Durante le ricerche
volte a comporre l’albero genealogico della mia famiglia, oltre alla
consultazione degli archivi comunali e parrocchiali, in Rete ho scoperto il sito
dell’Associazione Storico – Culturale S. Agostino, con sede
a Cassago Brianza (LC). In una pagina del sito dell’Associazione, nata per valorizzare e
salvaguardare il patrimonio storico ed artistico del paese, legato ad Agostino
da una secolare tradizione, il signor Mario Colnago ha proposto la
ricostruzione della vita dello zio, don Enrico, intrecciata con la storia di
Cassago e della sua gente. La lunghezza del saggio mi ha obbligato, a
malincuore, ad estrapolare una sintesi, composta prevalentemente dalle parti
più legate alla storia ed alla figura del parroco, alle sue radici famigliari ed
al suo magistero religioso.
Per
accedere alla versione integrale del saggio storico, cliccare sul seguente
collegamento:
(b.c.)
Mio zio don
Enrico Colnaghi
di Mario
Colnago(Sintesi)
La famiglia
dei Colnago nel XIX secolo era composta da una quarantina di persone: tipica e
tradizionale famiglia patriarcale. In questa tribù, il 5 dicembre 1865, nel
paese di Cambiago (MI), veniva alla luce Enrico. Il piccolo Enrico cresce
quindi in questa grande famiglia che, pur essendo proprietaria allora di 150
pertiche di terreno, case e osterie, aveva però come pilastri educativi il
lavoro, il sacrificio, l'economia, la sobrietà uniti a un profondo e sentito
senso religioso della vita. Da questo ceppo infatti sboccherà, non solo il
sacerdozio del nostro Enrico ma anche quello dei primi cugini, Gerardo
Brambilla che sarà missionario del PIME in Cina per più di 30 anni, diventando
mandarino e avvocato del foro cinese e Mario Modelli, missionario per 10 anni
in India, poi, laureatosi alla Cattolica in lettere, professore del Liceo del
Pontificio Istituto Missioni Estere di Milano. La vocazione sacerdotale si
manifestò ben presto nel piccolo Enrico per cui, dopo le elementari, entrò nel
Seminario di Monza, gestito dai Padri Barnabiti.
Don Enrico con alcuni famigliari in una foto del 1940
Come don
Enrico, il "Curatino", cambiò nome
É un fatto
questo che mai è stato ben chiarito neanche quando noi suoi nipoti gli
chiedevamo il perché, il come e il quando questo fatto potesse essere avvenuto.
Il tutto deve essere accaduto semplicemente e superficialmente quasi senza
accorgersene.
Prima di
tutto è più facile scrivere, chiamare, dire Colnaghi invece di Colnago, in
secondo luogo, e questo deve essere il fatto più determinante, è che quando
Enrico era in Seminario c'era Canonico del Duomo di Monza un certo Don
Colnaghi, che poi divenne prevosto di Lissone, col quale c'era un certo grado
di parentela. Ciò, si vede, facilitò lo scambio dei cognomi per cui, finiti gli
studi teologici, il chierico Colnago Enrico fu ordinato sacerdote il 22 marzo
1890, a 25 anni dal Beato Card. Ferrari col nome di ENRICO COLNAGHI! E tale
rimase fino alla sua morte.
Il novello
sacerdote celebrò la Prima S. Messa a Cambiago che lo festeggiò per una
settimana; dopo di che raggiunse subito il paese cui era stato assegnato come
coadiutore: MUGGIO' un bel paesetto di 5/6 mila abitanti, vicino a Monza. Qui
esplicò la sua attività pastorale precipuamente nell'oratorio, da lui costruito
col concorso del nobile Conte Agostino Casati. A quei tempi l'oratorio era
esclusivamente maschile. Il novello coadiutore, se pur esile, aveva una bella
voce tenorile e sapeva anche schiacciare quattro note sull'Armonium, per cui
gli fu facile istituire un efficiente Schola Cantorum. Diede quindi vita a un
bel complesso di attività che andava dallo sport, all'istruzione religiosa,
allo spettacolo sopra tutto teatrale. Grande novità fu che Don Enrico, agli
spettacoli teatrali tenuti in Oratorio, permise di presenziare anche le donne:
queste sedute a sinistra, gli uomini rigorosamente a destra!!
