giovedì 1 ottobre 2015

In cammino da Verderio ad Aicurzio: la Commenda, Castelnegrino, la Madonna della Neve e Campegorino

Percorro spesso la strada che da Verderio conduce all’abitato di Aicurzio. Sempre a piedi o in bicicletta. Quando porto a passeggio il mio cane, lasciata alle spalle “l’isola ecologica” di Verderio, ex-Inferiore, imbocco la stradina campestre sterrata che fiancheggia gli impianti del depuratore e percorro più o meno un chilometro, in un’oasi di pace e tranquillità, con piacevoli scorci panoramici, finché, sulla sinistra si apre alla vista la torretta della Commenda mentre sulla destra si inizia a scorgere Castelnegrino, avvolto da una vegetazione che riconcilia il viandante e richiama ad una breve sosta.
 
La Commenda
 
Castelnegrino

Proseguendo la camminata sulla strada asfaltata che porta ad Aicurzio, avanti qualche centinaio di metri, in corrispondenza di una curva sulla destra, si scorge una colonna in granito, in cattivo stato di conservazione e manutenzione, sulla cui sommità è posta una croce di ferro. Da questo punto inizia una dolce discesa, ombreggiata, nei mesi estivi, da un doppio filare di robinie, che conduce alla chiesina di Campegorino ed al cimitero del paese.


La chiesa di Campegorino oggi

Sono luoghi incantevoli, densi di storia e significato, che compongono un quadretto suggestivo, tipicamente brianteo.

In più d’un occasione mi ero riproposto l’obiettivo di svolgere qualche ricerca sulle origini e sulla storia di questi luoghi. Il desiderio è rimasto per lungo tempo inevaso, finché, durante una chiacchierata con il signor Abele Biffi, già sindaco di Aicurzio e profondo conoscitore della storia locale, ad una mia richiesta specifica, sono “saltate fuori” due paginette dattiloscritte, datate 5 giugno 2003, recanti cenni storici sui Cavalieri del Tempio di Salomone, sulla Commenda e su Castelnegrino. Su consiglio dello stesso signor Biffi, al fine di avere notizie ancor più dettagliate ed il più possibile esaustive, mi sono recato presso la Biblioteca civica di Aicurzio, ospitata nella settecentesca villa Paravicini, ora di proprietà comunale, la quale accoglie anche un piccolo museo degli usi e costumi dei contadini e delle genti locali. La villa, inoltre, conserva l’archivio cartaceo e fotografico della famiglia Paravicini.
In biblioteca cercavo il classico libro, corredato di fotografie e documenti storici, promosso ed edito dal Comune, nel quale fossero raccolte notizie sulle origini, sulla storia, sulla vita di Aicurzio e sugli usi e costumi della sua gente. “Non c’è, non è mai stato scritto un libro su Aicurzio”, mi dice con tono amareggiato la bibliotecaria. Di fronte al mio palese stupore, la signora, quasi a volersi riscattare da un torto inferto a qualcuno, aggiunge che “abbiamo un vecchio libricino di poche pagine che contiene notizie storiche sul crocifisso di Campegorino”. Lo prende da un piccolo scaffale e me lo porge. Lo sfoglio, leggo il nome dell’autore e l’anno di edizione, scorro velocemente l’indice dei capitoli. Lo prendo, dico. “Ha un mese di tempo per consultarlo”. Trenta paginette di trenta righe cadauna, escluse vecchie fotografie della chiesina e del crocifisso e alcune pagine riservate alle preghiere indulgenziate e alle orazioni. Ne hai voglia! Un mese? Durante il ritorno a casa lo avevo già letto.   

