Liberec (Rep. Ceca): tra fascino
mitteleuropeo e tracce del popolo ebraico
La regione di Liberec, Liberecký
kraj in ceco, si trova nella parte settentrionale della Repubblica Ceca, al confine
con la Germania e la Polonia. Ne fanno parte località di notevole bellezza
ambientale e paesaggistica, protette dalle montagne e adagiate in
lussureggianti vallate e boschi, nonché piccole città d’arte e splendidi castelli,
molti dei quali ben conservati e visitabili.
Liberec (Reichenberg fin quando la Boemia fece parte dell’Impero asburgico), il capoluogo di regione, si è sviluppata rapidamente a partire dalla fine del XIX secolo, come testimonia la presenza di palazzi del tardo Ottocento, tra cui spiccano il municipio, il teatro, il museo, il palazzo delle terme, ora galleria d’arte, fatto costruire dal Kaiser, Franz Joseph I. Sulle dolci colline che circondano il centro città si notano decine e decine di bellissime ville, costruite a cavallo tra Ottocento e Novecento, alcune in stile Liberty, la maggior parte in stile pittoresco romantico, tipico delle stazioni termali dell’Europa centrale.
Liberec (Reichenberg fin quando la Boemia fece parte dell’Impero asburgico), il capoluogo di regione, si è sviluppata rapidamente a partire dalla fine del XIX secolo, come testimonia la presenza di palazzi del tardo Ottocento, tra cui spiccano il municipio, il teatro, il museo, il palazzo delle terme, ora galleria d’arte, fatto costruire dal Kaiser, Franz Joseph I. Sulle dolci colline che circondano il centro città si notano decine e decine di bellissime ville, costruite a cavallo tra Ottocento e Novecento, alcune in stile Liberty, la maggior parte in stile pittoresco romantico, tipico delle stazioni termali dell’Europa centrale.
Il palazzo delle terme, ora galleria d'arte
Negli anni Trenta del secolo scorso la città, a
prevalente etnia tedesca, divenne il centro della Germania dei Sudeti che, è
bene ricordarlo, venne assegnata alla neocostituita Cecoslovacchia nel 1919,
seppur i tedeschi insediati in quelle terre superassero i tre milioni di
persone. Dopo il patto di Monaco del 1938, firmato anche da Mussolini, in virtù
del quale, per scongiurare la guerra, si acconsentì all’annessione dei Sudeti al
Reich, Liberec
divenne la capitale del Sudetengau, all'interno della Germania di
Hitler. Terminata la seconda guerra mondiale, la popolazione tedesca della regione
fu espulsa in massa, come avvenne nella maggior parte dei Paesi dell’Europa
orientale, in accordo ai decreti del presidente della Repubblica
Cecoslovacca, Edvard Beneš, che ratificarono l'esproprio dei beni e
l'espulsione dei tedeschi dei Sudeti dai territori della Nazione, sostituendoli
con cittadini di etnia e lingua ceca.
A Liberec, fino ai primi anni Quaranta del Novecento, si contava una discreta presenza di ebrei. Era una comunità ben organizzata, che, nel tempo, costruì un piccolo insediamento in centro città, una sinagoga ed il cimitero. Da alcuni documenti rinvenuti in un archivio cittadino pare che i primi ebrei si stabilirono a Liberec nel XV secolo. Nel 1582 giunsero altre 60 famiglie da Praga, perché nella capitale si diffuse la peste che contagiò e portò alla morte migliaia di persone.
In quel tempo Liberec era un centro importante dell’industria tessile ed i prodotti venivano esportati in tutta la Boemia e nelle regioni centrali europee. A capo di quel fiorente commercio c’erano potenti famiglie cattoliche ed alcune famiglie ebree. La cosa paradossale, che già da allora segnò la presenza di discriminazioni e ostracismo nei confronti degli ebrei, era che questi ultimi avevano sì la libertà di commercializzare e vendere stoffe e tessuti ma non potevano avere la residenza in città. Non solo. Gli ebrei avevano l’autorizzazione delle autorità a vendere le loro merci solo nei territori della Boemia e della Moravia, mentre i commercianti cattolici e protestanti potevano estendere i loro affari anche in Germania, Svizzera e Italia.
Nel 1676 le autorità comunali emanarono nuove disposizioni restrittive nei confronti degli ebrei, al fine di limitarne il movimento e l’ampliamento degli affari: nei giorni di sabato e domenica ai cittadini ebrei era vietato stabilirsi e soggiornare in città e gli hotel e le pensioni di Liberec non potevano dare ospitalità a persone e famiglie appartenenti alle comunità ebraiche. Qualche anno più tardi la città di Liberec emanò nuove leggi con le quali vietava a nuovi cittadini di religione ebraica di richiedere la residenza in città. Insomma, gli ebrei non erano graditi e dalle autorità locali e imperiali venivano percorse tutte le strade possibili per cercare di arginare sia l’incremento del numero degli ebrei nelle regioni della Boemia sia la loro potenza economica.