A Muggiò,
pieve di Desio, rimase 18 anni dal maggio1890 al 3 maggio 1908.
Parroco a Cassago Brianza
Il 6
settembre 1907 Don Carlo Biffi, dopo otto anni e due mesi di parrocchialità a
Cassago, ottenne, per concorso, la Parrocchia di Macherio: nel giorno 8 aprile
1908 veniva munito di "Regio placet" il provvedimento ecclesiastico,
ossia la Bolla Arcivescovile del 27 gennaio 1908 con la quale l'Ordinario
Diocesano di Milano, Sua Eminenza il Cardinale Arcivescovo Andrea Carlo Ferrari
nominava il sacerdote COLNAGHI Don ENRICO al beneficio parrocchiale di Cassago
vacante dal 6 dicembre 1907 giorno in cui Don Biffi fece la sua rinuncia.
L'ingresso a
Cassago avvenne il 3 maggio 1908 e fu solennizzato con due giorni di festa
nonostante il neo-eletto avesse pregato, tramite la Fabbriceria e il Sindaco,
che la popolazione non facesse niente. E invece la popolazione rispose con
entusiasmo addobbando tutte le corti del paese con architettoniche porte, le
vie con festoni, e ghirlande e le finestre con fastosi tessuti. Alle feste
presenziarono pure più di 500 persone, uomini e giovani di Muggiò. E questo
avvenne sotto la guida del vecchio Coadiutore Don Baldassare Como. É giusto qui
spendere una parola su questo Coadiutore perché per Cassago, fu quasi un
Istituzione. Nato a Montevecchia nel 1844, ordinato Sacerdote nel 1871 fu
coadiutore a Barzanò per 10 mesi poi passò a Cassago dove rimase
ininterrottamente per 40 anni reggendo per ben tre volte successioni di vari
Parroci: mai sfiorò la sua mente di concorrere e divenire un bel giorno, lui
stesso, parroco di Cassago! Morì il 26 novembre 1913, quasi settantenne
lasciando nella gente un ricordo indelebile del suo operato sacerdotale svolto
con sincerità umiltà e vera santità. Il nuovo
Parroco Don Colnaghi rimase senza coadiutore fino al luglio 1914 quando, con
Messa grande, il 25 luglio 1914, solennizzò l'entrata del novello Sacerdote e
Coadiutore Don Carlo Frigerio, nativo di Mariano Comense.
La Parrocchia: ambito geografico e storico
Il novello
parroco, soprannominato subito "Il Curatino" per la sua esile e quasi
eterea figura (e noi spesso lo citeremo con questo appellativo) nel 1908 si
trovò sbalzato dal bel paesetto di Muggiò nel centro dell'incantevole Brianza.
Certo, si
può affermare adesso, che l'aria, l'acqua, l'ambiente naturalistico era
sicuramente più puro, più pulito, più vivo. Ora abbiamo un benessere economico
impensabile a quei tempi raggiunto sì col lavoro e col sacrificio ma a scapito
però della qualità della vita nelle sue importanti componenti: onestà,
laboriosità, solidarietà. Ma non divaghiamo: la porzione di Diocesi affidata
nel 1908 al parroco Don Enrico Colnaghi, ha un'area di circa 3 Kmq. Confina coi
Comuni di Bulciago, Cremella, Barzanò, Monticello, Besana, Renate, Veduggio,
Nibionno. La parrocchia è dedicata ai Santi Giacomo Apostolo e Brigida vergine
e comprendeva due Comuni: Cassago e Oriano. Nel 1928 il Comune di Oriano viene
soppresso e quindi diventa una frazione del comune di Cassago. Complessivamente
questo nucleo comunale era composto dalle seguenti cascine: Belvedere,
Gambajone, Cascina Nuova, Campi asciutti, Cascina Rossa, Costajola, Costa,
Cascina Cà, Rosello, Tremoncino, Cascina S. Salvatore, Ronco, Cascinetta,
Bempensata, Isoletta, Zizzanorre, Cascina Mestre. Le coltivazioni di quei tempi
erano fondamentalmente due: frumento e granoturco completati da raccolti, così
detti minori, quali l'avena; i legumi, patate, canape, lino, ecc.