Il libretto è intitolato La Parrocchia di Aicurzio ed il S. Crocifisso di Campegorino. Memorie storiche e preghiere. L’autore è padre Giustino Borgonovo (1), Oblato missionario di Rho, nativo di Aicurzio. La prefazione del libretto, dello stesso autore, è datata 10 marzo 1931. “XXII anniversario della morte di mia Madre”, annoterà il religioso. Le notizie riguardanti le memorie e le origini di Aicurzio sono interessanti e, integrate dalle note del signor Biffi, soddisfano pienamente le esigenze di poter svolgere una ricerca storica rigorosa e adeguata.
Padre Borgonovo, nella prima parte delle memorie, inquadra il territorio di Aicurzio all’interno di un contesto più esteso e ne richiama le origini: “Poeticamente suggestiva è la regione Briantea che dalle alture dell’Orobia degrada alla grande pianura lombarda. È un succedersi di ripiani e di valloncelli, di morene fertilizzate e di campi ubertosi, che appaga l’occhio e ricrea lo spirito. Montevecchia e Vimercate, l’Orobia e Trezzo sono i quattro angoli di un quadrilatero o trapezio in mezzo al quale sta Aicurzio. A ridosso di una valle che anticamente doveva essere fiume, scaglionato sulla riva, colla sua bella chiesa che domina l’abitato, è adagiato il paese. A Nord, sul bellissimo altipiano che prospetta Merate, Montevecchia ed i Colli di Brianza, stanno Castelnegrino, e più in alto, a destra la Commenda colla sua torretta caratteristica, due frazioni antiche, che erano due baluardi, due avamposti di difesa naturale. Sulla strada, a un terzo di distanza dal paese, è Campegorino, colla sua Chiesetta, col suo Cimitero, solingo e devoto. Il paesaggio ha tutti i pregi caratteristici della Brianza autentica; aria salubre, campagna fertilissima, dolci declivi e placida pianura, abitanti intelligenti e laboriosi, di indole tranquilla, viventi di fede e praticanti la Religione. Aicurzio ha pure una storia interessante che lo rende doppiamente caro”.

La Commenda

Padre Borgonovo, oltre ad essere nato ad Aicurzio, dedicò gran parte della sua vita allo studio, elemento centrale, insieme alla preghiera, della vita comunitaria dei padri oblati missionari. Da ciò si può supporre che il religioso aicurziese dedicò molto tempo allo studio, grazie al quale ebbe modo di approfondire le conoscenze sulla storia e le origini del suo paese e sui luoghi di cui si sta occupando questa ricerca.  
“Il nome Aicurzio – prosegue il religioso – è romano autentico. Qui doveva esserci evidentemente una colonia o una famiglia romana, e forse anche una piccola guarnigione militare. Curtius è nome famigliare nella storia romana; mio padre, persona intelligentissima, a me giovane chierico diceva di aver raccolto dai Parroci e dai più antichi del paese che qui un Curtius, nobile romano, avesse la sua villa sul tipo di quella descritta da S. Agostino nelle Confessioni. Che poi fosse posto militare ben lo si capisce dalla sua ubicazione. Presso i contrafforti delle Alpi, rappresentava a quei tempi un magnifico punto strategico di difesa. Difatti sono nomi guerreschi, sia quello Castelnegrino, che quello di Bernareggio (Hibernia regia) ossia accampamento invernale. Nelle memorie più antiche esistenti in Parrocchia e all’Archivio di Stato, viene nominata: terra Curciorum o Curtiorum, ossia “terra dei Curzii”; donde la frase: “ire ad Curcios” “andare ai Curcii”. Spiegabilissimo quindi la successiva contrazione “Ai Curzii, alli Curti” e la formazione del nome attuale di Aicurzio. Il nome attuale comincia a comparire negli atti pubblici nel 1784”.
Dopo essersi soffermato su alcune vicende storiche legate al territorio lombardo ed alla guerra tra Spagnoli e Austriaci dei primi anni del Settecento, combattuta sulle rive dell’Adda, padre Borgonovo apre un capitolo su Castelnegrino e la Commenda.
“Castelnegrino è un gruppo di case che col palazzo padronale, forse antico castello, sorge sulla riva del vallone che scende dall’Orobia. La Commenda sorge alta e forte sull’adiacente promontorio ed è sorella maggiore di Castelnegrino nel nome e nella posizione strategica. Castelnegrino, colle terre circonvicine (e quindi colla Commenda) apparteneva ai Cavalieri Templari ed era aggregato ai beni della lor Casa di S. Maria del Tempio in Milano, che si congettura fosse nel distretto di Porta Romana nel luogo detto appunto la Commenda dei Cavalieri di Malta. Apparteneva alla Pieve di Brivio, ed aveva un Oratorio dedicato a S. Giacomo, rovinato e cadente, per la trascuratezza dei Cavalieri di Malta. Vi fu poi eretto l’Oratorio attuale, dedicato a S. Maria della Neve, benedetto nel 1623 al 30 Ottobre dal Parroco di Aicurzio Galeazzo Castiglioni”.
 Castelnegrino


