Sono
numerose le leggende che si narrano attorno alla figura del dio Pan. Una leggenda
narra che fosse figlio di Zeus e della ninfa Callisto, secondo un’altra, la più
accreditata, pare fosse il figlio del dio Ermes
e della dea Persefone, che subito dopo averlo messo al mondo lo abbandonò tanto
era rimasta inorridita dalla sua bruttezza. Infatti, Pan era più simile a un
animale che a un uomo, in quanto il corpo era coperto da ispido pelo, dalla
bocca spuntavano delle zanne ingiallite, il mento era ricoperto da una folta
barba, in fronte aveva due corna e al posto dei piedi aveva due zoccoli
caprini.
Ermes,
impietositosi da questo bambino, al quale la natura non aveva certo fatto dono di
alcuna grazia, decise di portarlo nell'Olimpo al cospetto degli altri dei,
dove, nonostante il suo aspetto, fu accolto con benevolenza. Pan infatti aveva
un carattere gioviale e cortese e tutti gli dei si rallegravano alla sua
presenza.
Pan
era fondamentalmente un dio silvestre che amava la natura, amava ridere e
giocare. Amò e sedusse molte donne tra le quali la ninfa Eco e Piti, la dea
Artemide e Siringa, figlia della divinità fluviale Ladone, della quale si
innamorò perdutamente. La fanciulla però non solo non condivideva il suo amore
ma quando lo vide fuggì inorridita, terrorizzata dal suo aspetto caprino.
Siringa iniziò a pregare il proprio padre affinché le mutasse l'aspetto in modo
che Pan non potesse riconoscerla. Ladone, straziato dalle preghiere della
figlia, la trasformò in una canna nei pressi di una grande palude. Pan,
afflitto, abbracciò le canne ma più nulla poté fare per avere Siringa. A quel punto
recise la canna, la tagliò in tanti pezzetti di lunghezza diversa e li legò
assieme. Fabbricò così uno strumento musicale al quale diede il nome di
"siringa", che ai posteri è anche noto come il "flauto di Pan".
Un affresco di Pan alla Reggia di Caserta
Il flauto di Pan è uno strumento musicale molto antico. Ci sono prove
della sua esistenza intorno al 2500 a.C. nel Mar Egeo e nelle Cicladi. È
composto da cinque o più tubi di lunghezza progressivamente crescente e legate
tra loro come una zattera. I tubi di Pan sono strumenti realizzati a mano con
cura ed esperienza, sono solitamente costruiti in canne comuni o di bambù,
disposte in linea o riunite in fascio, con un unico foro su cui vengono
appoggiate le labbra per l’insufflazione. Lo si può considerare come l'antenato
dell'armonica a bocca e dell'organo a canne.
Questo strumento viene utilizzato nella musica popolare ed è
suonato ancora oggi in paesi come il Perù, la Colombia e l’Ecuador. Il paese
europeo dove lo strumento conosce il maggior successo è probabilmente la
Romania, affiancato dalla Germania, dall’Austria e dalla Svizzera tedesca. Ma è
proprio in quest'ultima che viene utilizzato di più dai cantanti, tanto da
renderlo uno degli strumenti tipici della cultura svizzera.
La sala dei flauti di Pan presso il Meab(1) di Camporeso di Galbiate (Lecco)
Sulla
presenza del flauto di Pan in area lombarda, segnatamente in un’area compresa
tra la Brianza comasca, lecchese e milanese e la provincia bergamasca, si hanno
poche documentazioni sia iconografiche sia scritte. In Brianza(2) e nel bergamasco una variante tradizionalmente usata
del flauto viene chiamata, a seconda delle zone, firlinfeu, firlinfö, fregamüsùn, orghenì, sìfol.
Alcune
persone residenti in Lombardia hanno lasciato testimonianze circa l’uso del
flauto di Pan da parte di alcuni ragazzi, che formavano vere e proprie bande
musicali, durante varie occasioni di vita comunitaria e feste locali, quali,
per esempio, matrimoni, cerimonie pubbliche, coscritti o solo musiche da
suonare sotto le finestre delle future spose.
Che il
flauto di Pan potesse essere già presente in Lombardia dalla seconda metà del XVIII
secolo è confermato da una serie di documenti iconografici, quali dipinti di
pittori lombardi e stampe di sapore romantico conservate presso alcuni musei o
raccolte private. Il flauto è raffigurato su dipinti di Giacomo Francesco
Cipper, detto il Todeschini, nel Settecento e, successivamente, di Giovanni
Segantini. In quegli anni lo strumento ebbe un fine quasi esclusivamente
pastorale o contadino che serviva ad allietare le povere serate della gente di
campagna e i giorni di festa nelle cascine e nelle osterie dei paesi.