Il lavoro è
prettamente agricolo e i contadini sono a colonia o affittuari: pochi sono i
proprietari. Ma solo il lavoro della terra pur col maiale e qualche mucca in
stalla, non sarebbe sufficiente a sfamare la popolazione se non ci fossero le
industrie. E queste in Brianza, già da allora esistevano per l'intraprendenza a
la capacità manageriale di alcune famiglie della zona. Così le donne trovano
lavoro nelle filande dislocate a Renate, Garbagnate Monastero, Besana, mentre
gli uomini nelle tessiture in paese (Corti Giovanni, Corti Ambrogio, Fumagalli
Antonio, Cattaneo Luigi) o nei paesi vicini (Renate, Costamasnaga, ecc.). Diffusi poi
erano i telai nelle singole case: c'era quindi in Brianza all'inizio del XX
secolo una situazione economica abbastanza tranquilla, definibile, come
dicevano i vecchi parroci, quasi di "sana povertà." Non c'era da
scialacquare, ma insomma… si viveva… tranne qualche vizio che fa scrivere sul
Cronico al parroco Don Biffi nel 1903: "Se non ci fosse il vino qui non ci
sarebbe la miseria". Esagerato!
Sì, però è vero: qualche peccato di eccesso nel bere i nostri vecchi lo
facevano. Ricordo
infatti che anche il "Curatino", nelle sue prediche bacchettava
spesso questo vizio assieme al lavoro in campagna fatto di domenica.
Che tempi
quelli! Appena preso possesso della parrocchia il 2 luglio 1909 riceve da Mons.
Nasoni, Avvocato della Curia Milanese, la prima "rogna" da risolvere.
Un membro della nobile famiglia Reina aveva citato in Tribunale la Curia di
Milano per turbato possesso sotto l'accusa di essersi appropriata della chiesa
di Oriano ma anche di svariate perdite di terreno.
Il novello
parroco, fatte le debite ricerche, esaminate le diverse informazioni, trasmise
alla Curia una chiara relazione su quei fatti così lontani da Lui, tale che
servì come base per la risoluzione del caso. Infatti l'avv. Della Curia
sottopose al richiedente Don Emilio dei Conti Reina, Reggio Conservatore dei
Monumenti Nazionali, la seguente proposta: la Curia è disposta a pagare la
somma di lire 8.000 uguale dietro la prova giuridica che egli era di fatto il
proprietario della Chiesa di Oriano e delle supposte pertiche di terreno
formanti il beneficio di Oriano.
"Ma"
così conclude il parroco sul Cronico "finora il suddetto Signore non si è
fatto più vivo...!"
Don Enrico con i ragazzi dell'Azione Cattolica
Visite pastorali
La prima
visita pastorale che Cassago registra nel suo Archivio è del 1571. Il 20 agosto
la celebrò il Card. Borromeo (il futuro S. Carlo). Non ci sono altre notizie
fino al 1639 quando, l'11 maggio "cum magno gentium concursu" entrò a
Cassago per la canonica visita pastorale e per la somministrazione della S.
Cresima il Card. Monti. Si passa poi all'anno 1850 quando la visita pastorale
fu fatta il 21 agosto da Mons. Arcivescovo Bartolomeo Carlo conte Romilli.
In tempi più
vicini a noi le visite pastorali si fanno più regolari e più dettagliate.
Quella del
12 maggio 1896, parroco Don Fulvio Oriani, è la prima che Cassago riceve dal
Card. Andrea Ferrari. Fu una visita a pieno campo: altari, paramenti, vasi
sacri, reliquie, suppellettili, documenti amministrativi e altro, tutto fu
esaminato con minuzia quasi con pignoleria. Tralasciò Oriano ma volle recarsi ai
Morti di S. Salvatore (Tremoncino) "con passo così spedito che, a sentire
la popolazione, i preti non potevano stare alla pari". Il decreto della
visita arrivò in parrocchia il 25 luglio 1896 con osservazioni sulle
riparazioni e migliorie da farsi alla chiesa parrocchiale, a S. Salvatore e anche
alla chiesetta di Oriano.