 Madonna della Neve

A questo punto riterrei utile fornire qualche informazione sui templari, visto che sono stati chiamati in causa, e approfondire i motivi che hanno indotto il loro ordine a insediarsi tra Verderio e Aicurzio. La nascita dell'ordine si colloca in Terrasanta al centro delle guerre tra forze cristiane e islamiche, scoppiate dopo la prima crociata indetta nel 1096. In quell'epoca le strade della Terrasanta erano percorse da numerosi pellegrini provenienti da tutta Europa, che venivano spesso assaliti e depredati. Per difendere i luoghi santi e i pellegrini nacquero diversi ordini religiosi. Intorno al 1118-1119 un pugno di cavalieri decise di fondare il nucleo originario dell'ordine templare, dandosi il compito di assicurare l'incolumità dei pellegrini europei che continuavano a visitare Gerusalemme. L'ordine venne ufficializzato nel 1129. 

Come e perché arrivarono a Castelnegrino? Per dare una risposta, mi sono avvalso della ricerca condotta dal signor Abele Biffi, che reputo interessante e storicamente affidabile. 
“Si ritiene che la Commenda di Santa Croce e Santa Maria del Tempio di Milano sia stata una delle più antiche precettorie italiane. Forse i cavalieri templari furono invitati a stabilirsi a Milano da San Bernardo di Chiaravalle, loro patrono, verso l’anno 1134, anno in cui il monaco cistercense soggiornava nel capoluogo lombardo. Questa precettoria era situata “in capite Brolii Sancti Ambrosii”, un vasto spiazzo fuori l’antica Porta Romana, compreso fra la Via Romea, la Via Larga e la Via della Commenda. La precettoria di Santa Croce e Santa Maria del Tempio di Milano possedeva numerosi beni immobili (fabbricati e terreni) situati in Città, nei Corpi Santi di Milano, a Zunico, Rovagnasco, Castel Negrino, Montesordo, Cermenate e Pusnago. Non si conosce se CASTEL NEGRINO venne costruito dai templari, quando entrarono in possesso del luogo, o se era un manufatto preesistente, ristrutturato e fortificato per renderlo adatto ad ospitare i pellegrini di passaggio diretti in Terra Santa. Da documenti antichi, si rileva che un certo Dalmazio di Verderio, che è da ritenere di famiglia nobile, era ascritto ai templari. Morto innanzi all’anno 1149, aveva lasciato alla Commenda del suo Ordine di Milano dei terreni e delle vigne posti a Paderno ed a Castel Negrino, località, queste, allora entrambe appartenenti alla Pieve di Brivio. Il 22 marzo 1312, il Papa Clemente V° con la bolla “Vox in excelso” soppresse l’Ordine del Tempio. Parte dei suoi beni immobili furono trasferiti all’Ordine Ospitaliero di San Giovanni di Gerusalemme, poi detto di Rodi ed, infine, di Malta”.
La ricerca del signor Biffi prosegue fino ai giorni nostri, citando date, fatti e personaggi che hanno contribuito a scrivere la storia della Commenda e di Castelnegrino.
Campegorino è rimasto fino ad ora un po’ ai margini della ricerca. Non mi rimane quindi che riprendere il libricino di padre Borgonovo e occuparmene.
Nella parte centrale del libretto, il religioso si sofferma sulla parrocchia di Aicurzio ed elenca tutti i parroci (li chiama “Santi Pastori”) succedutisi alla guida della Chiesa locale, dal 1571 al 1931. Ne traccia le biografie e le azioni più significative.
Su Campegorino così esordisce: “È il nome della località dove sorge il piccolo Santuario nel quale è venerato il taumaturgo Crocifisso, e dove è anche il Cimitero, dove convergono i pensieri e gli affetti del popolo di Aicurzio. Anticamente si diceva Campo pecorino; poi Campo pegorino, e finalmente, per maggior brevità, Campegorino”.
Con prosa bucolica e raffinata l’autore descrive il paesaggio circostante “... posto solingo… meta di pellegrini, specialmente nelle ore vespertine, quando il sole scompare dietro i colli di Montevecchia…” e inizia a tracciare le origini di Campegorino. “La Chiesetta ha una storia antica; il Cimitero è di data recente, perché cominciò a funzionare quando la legge Imperiale austriaca proibì di seppellire i morti nei sagrati presso le Chiese. Le memorie di Archivio ricordano che l’ultimo cadavere sepolto nel sagrato della Chiesa fu di Colnago Angiola Maria il 27 Novembre 1787, e che il Cimitero fu benedetto il 29 Agosto 1787. Il primo cadavere sepolto a Campegorino fu del bambino Stucchi Primo di Paolo, il 25 Dicembre 1787”.
“La storia dell’Oratorio, come la divozione al Santo Crocifisso, è molto antica; ma più si risale negli anni, più si fa incerta finché si perde in una nebulosa di luce sopranaturale eterea…”.
“A Campegorino, fin da antico tempo, dovette esistere una cappelletta campestre, di quelle che si trovano specialmente nella nostra Brianza ed in montagna, ai crocevia o in certi luoghi di passaggio. Era semplicissima, aperta pel davanti, ed il popolo ne aveva devozione. In occasione della peste del 1576 e del 1630, qui furono sepolti i morti dal contagio, e d’allora in poi la divozione del popolo andò crescendo. Nel 1705 si verificò il miracolo della comparsa di un’armata prodigiosa, che arrestò e volse in fuga la truppa dei soldati invasori che si precipitavano sopra di Aicurzio per saccheggiarlo. Il prodigio è ricordato in un quadro di squisita fattura”.