Ma gli ebrei tendevano spesso a non rispettare tali disposizioni, disattendendo le leggi comunali e imperiali. Questa situazione fece aumentare il livello di conflittualità tra le parti, creando tensioni sempre più palpabili e portando le autorità ad escogitare nuovi divieti e limiti all’espansione delle comunità ebraiche in Boemia. Come nel caso di Christian Christoph Clam-Gallas, nobile e mecenate, membro di una delle più influenti famiglie dell'aristocrazia boema fedele agli imperatori d'Austria, che nel 1799 ordinò agli ebrei di lasciare la città entro 48 ore, ad esclusione di 14 proprietari (senza le rispettive famiglie) di negozi che commercializzavano prodotti tessili.
A Liberec, fino ai primi anni Quaranta del Novecento, si contava una discreta presenza di ebrei. Era una comunità ben organizzata, che, nel tempo, costruì un piccolo insediamento in centro città, una sinagoga ed il cimitero. Da alcuni documenti rinvenuti in un archivio cittadino pare che i primi ebrei si stabilirono a Liberec nel XV secolo. Nel 1582 giunsero altre 60 famiglie da Praga, perché nella capitale si diffuse la peste che contagiò e portò alla morte migliaia di persone.
In quel tempo Liberec era un centro importante dell’industria tessile ed i prodotti venivano esportati in tutta la Boemia e nelle regioni centrali europee. A capo di quel fiorente commercio c’erano potenti famiglie cattoliche ed alcune famiglie ebree. La cosa paradossale, che già da allora segnò la presenza di discriminazioni e ostracismo nei confronti degli ebrei, era che questi ultimi avevano sì la libertà di commercializzare e vendere stoffe e tessuti ma non potevano avere la residenza in città. Non solo. Gli ebrei avevano l’autorizzazione delle autorità a vendere le loro merci solo nei territori della Boemia e della Moravia, mentre i commercianti cattolici e protestanti potevano estendere i loro affari anche in Germania, Svizzera e Italia.
Nel 1676 le autorità comunali emanarono nuove disposizioni restrittive nei confronti degli ebrei, al fine di limitarne il movimento e l’ampliamento degli affari: nei giorni di sabato e domenica ai cittadini ebrei era vietato stabilirsi e soggiornare in città e gli hotel e le pensioni di Liberec non potevano dare ospitalità a persone e famiglie appartenenti alle comunità ebraiche. Qualche anno più tardi la città di Liberec emanò nuove leggi con le quali vietava a nuovi cittadini di religione ebraica di richiedere la residenza in città. Insomma, gli ebrei non erano graditi e dalle autorità locali e imperiali venivano percorse tutte le strade possibili per cercare di arginare sia l’incremento del numero degli ebrei nelle regioni della Boemia sia la loro potenza economica.
Ma gli ebrei tendevano spesso a non rispettare tali disposizioni, disattendendo le leggi comunali e imperiali. Questa situazione fece aumentare il livello di conflittualità tra le parti, creando tensioni sempre più palpabili e portando le autorità ad escogitare nuovi divieti e limiti all’espansione delle comunità ebraiche in Boemia. Come nel caso di Christian Christoph Clam-Gallas, nobile e mecenate, membro di una delle più influenti famiglie dell'aristocrazia boema fedele agli imperatori d'Austria, che nel 1799 ordinò agli ebrei di lasciare la città entro 48 ore, ad esclusione di 14 proprietari (senza le rispettive famiglie) di negozi che commercializzavano prodotti tessili.
Il rabbino Salomon Pollak (1811 - 1895)
Con i moti rivoluzionari scoppiati in Europa tra il gennaio
del 1848 e la primavera del 1849, la seconda grande risposta delle forze
democratiche, liberali e rivoluzionarie alla politica della Restaurazione, la
situazione cambiò anche all’interno dell’immenso Impero austro-ungarico. Le
leggi restrittive e discriminatorie nei confronti degli ebrei vennero abrogate,
permettendo così a questi ultimi di riappropriarsi delle loro case e delle loro
attività commerciali, conducendo dunque una vita come tutte le altre persone.