La seconda
visita del Card. Ferrari, parroco Don Carlo Biffi, è del 19 agosto 1905. Anche
fatta con la solerzia e dinamicità che caratterizzano le sue visite. A parte il
solito decreto che segue ogni visita con le debite osservazioni e
raccomandazioni, è bello qui riportare quello che l'Arcivescovo disse
direttamente ai parroci in entrambe le due visite: "… si canta troppo
acceleratamente in certe funzioni" (nella Messa cantata e nella
benedizione col S.S. Sacramento) e contemporaneamente "ho rilevato molti
spropositi che dal popolo si dicono nel canto dei Salmi, degli Inni e delle Litanie
della Madonna ecc. ecc…".
Sotto la
guida di Don Enrico Colnaghi, il 23 aprile 1912, Cassago ha la terza visita
pastorale del Card. Ferrari. I punti più salienti di questa visita sono i
seguenti:
- più di 300
cresimati tra maschi e femmine;
- la
raccomandazione al popolo di Cassago, nel saluto di partenza, di allungare la
chiesa perché quella attuale è insufficiente ai bisogni del paese. Diciotto
anni dopo il "Curatino" soddisferà in pieno questo vivo desiderio del
proprio Arcivescovo.
Dalle date
di queste visite si rileva come il Card. Ferrari visitava tutta la diocesi di
Milano nel giro di sei anni. E se infatti il Cardinale, come un orologio, dopo
sei anni il 23 aprile 1918 è per la quarta volta a Cassago. Visita, come al
solito molto accurata e soddisfacente. Lo dice il Cardinale stesso alla
popolazione nel momento del suo saluto che chiude con la raccomandazione
insistente di provvedere all'ampliamento della Chiesa. Dopo
quest'anno, per il "Curatino" questa raccomandazione diventerà il suo
chiodo fisso, attorno al quale lavorerà per ben 12 anni fino a quando nel 1930
non diventerà realtà. Questa
visita è l'ultima del Card. Ferrari che muore a Milano nel 1921; a lui subentra
il Card. Tosi che regge la Diocesi fino al 1929. Gli succede il Card. Ildefonso
Schuster che compie la sua prima visita pastorale a Cassago il 24-25 luglio
1933. Ci si può
immaginare la gioia che espresse, in quell'occasione, il popolo di Cassago dopo
ben 15 anni di … astinenza!
E nel
frattempo quanti cambiamenti avvennero in Italia! Caduto il Governo Fascista
dopo alterne vicenda si impianta un Governo Fascista che, nel volger di pochi
anni, diventa il "Regime Fascista".
Comunque la
visita del 1933 fu brillante e durò ben due giorni. In complesso
il "Curatino" nel suo quarantennio di parroco ebbe in totale 5 visite
pastorali: 2 col Card. Ferrari e 3 col Card. Schuster (attualmente entrambi
elevati all'onore degli altari col titolo di beati).
La visita a Cassago del cardinale Schuster nel 1944
Ampliamento
della chiesa
Questo fu il
problema fondamentale che si fissò nella mente del novello parroco di Cassago,
non appena ne prese possesso nel 1908. La necessità di costruire una nuova
chiesa o di ampliare quella esistente era evidente ma l'ostacolo, quasi
insormontabile era la mancanza assoluta di mezzi finanziari e così continua nel
chronicon: "Il sottoscritto, ciò nonostante, non ne dimise mai il pensiero
e dopo aver raccolto a poco a poco, nel corso di circa dodici anni (1917-1929)
e d'aver saldato il conto delle nuove campane, la somma di quasi centomila lire
lanciò al popolo l'idea da lui vagheggiata ...".