Padre Borgonovo, deluso dal fatto che “… non si trova memoria dell’autore del disegno della Chiesetta”, prosegue così il racconto: “Dopo tal miracolo, fu sentito il bisogno fabbricare una Chiesetta che fosse come un Santuario di divozione. Le memorie più antiche dell’Archivio Parrocchiale risalgono al 1725 circa; e dal libro dei conti, sotto l’anno 1731, ne risulta la breve storia della costruzione. Essa è denominata la “Chiesa dei Morti”. La Confraternita, o Commissione speciale, presieduta da un Priore raccoglieva le offerte per la fabbrica, sotto la direzione ed alla dipendenza del Parroco Giulio Pietro Sampietro. La Chiesa sebbene non ultimata fu benedetta il 26 Giugno 1731. Risulta che subito fu provvista di sacri arredi per celebrarvi la Santa Messa e che il Parroco od altri Sacerdoti venivano a tal Oratorio e celebravano la S. Messa “per i Morti”. Risulta pure che nel 1731 fu celebrata la festa di San Rocco al 16 Agosto, e che pochi anni dopo (1748) si faceva anche la festa ad onore di S. Sebastiano. La “Chiesa dei Morti” dopo il 1731 assume il nome di Oratorio di S. Rocco e così è chiamata nella visita del Vicario Foraneo di Vimercate Alessandro Banfi il 3 Aprile 1742. In questo anno (1742) si fece festa solenne ad onore di S. Rocco e si ottenne persino una speciale Indulgenza”.
Durante la visita pastorale del cardinale Pozzobonelli, svoltasi nel 1756, risulta agli atti che quest’ultimo ordinò al parroco ed alla confraternita di terminare i lavori di costruzione della chiesetta e di individuare una posizione più consona al crocifisso. La disposizione del cardinale venne resa esecutiva entro poco tempo, tanto che “… non solo la Chiesa fu condotta a termine ma nacque l’idea di costruirvi una Cappella speciale ad onore del SS. Crocifisso”.

