I tragici bombardamenti aerei sulla città
Nel mese di
agosto del 1944, gli Alleati vennero a conoscenza della presenza di alcuni serbatoi di carburante tedeschi
nella periferia sud di Erba (Como). Nei giorni successivi, a più riprese, dei ricognitori americani sorvolarono la
zona interessata ed effettivamente individuarono l'obiettivo, situato alla
periferia meridionale del Pian d’Erba, proprio vicino alla ferrovia, in località Sassonia, dal nome di una delle numerose
cascine del piano. Proprio lì i tedeschi e i repubblichini di Salò collocarono
un deposito di carburante e di autocarri. Ad Erba avevano sede i comandi della
Wermacht e delle SS e in quelle zone dell’Alta Brianza operavano reparti
dell’esercito tedesco e diverse squadre di fascisti.
Sabato 30 settembre 1944 sembrava una
giornata come tutte le altre, ad Erba. Il cielo era azzurro, l’aria tersa. Il
clima era caldo, come se fosse ancora piena estate. I contadini erano occupati nei
lavori dei campi o intenti a vendemmiare tra i filari delle viti. Da dietro le
montagne del Triangolo Lariano, nel primissimo pomeriggio, si videro spuntare
due squadriglie di aerei bombardieri.
Per anni si pensò fossero inglesi. Invece, molti anni dopo, nei primi
anni Novanta, si scoprì, grazie a un cittadino erbese negli Stati Uniti per ragioni
lavoro, che ebbe l’opportunità di documentarsi presso il centro di ricerche
storiche dell’aviazione, che erano bombardieri americani, partiti dalla base di
Poretta, in Corsica. I velivoli decollati
erano diciannove Martin B-26, divisi
in due squadriglie. Su Erba arrivarono però, per sua fortuna, solo dodici bombardieri,
perché sette rientrarono in anticipo alla base per problemi tecnici.
Erano dunque
le 13,26 quando i bombardieri sganciarono sul Pian d’Erba, sulle case di Incino,
della Rovere, del Pradelmatto, della Marella ben 360 bombe da 45 kg cadauna. Nessuna
bomba, però, colpì l’obiettivo, ossia il deposito di carburante. A causa di un
errore di puntamento, commesso dal capo squadriglia, tutti i velivoli
sganciarono gli ordigni troppo presto. Infatti i puntatori dei bombardieri
sbagliarono campanile, liberando le bombe, anziché sulla verticale della torre
di Incino, sulla verticale del campanile di Santa Maria Nascente, che si trova
un chilometro più a nord. Fu così che gli ordigni esplosivi piombarono sul
rione di Incino, anziché sul deposito di carburante in località Sassonia, posto
un chilometro più a sud. Un errore clamoroso. Oltre che feroci e disumani, a
causa dello sganciamento di bombe a grappolo sulla popolazione, gli Alleati, in
quell’occasione, furono pure degli incapaci.
Mappa del percorso effettuato dai bombardieri
Le
conseguenze furono disastrose. Le bombe rasero al suolo solo edifici civili, tra cui moltissime
case rurali, colpirono una tratta di circa 200 metri della linea ferroviaria Erba-Merone
e abbatterono alcuni tralicci di sostegno della linea elettrica della zona.
Solo ad Incino rimasero sul terreno oltre settanta morti. I feriti furono più
di 300. Nel lavatoio pubblico, poco vicino alla millenaria torre romanica, quattordici
donne stavano facendo il bucato. Una bomba colpì in pieno il piccolo edificio.
Morirono tutte.
In città
scoppiò subito il panico. I feriti furono subito soccorsi con le poche barelle
e le lettighe a mano. La maggior parte vennero ricoverati all’ospedale locale, mentre
altri, con l’auto della Croce Rossa, furono trasportati al Valduce di Como. Il prevosto
di Santa Maria Nascente, don Erminio Casati, accorse subito nelle zone
interessate, trovandosi davanti uno spettacolo agghiacciante. Benedì i cadaveri
e organizzò i soccorsi insieme al Podestà di Erba.
La mattina
del giorno seguente, 1° ottobre, nei luoghi bombardati giunse il cardinale
Ildefondo Schuster, arcivescovo di Milano, il quale incontrò la popolazione, ebbe
parole di conforto per i fedeli e offrì un congruo aiuto finanziario alle
famiglie colpite. Il cardinale fece appena in tempo a lasciare i luoghi dei
bombardamenti che una nuova pioggia di bombe si abbatté sulla zona. Più o meno alla stessa ora del giorno
precedente, ecco rispuntare di nuovo 18 bombardieri che, in questo secondo
tentativo, scaricarono altre 517 bombe, un numero superiore rispetto al giorno
precedente, provocando altri morti e feriti tra i civili. Questa volta
l’obiettivo venne centrato. Ma a quale prezzo?
Complessivamente il numero dei morti fu 86, alcuni dei
quali si spensero anche alcuni mesi dopo, a causa delle gravi ferite riportate.
Lunedì 2 ottobre
si celebrò il funerale solenne nella chiesa prepositurale di Erba, al quale partecipò, con grande commozione e
dolore, una grande folla sgomenta.
L’elenco delle persone morte è inciso su due lapidi poste dentro una
cappella della chiesa di Sant’Eufemia.
Beniamino Colnaghi
Bibliografia
e sitografia
Emilio
Magni, Erba 1944. I giorni dei
bombardamenti aerei, Cantù, Canturium,
pag. 15-20.Comune di Erba: http://www.comune.erba.co.it/html/storia/art_10_1944.htm
Chiesa di S. Eufemia: http://www.santaeufemia.it/comunita/home/chiesa-di-s-eufemia
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