Comune di La Salette-Fallavaux. Diocesi di Grenoble. Alpi francesi. Nel primo pomeriggio del 19 settembre 1846, due pastorelli, Melania Calvat e Massimino Giraud, stanno pascolando alcune mucche sugli alpeggi del monte Planeau, a circa 1800 metri di altitudine, quando scorgono un globo di luce. In quello splendore quasi accecante vedono una donna seduta con i gomiti sulle ginocchia e il volto nascosto tra le mani. La Signora li chiama a sé e, in lacrime, affida loro il suo messaggio, prima in lingua francese e poi in dialetto provenzale per farsi capire meglio, dato che i due ragazzini sono analfabeti.
Statua della Madonna con i due veggenti sul monte Planeau, ove avvenne l'apparizione (Fonte Giulio Oggioni). |
Monsignor Filiberto de Brouillard, vescovo di Grenoble, cinque anni più tardi dichiarò l’apparizione “indubitabile e certa” ed approvò, di conseguenza, il testo del messaggio, affermando che ai due pastorelli fu affidato dalla Madonna un “segreto” ciascuno. I documenti sui quali vennero trascritti i testi dei racconti e i due “segreti” furono consegnati a Roma a papa Pio IX. Attualmente sono conservati negli archivi della Congregazione della Fede.
La Madonna apparsa a La Salette venne definita la “Madonna dei contadini” perché apparve vestita da contadina, perché scelse due ragazzini umili intenti a sorvegliare due mandrie di mucche e perché comunicò gran parte del messaggio nel dialetto del luogo. Da quanto sopraesposto si può comprendere perché in alcune località d’Italia la Madonna di La Salette sia stata invocata come la “Madonna dei contadini”, ossia Colei che si interessava della vita e dei problemi di chi viveva e lavorava la terra.
Il culto mariano si esprimeva attraverso la raffigurazione della Madonna che recava sul capo la corona formata da spighe di grano intrecciate e la realizzazione di statue, cappelle o edicole all’interno delle cascine o lungo i viottoli dei piccoli nuclei storici di campagna.
Per questi motivi, e probabilmente per altri che non conosciamo, venne dedicata alla Madonna di La Salette una cascina a Verderio Superiore, Brianza lecchese, e un’edicola sacra a Caglio, alta Valassina, provincia di Como.
La cascina La Salette di Verderio Superiore nei primi anni Ottanta (Fonte Giulio Oggioni) |
La statua della Madonna con i due veggenti posizionata nella cappella centrale della cascina (Fonte Giulio Oggioni). |
Più in generale non deve destare meraviglia che alla Vergine siano dedicate non solo moltissime chiese e numerosi santuari, ma anche cappelle, patronati, grotte, santelle e strutture religiose perché la venerazione della Madre di Dio è fondamentale nella religiosità popolare del mondo cristiano. Sollecitate dalla riforma tridentina e favorite da san Carlo Borromeo, le dedicazioni di edifici di culto alla Vergine hanno avuto maggiore diffusione nelle campagne, ove la tendenza alla conservazione di un sistema sacro di riferimento si è protratta sino all’età contemporanea. I brianzoli sono sempre stati attenti alla miracolistica mariana, anche a quella avvenuta fuori loco. In Brianza, infatti, vennero dedicate chiese parrocchiali anche alla Madonna di Lourdes e alla Madonna di Fatima. E non è certamente da sminuire il fatto che la religiosità popolare briantea abbia dedicato, non una chiesa, ma una cascina contadina, seppur tra le più belle di Lombardia, alla Madonna di La Salette, proprio per rimarcare i tratti fondanti e originali di questa terra.
Veniamo ora a Caglio. Seminascosto fra le vecchie case dell’antichissimo borgo storico, una parte del quale è di origine medievale, c’è un affresco votivo raffigurante la Madonna di La Salette e i due pastorelli. La piccola edicola sacra è stata realizzata sul muro di un tortuoso e stretto vicolo, posta sulla sinistra di un vecchio portoncino in legno che conduce all’interno di una corte chiusa, ristrutturata con sapienza e nel rispetto delle tradizioni locali.