La chiesina di Campegorino denominata Oratorio di San Rocco
 
Il crocifisso
 
Dalle informazioni riportate dal religioso aicurziese, estrapolate dagli archivi parrocchiali, risulta del tutto evidente che il crocifisso esisteva da tempo nell’oratorio di Campegorino e che era oggetto di devozione e culto da parte del popolo, il quale si rivolgeva a Cristo per ottenere la grazia o per invocare protezione e misericordia. Nel luglio del 1775 si svolsero “… due Tridui di pubblica preghiera per ottenere la pioggia, con processione dalla Parrocchia al Campegorino e Benedizione colla Reliquia della S. Croce, per implorare la serenità”.
Nell’aprile del 1764 il parroco di Aicurzio, don Giuseppe Bernè, espose il progetto di costruire una cappella laterale sulla sinistra nella chiesina: “In essa si vorrebbe collocare la Sacra Immagine del Crocifisso, a cui e questo ed altri popoli vicini hanno speciale divozione”. Il progetto passò l’esame della Curia di Milano e per l’autunno dello stesso anno la cappella fu pronta. Il 4 novembre 1764 venne solennemente inaugurata mediante una processione dalla parrocchiale all’oratorio. “La festa dovette essere solenne – scrive don Borgonovo – perché io ne raccolsi eco lontana dal labbro di mia madre, che veniva dalla famiglia Ronchi, Sagrestani, e aveva raccolto tradizioni preziose”.
Pochi anni dopo venne costruita anche la cappella laterale destra, dedicata alla Vergine Addolorata.
“Nell’Agosto del 1848, al ritorno dei Tedeschi a Milano, si fece un Triduo di penitenza a Campegorino. Il S. Crocifisso era invocato come Protettore e Salvatore”.
Analogamente, nel 1866, i fedeli di Aicurzio si raccomandarono al S. Crocifisso, il quale “… salvò il paese dalle funeste conseguenze della guerra e dal colera… e specialmente perché nessuno dei 41 soldati del paese era stato ucciso o ferito o lesionato”.
Nel 1905, in occasione del secondo centenario del miracolo, il parroco, don Viganò fece erigere “in meno di 4 mesi” il nuovo campanile della chiesina con tre campane, in sostituzione dell’antica campanella collocata sulla piccola torretta sopra la sacrestia. 

La chiesa di Campegorino col nuovo campanile

Padre Borgonovo conclude così il libretto di memorie sul suo paese e sul crocifisso di Campegorino: “Non v’è famiglia, non vi è persona, si può dire, che al S. Crocifisso di Campegorino non sia debitrice di qualche insigne favore, non abbia deposto ai piedi di quella taumaturga immagine la sua offerta, simbolo di una riconoscenza tutta sopranaturale e di un’offerta tutta spirituale”.
 
Beniamino Colnaghi

(1)  Padre Giustino Borgonovo (1877-1960). Nato ad Aicurzio (bassa Brianza), da famiglia di agricoltori di solida fede cristiana, p. Borgonovo fu alunno dei seminari diocesani e nel 1899, appena ricevuta la sacra ordinazione, entrò nel Collegio degli Oblati missionari di Rho, impegnandosi con straordinario fervore nella predicazione delle missioni e nella cura delle anime attraverso il sacramento della penitenza. La sodezza teologica, che sottendeva la sua esuberante oratoria e la semplicità che gli consentiva sante audacie nel dirigere gli spiriti, gli meritarono presto fama di buon predicatore ed ottimo direttore spirituale.
Richiesto da Pio XI, che lo aveva avuto confidente ed amico, nel 1929 predicò il ritiro quaresimale alla Cappella Pontificia ed ancora nel 1939, per desiderio di Pio XII, suo ammiratore. Apostolo instancabile, p. Borgonovo affidò pure i tesori della propria esperienza e dei tenaci studi a numerose pubblicazioni. Tra le prime la Vita di p. Giorgio M. Martinelli, fondatore degli Oblati di Rho (1912), di cui p. Borgonovo promosse la causa di beatificazione. Di «santità» egli si intendeva, tanto che alla sua morte si poté dire che il suo fu «il messaggio della santità».
F. Mandelli, Profili cit., I, pp. 149-162; cf. pure M. Busti, Maestro della Parola, Padre Giustino Borgonovo degli Oblati missionari di Rho, Milano 1970, p. 267.
Su Aicurzio in questo blog sono contenuti altri due post:
Giovanni Bersan: http://colnaghistoriaestorie.blogspot.it/2012/09/la-tragica-fine-di-giovanni-bersan-18.html
Il maglificio Giuseppe Baraggia: http://colnaghistoriaestorie.blogspot.it/2012/12/il-maglificio-g.html

Altre notizie su Aicurzio, i Templari, Castelnegrino:
Comune di Aicurzio: http://www.comune.aicurzio.mi.it/
Comune di Aicurzio: http://comune.aicurzio.mb.it/Articoli/Conoscere-Aicurzio/84-Storia.asp
Antropologia: http://www.antropologiaartesacra.it/ALESSIO_VARISCO_AnticoInsediamentoGiovannitaInBrianza.html
I templari: http://www.templaricavalieri.it/storia.htm

 

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