Il
nuovo clima politico e sociale permise agli ebrei di Liberec di ampliare la
loro presenza in città e di professare liberamente la propria religione. Nel
1884 la comunità ebraica comprò un lotto di terreno di circa 9.000 m² in una posizione dominante della città, su una leggera altura, con
l’intento di costruirvi la nuova sinagoga. L’edificio sacro venne progettato in
stile neorinascimentale dal professor Karl König di Vienna e costruito dalla ditta Sacher e Gärtner. La sala principale poteva contenere fino a 340 membri
maschi della comunità e l’arca venne posizionata sulla parete opposta
all’ingresso. Al piano superiore, oltre al matroneo, venne creata una grande
sala riunioni e posizionato l’organo, costruito dai fratelli Rieger di Krnov. Il
24 settembre 1889 venne inaugurata a consacrata alla presenza delle autorità
politiche, militari e, ovviamente, religiose.
La
sinagoga di Liberec rimase al centro della vita religiosa della comunità
ebraica fino alla notte del 9 novembre 1938, quando venne bruciata e distrutta
dai nazisti durante quella terribile notte che passò alla storia come “La notte
dei cristalli”, la quale segnò un decisivo passo avanti della campagna
antisemita nazista. La violenza e le devastazioni di quella notte portarono
alla luce una nuova ferocia contro gli ebrei, che avrebbe condotto alla cosiddetta
“soluzione finale”.
La vecchia sinagoga di Liberec su una cartolina del 1910
Terminata
la seconda guerra mondiale, sull’area ove sorse l’edificio fu costruito un
parcheggio. E tale rimase per 50 anni. Nel 1997 fu posta la prima pietra per la
costruzione di un nuovo edificio in stile moderno denominato “Riconciliazione”
(riconciliazione tra due popoli: cechi e tedeschi), che ospita la nuova
sinagoga e la biblioteca pubblica. La sinagoga, dalla pianta triangolare, che
rappresenta simbolicamente la Stella di David, è l’unico edificio del suo
genere in Europa. Al suo interno è stato eretto un simbolico Muro del Pianto, costruito
con le pietre delle fondamenta della vecchia sinagoga distrutta dai nazisti. Il
9 novembre dell’anno 2000, in occasione del 62° anniversario della distruzione,
il nuovo edificio è stato inaugurato. L’attuale spazio della sinagoga, come originariamente
previsto dalle autorità locali e dai capi della comunità ebraica, viene
utilizzato, oltre che per le cerimonie di culto, anche per eventi culturali,
conferenze e celebrazioni delle festività ebraiche.
La nuova sinagoga
Un
altro luogo importante per la vecchia comunità ebraica di Liberec fu il
cimitero. Fino al 1864 in città non c’era un luogo ove seppellire gli ebrei che
morivano, i quali venivano portati nel cimitero di Turnov, una città a circa 30
chilometri da Liberec. A partire dal mese di marzo di quell’anno un ebreo di
nome Anton Schöpfer comprò e
successivamente donò un lotto di terreno di 500 m²
sul
quale costruire il cimitero. Oltre ai campi per le sepolture vennero previste una
sala per le onoranze funebri e la casa del custode. Il primo ebreo sepolto fu tal
Joachim Goldberger di 77 anni, militare e commerciante. Il rabbino Elbogen
consacrò l’area cimiteriale e tenne un sentito discorso di commiato. Verso la
fine del secolo la comunità di ebrei si ingrandì e a fronte di ciò di rese
necessario ampliarlo. Terminata la prima guerra mondiale all’interno del
cimitero si costruì un monumento a ricordo degli ebrei uccisi e dei soldati
caduti in guerra e venne dedicata un’area per la sepoltura dei bambini.
Nel
1945, il rabbino e i pochi ebrei rimasti in vita, a causa dei tremendi esiti
della Shoah e della seconda guerra mondiale, si trovarono di fronte a
scelte non facili. Vennero riesumati i corpi di numerose donne morte nel campo
di prigionia di Bílý Kostel nad
Nisou, una piccola località nel distretto di Liberec, che vennero sepolti nel cimitero
ebraico. Con l’avvento del comunismo in Cecoslovacchia, molti ebrei lasciarono
il Paese e si trasferirono nel nuovo Stato di Israele. Il cimitero fu lentamente
ma inesorabilmente lasciato andare in rovina e la casetta del custode ed i
locali per le onoranze furono adibiti a deposito del caffè.
Nel
1992, con l’avvento della democrazia, il presidente della comunità ebraica
locale, Gutman, chiese al nuovo governo della Repubblica Ceca la restituzione ai
legittimi proprietari dei beni sequestrati agli ebrei e di ritornare nel pieno
possesso del cimitero, successivamente ristrutturato e riconsegnato alla città.
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