Raccolti gli
uomini (sì, perché 70 anni fa le donne valevano ancora poco o niente) in
chiesa, nel mattino di una domenica, si prospettò loro il progetto di una nuova
chiesa o l'ampliamento della vecchia. Dopo una calma e ragionata discussione,
riflettente specialmente la raccolta dei mezzi finanziari, si decise
l'ampliamento della Chiesa vecchia. L'allungamento della chiesa fu di circa 20
metri e i lavori iniziarono il 3 settembre 1929 e continuarono
ininterrottamente per un anno intero. Tutto il ceppo necessario per la muratura
fu estratto da una cava, sita in luogo e di proprietà del Parroco, trasportato
e depositato in piazza della chiesa lungo i margini del muro di cinta del parco
dei Duchi visconti, dai contadini coi loro carri in un via vai continuo fatto
però solo di sabato. Questa volontaria prestazione fece risparmiare la bella
sommetta di quasi 14.000 lire! L'allungamento portò, all'incirca, il raddoppio
della vecchia chiesa che passo dagli originali 13 metri a quasi 30 metri. Il 30
agosto 1930 la chiesa era officiabile quindi la si benedisse e si festeggiò per
3 giorni: 30-31 agosto (sabato e domenica) e lunedì 10 settembre.
Nel primo
giorno si celebrò il 40° dì sacerdozio del "Curatino" (1890-1930) con
Messa solenne in canto e al pomeriggio con l'amministrazione della S. Cresima
da parte di Mons. Mauri, Vescovo Ausiliare di sua Eminenza il card. Schuster
Arcivescovo di Milano.
Il secondo
giorno, domenica 31 fu una giornata esplosiva per Cassago. Siamo nel 1930 ossia
nell'anno in cui ricorre il XV centenario della morte del grande Dottore della
chiesa S. Agostino e i Cassaghesi lo ricordano con una favolosa manifestazione.
Nel terzo giorno ancora S. Messa solenne cantata da Don Giuseppe Croci,
prevosto di S. Gioachino in Milano con discorso sul Santo tenuto da Don Costante
Tresoldi, prevosto di Affori, nonché cugino del "Curatino". Così
ampliata la chiesa era sì utilizzabile ma necessitava ancora di lavori da farsi
per la sua perfetta e completa funzionalità. In poche parole...occorrevano
ancora soldi.
Come è stato
detto il sogno del "Curatino" era di ampliare la chiesa e già fin dal
1918 aveva iniziato ad accantonare i risparmi per far fronte a questa
"immane" spesa. Nel 1929 ha
in cassa quasi centomila lire e con l'inizio dei lavori si pone anche un piano
di finanziamento così congegnato: sottoscrizione fra i proprietari, benestanti,
industriali ecc., concorso operai 0,50% sul loro guadagno, raccolta e vendita
di uova, ossa, stracci, rottami di ferro ecc.
Riguardo
alla raccolta "ossi" è ricordata la frase, diventata poi celebre che
il caro parroco indirizzò, la prima volta, ai suoi parrocchiani "... con
oggi iniziamo la raccolta delle vostre ossa, del rottame ecc. e raccomando
siate generosi !!"
La spesa
dell'ampliamento fu di L. 270.000,00. All'Impresa, al 30/8/1930 era già stato
dato 1.224.00= C'era un avanzo debitore di L. 46.000. A questo bisognerà
aggiungere però la spesa per risistemare l'organo e il nuovo pavimento. Due
spese che sono improrogabili e pertanto è necessario ancora continuare con le
suddette offerte.
Oratorio
L'altro
punto fisso della vita pastorale del "Curatino" fu l'Oratorio, ossia l'assistenza
alla gioventù sia maschile che femminile per la loro formazione spirituale,
intellettuale e fisica. Questa necessità si acuì quando il regime fascista
soppresse nel 1927-28 tutte quelle associazione che non erano fasciste:
sparirono quindi tutte le associazioni scoutistiche sia cattoliche che laiche.
Si salvò solo l'Azione Cattolica che Pio XI difese a spada tratta, rinunciando
a tante altre proposte da parte del Governo Fascista, pur di tenerla viva e
operante. Quindi l'Azione cattolica che già prosperava nelle città, piano,
piano, si diffuse anche nelle campagne e a Cassago, nel 1927, sotto la
direzione del Parroco, si fondò la Sezione dell'A. C. con la partecipazione
d'una ventina dci giovanotti. Questi costituirono pure il primo gruppo oratoriano
che, senza stabili e terreni, operò e si sviluppò frequentando la casa
parrocchiale. "Nella mente mia è ancora ben vivo il ricordo di quegli anni
quando io e i miei fratelli, nipoti del "Curatino" venivamo da Milano
a Cassago, d'estate a fare vacanza. Questi giovani, ben organizzati tra di loro
avevano una stanzetta nel cortile della Canonica adibita a Sede e biblioteca.