Verso la
metà dell’Ottocento, durante la dominazione austriaca, i primi costruttori di firlinfö cominciarono a fornirli ai
nascenti gruppi di appassionati che formarono così le prime bande musicali. In
Brianza e in area bergamasca nacquero così intere famiglie appassionate allo
strumento. La diffusione di queste bande musicali preoccupò non poco le autorità
politiche e il clero locale che temettero attività illecite, disattenzione
verso le pratiche religiose e possibili focolai di rivolta.
La
formazione dei gruppi musicali di firlinfö
anticipò di poco l’esordio delle prime bande di ottoni. Da questi primi
nuclei contadini e popolari, nati come detto dalla necessità di aggregazione e
divertimento, si sono diramate poi le varie correnti musicali in ossequio allo
spirito ed alle “mode” del tempo.
Nei primi decenni
del Novecento il fenomeno assunse caratteri più associativi e di massa che
generarono tracce di spettacoli in grande stile. All’interno di queste
esibizioni musicali fecero il loro ingresso altri strumenti, quali la
fisarmonica, il tamburello e la chitarra, oppure si vide la presenza di
balletti femminili e l’uso di costumi tradizionali che ricordano gli abiti e le
figure di Renzo e Lucia. Nell’intera Brianza sorsero e si svilupparono decine e
decine di bande di canne, confermando che il flauto di Pan era talmente radicato
nella tradizione brianzola da essere considerato una delle più autentiche
espressioni di cultura popolare. Con l’avvento del fascismo e con la nascita
dell’Opera Nazionale Dopolavoro(3), a partire
dalla metà degli anni Venti del secolo scorso, le bande strumentali e musicali,
tra le quali le bande di can vennero istituzionalizzate
e catalogate come gruppi folkloristici.
Nel
canturino nacque, pare nel 1895, un gruppo stabile di suonatori che diede poi
origine al gruppo folcloristico “Città di Cantù”, denominato in dialetto fregamüsun, che significa sfregare il
muso sullo strumento, gruppo tuttora in attività malgrado il lento declino.
All’epoca era attivo presso alcune cascine della zona e in una chiesa di Cantù.
Caratteristiche peculiari del gruppo musicale furono la presenza di un numero
considerevole di suonatori e il vasto repertorio di brani musicali.
Un altro
gruppo di suonatori di flauto di Cantù, sorto nella frazione di Vighizzolo,
nacque nel 1928 grazie alla passione ed alla capacità di Natale Brambilla, un
commerciante canturino, il quale diventò direttore musicale e diede il proprio
nome al gruppo.
Nell’area
lecchese alcuni membri di antiche famiglie locali diedero origine, già nei
primi anni dell’Ottocento, a quelli che in seguito divennero il “Gruppo
folkloristico Promessi Sposi” di Oggiono e un gruppo di suonatori di firlinfö di Valgreghentino.
A Lecco città
nacque nel 1904 il gruppo “Renzo e Lucia” mentre altri sorsero nel territorio
provinciale, tra i quali “La Brianzola” di Olgiate Molgora, “L’Allegra Brigata” di Mandello del Lario”, “Firlinfö”
di Pusiano, “Fit-Fucc” di Canzo.
Accanto a
questi gruppi organizzati e censiti ve ne furono moltissimi altri non ufficiali
e nati spontaneamente, che l’avvento delle due guerre mondiali del Novecento e la nascente “modernizzazione”
dei costumi e dei gusti degli italiani decimarono.
Beniamino Colnaghi
Note
1. Il Museo Etnografico dell'Alta Brianza: http://colnaghistoriaestorie.blogspot.it/2013/11/le-tradizioni-popolari-brianzole-nel.html
2. Sulla diffusione e la costruzione del
flauto di Pan in Lombardia, si evidenzia l'opera monografica di Giorgio Foti, Il
Flauto di Pan in Brianza e nel Lecchese, Oggiono – Lecco, 1993, e i saggi
etnomusicali di Paolo Mercurio, Flauto di Pan: Vittorio Pozzi (Bottanuco,
BG), Maestro di Urghenì, per passione e per amore verso la tradizione, BF
Magazine, maggio 2014; Flauto di Pan: Camillo Brambilla (Bernareggio, MB) ,
tre generazioni al servizio della musica popolare lombarda, BF magazine,
giugno 2014.
3. Il Dopolavoro di Paderno d’Adda: http://colnaghistoriaestorie.blogspot.it/2012/02/il-dopolavoro-di-paderno-dadda-gestito_22.html
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