Le informazioni circa la committenza e la datazione del dipinto mi erano del tutto sconosciute. Poche righe lette su un testo che tratta storia e cultura brianzola non sono certo sufficienti a stendere un articolo che abbia la necessaria profondità e soprattutto possa fornire, a chi legge, utili e interessanti notizie. Si è reso pertanto necessario compiere una breve trasferta in alta Valassina al fine di scattare qualche fotografia e sperare nella buona sorte. La fortuna mi è stata buona amica. Ho chiesto alla prima persona incrociata, un signore di mezza età, originario del posto, il quale non solo mi ha accompagnato fin sotto l‘edicola votiva ma ha anche bussato al portoncino chiedendo al proprietario dell’edificio di uscire.
L'edicola votiva di Caglio |
Il dipinto era seminascosto da un vitigno di uva “americana” che, partendo dall’interno della corte, diramava rami e tralci per alcune decine di metri, fin oltre l’alto muro di recinzione. La vite, mi ha riferito il proprietario, è probabilmente coeva del dipinto, al quale ha garantito energia e protezione.
Non si conosce il nome del frescante. Le immagini sacre dipinte sui muri dei vecchi vicoli e sotto i portici della cascine venivano spesso realizzate da pittori girovaghi. Si sa invece chi fu il committente ed è noto l’anno in cui fu realizzato l’affresco. Sulle spalle interne dell’edicola, come mostrano le due fotografie sottostanti, sono riportati il nome del proprietario dell’immobile, Bianconi Luigi, probabile committente del dipinto, e l’anno dell’avvenuta realizzazione, il 1892. Quasi cinquant’anni dopo l’apparizione.
Il pittore di Caglio sarà stato messo ben al corrente della descrizione del fatto miracoloso data dai protagonisti: la Madonna è vestita come le donne dell’antico borgo, ma la cuffia, l’orlo dello scialle e i piedi sono ornati da ghirlande di rose. Alle sue spalle sono ben visibili le cime delle montagne che circondano il monte Planeau. La stessa cura e attenzione ai particolari fu dedicata dal conte Confalonieri e da coloro che realizzarono la statua lignea della Madonna di Verderio Superiore.
Tra i due eventi trascorsero quasi quarant’anni. Possono trovare fondamento eventuali analogie tra la costruzione di una cascina e la realizzazione di un dipinto, entrambi dedicati alla Madonna di La Salette? Nulla lo fa pensare. Non esistono dati certi né tantomeno indizi, anche se ciò non sia da escludere a priori. Il fatto che i due borghi appartenessero alla stessa provincia e fossero distanti tra loro solo 50 kilometri non autorizza a pensare che tra i due eventi possano essere esistite analogie o collegamenti di qualsivoglia natura.
Rimaniamo invece al dato certo. Dai nostri saggi antenati abbiamo ereditato testimonianze che, soprattutto negli ultimi secoli, sono diventate pietre miliari della Brianza antica: le cascine contadine sparse nelle campagne, tra linee regolari dei campi ed ampie distese di prati e filari di gelsi, e la devozione e la fede diffusa della sua gente.
La cascina La Salette oggi |
La cascina La Salette di Verderio Superiore e l’affresco votivo di Caglio rappresentano due esempi positivi, due tracce della nostra cultura e della nostra storia che si è riusciti a conservare e salvare dall’oblio. Ma molti altri, troppi, sono andati definitivamente perduti.
Beniamino Colnaghi
Note e bibliografia
1. Giulio Oggioni, Padre Umberto Paiola. Verderio. La Salette. Storia di una cascina e della sua Madonna, Marna, 2005, pag.13.Ringrazio il signor Giulio Oggioni per avermi fornito le prime tre fotografie pubblicate.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.