Lì, di sera, si trovavano, discutevano, decidevano: poi tutti si recavano nel
salottino del Parroco per discutere le conclusioni e per recitare il Santo
Rosario.
Con l'arrivo
del nuovo Coadiutore, Don Luigi Cazzaniga, nel 1935, i giovani passarono sotto
la sua guida: quello che però ancora mancava era avere a disposizione un luogo
appositamente per loro. Questo desiderio era sentito e vivo sia nel Parroco che
nel Coadiutore e, mentre il parroco, nel pieno della sua autorità stava
trattando l'acquisto di un terreno retrostante l'Asilo, il coadiutore, sotto la
sua piena responsabilità, acquistò un vecchio fabbricato ex-filanda, per 15.000
lire. il "Curatino", davanti a questo fatto poco ortodosso, compiuto
dal suo Coadiutore, interrompe le trattative in corso per l'acquisto del
terreno vicino all'Asilo e si premura, invece, di comperare due appezzamenti di
terreno confinanti con l'edificio acquistato da Don Luigi in modo di aver un
edificio ad uso oratorio e un terreno ad uso campo sportivo. L'intenzione del
parroco era però di comperare il terreno per costruirvi un oratorio nuovo con
quelle caratteristiche precipue per una funzionalità; adatte ai ragazzi e ai
giovani. L'intromissione di Don Luigi che, non riuscendo a saldare il suo
debito dovette poi cedere l'immobile alla parrocchia, impedì la costruzione
nuova e obbligò i futuri parroci a lavorare attorno e sempre, ad ogni modo, a
quel vecchio edificio.
"Nel
1956 con la venuta del nuovo Coadiutore Don Piero Pini che resterà a Cassago
fino al 1948, le attività parrocchiali presero un nuovo impulso e, seguendo i
tempi, si ebbero nuovi aspetti di vita organizzativa. Brutto o bello che sia,
comunque, adesso un oratorio c'è e i vicini terreni, appena acquistati sono già
diventati ottimi campi da calcio. C'è solo un inconveniente: non sono
recintati. Allora partendo dal fabbricato si fa un cancello, poi lungo tutta la
via N. Sauro, si erige un muro di cinta a blocchetti (che si vedono ancora
oggi), mentre lungo la via Piave prosegue con una folta siepe di lauro in
seguito sostituita dai successori con una cinta in muratura.
Il lavoro fu
eseguito dal muratore Crisi detto "el Bundi" e sostò L. 400,00
Associazioni
Il periodo
sacerdotale di Don Enrico Colnaghi, si sa, si svolge tutto nei primi 50 anni
del '900 (1908-1948). In un’epoca ancora, almeno in Brianza, di pretta civiltà
contadina. Ci sono gli opifici, le filande, c'è il progresso ma a Cassago
l'economia è legata quasi tutta alla terra. Per questo la vita segue il
naturale corso del tempo. Il frumento, il granoturco, le patate, gli ortaggi,
la frutta tutti son legati al fenomeno meteorologico. Se, a suo tempo, c'è
pioggia, neve, vento, allora "Deo gratis" quell'anno uomini e bestie
mangiano; se invece qualche anno va di traverso (siccità, grandinate ecc.)
allora è grama. Ecco perché il contadino ha due visualità: una verso terra
quando lavora e coltiva, una verso il cielo per invocare, sperare che tutto
vada per il meglio. Ecco anche perché nel contadino più vivo e sentito è il
senso religioso della vita. Con questo stato d'animo il legame tra pastore
(parroco) e gregge (fedeli) era molto più stretto, più condiviso, tanto vero
che durante le S. Missioni, i nostri parroci riuscivano perfino ad individuare,
proprio nominalmente, quei pochi che, pur liberi di fare quello che volevano,
non partecipavano. In questa atmosfera era più facile conservare quello che
c'era e istituire quello che non c'era. I ragazzi costituivano il gruppo dei
"Luigini" mentre le ragazze costituivano il gruppo delle "Figlie
di Maria". Queste Associazioni adesso non ci sono più. C'è ancora la
Confraternita del S.mo Sacramento, solo che nelle due manifestazioni adesso non
indossa più il camice bianco, la mantellina rossa e la grossa medaglia con lo
stampo dell'ostensorio. Questa Confraternita, fino al 1950, con l'obolo annuale
garantiva all'iscritto, alla sua morte, la bara e la presenza di cinque
sacerdoti al suo funerale. Il minimo comunque era di due sacerdoti; chi invece
poteva pagare poteva averne anche più di sei. Ci furono allora dei funerali di
qualche nostro industriale in cui i preti invitati furono anche più di venti.
