sabato 12 aprile 2014

Lo sfruttamento delle acque del fiume Ticino

Il signor Pietro Marchisio ha scritto un terzo articolo per questo blog. Dopo aver raccontato, nel marzo 2013, come avveniva il trasporto del marmo di Candoglia usato per la costruzione del Duomo di Milano ed averci parlato, il 2 ottobre 2013, del sistema dei navigli attorno al capoluogo lombardo, ora scrive in merito all’uso ed allo sfruttamento delle acque del Ticino.(b.c.)

Il Ticino offre ancor oggi un esempio unico e cospicuo di sfruttamento delle acque superficiali a scopi plurimi. Un sistema di canalizzazioni molto complesso (schema 1) fu iniziato dai monaci nel Medioevo, soprattutto per usi irrigui e sviluppato in seguito, ai tempi del Barbarossa, per la realizzazione del  Naviglio Grande nel 1179. 


Nella seconda metà del 1400 venne anche usato per dare acqua alle prime risaie lombarde. Le opere furono sviluppate e perfezionate dai Visconti e dagli Sforza, anche grazie al genio di Leonardo da Vinci. L’uso plurimo delle acque in un territorio superiore ai 400.000 ettari,  compreso tra le provincie di Milano, Pavia, Novara, Vercelli e Varese era rivolto principalmente alla navigazione (Naviglio Grande), al fine di un efficiente  e comodo trasporto di merci e materiali vari verso Milano. In un secondo tempo l’uso servì per scopi irrigui, quali la coltivazione del riso. Col passare del tempo e col progresso l’uso delle acque è servito per scopi di forza motrice (Rogge Molinare), per azionare mulini e, con la scoperta dell’elettricità, per scopi più tecnologici, quali il funzionamento di macchine idrauliche e termoelettriche atte a produrre energia elettrica.
Nella fattispecie, la necessità di sfruttare le acque del Ticino a valle del Lago Maggiore ha reso necessario regolamentarne il prelievo, controllandolo in modo di non depauperare a monte il livello del lago. Già nel 1863 l’ingegner Eugenio Villoresi progettò un canale irriguo, realizzato tra il 1880 e il1884, che ora porta il suo nome, che preleva l’acqua in località Panperduto (foto 2) di Somma Lombardo e scorrendo per 86 Km alimenta 120 bocche di derivazione per confluire poi nel fiume Adda a Groppello. Questo canale ha una portata limite di 70 mc al secondo, diramandosi in diversi rami secondari e terziari che alimentano una rete irrigua di 1.400 Km.


Dallo stesso bacino del Panperduto verrà in seguito derivato un altro canale (Canale Industriale) che permetterà, dal 1901, lo sfruttamento delle acque per la produzione di energia elettrica nella Centrale di Vizzola Ticino, alla quale si sono aggiunte nel secolo scorso altre centrali: Tornavento, Turbigo superiore ed inferiore e Turbino Termoelettrica.
Nel secolo scorso si rese necessaria una migliore e più raffinata regolazione dell’intero bacino imbrifero del lago Maggiore a monte, in virtù dello sfruttamento delle acque del Ticino a valle, in uscita dal Lago: nel 1943 venne inaugurata la Traversa della Miorina (foto 3), un’opera che permette il passaggio controllato delle acque dal lago Maggiore al fiume Ticino, rispettando anche gli accordi internazionali intercorsi con la Confederazione Elvetica per la regolazione del livello del lago in territorio elvetico.
Questa traversa è composta da 120 porte metalliche regolabili manualmente con uno speciale carro ponte, distribuite sul Ticino per una larghezza di 200 m in località Miorina a Golasecca, 3 Km a sud di Sesto Calende.



Nel 1955 venne poi inaugurato lo sbarramento di Porto Torre in comune di Somma Lombardo, costruito al fine di permettere un prelievo (Canale Regina Elena) di acqua necessaria ad integrare, in Regione Piemonte, il Canale Cavour, rendendo possibile contemporaneamente la produzione di energia elettrica. In sponda piemontese i maggiori prelievi sono: il Canale Regina Elena, la Roggia Molinara di Oleggio, il Naviglio Langosco e il Naviglio Sforzesco. In sponda lombarda i prelievi riguardano il Canale Villoresi ed il Canale Industriale che, a partire da Turbigo, rialimenta il Naviglio Grande verso Milano, originariamente alimentato dal fiume a Tornavento.

L’importanza degli sbarramenti realizzati sul Ticino è tale da permettere lo sfruttamento delle acque superficiali per circa l’80% della portata del fiume, la cui massima è stimata in circa 1.150 mc/sec in ottobre e la minima in circa 60 mc/sec in febbraio, misurate all’idrometro di Sesto Calende.
Praticamente, dal Ticino vengono giornalmente prelevati circa 22 milioni di mc di acqua che si riducono a 13 milioni in inverno. Occorre anche aggiungere che la portata del Ticino verso il fiume Po, a valle dei prelievi suddetti dopo lo sbarramento del Panperduto, viene integrata da acque di risorgiva alimentate dal sottosuolo.

Pietro Marchisio

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