sud di Erba (Como). Nei giorni successivi, a più riprese, dei ricognitori americani sorvolarono la zona interessata ed effettivamente individuarono l'obiettivo, situato alla periferia meridionale del Pian d’Erba, proprio vicino alla ferrovia, in località Sassonia, dal nome di una delle numerose cascine del piano. Proprio lì i tedeschi e i repubblichini di Salò collocarono un deposito di carburante e di autocarri. Ad Erba avevano sede i comandi della Wermacht e delle SS e in quelle zone dell’Alta Brianza operavano reparti dell’esercito tedesco e diverse squadre di fascisti.

Sabato 30 settembre 1944 sembrava una giornata come tutte le altre, ad Erba. Il cielo era azzurro, l’aria tersa. Il clima era caldo, come se fosse ancora piena estate. I contadini erano occupati nei lavori dei campi o intenti a vendemmiare tra i filari delle viti. Da dietro le montagne del Triangolo Lariano, nel primissimo pomeriggio, si videro spuntare due squadriglie di aerei bombardieri. Per anni si pensò fossero inglesi. Invece, molti anni dopo, nei primi anni Novanta, si scoprì, grazie a un cittadino erbese negli Stati Uniti per ragioni lavoro, che ebbe l’opportunità di documentarsi presso il centro di ricerche storiche dell’aviazione, che erano bombardieri americani, partiti dalla base di Poretta, in Corsica. I velivoli decollati erano diciannove Martin B-26, divisi in due squadriglie. Su Erba arrivarono però, per sua fortuna, solo dodici bombardieri, perché sette rientrarono in anticipo alla base per problemi tecnici.

 Bombardiere B-26 (fonte Wikipedia, l'enciclopedia libera - foto nel pubblico dominio)

Erano dunque le 13,26 quando i bombardieri sganciarono sul Pian d’Erba, sulle case di Incino, della Rovere, del Pradelmatto, della Marella ben 360 bombe da 45 kg cadauna. Nessuna bomba, però, colpì l’obiettivo, ossia il deposito di carburante. A causa di un errore di puntamento, commesso dal capo squadriglia, tutti i velivoli sganciarono gli ordigni troppo presto. Infatti i puntatori dei bombardieri sbagliarono campanile, liberando le bombe, anziché sulla verticale della torre di Incino, sulla verticale del campanile di Santa Maria Nascente, che si trova un chilometro più a nord. Fu così che gli ordigni esplosivi piombarono sul rione di Incino, anziché sul deposito di carburante in località Sassonia, posto un chilometro più a sud. Un errore clamoroso. Oltre che feroci e disumani, a causa dello sganciamento di bombe a grappolo sulla popolazione, gli Alleati, in quell’occasione, furono pure degli incapaci.  
 
Mappa del percorso effettuato dai bombardieri

Le conseguenze furono disastrose. Le bombe rasero al suolo solo edifici civili, tra cui moltissime case rurali, colpirono una tratta di circa 200 metri della linea ferroviaria Erba-Merone e abbatterono alcuni tralicci di sostegno della linea elettrica della zona. Solo ad Incino rimasero sul terreno oltre settanta morti. I feriti furono più di 300. Nel lavatoio pubblico, poco vicino alla millenaria torre romanica, quattordici donne stavano facendo il bucato. Una bomba colpì in pieno il piccolo edificio. Morirono tutte.
In città scoppiò subito il panico. I feriti furono subito soccorsi con le poche barelle e le lettighe a mano. La maggior parte vennero ricoverati all’ospedale locale, mentre altri, con l’auto della Croce Rossa, furono trasportati al Valduce di Como. Il prevosto di Santa Maria Nascente, don Erminio Casati, accorse subito nelle zone interessate, trovandosi davanti uno spettacolo agghiacciante. Benedì i cadaveri e organizzò i soccorsi insieme al Podestà di Erba.
La mattina del giorno seguente, 1° ottobre, nei luoghi bombardati giunse il cardinale Ildefondo Schuster, arcivescovo di Milano, il quale incontrò la popolazione, ebbe parole di conforto per i fedeli e offrì un congruo aiuto finanziario alle famiglie colpite. Il cardinale fece appena in tempo a lasciare i luoghi dei bombardamenti che una nuova pioggia di bombe si abbatté sulla zona.  Più o meno alla stessa ora del giorno precedente, ecco rispuntare di nuovo 18 bombardieri che, in questo secondo tentativo, scaricarono altre 517 bombe, un numero superiore rispetto al giorno precedente, provocando altri morti e feriti tra i civili. Questa volta l’obiettivo venne centrato. Ma a quale prezzo?
Complessivamente il numero dei morti fu 86, alcuni dei quali si spensero anche alcuni mesi dopo, a causa delle gravi ferite riportate.

Manifesto affisso per la raccolta fondi a favore della popolazione colpita (fonte sito del Comune di Erba)
 
 La chiesa di Sant'Eufemia (fonte sito Comunità pastorale di Erba)
 
 
Lunedì 2 ottobre si celebrò il funerale solenne nella chiesa prepositurale di Erba, al quale partecipò, con grande commozione e dolore, una grande folla sgomenta.
L’elenco delle persone morte è inciso su due lapidi poste dentro una cappella della chiesa di Sant’Eufemia.
 
Beniamino Colnaghi

Bibliografia e sitografia
Emilio Magni, Erba 1944. I giorni dei bombardamenti aerei, Cantù, Canturium, pag. 15-20.
Comune di Erba: http://www.comune.erba.co.it/html/storia/art_10_1944.htm
Chiesa di S. Eufemia: http://www.santaeufemia.it/comunita/home/chiesa-di-s-eufemia

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