E noi
all'inizio del terzo millennio con il miracoloso progresso di questi ultimi
cinquant'anni (computer, fax, internet: web, ecc.) ne abbiamo uno solo proprio
per non essere sepolti come... cani! L'anno 1928 è per la storia d'Italia un
anno fondamentale. In quell'anno il Fascismo abolì tutte le associazioni
cattoliche e non, per mantenere in piedi solo le sue: Figli della lupa,
Balilla, Avanguardisti, Milizia volontaria per la sicurezza Nazionale divenendo
così uno stato totalitario. Papa Ratti, Pio XI, tenendo fieramente testa al Fascismo
salvò dall'abrogazione generale l'Azione Cattolica. Questa funzionava già nelle
città e nei grossi paesi, in quelli piccoli dipendeva dai parroci. Il
"Curatino", quasi prevedendo quello che poi avvenne nel 1928, fondò,
un anno prima, una sezione dell'A. C. che dipenderà dalla Sezione di Monza. Nei nostri
Archivi c'è infatti un Registro delle Assemblee tenute dall'A.C. in occasione
della visita del Delegato di Monza, un certo sig. Stella.
La Sede era
un localino in fondo al cortile della canonica tra il portico e la scala che
scendeva in cantina. In questo locale sorse anche la prima biblioteca del
paese. I libri non erano tanti, sempre questi o ne di finanza, però erano
cercati e letti dai giovani associati9 siamo nel 1928 e ai quei tempi non era
facile farsi, dopo la V elementare, un po' di cultura. Eppure sono questi
giovani che formeranno poi i quadri per organizzare l'Oratorio sotto la guida
dei vari coadiutori, specialmente di Don Piero Pini la cui attività e
intraprendenza diedero la possibilità, alla fine della guerra (1945) di
presentare giovani, uomini e donne capaci di adattarsi e muoversi nel nuovo
contesto sociale che, piano piano si stava delineando. Prima della sua morte,
del "Curatino", i suoi giovani sono dentro in tutti i movimenti cattolici:
Gioventù Femminile, G.I.A.C., U.O.I., U.D.A.C. e nel campo del
lavoro, nelle A.C.L.I. che, attualmente, dopo svariati sbandamenti, pare sia
ritornata ai principia fondamentali del suo inizio: Associazione Cristiana
Lavoratori Italiani. Furono anche pronti a muovere i primi passi nel campo
politico e in quello amministrativo. pur a digiuno di tutte quelle conoscenze
che costituiscono una struttura democratica, a Cassago, la gioventù d'allora,
sotto la saggia guida di ottimi parroci, ricchi di fede e di buon senso,
seppero formarsi, nel clima di una serena parrocchialità, ai quei principi
fondamentali quali il sacrificio, l'abnegazione, l'altruismo, la laboriosità,
il rispetto reciproco che stanno alla base di un vero e ordinato vivere civile.
