giovedì 1 novembre 2012

I verderiesi nella Cooperativa di Costruzioni Lavoranti Muratori

Durante una delle chiacchierate che tengo periodicamente con Felice Colnaghi, sul tavolo, attorno al quale eravamo amabilmente seduti, oltre il caffè, preparato dalla sig.ra Agnese con una moka Bialetti, era posato un corposo volume bianco. La copertina era composta da una fotografia d’altri tempi che sfumava verso l’alto e da una scritta che formava un cerchio, al centro del quale faceva bella vista un numero di colore oro.


Gli operai della Cooperativa nel 1887, anno di fondazione
 
Inutile dire che la copertina avesse stimolato la mia curiosità.

Agnese, Agnese Galizioli, la moglie di Felice, capita al volo l’antifona, mi ha chiesto se mi interessasse vederlo: “Riguarda il 120° anniversario della nascita della Cooperativa“.
Certo che mi interessa, dico io.
Della Cooperativa Muratori me ne aveva accennato mio padre in diverse occasioni. Nel tempo, a partire dagli anni Venti del secolo scorso, ci avevano lavorato dei suoi parenti. Tra questi, Luigi e Giuseppe Riva, detti Gen e Pen, che provenivano dalla cùrt dei Gion, e Giuseppe Colnaghi, fratello di mio nonno nonché padre di Felice. Quest‘ultimo, vi ha lavorato dal 1946 al 31 gennaio 1987.
Grazie a questa lunga permanenza in azienda, in occasione del 120° anniversario della fondazione della Cooperativa, è stato invitato alla cerimonia svoltasi al teatro Parenti di Milano, ove è stato omaggiato, insieme a molti altri soci e pensionati, del volume “La tradizione si è fatta storia”.

Almeno una quarantina di residenti di Verderio Superiore hanno lavorato durante gli anni alla Cooperativa. Mi corre l’obbligo ricordarne qualcuno: Alessandro Acquati detto Casciola, i fratelli Antonio e Pierino Brivio della Casineta, Bruno Gariboldi de l’Irolda, Napoleone Ponzoni detto Pulon, Alessandro Sala dei Bura, Enrico Sala dei Campée, Giuseppe Sala detto Pepot, Mario Besana detto Zarell, Luigi Viganò dei Peregai.


I soci fondatori in una foto del 1887

La Cooperativa di Costruzioni Lavoranti Muratori, CCLM, nacque il 20 ottobre 1887 all’Osteria della Stella, in via Ceresio a Milano.

Nel 1887 l’Italia era impegnata nella disastrosa avventura colonialistica in Africa, che cominciò a mietere centinaia di vittime. Per finanziare la guerra, i governi Depretis prima e Crispi poi aumentarono il prezzo del pane ed i dazi sul frumento e sulle importazioni, generando vivaci critiche nel Parlamento e nel Paese. Sempre nello stesso anno l’Otello di Giuseppe Verdi venne rappresentato al teatro alla Scala di Milano, mentre  Arthur Conan Doyle diede alle stampe i primi racconti incentrati sulla figura di Sherlock Holmes.

I padri fondatori della Cooperativa puntavano ad assistere i soci che non potevano più lavorare, per l’età o a causa di qualche invalidità, attraverso un fondo previdenziale e a insegnare un mestiere ai più giovani, grazie alla scuola professionale muraria.
L’anno di fondazione non è casuale: l’Unità d’Italia non ha portato grandi miglioramenti nelle condizioni di vita delle classi sociali più umili e svantaggiate. In quegli anni i lavoratori cominciano a prendere coscienza dei loro diritti e si muovono per ottenerli: il 1887 registrò uno sciopero durissimo dei muratori, che chiedevano di lavorare “solo dieci ore al giorno” e di essere pagati il giusto.

 
Alcuni soci fondatori in una foto scattata a Cinisello, nella quale mostrano orgogliosamente il ritratto di Karl Marx e un'immagine di Gesù Cristo


Quella era la Milano semplice e onesta di quei muratori, badilanti, manovali e garzoni stanchi di sottostare allo sfruttamento dei capimastri e dei padroni, che non si accontentarono di scioperare, di manifestare, ma costruirono qualcosa di nuovo, come una Cooperativa di produzione e lavoro.
“La cuperativa la vuleva fa vedè a i capmaster che l’era pusibel, a l’listess, stà in pè e pagà el giust i uperari”, diceva un vecchio socio milanese.

Non dev’essere stato semplice, ci avevano già provato l’anno precedente: Ferdinando Robecchi, Vittorio Pedroni, Alfredo Casati sono i padri della Società Mutua Miglioramento Muratori di Milano e provincia. Il primo anno la Cooperativa raccolse 69 adesioni, a 25 lire per iscritto, ridotti a 15 una decina d’anni dopo, per non gravare troppo sui bilanci dei soci.