Anniversari
Don Enrico,
ordinato sacerdote nel 1890 e morto nel 1948, fu ministro di Dio per 58 anni e
precisamente 18 anni a Muggiò, come coadiutore e 40 anni a Cassago come
parroco. Ma il bello è leggere che Don Enrico scrive di se stesso in
questa occasione: "Mezzo secolo di sacerdozio, invero, non è poco! Partito
nel lontano 1890 con la sicurezza di non arrivare a festeggiare
neppure il primo decennio della mia vita sacerdotale (ecco il perché del
nomignolo "el curatin" perché "l'era un rubin de nient")
sono invece arrivato, con l'aiuto di Dio e la protezione della S. Vergine a
festeggiare il ben decimo lustro! Quante grazie, quanti doni, quanta bontà e
misericordia da parte di Dio in questi lunghi e pur veloci anni di sacerdozio e
quanti grattacapi, quanti sacrifici, quanto gioiose croci da parte degli uomini
…"
La guerra
era appena iniziata e Don Enrico, già settantacinquenne, aveva chiesto che non
si facesse alcunché al di fuori d'una semplice e normale funzione religiosa. Sa
le insistenze dell'amato coadiutore Don Piero Pini e della popolazione tesa
anche a fare un bel regalo alla chiesa, alla fine la spuntarono. I
festeggiamenti furono tenuti il 29 e 30 di settembre. Domenica 29 pontificò il
"Curatino" con una solenne Messa cantata in terza, ossia con Diacono
e Suddiacono. Con Don Piero si era costituita una bella "Schola
cantorum" che, nell'occasione, diede una brillantissima prova con
l'esecuzione della "pontificale" del maestro Perosi a 4 voci. La
chiesa era parata tutta in un modo che prima s'era mai visto mentre il paese
era un palpito di sandaline e di bella biancheria. La partecipazione della
popolazione alle sacre funzioni fu quasi totalitaria.
A
mezzogiorno, il pranzo si tenne nel salone dell'Asilo presenti tutte le
Autorità religiose e civili e i confratelli parroci dei paesi vicini. Auguri e
brindisi a non finire: azzeccatissime due poesie, una in italica lingua
declamata dal parroco di Cremella Don Severino Colombo e l'altra in vernacolo
recitata da Don Luigi Boffa, parroco di Tabiago. Nonostante fosse in corso la
Seconda Guerra Mondiale i parrocchiani vollero lo stesso, nell'occasione del
50° di Messa del proprio "Curatino", regalare alla chiesa un completo
paramento bianco, ricamato in oro, in terza del valore di L. 13.000,00. Davanti
a così ammirevole generosità, Don Enrico si sentì in dovere di corrispondere in
un modo non meno generoso. Per un servizio delle funzioni mortuarie più
decorose occorreva un pagamento intero nuovo composto da pianeta, piviale,
stola, manipolo e ornamenti per il Diacono e Suddiacono. Il tutto costo L.
3500,00.
Citare
queste cifre adesso ci fanno sorridere, ma se solo risaliamo a sessant'anni fa,
quando furono acquistate, il loro valore attuale sarebbe di svariati milioni,
tanto è vero che per la loro preziosità Don Luigi Redaelli, il nostro amato
parroco di adesso, li ha riservati per il nostro Museo Ecclesiale con altre
cose antiche e di valore della nostra chiesa.
Il
cinquantesimo di sacerdozio è passato, la guerra è in pieno corso mentre Don
Enrico, quasi totalmente cieco, compie i 75 anni e sul chronicon … che si legge?
… questo: "Ormai tutto è passato e già i miei occhi fissano la tomba,
forse, non, troppo lontana. Ormai il mio pensiero è fisso in quel giorno in,
cui davanti alla Maestà di Dio, avrò da rendere conto della mia più che
cinquantenaria vita sacerdotale. Il mio unico desidero è di continuare, per
quel poco di vita che il Signore vorrà ancora concedermi, ad operare del bene
per la gloria di Dio, per la mia santificazione e per la salvezza del mio
gregge".
Invece la
voglia di spendere ancora le ultime forze per il suo popolo, la viva curiosità
dì vedere come andavano a finire le cose, l'aiutarono a superare tutto il
periodo della Seconda Guerra Mondiale e a vedere la posa delle fondamenta del
nuovo corso storico dell'Italia: non più Monarchia, bensì Repubblica.
Una foto dei funerali di don Enrico Colnaghi
Così a 82
anni, dopo 58 anni di vita sacerdotale, il "Curatino" alle 7 di
mattino, d'un bellissimo freddo giorno di febbraio del 1948, chiudeva
serenamente gli occhi su questa terra per riaprirli subito ad una celestiale
visione di eterna felicità.
Nota
Le fotografie pubblicate sono tratte dal sito dell'Associazione storico culturale S. Agostino di Cassago Brianza
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