Il primo committente fu la Cooperativa Edificatrice di Case Operaie e la prima opera importante fu la costruzione di un edificio di 104 stanze e 14 botteghe a Porta Magenta.
Da lì in poi la CCLM si conquistò la fiducia delle persone più influenti di Milano e delle istituzioni milanesi, come dimostra la lista dei lavori acquisiti negli anni seguenti: l’ingresso del cimitero Musocco, la torre del Filarete al Castello Sforzesco, il nuovo Macello e la sede del Mercato del bestiame a Porta Vittoria, la caserma della Regia Finanza in via Melchiorre Gioia, decine di edifici per l’Ente autonomo Case Popolari.

Nel 1925 il fascismo cercò di mettere i classici “bastoni tra le ruote” alla Cooperativa, ma senza gran esito, perché la condotta della Cooperativa era esemplare ed i bilanci in regola.
La solidarietà e la disciplina che legavano i soci, la relazione tra dovere e interesse, che è propria di una Cooperativa, la condizione di mutuo aiuto e assistenza, i sacrifici ed i sani principi dei soci-lavoratori, accompagnarono sempre la vita della società.

Quando non furono le autorità a creare problemi, quando non fu la crisi del settore, ecco arrivare la guerra. I danni più gravi si registrarono nell’agosto 1944, quando i bombardamenti degli Alleati rasero al suolo i magazzini e danneggiarono gravemente gli uffici della sede di corso Italia a Milano. La guerra, per un perverso e collaudato meccanismo, genera anche lavoro, tanto che, nell‘immediato dopoguerra, la Cooperativa fu impegnata nella ricostruzione della città di Milano e del suo hinterland.

Anno 1946. Nella foto sono presenti tre operai di Verderio Superiore: quarta fila dal basso, quarto da sinistra è Giuseppe Riva (Pen), quinto è Felice Colnaghi (entrambi con la canottiera). Ultima fila in alto, quinto da sinistra è Pierino Brivio della Casineta
 
Nel 1957 il Comune di Milano le assegnò una medaglia di benemerenza per il lavoro svolto e, nei primi anni Sessanta, quelli del boom economico, la CCLM partecipò alla realizzazione di ville e palazzi signorili per la borghesia cittadina e di nuovi quartieri popolari per le categorie meno abbienti. Sorsero, inoltre, nuove industrie, centri educativi e sportivi, infrastrutture per la viabilità ed i servizi.

Felice Colnaghi in una foto del 1955

Nel 1985 vennero incorporate, per fusione, la Cooperativa Pittori e Imbiancatori e la Coop Cedim e lo sviluppo della Cooperativa sembrò inarrestabile. Ma ancora una volta, non un’altra guerra, quando il ciclone “Mani Pulite” investì il capoluogo lombardo, anche la CCLM ne pagò le conseguenze. L’edilizia, soprattutto quella pubblica, entrò in crisi, il giro d’affari subì un drastico ridimensionamento, tanto che nel 1993 fu necessario ricorrere alla Cassa integrazione e ai contratti di solidarietà.
 
Folto numero di operai e tecnici della Cooperativa impegnati nella costruzione della nuova sede dell'ATM in via Novara a Milano
 
I Lavoranti Muratori si risollevarono dopo pochi anni, offrendo al mercato ciò che nessuno poteva togliere loro, la professionalità, e indirizzandosi a iniziative immobiliari private che garantirono entrate significative. Alla ripresa degli interventi pubblici, la Cooperativa s’impegnò nel restauro del teatro alla Scala, della ristrutturazione del palazzo Reale, del teatro Parenti, del salone degli Affreschi dell’Umanitaria, della realizzazione di numerose stazioni della metropolitana.

Alcuni soci, quelli più anziani, negli anni scorsi amavano esprimersi così, in dialetto milanese, per ricordare e qualificare la “loro” Cooperativa: “La nostra storia l’è lunga cumè la famm” e “Pader e fieu ch’àn fa la guera e i sacrifisi per difend ‘l post de laurà”. Ci si sentiva spalla contro spalla, gli uni con gli altri. La solidarietà ed il mutuo soccorso venivano al primo posto.

Altri tempi, aggiungo io, altre generazioni di uomini.

Ora la Cooperativa naviga in cattive acque. Felice mi ha informato, con la voce rotta dall’amarezza, lui che ha sempre creduto nella cooperazione, che la Cooperativa è stata recentemente dichiarata in liquidazione coatta, è stato nominato un commissario liquidatore e tutti i dipendenti sono stati messi in Cassa integrazione per un anno. Brutta storia.

La grave crisi dell’edilizia e delle costruzioni ed un mercato immobiliare quasi fermo, hanno potuto ciò che il fascismo, la guerra e il ciclone post-tangentizio non hanno saputo fare.
 
Beniamino Colnaghi

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.